Rendez-vous

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Rendez-vous

Nina, un’inquieta ragazza di provincia, arriva a Parigi, decisa a “vivere la sua vita” facendo l’attrice. Cerca subito casa, aiutata da Paulot, un timido giovanotto che lavora in una agenzia immobiliare e abita una camera d’affitto insieme a Costantin, giovane attore frustrato e nevrotico. Nina ottiene dapprima una particina da comparsa in una mediocre commedia, ed é ammirata da Paulot, che la corteggia, ma gli preferisce Costantin per il suo lugubre fascino di ossessionato dalla morte. Gli si concede quasi fatalmente, ma lo vede ben presto perire suicida, rimanendo scossa e perseguitata dal suo ricordo-fantasma. Disprezzata da Paulot, che la possiede insultandola, viene notata durante un’audizione da Scrutzeler, un attempato regista che rivede in lei la figlia perita in un incidente stradale provocato da Costantin di cui era l’amante, e che la sceglie per la parte di Giulietta in una riedizione della celebre commedia di Shakespeare, abbandonandola alla sua parte di eroina al rendez-vous con la morte. (cinematografo.it) Nel film la tematica omosessuale è presente (due protagonisti potrebbe essere bisessuali) ma solo per chi la vuole vedere. “Il dolore dei sentimenti è per il regista la ragione di un’indagine psicologica sui sessi e sulle relazioni prevaricanti che gli uni hanno sugli altri. Anche dopo la vita: Quentin compare a Nina anche da morto, e Scrutzler si avvicina a Nina per recuperare un rapporto con Quentin, ex fidanzato della figlia morta in un incidente, in cui peraltro sopravvisse con numerosi sensi di colpa lo stesso Quentin. Techiné non concede niente al romanticismo e non si illude mai che l’amore possa sistemare le cose, anche a costo di un pessimismo forse eccessivo. Ma la lucidità con cui descrive i personaggi e le lor dinamiche è rimarchevole. Fece molto parlare la nudità integrale della Binoche, allora poco conosciuta, che nella scena di sesso con Stanczack si fa sputare in faccia.” (P. Mereghetti)

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trailer: Rendez-vous

https://youtube.com/watch?v=HCdSmyYyeNA

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CRITICA:
“I cascami di una letteratura già cattiva alla fonte che forniscono materia a un film supponente dotato di molte bellurie formali (la fotografia, di per sé assai apprezzabile, è di Renato Berta la musica di Philippe Sarde) ma quasi tutto vuoto di senso. Come appunto accade a molte pellicole francesi dettate da un’intelligenza sofisticata che spera di rimediare alla poca credibilità dei personaggi e allo snobismo degli eccessi erotici, (qui a dir poco ci sono gli sputi in faccia) con la cura dell’immagine e le strizzate d’occhio ai guardoni. Il film è un dramma dove ciascuno viene rivelato a se stesso, insiste Téchiné. E noi anche alla luce della mediocre prova degli attori (l’insulsa Juliette Binoche che già vedemmo in ‘Je vous salue Marie’ di Godard, il Lambert Wilson caro a Zulawski, un JeanLouis Trintignant più contorto del solito, un Wadeck Stanczak che è l’unico tollerabile, nella parte del giovane timido) lo rimandiamo al mittente. Si rivelino pure a se stessi ma non ci facciano perdere tempo.” (Giovanni Grazzini, ‘Il Corriere della Sera’, 7 Maggio 1986)

“Con sei film alle spalle, tutti inediti in Italia, Téchiné (1943) appartiene alla generazione successiva a quella della nouvelle vague dedita, tolte poche eccezioni, con sterile accanimento al cinema d’autore. Sa scrivere (filmare) benissimo, ma non ha molto da dire. A modo suo, ‘Rendez-vous’ è un film programmatico. Il suo programma è la passione d’amore e la messa al bando dei buoni sentimenti. Detta e urlata più che espressa, la passione è raccontata. separando cerebralmente (ma, di fatto, schizofrenicamente) la sessualità dall’attrazione fisica. E’ un film tutto di testa dove tornano i temi cari a Téchiné: la violenza dei sentimenti, la crudeltà, il sesso, l’ossessione del passato. Marcio di letteratura, è lontano dalla vita. Juliette Binoche, che allunga la lista già consistente del sessappiglio giovane del cinema francese così brava che resiste alle violenze da guardone del regista e alle sue discutibili trovate pseudodissacratorie come quella degli sputi in faccia. Bene gli altri.” (Morando Morandini, ‘Il Giorno’, 8 Maggio 1986)

“L’appuntamento del titolo, il rendez-vous, non è con i vivi, ma con i morti, perché Nina, la protagonista del film, una provincialotta venuta a Parigi a tentar le vie del teatro, dopo il suicidio del suo amante, Quentin, continua a vederne il fantasma e in un certo senso gli dedica la vita, rifiutandosi ad altri, soprattutto a un ragazzetto semplice, Paulot, che vorrebbe farne invece una casalinga. Alla fine, così, resterà sola, ma su un palcoscenico, dove si accinge finalmente ad esordire in una parte di impegno, quella di Giulietta, in uno spettacolo in cui anni prima la parte di Romeo era stata di Quentin. Altro appuntamento col fantasma. (…) La facilità eccessiva della storia pesa, e quasi sempre in modo negativo. I personaggi, d’altro canto, quando tendono all’insolito (per riscattare appunto la facilità della storia), rischiano di non essere credibili e in certi momenti taluni svolazzi di regia fanno sorridere. Diciamo però che questa regia, con i molti suoi impegni, si vede e che, almeno con certe sue immagini, giustifica il viaggio di Nina dalla sua provincia. Accontentiamoci. Nina è Juliette Binoche: una faccina tonda e graziosa. E’ al suo quinto film, io è il primo in cui la vedo. Spero di rivederla.” (Gian Luigi Rondi, ‘Il Tempo’, 8 Febbraio 1986)

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