Alba nuova

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Alba nuova

Niente di omosessuale, in termini dichiarati, in questo bellissimo film francese, dove però viene talmente esaltata l’amicizia e la “compassione” fra due uomini da lasciare supporre qualcosa di diverso. Anche il film è diverso, sia nella sceneggiatura (la storia si svolge tutta all’interno di situazioni di lavoro) che nell’indagine psicologica dei personaggi, basata su piccole cose, semplici sguardi, sottili reazioni e percezioni scaturite dai normali sentimenti che accompagnano la vita e i problemi quotidiani. Ammaliante.

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Alain è un trentenne parigino apparentemente integrato e soddisfatto della sua famiglia e del suo lavoro. E’ padre di una bella bimba di quattro anni, è sposato con un’infermiera e ha un lavoro garantito in un campo in piena espansione: fa il collaudatore di prodotti multimediali e di videogiochi. Ma qualcosa non va, nonostante tutti gli invidino il fatto che per lavoro debba giocare dal mattino alla sera. “Cazzo, ma tu giochi per lavorare? Che figata” si sente dire troppo spesso. Alain ha il bisogno pressante di cambiare vita, di vedere cosa c’è al di fuori del suo piccolo guscio e così decide, da un giorno all’altro, di licenziarsi. Inizia così la trafila delle code agli uffici di collocamento, dei dialoghi con gli addetti al reinserimento lavorativo, delle discussioni per motivare il perché di una scelta così strana e apparentemente infantile per la maggior parte dei suoi conoscenti. Dopo una serie di offerte gli viene proposto di partecipare a un corso per la guida di macchine pesanti per cantieri. “Perché no” si risponde. E così parte per il corso di formazione che durerà sedici settimane. Qui si ritrova a contatto con altri coetanei disoccupati che, come lui, hanno deciso di partecipare al corso perché si tratta semplicemente di un’opportunità per lavorare. Tranne Manu, un ragazzo insicuro di sé che ha deciso di iscriversi al corso per via di una passione viscerale per qualsiasi modello di bulldozer. Conosce tutti i segreti delle macchine, tutte le soluzioni tecniche. Ma ha un grosso problema, la sua infinita passione per i Caterpillar si traduce in insicurezza e incapacità di guidarle, a differenza di Alain che fin dal primo giorno si dimostra un asso nel ruotare con estrema dolcezza i bracci idraulici delle enormi macchine. Dal rapporto tra i due nasce una sfida e una naturale complicità nell’affrontare insieme le piccole insidie della quotidianità. Manu sarà vicino ad Alain quando questi si renderà conto che la moglie lo sta abbandonando per un altro, socialmente più “affermato”. Alain si occuperà invece di costruire un piccolo simulatore di guida dei bulldozer per l’insicuro Manu in vista degli esami finali di guida. Anche se alla fine solo Alain verrà promosso, tra i due è nata una profonda amicizia che esula dalla competizione per un lavoro che in realtà, di fonte alle prospettive di un occupazione comunque alienante, non fa per nessuno dei due.
Il film è un omaggio all’amicizia ed è un gesto delicato nei confronti di chi è alla ricerca di contenuti e legami che vanno al di là delle frequenti visioni “superficiali” anche di fonte a situazioni apparentemente prive di interesse, come un corso per imparare a guidare un caterpillar.

(Alberto Burba su www.Clarence.it)

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