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Il primo episodio, ambientato nel quartiere romano di Prati, riguarda due sorelle, Alessandra e Paola, le quali, di ritorno da una prova d’orchestra (la prima è violoncellista), nella sera di S.Silvestro, vengono fermate da alcuni giovani che si offrono di accompagnarle a casa con la macchina. Incautamente accettano il passaggio e così incorrono in una sgradevole disavventura: Alessandra, la maggiore, infatti viene violentata dai ragazzi. Poi la ragazza perdonerà i suoi stupratori e accetterà di sposare uno di essi tra la gioia degli ignari genitori, di una stravagante zia e le molte perplessità della sorella minore.
Nel secondo episodio due ragazzi, che si conoscono fin da piccoli e che da tempo non si vedono, si incontrano per caso: uno è ricco, i suoi genitori sono in America, vive in una grande e raffinata villa a sua completa disposizione, visto che i genitori sono assenti. L’altro è un ragazzo comune, non ha le possibilità economiche dell’amico, e stà per sposarsi con una certa Mara. Il giovane ricco invita l’amico a passare il weekend nella propria casa e insieme trascorrono due giornate incantevoli, tra ricordi, scherzi, innocui passatempi, piscina e sauna. Alla fine il ragazzo ricco dichiara il suo amore per il compagno, un amore nato e cresciuto quand’erano inseparabili. L’amico è compiaciuto e divertito da tutto questo, si lascia andare con languore, accetta i baci dell’amico, lo consola in vista dell’imminente separazione, ma mentre per lui è solo un gioco, un diversivo, per l’altro si tratta invece di un sentimento molto profondo e, rendendosi conto che il rapporto non potrà avere seguito, medita il suicidio.
Nel terzo episodio Nino, addetto al sipario in un teatro della città, viene abbandonato dalla moglie Lina senza spiegazioni. L’uomo allora, quasi inconsciamente ed affranto dal dolore, inizia a contemplare, prima in TV poi allo zoo, una splendida tigre reale con la sua grazia felina e la sua straordinaria energia. Arriva alla fine a rimanere letteralmente affascinato, tanto che quando la moglie ricompare, lui non prova più per lei nessun sentimento. Nell’ultimo episodio un vecchio barbone di 72 anni, che vive mendicando, dorme in una vecchia macchina abbandonata. Dalla prima sera di nozze in cui la moglie gli confessò di avere già un figlio, il poveraccio non ha mai più avvicinato una donna. Finalmente trascorre una insperata e meravigliosa notte d’amore con la portinaia di uno stabile vicino alla sua “tana” di fortuna, cioè la vecchia macchina. Ovviamente, la parte che ci riguarda come tematica è il secondo episodio, il tutto però è concatenato e alla fine si assiste a un’opera corale dove i vari personaggi sembrano intersecarsi tra loro formando un’unica vicenda. Una didascalia finale ci informa che le storie sono tutte autentiche e che spesso i protagonisti sono le persone che le hanno vissute nella realtà. (F.T.)

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CRITICA:

Un barbone fa l’amore per la prima volta a settant’anni, una ragazza violentata si innamora di uno dei suoi stupratori, finisce un rapporto d’amore fra due omosessuali… un gruppo di storie minime corrono l’una parallela all’altra, a volte sfiorandosi, più spesso ignorando l’una l’esistenza dell’altra. E’ un film fatto se non, come dice Agosti, ´dalla genteª (poiché il linguaggio di Agosti è qui, al contrario che in D’amore si vive, di uno spessore tale da coprire di sé le storie narrate trasfigurandole in pura poesia intimista), certamente sulla gente. Più che alle parole Agosti si affida qui alle immagini, composte spesso staticamente, fotograficamente (quasi assenti sono i movimenti di macchina), si affida cioé ai valori figurativi, alla forza evocativa di una fotografia curatissima e di una composizione sempre attenta; non per estetismo fine a se stesso (benché la componente estetizzante sia tutt’altro che assente in quest’opera) ma per sollecitare, attraverso un linguaggio che preferisce la suggestione alla descrizione, la dimensione fantastica nello spettatore, l’immaginario emotivo che è dentro di noi. (Filippo Schillaci)
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Il film è di una sensibilità e delicatezza fuori dal comune. Ho appensa scoperto, con questa pellicola, Silvano Agosti. E ora ho intenzione di vederne la filmografia completa.
Un personaggio tutto da scoprire, questo cineasta indipendente (ma la parola giusta sarebbe anarchico).
La fotografia di “Quartiere”, curata dallo stesso Agosti, sebbene a tratti discontinua (si nota soprattuto nei passaggi da interno a esterno), è molto raffinata e azzarderei commovente, in grado di esaltare le curve dei corpi, farvi scivolare sopra i raggi luminosi ed esaltare quelle forme armoniose che lui definisce “opere d’arte”: l’essere umano.
Quindi diciamo pure che il laitmotiv che unisce questi quattro episodi sono appunto il corpo umano e l’amore. Storie straordinarie ma vere, concrete, che il regista ha ritenuto meritevoli di essere raccontate.
Nota curiosa: in un’inquadratura si vede riflesso in un calice argentato il regista che riprende con la cinepresa, senz’altro volutamente. Unica spiegazione che mi pare plausibile: mostrare apertamente come sia possibile realizzare opere cinematografiche di grande valore artistico senza l’utilizzo di grandi troupe o costose produzioni.
Consigliatissimo! (Tato88, FilmTv.it)

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