Parigi o cara

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Parigi o cara

Prostituta abruzzese trapiantata a Roma, Delia ha sempre avuto il mito di Parigi… Ad accoglierla alla stazione della capitale francese, il fratello Claudio (Fiorenzo Fiorentini), in una memorabile scena durante la quale Delia scopre per la prima volta l’omosessualità del consanguineo (Delia: “Ma che sei Claudio?”, Claudio: “Sì…”, Delia: “Ma che sei tinto?”, Claudio: “Sì…”, Delia: “Ma che fossi…?”, Claudio: “Sì…”) … Delia Nesti (Franca Valeri) è una prostituta romana snob, precisa e spilorcia, che alterna il lavoro sul marciapiede a quello in casa, procurandosi i clienti tramite annunci sui giornali. Siccome “una signora è tale anche se batte il marciapiedi”, Delia non è la tipica prostituta “immorale” a cui ci ha abituato il cinema italiano del Secondo Dopoguerra: Delia ha modi signorili così “perbene” che non denunciano affatto la sua condizione sociale. Tutto questo ne fa anche uno squisito ed originale personaggio camp, pargonabile soltanto ai personaggi femminili che, due decenni più tardi, potremo ritrovare nei film di Pedro Almodóvar.(Wikipedia)

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SINOSSI

Un giorno mentre piove, Delia Nesti (Franca Valeri) si ripara nel portierato di un amico (interpretato da un giovane Gigi Reder) che mettendo le mani nella sua borsetta, ne ritrova la lettera del fratello da anni emigrato a Parigi. Costui chiama il numero di telefono che trova sulla missiva, mettendo così in contatto i due parenti che non si sentivano e vedevano da tanto tempo. Questo elemento rappresenta il punto di partenza che porterà Delia a Parigi, ma altri ne seguiranno, come a voler indicare a Delia che è il Destino stesso a volere il suo viaggio nella capitale francese. Vediamo Delia vivere la propria vita a Roma sbrigando le sue faccende quotidiane: andare dalla parrucchiera per cambiare il colore dei capelli, incontrarsi con le amiche che le snocciolano consigli sulla loro “professione”, concludere surreali contrattazioni sotto ad un lampione con i propri clienti, riscuotere gli interessi sul denaro prestato a strozzo, e così via. Improvvisamente, senza dire niente a nessuno e lasciando solamente una lettera alla portiera del proprio condominio, Delia parte per Parigi.

Ad accoglierla alla stazione della capitale francese, il fratello Claudio (Fiorenzo Fiorentini), in una memorabile scena durante la quale Delia scopre per la prima volta l’omosessualità del consanguineo (Delia: “Ma che sei Claudio?”, Claudio: “Sì…”, Delia: “Ma che sei tinto?”, Claudio: “Sì…”, Delia: “Ma che fossi…?”, Claudio: “Sì…”) Da subito il sogno della tanto agognata grandeur parigina svanisce davanti ad una realtà squallida, fatta di viottoli bui e desolati, anguste scale a chiocciola, muri scrostati e mansarde con finestre murate. Delia infatti viene ospitata da una signora obesa di origini italiane, sposata ad un podologo cinese e con un figlio boxer e non riuscirà mai a raggiungere il fastoso centro di Parigi, soprattutto la tanto sospirata “ConcordE”, rimanendo confinata alla periferia a Sud della città. Né ogni tentativo di Delia di mettere in piedi un proprio “giro” di clientela di alto rango avrà fortuna e Delia finirà per ritornare a Roma sposata al pizzaiolo con prole viziata, Avallone (Vittorio Caprioli), e aprire con lui una pizzeria.

Il personaggio

Delia Nesti (Franca Valeri) è una prostituta romana snob, precisa e spilorcia, che alterna il lavoro sul marciapiede a quello in casa, procurandosi i clienti tramite annunci sui giornali. Siccome “una signora è tale anche se batte il marciapiedi”, Delia non è la tipica prostituta “immorale” a cui ci ha abituato il cinema italiano del Secondo Dopoguerra: Delia ha modi signorili così “perbene” che non denunciano affatto la sua condizione sociale. Tutto questo ne fa anche uno squisito ed originale personaggio camp, pargonabile soltanto ai personaggi femminili che, due decenni più tardi, potremo ritrovare nei film di Pedro Almodóvar.

L’ambientazione

Il lungometraggio è suddiviso in due tempi che ne conferiscono quasi un carattere teatrale, o meglio da opera lirica: tutto il primo tempo del film, interamente ambientato a Roma, è teso a inquadrare il personaggio di Delia, a farcene conoscere risvolti caratteriali e manie; mentre il secondo tempo, girato interamente a Parigi, rappresenta il crollo delle certezze di Delia, il fallimento del suo progetto di fare fortuna nella capitale francese.

Gli autori sembrano voler porre tanti, apparentemente invisibili, collegamenti tra Delia e la ‘ville lumiére’ quali ad esempio il colore degli abiti della protagonista (spesso in blu e rosso, colori della capitale francese), nomi di cani, camicette francesi, protettori di colleghe che sfoggiano una sintetica parlata in lingua d’oil, e via dicendo.

Curiosità
Il film è forse uno dei meno noti della filmografia della Valeri, ma è divenuto un autentico Cult Movie presso una vasta cerchia di fan che ormai ne conoscono a memoria le battute.

(Wikipedia)

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Critica

“Amara e al tempo stesso spassosa, ma anche molto lenta commedia dell’acuto regista part-time Vittorio Caprioli, che osserva con occhio affettuoso e senza dimenticare gli sfottò, le peripezie dei nostri emigranti in cerca di improbabile fortuna all’estero. Superlativa Franca Valeri, a lungo compagna dell’autore nella realtà, nel ruolo di una candida, inguaribile sentimentale”. (Massimo Bertarelli, ‘Il Giornale’, 12 giugno settembre 2001)

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PRESENTATO ALLA 65. MOSTRA DI VENEZIA (2008) NELLA RETROSPETTIVA “QUESTI FANTASMI: CINEMA ITALIANO RITROVATO (1946-1975)” – RISTAMPA DELLA CINETECA NAZIONALE

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