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Irma e Roy Applewood sono una coppia sposata da 25 anni. Hanno un figlio adulto e indipendente, Wayne, e una figlia, Patty Ann, nella primissima fase della pubertà. Vivono in una piccola cittadina rurale dell’Illinois, dove frequentano la congregazione e dove tutto prosegue senza scossoni, fino a quando, un giorno, il devoto marito confessa alla moglie di essere nato nel corpo sbagliato e di voler cambiare sesso. Inizialmente, Irma rifiuta la decisione di Roy e i due si lasciano, ma, specie dopo aver sventato un tentativo di suicidio di lui, la donna scoprirà, con lentezza, pazienza e amore, che i suoi sentimenti per lui non sono cambiati, né tanto meno il suo desiderio. Giorno dopo giorno, gli resterà accanto, indissolubilmente, lealmente… Più che narrare l’intolleranza della gente (anche se viene succintamente fatto), come spesso accade in questa tipologia di film, l’autrice analizza i mutamenti della presa di coscienza di Roy che vanno di pari passo con quelli del suo corpo, e, in particolare quelli di Irma, raccontati da una prospettiva forse più interessante, perché anche il suo corpo sta cambiando (è appena entrata in menopausa) e con esso la sua capacità di riuscire ad amare suo marito per come è e per le scelte che ha affrontato. Le loro menti, i loro pensieri e il loro amore evolve come il loro involucro, due lati della stessa medaglia del concetto di essere donna (tre se si considera anche quello della giovane figlia che è appena entrata nella pubertà e deve vedersela con le prime mestruazioni). In un certo senso, la cosa li rende più vicini e l’elemento più interessante è il loro rifiuto di etichettare, in qualche modo, il rapporto che hanno costruito, come, invece, il figlio tenta di fare quando parla con suo padre. Ma allora mamma si può considerare lesbica perché sta con te? Oppure tu, papà, in quanto donna sei da considerare gay? Non vi è risposta, la pellicola non ne dà appositamente. Espone dei fatti in maniera onesta, sincera e non da alcun giudizio sui personaggi, cosa molto rara per un prodotto americano. Sono una coppia, normale, come sottolinea il titolo e nega la società intorno a loro (ad esempio, i compagni di lavoro di Roy gli scrivono sulla portiera “You are not normal”, oppure lo chiamano “freak”)… segue sotto (Erminio Fischetti, Rivistaonline.com)

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https://youtube.com/watch?v=DdWur61dvqI%26hl%3Dit%26fs%3D1

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segue da sopra
… La famiglia, per la prima volta, viene proposta in questa nuova prospettiva e ci racconta cosa può cambiare in seguito a un tale evento: tutto e niente, perché in fondo la loro vita continua a scorrere “normale” come quella di un tempo. I figli della coppia, inoltre, la prendono in modo opposto: Wayne, lontano da casa, sembra non curarsene per poi rimanerne sconvolto, mentre Patty Ann dimostra il suo appoggio (ancor più rapidamente di Irma) facendo molte domande e interessandosi alla questione. In lei subentra l’aspetto della curiosità, il cercare di capire, e la fase della scoperta, tipica della sua età.
Sebbene sia una produzione realizzata esclusivamente per la televisione, in realtà, come spesso accade per il canale che lo ha realizzato, HBO, ha le caratteristiche semiotiche tipiche di una pellicola appartenente al cinema indipendente statunitense a basso budget (non a caso è stato presentato anche al Sundance Film Festival il 21 gennaio 2003), ossia una storia coraggiosa, interessante e poco scandagliata in precedenza, una fotografia livida, grandi interpreti, lo scenario della solitaria e immobile provincia americana che si mescola con gli stravolgimenti intimi di coloro che la popolano.
Jessica Lange, la cui bellezza aumenta di pari passo con la sua età, dipinge il ritratto di una donna meravigliosa, tormentata e spaventata dalla scelta della persona che ama, ma allo stesso tempo capace di essere lì a prestargli aiuto nel momento più difficile della sua vita, dimostrandogli così cosa significa davvero amare. Tom Wilkinson, invece, costruisce un personaggio “difficile” con sobria e rispettosa discrezione, non puntando mai su toni enfatici, ma sulla penetrazione sincera del proprio io.

La cosa che sconvolge durante la visione di questo film non è la sua scottante tematica, bensì la consapevolezza che un’opera così interessante della rete via cavo americana HBO, amata dalla critica e osannata dai premi, nel 2003, non abbia avuto una distribuzione, seppure televisiva o in dvd, nella nostra penisola. Infatti, il film è uscito in quasi tutto il mondo, ma non nel nostro Paese, forse perché avrebbe suscitato le ire dei benpensanti o dei cattolici. La versione del dvd europeo è ricca di sottotitoli nelle più svariate lingue del nostro vecchio continente, ma è sprovvista di quelli in italiano, forse perché all’estero tutti sono a conoscenza della pigrizia, tutta italiana, nel non voler vedere qualcosa con i sottotitoli, ma in questo caso non ci si pente nel fare uno sforzo. (Erminio Fischetti, Rivistaonline.com)

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