Fuoristrada

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Fuoristrada

Pino è un meccanico e un campione di rally che decide di diventare donna e di chiamarsi Beatrice. Sulla strada sterrata della sua trasformazione, incontra Marianna, una donna romena che accetta la sua natura. S’innamorano e decidono di sposarsi, entrambe vestite da sposa. Pino/Beatrice è sia moglie che marito, sia padre che madre per il figlio di Marianna, che decide di adottare. La storia di un amore che unisce una famiglia non convenzionale, in un paese troppo convenzionale. Spiega la regista. “Pino/Beatrice è un transessuale, che ci appare come un uomo responsabile, dolce e forte. Fa il meccanico e continua a essere un campione di rally. Marianna, a ogni gara, gli siede accanto, è la sua navigatrice. Ho avvertito la necessità di descrivere una famiglia non convenzionale, di mostrare un’unione diversa, ma simile a tutte le altre, fondata sull’amore. Un viaggio all’interno del cambiamento della nostra società, alla scoperta di mutamenti del costume e alla riscoperta di valori innati. Mutati nella forma, solidi nella loro essenza. Ho seguito questa coppia unica nel quotidiano, ho tentato di descrivere i piccoli momenti autentici delle loro giornate, assieme alle grandi prove che questa forma d’amore – così sfuggente e concreta, così poco definibile eppure definita – ha attraversato e attraversa. Senza proclami, senza prese di posizione: l’amore sopra ogni cosa. L’amore avvolge una storia di esseri umani, in Italia, che compiono scelte importanti, che vanno “Fuoristrada”, che prendono rotte diverse, strade sconnesse, e si ricongiungono sullo stesso sentiero.” Presentato con successo al festival di Roma 2013.

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Pino is a mechanic and a rally rides champion, who decides to become a woman, and names himself Beatrice. As a transgender, he meets Marianna, a nurse from Romania who’s taking care of Pino’s old mother. Beatrice and Marianna fall in love and manage to get married in Rome, fighting society and prejudice, both dressed as brides. OFF ROAD is an Italian love story, an unsurfaced road to become an unconventional family, in a too conventional country. (Imdb)

RECENSIONI

La filosofa e scrittrice francese Simon Weil diceva: “Nessuno ha amore più grande di colui che sa rispettare la libertà dell’altro”; questo è sicuramente vero per Marianna, donna rumena che ha lasciato libero Pino, il suo uomo, di portare fino in fondo il suo percorso di trasformazione in Beatrice.
Sono proprio Pino/Beatrice, Marianna e la loro famiglia, agli occhi dei più molto anticonvenzionale, ad essere protagonisti del coraggioso documentario diretto dalla giovane Elisa Amoruso. Sebbene dal punto di vista registico il primo documentario di Elisa Amoruso non presenti particolari elementi di novità mantenendosi vicino agli standard del genere è proprio grazie alla semplicità delle forme scelte, che agli occhi di qualcuno potrebbe essere percepita come segno di poca originalità, che la storia narrata arriva allo spettatore con maggior forza.
Alternando le interviste ai protagonisti e ai loro famigliari, ad immagini sgranate di un passato lontano in cui Beatrice era Pino, la regista offre al suo pubblico il ritratto di una vita assai convenzionale fatta di lavoro, momenti di gioia e di dolore, battibecchi e risate in cui chi guarda non potrà fare a meno di riconoscere anche parti della propria vita.
Ad emergere con tutto il suo carisma come protagonista assoluta è proprio Beatrice, che con la sua allure degna della protagonista dei migliori film di Fellini, racconta con immensa verve e con grande senso dell’umorismo la sua storia e il suo difficile percorso di ricerca ed affermazione di sé in una società fintamente progressista, ma ancora profondamente bigotta, che appare ancora oggi spaventata dalla diversità in tutte le sue forme.
Grazie alla magia e al fascino dei suoi protagonisti e della loro storia di grande amore, un amore sincero capace di superare molti ostacoli, Elisa Amoruso porta sullo schermo un documentario con cui si ride e ci si commuove, potente e forte nei suoi temi di profonda attualità ma anche assai delicato nelle sue forme.
In un momento in cui nel nostro paese si sta mettendo in discussione il concetto di famiglia, in cui alcuni licei hanno deciso di eliminare la dicitura ‘madre’ e ‘padre’ dai libretti di giustificazione degli studenti, Elisa Amoruso dimostra come l’unica cosa che definisce la famiglia siano l’amore e il rispetto tra i membri che la compongono.
“Fuoristrada” si fa dunque veicolo di potenti messaggi positivi dimostrando come, non solo la bellezza, ma anche la diversità esistono solo negli occhi e nella mente di chi guarda. Si spera dunque che questo documentario possa essere visto dal maggior numero di persone perché, dopo i fatti che hanno recentemente animato le pagine della nostra cronaca, è innegabile come oggi ci sia bisogno di una nuova lezione sul vero significato della parola tolleranza ed è proprio questo che il documentario della giovane regista romana offre senza mai scadere nella retorica più pedante. (Mirta Barisi, ecodelcinema.com)

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Si chiama Girello, ma non è quell’ausilio degli anziani o la macchinetta rotante per i bebè. È il soprannome dato al meccanico romano Giuseppe Della Pelle che dopo vent’anni di officina si appassiona alle corse di rally e diventa un asso, campione di rally che nel 2002 vinse la targa come “fenomeno dell’anno” nel circuito amatoriale di rally fuoristrada nazionale. Un nome non facile da portare: gli è stato assegnato per la sua abilità di far ruotare l’auto durante le esibizioni e vincere le gare. Un uomo forzuto e atletico, pure gran seduttore: si sposa due volte e ha una figlia dal primo matrimonio. I successi in pista si susseguono. Poi, la svolta radicale. Nei primi anni Novanta la personalità femminile di Giuseppe viene a galla, il desiderio di essere una donna prende il sopravvento: nel 1995 inizia a prendere gli ormoni, sviluppa le curve che ha iniziato ad amare e il suo desiderio inizia a collimare col grande sogno, diventare quello che dentro di sé ha lentamente coltivato tra un tornante e l’altro.
Ossia passare sull’altra metà della luna, dove le dune da rally hanno ombre che non conosciamo. E conoscere una nuova se stessa, Beatrice. Poi, un’altra grande svolta. Nel 2003 conosce Marianna Dadiloveanu, badante rumena della madre, emigrata in Italia dopo aver gestito per lungo tempo un negozio di alimentari di famiglia. Beatrice si innamora follemente di Marianna che ha già un figlio. Essendo ancora anagraficamente maschio, Beatrice Della Pelle può sposare Marianna alla presenza della sua nuova famiglia ‘allargata’. La cerimonia si svolge a Nemi sui colli Albani.
Beatrice lascia poi il rally e torna al suo primo lavoro, il meccanico, dove ancora oggi lo/la si può trovare fra spoilers e contagiri in un’officina del quartiere romano di San Giovanni. Ma resta il desiderio di avere un piper da ristrutturare, tutto per lei e Marianna, e dipingerlo di fucsia.
L’incredibile storia di Giuseppe viene raccontata nel documentario “Fuoristrada” di Elisa Amoruso, premiato al Festival di Roma e in uscita nelle sale il 27 marzo grazie a Istituto Luce Cinecittà.
Un esperimento produttivo insolito, una cine-cordata composta da “meloproducodasolo” in associazione con Young Film e Tangram Films, senza alcun finanziamento pubblico.
“Ho sentito il bisogno di raccontare questa storia perché si è presentata ai miei occhi – spiega la regista – con la forza di una storia d’amore unica, prorompente, fondata su un sentimento così forte da superare qualunque barriera sociale e culturale. Una famiglia non convenzionale, un’unione diversa, eppure simile a tutte le altre, fondata sull’amore”.
“Un viaggio alla scoperta dei mutamenti del costume e alla riscoperta di valori innati – continua la regista – mutati nella forma ma solidi nella loro essenza. Ho seguito questa coppia unica, nel suo quotidiano, cercando di descrivere i piccoli momenti autentici delle loro giornate, assieme alle grandi prove che questa forma d’amore – così sfuggente e concreta, così poco definibile eppure definita – ha attraversato e attraversa”.
“La storia di due esseri umani, in Italia – conclude Elisa Amoruso – che compiono scelte importanti, che vanno “fuoristrada”, prendono rotte diverse, strade sconnesse, e si ricongiungono sullo stesso sentiero”. (R. Schinardi, Gay.it)

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