Let Yourself Go: The Lives of Jazz Pianist Fred Hersch

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Let Yourself Go: The Lives of Jazz Pianist Fred Hersch

Suddiviso in quattro sezioni, che sul DVD possono essere viste individualmente, “Let Yourself Go – The Lives of Fred Hersch” copre i principali aspetti della vita del famoso pianista jazz americano Fred Hersch, dalla sua attività artistica come musicista e compositore jazz, all’insegnamento, alla sua lunga lotta contro l’AIDS, che lo ha portato ad essere uno dei primi musicisti jazz gay ad uscire allo scoperto. La regista e giornalista tedesca Katja Duregger ha seguito il grande musicista durante un periodo di due anni, girando la maggior parte delle riprese da sola, cosa che ha dato al suo video un tocco intimo e personale. Hersch ci parla apertamente della sua vita, con tutti I suoi alti e bassi e della sua musica, la forza vitale che gli dà la forza di vivere con la malattia. Dalle interviste e dalle immagini di repertorio delle sue esecuzioni traspare il suo carattere tranquillo e gentile, qualità che egli riesce a riflettere nella sua musica. Nel documentario oltre a Hersch, al suo compagno Scott Morgan ed al fratello Hank Hersch, abbiamo interventi di altri musicisti (Norma Winstone, Nasheet Waits, John Herbert e Christopher O´Riley), la sua insegnante Sophia Rosoff, il Responsabile dell’ Associazione “Classical Action – Performing Art against AIDS“, Charles Hamlen ed altri amici e collaboratori… Segue sulla scheda

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segue da sopra:

…Fred Hersch è nato il 21 ottobre 1955 a Cincinnati, Ohio, USA. Ha iniziato a suonare il piano da giovanissimo. A metà degli anni ’70 si è diplomato al Conservatorio di musica di Boston e ha iniziato la sua carriera suonando in club di jazz di Cincinnati.
Nel 1977 si è trasferito a New York attratto sia dalle enormi opportunità che questa città offriva alla sua carriera di musicista, ma anche dall’incredibile vita gay di allora, piena di sesso, feste e droga. Ma per lui gli anni delle favolose feste gay non furono molti. Nell’1983/84 si cominciava a parlare di AIDS. Freddy Mercury e altri artisti si infettarono in quel periodo a New York. Allora la maggior parte delle persone infettate dal ‘cancro gay’ moriva, compresi numerosi amici di Hersch. In quel periodo Hersch sapeva che avrebbe potuto infettarsi in qualsiasi momento, e infatti nel 1986 gli venne diagnosticata l’HIV. Da quel momento egli continuò a fare musica spinto dal desiderio di lasciare un’eredità per cui venire ricordato, consapevole che ogni suo nuovo CD poteva essere l’ultimo, convinto com’era che non avrebbe certo raggiunto e superato i 50 anni.
Sebbene egli avesse fatto coming-out in famiglia e con amici e colleghi, non lo aveva ancora fatto pubblicamente. Fu solo nel 1994, l’anno in cui ricevette la prima delle sue due nomination al Premio Grammy, che egli fece un doppio coming-out pubblico: per la sua omosessualità e per la sua sieropositività. La notizia ebbe allora un’enorme risonanza mediatica. Di colpo egli divenne uno dei principali rappresentanti delle persone sieropositive e dei militanti gay. “Io non avrei mai voluto avere un simile ruolo” dice Herch “ho fatto il mio coming-out semplicemente perché ero stanco di chiedermi chi lo sapeva e chi non lo sapeva. Questo mi porta via troppa energia e io volevo usare questa energia per la mia arte ed essere libero da tutto questo”.
Hersch a differenza di tanti suoi amici ce la fa a sopravvivere, anche se da alcuni anni la sua sieropositività è progredita in Aids. Ha avuto da allora una fortunata carriera con decine di album, prestigiose collaborazioni e nomination ai Grammy. L’essersi infettato, gli ha curiosamente dato molta energia per la sua musica. Da allora Hersch ha suonato in diversi eventi per la raccolta di fondi per la cura dell’AIDS e ha prodotto album per beneficenza, per l’associazione `Classical Action – Performing Arts Against AIDS’. Il suo compagno Scott dirige un progetto di aiuti contro l’AIDS in Sud Africa, mentre Fred stesso tiene conferenze nelle università e presso associazioni omosessuali.
“La gente inizia a dimenticarsi dell’AIDS. La ignorano in particolar modo i giovani gay in Europa e negli USA. I giovani gay non praticano più sesso sicuro e questo è veramente una catastrofe. Essi credono ora che il ‘cocktail’ di medicine per la cura dell’AIDS possa risolvere tutto e che quindi non sia più così pericoloso infettarsi. Essi non hanno idea di cosa voglia dire prendere quelle pillole. Non è come prendere vitamine. Questo mi fa veramente stare male. E non si sa come reagire a questo. A parte tutto, le sole medicine costano più di 40.000 dollari l’anno escludendo le visite mediche. Ecco perché é cosi importante ricordare quali sono i pericoli dell’AIDS e io voglio fare tutto quello che posso, finché posso”.
Il genio musicale di Hersch, che ben può essere apprezzato nei suoi recenti album, è sorprendente se si considera che Hersch ha dovuto imparare di nuovo a camminare dopo che nel 2008 a causa dell’AIDS è stato colpito al cervello da un attacco di demenza e un attacco di polmonite gli ha provocato un coma durato due mesi. Mentre ci parla delle pillole che ingoia, 30 al giorno, per combattere la malattia e per contrastare gli effetti collaterali delle altre pillole, Hersch ci appare più vecchio dei suoi anni, fragile, emaciato, con la lipodistrofia causata dalla terapia, ben dipinta sul suo volto. Quando però vediamo Hersch far scivolare le sue mani sul pianoforte, tutto cambia, la sua musica sgorga vivace, incisiva ed animata da un impeto giovanile; si può chiudere gli occhi ed ascoltare, immaginando di vedere Hersch come sarebbe stato se nulla di brutto gli fosse successo in questi anni.
Al film principale “Let Yourself Go”, (28,30’) fanno seguito parti addizionali che offrono approfondimenti su particolari aspetti della vita e del lavoro di Fred Hersch: “Listen – The musician and composer Fred Hersch”, (18,30’) che si concentra sulla sua attività artistica come compositore e interprete. ”To Tell a Story – The Jazz Teacher Fred Hersch” (15,30) che mostra Hersch come insegnante di musica nei master che egli tiene in giro per il mondo. “Always There – Life with HIV and AIDS” (17,30’) che tratta di come Hersch abbia convissuto per più di vent’anni con HIV e AIDS. Infine “In Concert” che contiene quattro frammenti di concerto, due con il suo trio, e due come solista registrati nel 2006/2007 durante un suo Tour in Europa. (R. M.)

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