The Nomi Song

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The Nomi Song

Questo documentario rappresenta un doveroso tributo postumo a uno dei personaggi più interessanti e originali della scena musicale queer, il cantante tedesco Klaus Nomi (1944-1983). Ora largamente dimenticato, Nomi raggiunse una certa notorietà agli inizi degli anni ’80 nel panorama della musica underground New Wave newyorkese. Le sue canzoni erano spesso rivisitazioni Punk Rock di brani di musica classica, o cover di canzoni degli anni ’60, passate al sintetizzatore. Nomi aveva il dono di una voce dotata di una eccezionale ampiezza delle corde vocali, che gli permetteva di cantare, anche nello stesso brano, sia da tenore che da soprano.
Il film inizia con uno spezzone di un B-movie di fantascienza, in cui un’astronave aliena atterra sul nostro pianeta, quindi appare Klaus Nomi mentre canta una canzone che fa ‘He came from outer space, to save the human race‘. Vediamo così fin da subito una delle caratteristiche di questo incredibile personaggio che nei suoi spettacoli dal vivo, sorprendeva il pubblico apparendo come una creatura androgina proveniente da un’altra dimensione che cercava di assumere sembianze umane. Abbigliato con geometrici costumi di plastica in stile futurista/dada/punk, con le labbra pesantemente truccate con rossetto nero, i capelli raccolti in tre cespugli, si muoveva come un robot. Giustamente il pubblico non si chiedeva ‘chi è?‘ ma ‘ che cos’ è?‘. Poi quando iniziava a cantare, la sorpresa aumentava, perché cantava, con forte accento tedesco, brani pop e rock come una diva della lirica. (segue sulla scheda) (R.M.)

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Looks like an alien, sings like a diva – Klaus Nomi was one of the 1980s’ most profoundly bizarre characters to emerge through rock music: a counter tenor who sang pop music like opera and brought opera to club audiences and made them like it. The Nomi Song is a film about fame, death, friendship, betrayal, opera, and the greatest New Wave rock star that never was!

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SINOSSI CON STORIA DI KLAUS NOMI

Il film ci racconta la storia di Klaus Nomi (nato Klaus Sperber) che nasce a Immenstadt, una cittadina bavarese il 24-01-1944. Il padre disperso in guerra, la madre sempre impegnata a lavorare per mantenere la famiglia. Klaus passava molto tempo dagli zii e già da piccolo mostrava una grande passione per il canto, che però teneva nascosta agli altri bambini per paura di essere preso in giro. Inizialmente come gli altri ragazzi ascoltava la musica rock’n’roll, ma dopo che sua madre gli fece ascoltare Maria Callas, si rese conto che la cosa che più desiderava era di poter cantare proprio come lei. Per seguire il suo sogno, alla fine degli anni ’60 andò a studiare musica a Berlino, ma i suoi studi, nonostante le sue straordinarie doti canore, non gli portarono nessuna opportunità di carriera artistica ed egli riuscì a entrare nel Teatro dell’Opera di Berlino solo lavorandoci come maschera.
Nel 1972, forse anche per seguire un ragazzo americano, Klaus decise di trasferirsi a New York, dove a quei tempi non mancavano certo opportunità sia artistiche che di svago.
I primi tempi a New York non furono facili, anche per il fatto che non parlava bene l’inglese e non poteva certo mantenersi solo col canto. Si adattò ai più svariati lavori, tra i quali uno gli risultò particolarmente congeniale: il cuoco pasticciere. Di notte invece frequentava i locali dell’East Village. Iniziò presto a esibirsi in locali underground, insieme ad un ristretto gruppo di amici, con i quali si ritrovava spesso anche a casa, dove si divertivano a giocare a fare le creature provenienti da un altro mondo. Ognuno contribuiva con qualche idea stramba, ma il vero motore di tutto era proprio lui. Ad un certo momento Klaus Sperber iniziò a farsi chiamare Klaus Nomi, ‘Nomi’ era un anagramma di OMNI, il nome di una nota rivista di fantascienza, che Klaus e i suoi amici amavano molto.
Ira Siff, insegnante di canto, ora meglio conosciuta come Vera Galupe-Borszch, prima donna di una nota compagnia di drag, racconta che Klaus Nomi andò da lui nel 1976 a chiedergli consigli sulla sua voce, perché, pur avendo una bella voce da tenore, voleva cantare in falsetto. Sitt lo sconsigliò vivamente dall’usare le sue doti da soprano, ma fortunatamente Klaus Nomi fece di testa sua.
Nel 1977 Nomi interpreta una sirena del Reno, in una parodia camp de ‘L’Oro del Reno” di Wagner. Ma la prima esperienza artistica che lo segnala all’attenzione del pubblico underground newyorkese è, nel 1978, la sua partecipazione al “New Wave Vaudeville Show“, un evento durato quattro sere, presentato dall’artista David McDermott, in un teatro dismesso, dove si esibirono una trentina di artisti, compresi uno spogliarellista ed un cane cantante. Klaus, che forse era l’unico vero artista del gruppo, si presentò in uno dei suoi completini intergalattici di plastica ed eseguì un’aria dall’opera Sansone e Dalila di Camille Saint-Saëns, reinterpretata a modo suo. Il pubblico, sbalordito, non poteva credere che egli cantasse con la sua vera voce. L’esibizione terminava con fumo e boati come per la partenza di un’astronave. Fu un vero successo.
L’attrice ed artista Ann Magnuson, direttore artistico di quell’evento, rievoca il suo primo incontro con Klaus Nomi quando lo vide mentre cantava per strada una delle sue arie, di notte, in mezzo alla neve. Grazie al “New Wave Vaudeville Show” Nomi si inserì velocemente nella scena dei locali d’avanguardia ed ebbe l’occasione di conoscere altre persone che condividevano i suoi interessi. Assieme al suo caro amico, il ballerino Joey Arias, Nomi iniziò a reclutare altri membri del gruppo. Come il musicista Kristian Hoffman, che aiutò Klaus a scegliere i pezzi musicali da interpretare e scrisse le canzoni che più hanno contraddistinto il suo personaggio, come: “The Nomi Song”, “Total Eclipse”, “After The Fall”, e “Simple Man”; Page Wood che diventò il direttore artistico dei suoi spettacoli; il pittore di soggetti fantascientifici Kenny Scharf, che volle aggiungersi come go-go boy; poi Man Parrish, Tony Frere e altri musicisti e ballerini.
Calvin Churchman, Direttore artistico della sede newyorkese di Fiorucci, che allora era il massimo del trendly nel campo della moda, racconta di quando invitò Klaus Nomi, con Arias e Scharf, ad esibirsi nel 1979 in alcune performance molto alternative nelle vetrine del negozio, nell’ambito di una serie di iniziative intitolate ‘Fiorucci Celebrates the New Wave‘. Nel negozio erano anche messe in vendita fotografie e vari gadget dedicati a Nomi. Il fotografo Anthony Scibelli ricorda come Nomi con il suo look cosi particolare, fosse un soggetto ideale per le sue fotografie in bianco e nero.
I primi successi convincono Nomi e la sua band a spingersi fuori dai confini cittadini con un tour nel Midwest, dagli esiti a volte trionfali a volte meno, come ricorda Jay Jay French, chitarrista dei Twisted Sister, un gruppo heavy metal, a cui Klaus Nomi fece una volta da spalla, lasciando allibiti i fans del gruppo rock.
In una delle sue serate nei locali newyorkesi, Nomi incontrò tra il pubblico David Bowie, che gli chiese di apparire con lui nel ‘Saturday Night Live‘, cosa che avvenne il 4 Dicembre del 1979, quando Nomi e Joey Arias accompagnarono Bowie in tre sue canzoni. Questo evento contribuì a far conosce Klaus Nomi anche presso il grande pubblico. Tra le apparizioni tv che seguirono, vediamo una sua deliziosa partecipazione al programma Tv Party, in cui si cimenta nella ricetta di una torta al limone, dolce tipico del suo paese d’origine.
Il crescente successo permise a Nomi di poter incidere il suo primo disco LP presso l’RCA (Klaus Nomi, 1981). Disco passato piuttosto inosservato. Tra il 1980 e 1981 Klaus Nomi fece, grazie alla collaborazione con l’RCA, una tournèe internazionale, girò dei video e tornò in studio di registrazione per un secondo album, Simple Man (1982), e questa volta fu un successo. JP Bommel dell’RCA francese, ci racconta come abbia convinto i suoi superiori ad investire nel personaggio di Nomi e come la crescente notorietà di Nomi in Europa e Giappone, sia stata per l’RCA un ottimo affare.
Col crescere del proprio successo, Nomi iniziò ad alienarsi l’amicizia dei suoi vecchi amici, che si sentirono traditi. Firmò con i suoi nuovi produttori dei contratti considerati poco chiari dagli altri della band. Un pezzo alla volta, il vecchio gruppo si sciolse, ed Nomi scelse di farsi accompagnare negli spettacoli da ballerini e musicisti professionisti reclutati per l’occasione. Ron Johnsen, primo produttore di Nomi, suggerisce acidamente che Klaus era soprattutto interessato ad andare con la gente che aveva soldi e poteva spingere il suo successo.
Per Gabriele LaFari , sua cara amica, coinquilina nell’appartamento in St. Mark’s Place, Klaus cominciò a cambiare già da quando iniziò a farsi chiamare Nomi. Da quel momento, anche fuori dalle scene tendeva un po’ a rimanere nel suo personaggio extra-terreste. Anche quando era circondato dai suoi fans si sentiva solo e si lamentava spesso con la sua amica un po’ per tutto: dei risultati del suo lavoro, delle sue avventure e delle sue storie sentimentali. Gli amici spesso lo incrociavano nei luoghi di cruising della città.
Agli inizi del 1983, di ritorno dai successi della tournèe europea, Nomi sorprese i suoi amici per il suo pessimo aspetto: era molto dimagrito, si sentiva molto debole e i medici non riuscivano a diagnosticare che cosa avesse. Quando iniziò ad avere anche seri problemi respiratori venne ricoverato in ospedale. Quando fu diagnosticata a Klaus Nomi la sua malattia, non era ancora conosciuta come AIDS e si parlava ancora di ‘cancro gay‘.
Proprio quando la sua carriera aveva appena iniziato a decollare, Klaus Nomi morì il 6 agosto del 1983, a soli 39 anni, in un ospedale di New York. Fu uno dei primi volti noti a morire per aids, tanto che qualcuno gli attribuisce il non invidiabile primato di prima celebrità a morire di quella malattia. Diversi dei vecchi amici intervistati nel film hanno ammesso di non essere andati a trovarlo in ospedale, dichiarando che non se la sentirono di vederlo in quello stato.
Il regista Andrew Horn ha inserito nel documentario e nei contenuti speciali una quantità di materiale di repertorio sorprendentemente ampia, soprattutto se si tiene conto che ai tempi di Klaus Nomi non erano ancora diffusi i video musicali. Questo è forse il pregio maggiore del film, che risulta invece carente nel fornire indicazioni precise sulle tappe principali della sua biografia privata. Del periodo tedesco della vita di Klaus Nomi, 28 anni su 39, sappiamo qualcosa solo attraverso poche frasi di Klaus stesso e la testimonianza della zia, Trude Sperber, della quale sentiamo solo la voce, perché non ha voluto apparire, ed al suo posto vediamo solo una sua foto inserita in una casa di bambole.
‘The Nomi Song’ è stato premiato nel 2004 con un Teddy Award come Miglior Film Documentario al Festival del Cinema di Berlino. (R. Mariella)

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