Perfetto gentiluomo

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Perfetto gentiluomo

Dopo essere stato scoperto in una situazione imbarazzante e disdicevole (si stava provando un reggiseno davanti allo specchio), per un professore di inglese in una scuola media privata di Princeton, l’aspirante scrittore Louis Ives viene licenziato e decide di andare a New York. Giunto in città, Louis trova alloggio in un minuscolo appartamento già abitato da Henry Harrison, un gentleman un po’ bizzarro che di mestiere fa l’accompagnatore per ricche vedove di Manhattan. Contagiato dalla gioia di vivere di Henry e incoraggiato dalle sue efficaci lezioni di vita, Louis riuscirà a sconfiggere la sua timidezza e deciderà di intraprendere un percorso alla scoperta di se stesso ed esplorare la sua confusa identità sessuale. Tuttavia, con il passare del tempo, Louis scoprirà che l’universo di Henry è ben più intenso e complesso di quanto lui voglia far vedere… Un film indeciso, anche un po’ noioso, sebbene affronti tematiche interessanti, ma purtroppo senza la necessaria decisione che avrebbe reso tutta la storia più chiara e leggibile per chiunque. Il tema principale è l’indeterminatezza sessuale che ognuno dei tre protagonisti esprime alla propria maniera. Louis Ives (uno stupefacente Paul Dano) è un giovane che non riesce ancora a capire cosa possa soddisfarlo sessualmente. Si sente attratto dalla biancheria intima femminile, ma quando si travestirà completamente ne rimarrà deluso, così come lo deluderanno piccole esperienze sadomaso. La sua ambiguità sessuale sarà il principale motivo per cui viene ospitato da Henry Harrison (un fantastico Kevin Kline), uno pseudo intellettuale maturo che per vivere fa da accompagnatore a vecchie signore benestanti, le quali sono convinte che sia omosessuale. Cosa probabilmente vera visto che il suo migliore amico riesce a curargli gli attacchi di lombaggine solo con un bastone infilato tra le chiappe (ma la cura definitiva risulta quella di un vibratore). Particolare non trascurabile la sua ginnastica da camera, su musica classica, che ci ha ricordato l’indimenticabile ballo di Kline in “In & Out”. Anche il suo amico Gershon Gruen (un curioso e divertente John C. Reilly), dotato di una sorprendente voce in falsetto femminile, che cerca di mascherare con una barba che praticamente gli nasconde il viso, deve avere non pochi problemi d’identità. Ma tutto rimane confuso, aleatorio, indeterminato, sebbene l’unica soddisfazione che questi tre ambigui personaggi riescano a trovare nella loro vita sia proprio la loro indistruttibile amicizia, che rivela probabilmente molte più similitudini di quante ne vogliano ammettere.

Questo film al box office

Settimana Posizione Incassi week end Media per sala
dal 20/05/2011 al 22/05/2011 18 13.970 436
dal 13/05/2011 al 15/05/2011 14 57.491 1.197

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2 commenti

  1. zonavenerdi

    Visto ieri su SkyCinema1. Potenzialmente il film è bello; ma non sfrutta le sue potenzialità e per me rimane solo un abbozzo di film. Della sceneggiatura buona per qualcosa che verrà …

  2. Come film è carino, particolare, stravagante, e mi è piaciuto, ma… quella fine? Cosa starebbe a significare? Non importa se hai impulsi “diversi”, purché cerchi di adeguarti alla morale tradizional-cattolica, e si apprezza lo sforzo? O.O

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trailer: Perfetto gentiluomo

https://youtube.com/watch?v=aiqu41vYaQQ

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Critica

“Purtroppo, dimenticatevi ‘American Splendor’, i leggendari fumetti di Harvey Pekar e il suo sosia Paul Giamatti. Shari Springer Berman e Robert Pulcini non ripetono il (quasi) miracolo, e prendendo dalle pagine di ‘lo e Henry’ di Jonathan Ames non si decidono tra dramma e commedia, i donchisciotteschi mulini a vento e la presa sul reale di NY: in breve, né carne né pesce. L’aspirante emulo di Fitzgerald e sessualmente ambiguo Louis Ives (Paul Dano, weird come da copione) si trasferisce a Manhattan e trova alloggio dall’eccentrico escort (‘The Extra Man’ del titolo originale) Henry Harrison, ovvero Kevin Kline: problema, Kline va per una fascinosa tangente, gigioneggia oltre misura e si pappa Dano e il film tutto. Rimane il suo charme, ma la coppia in regia impari la lezione: da un romanzo amato non esce sempre un buon film.” (Federico Pontiggia, ‘Il Fatto Quotidiano’, 12 maggio 2011)

“La letteratura americana si è spesso servita dello stratagemma del narratore che racconta, in prima persona, gli avvenimenti di cui è non solo osservatore ma spesso protagonista arrivando a focalizzare l’attenzione del lettore su particolari ambienti sociali e, soprattutto, sui personaggi carismatici che li popolano. È proprio questo stile da ‘Il grande Gatsby’ ad animare ‘Un perfetto gentiluomo’, pellicola che dileggia gli intellettuali squattrinati e scrocconi dell’Upper West. (…) I duetti tra i due protagonisti (imperdibile la spiegazione su come fare pipì per strada, tra due macchine, senza dare nell’occhio) sono il punto di forza di un film che, però, fatica, come il giovane protagonista, ad avere una sua identità precisa. La pellicola punge ma non morde, spargendo interessanti spunti sull’élite decadente e grottesca dell’Upper West Side, sullo smarrimento sessuale degli intellettuali, sulla misoginia, senza avere il coraggio di una scelta netta e precisa che avrebbe alzato il gradimento. In ogni caso, è sempre un bel vedere.” (Maurizio Acerbi, ‘Il Giornale’, 13 maggio 2011)

“Spiacerà a coloro che dopo ‘American Splendor’ avevano elaborato una qualche stima per il cinema kitsch della coppia Pulcini-Berman. E ora si ritrovano un filmetto snob, consumabile solo nei salotti newryorkesi.” (Giorgio Carbone, ‘Libero’, 13 maggio 2011)

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