Ken Park

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Ken Park

Ken Park e’ un adolescente che vive in un ordinato sobborgo di Los Angeles, che un giorno si suicida sparandosi alla tempia. Gli amici di Ken non hanno vite meno scioccanti: Shawn la mattina marina la scuola per avere incontri sessuali con la madre della propria fidanzata; Peaches è succube di un padre che la crede ancora pura e illibata; il sensibile Claude deve subire le pulsioni incestuose di un padre ubriacone; Tate vive con due nonni che sembrano usciti dalle pubblicità televisive e pratica una sorta di onanismo estremo.
L’occhio implacabile di Larry Clark, pioniere di un esibito voyeurismo, già all’indice per film espliciti quali “Kids” e “Bully”, mostra le vite vuote di questi ragazzi, che non trovano dialogo e felicità se non nel sesso, vissuto senza freni né disperazione; avvicinandosi con studiata oggettività alla pornografia, Clark varca senza pudori la soglia del manierismo e della malizia, addentrandosi nella parte più innominabile del lato oscuro del sogno americano: una legione di ragazzi che non crede più a nulla, e nulla chiede se non, disperatamente, amore e comprensione. Un film coraggioso, anche se non per tutti i palati. (MyMovies) Tra le varie storie raccontare, quella di Claude, un ragazzo tormentato dal padre a causa della sua effeminatezza. Effeminatezza che diventa una vera ossessione per il genitore. Fino a quando una sera il padre torna a casa ubriaco e si infila nel letto del figlio…

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Un commento

  1. virginia

    La prima volta che ho visto questo film ho pensato: che cosa cavolo ho appena visto???.
    La seconda volta: ho pensato la stessa cosa, ahaha.
    Comunque non è tremendo, solo un po’ troppo forte in certe scene “leggermente” crude come la storia di Tate.

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trailer: Ken Park

https://youtube.com/watch?v=ULjtZ09dCa8

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CRITICA:

“‘Ken Park’ non è il tipo di film da andare a vedere con la mamma; tuttavia, fatta salva la ‘modernizzazione’, sembra l’edizione riveduta e aggiornata dei ‘Peccati di Peyton Place’ che scandalizzarono l’ingenuo pubblico anni ’50. Con ogni probabilità i due cineasti non se ne sono resi conto, ma quella che hanno messo in scena è una soap-opera porno; una versione hard di ‘Dawson Creek’, vietata ai minori di 18 anni. Per scoperchiare i sepolcri imbiancati della sonnacchiosa provincia americana ci vuol altro. Lo aveva saputo fare meglio David Lynch di ‘Twin Peaks’ di quanti ci siano riusciti Clark e Lachman con tutte le loro perversioni usa e getta, messe lì per stupire un pubblico ormai largamente vaccinato contro gli scandali al cinema”: (Roberto Nepoti, ‘la Repubblica’, 5 luglio 2003)

“Misurato secondo il buon gusto, il film sarebbe esecrabile e forse anche un poco già visto, già sofferto; ma visto come l’analisi di una inquietudine vera che diventa puro affronto al mondo, il quarto film del 60enne Clark, e del suo co-autore Ed Lachman, ha una sua solida funzione di registrazione della cronaca, di neorealismo sessuale, ma non sensuale: i giovani non attori non hanno avuto problemi a spogliarsi e a far sesso”. (Maurizio Porro, ‘Corriere della Sera’, 5 luglio 2003)

“Larry Clark, ex fotografo sessantenne americano, già autore di ‘Kids’ e ‘Bully’ con l’aiuto del suo giovanissimo sceneggiatore Harmony Korine realizza film autentici, oltraggiosi e ben fatti sugli adolescenti: ma non sarà certo uno scandalo venire a sapere da ‘Ken Park’, come fosse una novità, che gli adolescenti pensano soltanto al sesso e ostentano ostilità verso i genitori (…) Molte nudità, molti genitali maschili, molto turpiloquio”. (Lietta Tornabuoni, ‘La Stampa’, 4 luglio 2003)

“Dopo Kids e Bully un altro violento e angoscioso spaccato sugli adolescenti statunitensi del fotografo Clark che qui condivide le responsabilità delle riprese col direttore della fotografia Lachman (Lontano dal paradiso). Sono quattro ritratti di teenager di Visalia, cittadina non lontana da Los Angeles. Claude (Jasso) e Peaches (Limos) sono afflitti da padri degeneri; Tate (Ransone) non sopporta i nonni con cui vive e li ammazza; Shawn (Bullard) si fa settimanalmente la madre della sua fidanzatina. Su loro è sospeso il ricordo di Ken Park (Chubbuck) che all’inizio si spara in testa per non diventare padre. Ancora su sceneggiatura del giovane Harmony Korine, Clark, ossessivo cineasta dell’eccesso, ha fatto un altro film che ha spaccato il fronte della critica tra chi l’ammira per il modo in cui sublima il suo crudele voyeurismo nella descrizione di un vuoto esistenziale e chi gli nega ogni valore antropologico o sociologico, accusandolo di condividere, anche stilisticamente, la morale ipocrita che intende denunciare.” (Il Morandini)

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