I Mostri oggi

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I Mostri oggi

Accolto tiepidamente dalla critica, questa commedia ad episodi (sono ben 16 tra brevi sketch ed episodi più elaborati) ha almeno il pregio di non essere volgare e di volere, senza grandi ambizioni, presentare il lato peggiore del nostro Paese, quello che tutti conoscono molto bene ma del quale nessuno vorrebbe parlare. Alcuni episodi sono più riusciti di altri, trasmettono una punzecchiante ironia (quello del pirata della strada, dell’abbandono del cane, della seduzione al cinema, del divo al funerale, ecc.) altri sono più scontati e meno efficaci, ma pensiamo che ogni spettatore avrà i suoi “esempi” preferiti (dietro di me c’era un gruppetto che dava in escandescenze per “seconda casa”, che io ho trovato disarmante). La tematica gay è contenuta in due episodi (forse anche in un terzo che lascio a voi scoprire), in uno è principale, nell’altro è solo un quadretto, visto e rivisto, di una donna che cerca di abbordare un uomo al supermercato ma poi arriva il suo compagno che lo bacia, rivelandolo gay. Nel primo episodio invece abbiamo la quasi sadica rappresentazione di un quadretto famigliare dove il mostro è rappresentato dall’omofobia di uno dei componenti, omofobia che si servirà di perfidia e menzogna per raggiungere i suoi scopi. Ingiusto raccontare di più, anzi consigliamo ai futuri spettatori di leggere il meno possibile sul film prima di averlo visto, per non togliersi le sorprese che sono parte essenziali di ogni episodio. Bravissimi tutti gli interpreti, da Abatantuono (il professore gay) a Ferilli, Finocchiaro, Panariello, Bisio, ecc. Riportiamo una dichiarazione di quest’ultimo, Claudio Bisio, che dice “Nella nostra società c’è molto di peggio: pensiamo a parlamentari che espongono il cappio, o a un medico che va in tv a dire che l’omosessualità è una malattia, e un noto anchorman – non faccio nomi: Bruno Vespa – gli dà quasi ragione”.

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https://youtube.com/watch?v=286lkKOlelA%26hl%3Dit%26fs%3D1

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TITOLI DEI 16 EPISODI:
“Ferro 6”, “Razza superiore”, “Unico grande amore”, “Euro più euro meno”, “Il malconcio”, “Fanciulle in fiore”, “Il vecchio e il cane”, “Terapia d’urto”, Padri e figli”, “Insano gesto”, “La testa a posto”, “Seconda casa”, “La fine del mondo”, “Cuore di mamma”, “Povero Ghigo”, “Accogliamoli”.

CRITICA:

“Quante risorse dissipate per ricalcare senza fantasia un caposaldo della commedia italiana dell’età d’oro: ‘I mostri’ regia di Dino Risi, anno ’63, scritto da Age, Scarpelli, Scola e Maccari, affidato alla coppia Gassman – Tognazzi. Alcuni episodi sono presi di peso. Omaggio al genio dei padri? Ma l’omaggio migliore è l’invenzione, la creatività. Quelle dimostrate da Paolo Virzì e Francesca Bruni, indiscussi discepoli di quella scuola, che però in ‘Ferie d’agosto’ o ‘Tutta la vita davanti’ (autentici omaggi ai ‘Mostri’) hanno interpretato la società loro contemporanea.”(Paolo D’Agostini, ‘la Repubblica’, 27 marzo 2009)

“A raccontare i sedici episodi del film si rischia di annullare anche quel minimo di sorpresa che possono offrire. Ma la pochezza della messa in scena finisce per cancellare pure quegli scampoli di satira di costume che forse erano nelle intenzioni degli sceneggiatori (Franco Ferrini, Giacomo Scarpelli, Silvia Scola, Marco Tiberi, Enrico Oldoini) ma che si riducono a far scimmiottare dal cameriere Neri Marcorè i discorsi orecchiati sui soldi, mentre serve tartine e salmone. Perché un conto è ironizzare sui gusti inutilmente snob dei nuovi ricchi che accettano di farsi trattare male e mangiare ancora peggio in una bettolaccia romana (com’era in ‘Hostaria’, nei ‘Nuovi mostri’), un conto è scimmiottare il finto bon ton dei nuovi ricchi con la solita litania di parolacce e insulti (nel vacuo ‘Ferro 6’).” (Paolo Mereghetti, ‘Corriere della Sera’, 27 marzo 2009)

“Onestamente sembrano i mostri del ’63. Solo che Dino Risi era un genio della commedia cinica e affondava nei peccati italiani dell’epoca, ahimè poi eterni, con molto coraggio, attaccando clan, luoghi comuni, pugili, artisti e modelle, mentre Oldoini oggi evita accuratamente qualsiasi aggancio ai moltissimi mostri dell’attuale vita pubblica. Così pare che i new mostri abbiano le stesse debolezze di allora (il codice stradale, un poco di sesso, l’amante nascosto gay, il potere mediatico), ma i 16 episodi sono privi di humour e gli sceneggiatori figli di cotanti padri (Scola, Scarpelli) giocano al ribasso firmando sketch prevedibili dalla prima battuta. A favore, un gruppo di attori in sintonia e tutti comprimari perfetti l’uno dell’altro (Finocchiaro e Ferilli in gran forma), maxi cabaret in cui espongono al ludibrio la peggior furberia italiota, ma senza cattiveria.” ( Maurizio Porro, Corriere della Sera.)

“La forza e la debolezza dei ‘Mostri oggi’ è che è ormai difficile giudicare questi personaggi come li giudica il titolo. La recitazione – ci sono anche simpatici esordienti come Valerio Roselli – non calca la mano con loro; il trucco si astiene dall’imprimere le stigmate lombrosiane che avevano ai tempi di Risi. Insomma, l’orrore non è più eccezionale ma banale. I migliori redditi dei personaggi de ‘I Mostri oggi’, rispetto a quelli dei Mostri, non significano migliori uomini e migliori donne. A proposito, sono queste ultime a prendersi la rivincita sugli uomini anche nella gara al più indegno.” (Maurizio Cabona, ‘Il Giornale’, 27 marzo 2009)

“A 26 anni da Gassman/Tognazzi, da Dino Risi e da AgeScarpelliPetriScola, Enrico Oldoini e soci fanno inaspettatamente centro: 16 episodi degni, qualcuno eccellente. Tempi giusti, scrittura pensata, risate che si spengono in sorrisi amari. Abatantuono, Marcorè e Ferilli al top, superBisio, la Finocchiaro e Buccirosso da antologia. Complice l’abile trucco, Panariello ricorda Sua Maestà Ugo, ma stavolta è anche merito suo. Microriflessione: il cinico Bel Paese di oggi è poi così diverso da quello di ieri?.” (Alessio Guzzano, ‘City’, 27 marzo 2009)

“Sedici episodi, alcuni anche molto brevi, che, pur con qualche cedimento qua e là sul piano del racconto, ricordando i due film precedenti, esibiscono al centro, ciascuno in più ruoli, quegli attori che oggi possono ritenersi i logici successori di quelli di ieri, specie in alcuni momenti. Ecco così Angela Finocchiaro, tutta furbizie e malizie nei panni di una psichiatra, ecco Sabrina Ferilli passare dall’ansia per la figlia scomparsa a gioia per la sua apparizione in TV. Con Diego Abatantuono, versatile al massimo nei, pittoreschi personaggi che è richiesto di creare. E così Giorgio Panarielio, Claudio Bisio, Carlo Buccirosso, con – una varietà di accenti, con ironie – spesso solo implicite e con beffe caricaturali non di rado nascoste, ma con abilità, sotto trucchi e parrucche vistosissimi. Una bella galleria di quanti oggi si impongono nel cinema italiano. E non solo sul versante ironico.” (Gian Luigi Rondi, ‘Il Tempo’, 27 marzo 2009)

“In ‘Mostri oggi’, che pure ha alcuni episodi ben riusciti e cita qua e là 1’originale in voluto spirito di omaggio (d’altronde fra gli sceneggiatori figurano i figli d’arte Silvia Scola e Giacomo Scarpelli), circola piuttosto un’aria di rassegnazione. Con qualche ovvia variante rispetto a mezzo secolo fa, nulla è cambiato: ricchi e poveri, uomini e donne, mostri eravamo e mostri siamo. Ma prima c’era il collante di un senso collettivo dei valori che induceva all’indignazione: ora è come se fosse passato un rullo compressore ad appiattirci tutti.” (Alessandra Levantesi, ‘La Stampa’, 27 marzo 2009)

“Anche se ‘I mostri oggi’ porta la firma dei due produttori originali, Pio Angeletti e Adriano De Micheli, e alla sceneggiatura troviamo due figli degli sceneggiatori dei film precedenti, Silvia Scola e Giacomo Scarpeili, poco è così lontano dalla leggerezza, l’ironia e la cattiveria del vecchio classico e del suo sequel, che aveva punte comiche altissime. Pensiamo solo al nobile interpretato da Alberto Sordi che vuole salvare un poveraccio messo sotto da una macchina nella Roma degli anni ’70. In una specie di remake di quell’episodio, troviamo la coppia Bisio-Ferilli alle prese col ‘malconcio’ Panariello. Si parte bene con un Abatantuono strafatto che, mentre si fa un tiro alla guida, mette sotto Panariello e lo lascia in mezzo alla strada. Ma poi, quando entrano in campo Bisio e Ferilli, la situazione non prende quota comica e non c’è nemmeno un vero finale di sketch. Del resto bastava confrontare i manifesti del vecchio film e quelli del nuovo. Lì si rideva per i carabinieri ‘mostruosi’ di Gassman e Tognazzi che hanno catturato il vero mostro. Qui ritroviamo la parata di faccioni della star da film di Natale. Ovviamente tra le mostruosità di oggi neanche un accenno alla politica, alla tv, al cinema o ai carabinieri. Ah, scordavo, però c’è un Enzo Cannavale in gran forma.” (Marco Giusti, ‘Il Manifesto’, 27 marzo 2009)

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