Fassbinder

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Fassbinder

“La pellicola descrive la vita del regista, dai tempi dell’antitheater alla morte. La Hendel parla con gli attori più importanti del suo cinema e i colleghi di quel periodo, come Hanna Schygulla, la sua grande musa interprete di tanti film, Irm Hermann, Harry Baer, Margit Carstensen, Thomas Schühly, Volker Schlöndorf e Juliane Lorenz, l’ultima compagna di Fassbinder e capo della Fondazione a lui dedicata. “Fassbinder è morto, ma i suoi attori sono ancora qui” questa è una delle prime frasi con cui si apre il documentario.
Alle interviste in parte inedite – come l’ultima rilasciata un giorno prima della sua morte – in cui Rainer Werner descrive il suo approccio verso l’antitheater, la politica, il cinema, i rapporti tra le persone, si alternano scene tratte dai suoi film. Il documentario riesce a trasmettere il carisma del regista bavarese e rivela particolari nascosti o almeno poco conosciuti sulla sua morte. Racconta che i film di Fassbinder e la sua vita non possono essere separati. Il regista di La terza generazione (Die dritte Generation, 1979) non lascia nulla fuori dalla sua riflessione artistica: la famiglia, il terrorismo, l’antisemitismo, la xenofobia, la sessualità. I colori dell’essere umano vengono rappresentati in 44 film che hanno segnato la rinascita del cinema tedesco del dopoguerra. Nei suoi film ha interpretato come nessun altro prima di lui la società tedesca legata alle vicende politiche degli anni ‘70 e ‘80.
Annekatrin Hendel su Fassbinder ha dichiarato: “Aspetti personali, sociali, la storia della Germania dell’ovest – tutto è presente nei suoi film. Io non volevo lavorare soltanto con le interviste, ma anche con i film stessi”. Quest’obiettivo, lo si nota fin dall’inizio. Infatti sono tante le pellicole approfondite e utilizzate dalla regista per sviluppare il racconto del documentario: L’amore è più freddo della morte (Liebe ist kälter als der Tod, 1969), con il famoso video di quella volta in cui alla Berlinale il pubblico in sala protestò ferocemente contro il film e Fassbinder spavaldo e divertito saluta dal palco a fine proiezione; Berlin Alexanderplatz, molti credevano che produrre una serie tv dal libro di Alfred Döblin sarebbe stato impossibile ma lui ci riuscì; Querelle (1982) il film scandalo, l’omossessualità/bisessualità di Rainer al centro della sua produzione; Katzelmacher (1969) con il tema del razzismo e degli stereotipi; Un anno con 13 lune (In einem Jahr mit 13 Monden, 1978), un uomo innamorato che cambia sesso per amore di un altro uomo.
Come vediamo la Hendel è riuscita pienamente a realizzare il suo obiettivo. Lo spettatore di Fassbinder esce dalla sala con un sorriso e al tempo stesso percepisce quel senso di vuoto lasciato dalla morte dell’enfant terrible del Nuovo Cinema Tedesco.” (G. Govinda, radiospin.it)

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