Going West

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Going West

“Going West del filmmaker norvegese Henrik Martin Dahlsbakken inizia con un montaggio di video amatoriali anni Ottanta, alternati a immagini di una ballerina in costume che danza freneticamente una morbida ballata; e questo ci dà subito il tono del film: nostalgico, ironico, selvaggiamente anticonvenzionale.
Kasper (Benjamin Helstad) è un giovane uomo che ha perso il suo lavoro alla scuola elementare dove insegnava musica, a causa del suo irresponsabile uso di alcolici. Licenziato, riceve una telefonata da suo padre ubriaco, Georg (interpretato da Ingar Helge Gimle), che si trova in una situazione altrettanto penosa. Georg non ha ancora lasciato l’appartamento da quando sua moglie Irene (Birgitte Victoria Svendsen) è morta, otto mesi fa. Da allora, Kasper e il padre hanno cercato di stabilire un rapporto e inaspettatamente si trovano uniti nel dolore quando Georg decide di accettare l’invito, destinato a Irene, all’annuale concorso di quilt su un’isola sperduta. Spinto dalla promessa fatta a sua madre, che lo aveva implorato di prendersi cura del padre e di divertirsi insieme a lui, una volta che lei non ci sarebbe stata più, Kasper accetta malvolentieri questo viaggio improvvisato, per rendere omaggio a sua madre e alla sua vecchia passione per il quilt.
Padre e figlio si mettono in strada su un sidecar arrugginito e Georg si mostra apertamente e con nonchalance come travestito, dopo essersi lungamente nascosto. Con un pizzico di humor, una sfumatura malinconica e allegre melodie da road movie, Dahlsbakken esplora questo particolare rapporto padre-figlio e le conseguenze che questa accorata dedizione alla loro missione ha sulle persone che incontrano. Going West offre uno scorcio sugli appaganti paesaggi norvegesi, ma sceglie di concentrarsi sui suoi abitanti, sui volti e sulle storie in cui si imbattono i protagonisti durante il loro cammino. Quando il malandato veicolo li lascia a piedi, spunta fuori una vecchia fidanzata di Nick che li accompagna alla sua fattoria dove vive con suo marito tetraplegico. Georg e Kasper riescono a far breccia nel cuore del coniuge, inizialmente impenetrabile, che poi presterà loro la sua Jaguar, così che possano continuare la loro avventura; ma l’uomo raccomanda di trattarla con cura, perché a volte “fuoriesce quello che è dentro ed entrano cose da fuori”, metafora dell’esperienza che padre e figlio stanno vivendo e che cambierà la loro vita. Grazie a questa piccola avventura, nata un po’ per caso, Georg e Kasper impareranno a permettere agli altri di entrare nelle proprie vite e a mostrare il loro vero io.
Going West ha una struttura tradizionale ma offre una rappresentazione atipica, perché non sentimentale, dei suoi protagonisti. Sørensen dà un’interpretazione eccezionale di Georg, senza mai farlo diventare la macchietta di un travestito di mezz’età, ma muovendosi delicatamente nel territorio insidioso tra una cinica ironia e il pathos. Situazioni fuori dal comune sono trattate con disinvolta giocosità, mentre alle piccole tragedie del quotidiano vengono date affettuose attenzioni. Il risultato è un avvincente road movie familiare, in cui non è importante la meta del viaggio, ma le persone che i protagonisti incontrano mentre cercano di arrivarci.” (Irene Silvera Frischknecht, Cineuropa.org)

synopsis

An unemployed music teacher takes his estranged transgender father on a road trip to the west coast of Norway, in order to honor his late mother’s excellent quilting skills.

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