Nina

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Nina

Interessante debutto della regista Olga Chajdas, una vera e propria celebrazione della sessualità lesbica, sebbene la storia inizi all’interno di una coppia etero desiderosa (ma forse non molto) di avere un figlio che non riescono a concepire. Siamo all’interno di una famiglia di intellettuali borghesi, con la moglie Nina, insegnante di francese in una scuola superiore, e il marito Wojtek, un meccanico che nel loro elegante appartamento non sembra a proprio agio. Magda (Táňa Pauhofová) lavora come guardia di sicurezza all’aeroporto ed ha una relazione lesbica con l’elegante hostess Ada (Táňa Pauhofová), che però tradisce facilmente, con altre donne, appena questa, per motivi di lavoro, si allontana un po’. Quando Wojtek conosce Magda, galeotta la macchina, rimane affascinato dalla sua bellezza e dall’evidente forza interiore di questa donna lesbica, per cui chiede alla moglie di avvicinarla con lo scopo di farla diventare la madre surrogata del bambino che vogliono e che dovrebbe cementare la loro unione. Inizialmente Nina non rivela a Magda il suo scopo (anche se dovrebbe averlo capito visto le insistenti domande su malattie genetiche e richieste di foto infantili). Iniziano quindi a frequentarsi, insieme al marito, e subito, complice una serata con alzata di gomiti, si sviluppa una certa sintonia tra i tre personaggi, con Nina ormai sicura che Magda sia la scelta giusta. Per aiutarsi nella richiesta Nina porta Magda ad un’installazione artistica chiamata “Luogo di nascita” di Natalia Bażowska, che ha lo scopo di ricreare l’esperienza di essere in un utero. Le due donne si sentono perfettamente a proprio agio e Nina coglie l’attimo per farle l’importante richiesta. Magda, che forse l’aveva già capito, non si scandalizza ma spiega a Nina di essere lesbica (come se potesse essere un problema). A questo punto tutto sembra cambiare. Magda porta Nina in club lesbico dove regna un’atmosfera sessuale inebriante e Nina ormai capisce qual’è il suo vero interesse nei confronti di Magda (mentre Wojtek che segue la scena da una finestra – strano che in Polonia abbiano club lesbici con finestre sulla strada – rimane decisamente sorpreso e allarmato). Curiosamente Nina, quando la sorella le chiederà se è bisessuale, risponderà che è solo Magda-sessuale. Con l’esplosione del desiderio fra le due donne, il progetto procreativo scade in secondo piano, superato dalla tempesta emotiva che le travolge. Fino al capovolgimento finale che ribalta nuovamente la situazione. Film premiato al Rotterdam International Film Festival 2018 con la seguente motivazione: “è una storia universale sull’amore, l’identità e la speranza. Si tratta di interiorizzare le aspettative della società e di lottare per liberarsi ed essere fedele a se stessi. La trama evita soluzioni facili e ci dà una versione idealizzata del mondo, evitando così le lotte stereotipate e rendendola un’esperienza più personale. È anche visivamente bello con scatti persistenti e intimi e ci regala meravigliose esibizioni degli attori principali”. Un film insolito, coraggioso ma forse con qualche lacuna di sceneggiatura (molte domande rimangono senza risposte).
Scrive Roberto Oggiano su Cineuropa:”il film ci racconta la liberazione della donna in una società tradizionalmente cattolica come quella polacca. Il discorso che fa Olga Chajdas nel suo primo lungometraggio si sviluppa lentamente e si fa man mano sempre più chiaro nell’affermare che amore e liberazione non possono più aspettare o dipendere dal potere maschile, sia esso il marito, il governo polacco o ancora una volta un produttore cinematografico americano.”
Presentato in anteprima nazionale al Festival Mix di Milano 2018

synopsis

Nina, a teacher in mid-30’s, struggling to have a child, looks for a surrogate mother. It would seem that together with her husband she has found an ideal candidate, yet Nina falls for the woman, who could have given birth to her child.

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