Departure

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Departure

Affascinante opera prima del regista britannico Andrew Steggall, autore di ottimi corti e regista di opere teatrali. Incredibile l’equilibrio tra immagini (splendide), musica (perfetta) e sviluppo del racconto, coinvolgente dalla prima all’ultima scena. Un film destinato a diventare un sicuro cult, sia per la qualità che per le tematiche, che non sono nuovissime ma ripercorse in modo assolutamente originale. Poesia, sensualità, riflessione e dramma sono un tutto unico, una profonda escursione nell’anima e nei sentimenti umani. Sono tre i protagonisti principali della storia, una madre, il figlio 15enne, un’altro bellissimo giovane che cattura entrambi, ai quali verso la fine si aggiunge un quarto, il marito e padre, che ci svelerà la chiave di tutto quello che sta accadendo. Tutti questi personaggi hanno un percorso evolutivo che alla fine li vedrà completamente trasformati, un percorso che lo spettatore segue facilmente e senza sbalzi, pur nella sua complessità e specificità, altro grande merito di ottime sceneggiatura e regia. Tutta la storia del film si concentra nel tempo di una settimana. Elliot (Alex Lawther, già apprezzato nel ruolo del giovane Alan Turing in The Imitation Game) e sua madre, Beatrice (Juliet Stevenson), sono inglesi ma stanno per abbandonare l’abituale casa delle vacanze estive nel sud della Francia (la casa, indipendentemente dalle loro volontà, verrà venduta). Elliot è un 15enne silenzioso, gli piace osservare e annotare tutto quello che vede. E’ già consapevole della sua omosessualità (nella sua stanza vediamo riproduzioni di nudi maschili di Caravaggio e Flandrin), anche se probabilmente non l’ha ancora sperimentata. La madre Beatrice, triste e visibilmente amareggiata, si trova in una profonda crisi coniugale e non riesce ad avere col figlio un rapporto costruttivo, che anzi sembra peggiorare di giorno in giorno. Stanno imballando le loro cose ed arriva ad aiutarli Clement (Phénix Brossard), un enigmatico ragazzo parigino, anch’egli in vacanza nel posto. Madre e figlio apprezzano molto il suo aiuto, soprattutto il suo ambiguo fascino, che li cattura entrambi. L’aiuto di Clement si risolve però in un peggioramento della situazione, anche se segnerà un punto di svolta per entrambi, soprattutto per Elliot. Clement, che si considera etero, ha capito subito che Elliot è gay, ma si lascia corteggiare. Elliot lo fissa con sguardi pieni di sentimento, di desiderio, spera che sia arrivato per lui il momento di passare dalla teoria alla pratica. Ma Clement ha ancora un’idea vaga dell’omosessualità, la crede solo una cosa viziosa, non conosce l’esistenza dell’omo-erotismo. Dice di non aver letto Rimbaud proprio per il pregiudizio omosessuale. Ma è curioso, forse inconsapevolmente bisessuale, e si lascia masturbare da Elliot (che poi a casa si porta le dita ancor pregne dell’odore del seme di Clèment prima al naso e poi nella bocca). Quando Elliot lo bacia non si sottrae e quando Elliot gli dice di amarlo, Clèment lo corregge in positivo specificandogli che in francese per dire ti amo in una dichiarazione d’amore non basta dire ‘je t’aime’ ma bisogna dire ‘je t’aime bien’. Quindi accetta il suo sentimento d’amore e forse lo ricambia. Quando arriva il padre di Elliot, Philip (Finbar Lynch), veniamo a sapere (scusate lo spoiler ma è assai importante) che il fallimento del suo matrimonio, che la madre non vuole accettare, parte dal fatto che è omosessuale, una omosessualità che gli ha impedito di amarla, una omosessualità repressa che l’ha indotto a sposarsi per potersi nascondere meglio. Questo fatto del padre omosessuale avrebbe potuto essere inteso come causa dell’omosessualità del figlio, come la colpa del genitore che cade sul figlio, ma il regista, intelligentemente, si guarda bene dal sottolineare questa cosa, calcando invece sull’aspetto naturale dell’essere omosessuale, su un’omo-affettività che parte dall’intimo e dal profondo, limitandosi a condannare l’uomo che non ha avuto il coraggio di accettarsi e di vivere il proprio orientamento. Anche la figura della madre non è vista come la vittima di un gay represso e codardo, ma come la vittima di quello che viene considerato un ruolo obbligato, quello della brava moglie, un ruolo a cui non ha avuto il coraggio di rinunciare, sacrificandosi per tutta una vita.
Un film imperdibile, che lascia il segno, dal ritmo giusto, lento quanto basta a farci entrare nello spirito dei personaggi, visivamente ammagliante, con un’ottima fotografia che unisce perfettamente sorprendenti invenzioni visive ai multiformi colori dei sentimenti umani, il tutto in un affresco più che reale, dal quale non vorremmo mai separarci.

synopsis

An English mother and her teenage son spend a week in the South of France breaking up a summer home that has become one of the casualties of the woman’s crumbling marriage. The boy struggles with his dawning sexuality and an increasing alienation from his mother. She in turn must confront the fact that her marriage to his father has grown loveless and the life she has known is coming to an end. When an enigmatic local boy enters their lives, mother and son are compelled to confront their separate desires and, finally, each other.

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2 commenti

  1. Departure sta a significare una partenza, una partenza importante e il film cerca di rendere evidente questo momento di cambiamento in tutti i modi: l’autunno, l’esplorazione del corpo, gesti di rottura e rivelazioni: il film inizia con il presunto urto dell’auto con un cervo e finisce con un temporale (the storm). I registi costruiscono tutto questo in maniera molto attenta e studiata, con un feticismo tutto inglese per la bella fotografia, il paesaggio del sud della francia, i cesti di vimini, il mobilio di quercia, gli oggetti contenuti in una vecchia cassapanca come la giacca da soldato di Elliot. Non sono un esperto di cinema, ma molto si è fatto nella fase di montaggio del film, lavorando su queste immagini che sono state usate per rappresentare – drammatizzare direi – sentimenti e fantasie di Elliot e a volte per far avanzare il racconto. Direi una ricerca del tempo perduto, senza particolari esiti. Il materiale è buono e vale la visione.

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