Dead Europe

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Dead Europe

Isaac (Ewen Leslie) è un giovane fotografo gay, senza legami e sicuro di se, appartenente alla prima generazone australiana di una famiglia che proviene dalla Grecia. Il padre è un uomo riservato, comunista ed ateo, la madre è profondamente superstiziosa e devota alla religione greca-ortodossa. Da un certo momento il padre inizia ad avere comportamenti strani ed ombrosi e improvvisamente muore in un terribile incidente d’auto, in pratica un suicidio. Isaac, contro la volontà della madre decide di cremarlo e di portare le sue ceneri in Grecia, il suo paese d’origine. A questo scopo riesce ad ottenere di allestire in Europa una sua mostra fotografica. Questo è il suo primo viaggio in Grecia e vi si reca con la speranza di scoprire l’origine o la causa dei tanti problemi famigliari. Tuttavia quello che Isaac troverà non sarà quello che si aspettava. Dopo essere stato a Pipigo, il montagnoso paese d’origine del padre, Isaac si reca ad Atene dove incontra un ragazzo chiamato Josef (Kodi Smit-McPhee), che è appena stato derubato. Decide di riaccompagnarlo a casa e mentre s’incamminano Josef gli confida che la donna che troverà a casa non è sua madre e gli fa capire che ha bisogno d’aiuto. Quando la sera Isaac ritorna a trovarlo non c’è nessuno nella casa e i vicini gli dicono che l’appartamento è vuoto da mesi. Isaac parte quindi per Parigi dove incontra un amico del padre ai tempi della militanza comunista. Si reca poi a Budapest dove trova il quasi sconosciuto fratello Nico (Marton Csokas) che vive ai margini della città e che gli fa conoscere Syd (interpretato con vigore da Igal Naor), un personaggio inquietante (ma assai importante nell’economia della storia) che gestisce un giro di pedofilia e racket della prostituzione… Pian piano emerge un ritratto dell’Europa assai disturbante, per niente cartolinesco, con tensioni razziali che covano in modo minaccioso sotto la superficie, povertà e degrado che si annidano appena fuori dalle principali attrazioni delle grandi città, dove civiltà e decoro sembrano portare in realtà ad abbiette brutalità e illegalità. Isaac deve confrontarsi con un melting pop di storia, culture, luoghi e sessualità che anziché aiutarlo nella ricerca della propria identità, sembrano avviarlo verso un completo rivolgimento della sua morale e del suo spirito. Il film mette forse troppa carne al fuoco e tante tematiche avrebbero avuto bisogno di maggiori approfondimenti e connessioni, magari allungando il film di una ventina di minuti. Un’opera prima comunque interessante, adattamento di un omonimo romanzo di Christos Tsoliakis pubblicato con successo nel 2005.

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PRESENTAZIONE:

Sta facendo parlare di sè Dead Europe, ispirato al premiato romanzo omonimo del 2005 dello scrittore australiano di origini greche Christos Tsiolkas, noto anche in Italia per Lo schiaffo, tradotto da Neri Pozza, e autore anche di Loaded, dal quale è stato tratto il film del 1998 Head On.
Dead Europe è un “anti-road movie” girato in otto settimane e in due diversi continenti, definito cupo, disturbante e visionario, che fonde horror, elementi tipici della tragedia greca, echi biblici e una riflessione sulle migrazioni e l’odio razziale, “una storia sulle radici dell’Europa, che parla anche di superstizioni e del loro collegamento con il mondo contemporaneo”.
Ho trovato il romanzo di Tsiolkas – uno dei pochi scrittori contemporanei autraliani che non ha paura di fare luce su quanto troviamo più scomodo – un libro onesto, poetico, inquietante ed erotico. Mi è entrato sotto pelle per le sue qualità gotiche, mi ricorda le favole dei fratelli Grimm e le storie estremamente violente che i miei nonni, ebrei tedeschi, mi raccontavano” afferma Tony Krawitz, nato in Sudafrica ma attivo in Australia, già regista del documentario The Tall Man e di Jewboy, presentato a Cannes nel 2005, e sposato con Cate Shortland, regista del recente Lore, che ha una tematica di fondo in comune con Dead Europe. Tra i riferimenti per il film, cita due classici della suspence, Rosemary’s Baby e Don’t Look Now, e Lilja 4 Ever, piccolo gioiello del 2002 di Lukas Moodysson.
Il protagonista del film è un giovane fotografo e gallerista, Isaac (Ewen Leslie, già in Jewboy e Sleeping Beauty) che trasporta le ceneri di suo padre, morto suicida (di overdose nel romanzo) dalla periferia di Sidney a un villaggio greco. Presto si rende conto che la storia della sua famiglia, emigrata in Australia nel dopoguerra, nasconde fatti sinistri, che riguardano un ragazzino ebreo, Josef (Kodi Smit-McPhee – The Road, Blood Story).
“Isaac è costretto a confrontarsi con l’antisemitismo, il bigottismo incorporato fin nelle ossa dell’Europa e la natura della colpa ereditaria. Crede di essere agnostico e umanista, ma la sua psiche viene trasformata dall’idea che i peccati dei suoi antenati lo perseguiteranno”.
Il ruolo di Leslie è cruciale “Ci serviva un attore che fosse credibile come persona sofisticata, cosmopolita, un po’ ntellettuale, colta, che si accorge che in una parte dell’Europa può sentirsi ancora un pesce fuor d’acqua” raccontano il regista e la sceneggiatrice, Louise Fox. Anche il personaggio del ragazzino la scelta è stata determinante: McPhee, appena quindicenne, ha avuto il compito di incarnare un’apparizione – fantasmatica o meno – che si muove tra eroina e pornografia, e che segue il fotografo durante tutte le tappe della sua discesa nell’oscurità e in ogni paese in cui si sposta.
Isaac tenta di smarrirsi in un mix di sesso promiscuo e droghe, viaggiando alla ricerca di altre informazioni. L’incontro con il fratello maggiore, Nico (Marton Csokas – Il signore degli anelli, Alice in Wonderland, The Tree, Il debito, Dream House, La leggenda del cacciatore di vampiri) tossicomane che vive nello squallore, sarà la chiave per svelare loro drammatico passato familiare e accelererà la sua discesa nella follia.
“Il film attraversa sobborghi che rappresentano l’antitesi di quanto vediamo negli opuscoli e nelle guide turistiche, dai vicoli di Atene pieni di profughi a un Carnevale dionisiaco in un villaggio di montagna, da un campo rom alla periferia di Parigi, passando per la scena dei club underground di Budapest”.
Per assicurarsi l’autenticità di ogni scena, Krawitz ha voluto una crew abituata a lavorare in Australia, tra cui i montatori, Scott Gray di Animal Kingdom e al lavoro sulla nuova miniserie di Jane Campion Top of the Lake e Alexandre De Franceschi, con Jane Campion per In the Cut e Bright Star; il sound designer Sam Petty (Little Fish); Fiona Crombie, già production designer dello straordinario esordio australiano Snowtown; Jed Kurzel, autore della colonna sonora sempre di Snowtown; la costumista Emily Seresin, già collaboratrice di John Curran, Cate Shortland, Scott Hicks e Jane Campion.
Un gruppo che reagisse da “straniero” all’incontro con le crew locali e le persone del posto, in ciascuno dei paesi toccati dalle riprese. E aggiunge: “Volevo sfidare i nostri pregiudizi. Il mio film è dedicato ai dimenticati d’Europa, a coloro sui quali l’Europa ha chiuso un occhio”.
Nel cast troviamo anche Jean-François Balmer (attore per Chabrol – Madame Bovary e Rien ne va plus – recentemente in Dans la maison) Françoise Lebrun (musa di Jean Eustache in La maman et la putain) e Yigal Naor (Munich, Rendition).
(www.sentieriselvaggi.it/)

CRITICA:

Christos Tsiolkas’ book is adapted for the big screen by Tony Krawitz, weighed down by a continent gasping for breath.
When Isaac Raftis announces his intention of visiting Greece for the first time in his life for his upcoming photography show, his father stuffs a handful of dirt in his mouth and quickly abandonds the party they’re both attending. Speeding in his car, he ends up dead on the side of the road in an accident that looks uncomfortably like suicide.
Isaac now has one more reason to visit Greece: to scatter his father’s ashes at his village of Papigo, a trip his mother would much rather he didn’t take. Arriving in Athens, he finds his brother’s family rather unwelcoming, with the exception of his young cousin. Walking the city streets, he takes pictures of strangers and documents urban unrest, until he meets a strange boy accompanied by his mother. When he tries to track them down, their neighbors in the immigrant quarter inform him the woman has been dead for months.
There’s a dark cloud hanging over his head throughout the trip from Papigo all the way to Paris, where he tracks down a former comrade of his father’s from his communist days and then on to Budapest, where his brother lives a life full of drugs and pornography, supposedly paying off some debt.
His only companion is the image of the little boy he met in Athens and a young Jew his family sequestered during the war. Or did they? This trip is anything but a vacation, as he descends into a world full of secrets and hidden tragedies that still have the power to devastate, illusions slowly shattered and hatred that never diminished.
Isaac’s European sojourn is an introduction to the dark side of the continent and his own psyche, haunted by an invisible menace that’s barely kept at bay, a rising darkness that threatens to swallow us all. A ghost story and a psychological thriller with a sociopolitical edge, “Dead Europe” wears more hats than it can possibly handle but it’s still seductive thoughout, a revealing portrait of an entire continent through the eyes of a stranger, which turn out to be more piercing than most. (Flix.gr)

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