Marie Antoinette

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Marie Antoinette

Diciamo subito che non è un film a tematica, anche se alcuni storici ci dicono che la Regina Antonietta era bisessuale, nel film non c’è nulla di esplicito in questo senso. Ma in tutto il film, sgargiante e sontuoso, con una protagonista eccezionale, si respira un’aria così frizzante e nello stesso tempo così intrigante e perturbante, che manderà in estasi gran parte del pubblico omosessuale. Riportiamo di seguito la recensione di Roberto Schinardi apparsa su Gay.it.
Ci sono due modi per vedere questo atteso film, quello sbagliato – e alla prima visione ci sono cascato anch’io, lo ammetto – è di considerarlo un rigoroso film storico che vuol far luce su un periodo chiave della storia francese: in tal caso non si può non storcere il naso davanti a una regina-bambina che sembra un’adolescente milionaria di Beverly Hills mentre la Rivoluzione Francese viene sacrificata nei cinque minuti del finale e i protagonisti sono quanto di meno ‘filologicamente corretto’ ci si possa aspettare, da una Madame du Barry mignottesca come una burina laziale (un’Asia Argento sopra le righe) a un Luigi XVI che parla con accento texano – come verrà doppiato? – in odor di impotenza (nella realtà aveva problemi di fimosi) e riottoso come un ragazzotto insulso … segue

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Un commento

  1. Skippy'90

    Molto bello il film, la solitudine e l’infelicità di questa donna che cercava solo conforto dentro una esistenza stretta e vissuta quasi tragicamente, gli errori e l’incoscienza che pagò con la vita. Ma una domanda: dove sono i riferimenti queer?

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Maria Antonietta, la figlia della regina d’Austria viene promessa in sposa appena quattordicenne a Luigi XVI, il futuro re di Francia. Nonostante la sua riluttanza, la giovane si trasferisce a Versailles, ma non riuscirà mai ad entrare in sintonia col popolo francese che in primis, non le perdona il fatto di essere straniera, così allo scoppio della Rivoluzione, quando Maria Antonietta si schiera dalla parte dell’aristocrazia, una volta catturata, sarà condannata dal tribunale rivoluzionario alla ghigliottina.

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