10 migliori articoli del 2017

Questa classifica è assolutamente parziale, stante il fatto che non possiamo assolutamente dire di aver letto tutti gli articoli che parlano di noi pubblicati nell’intero 2017, soprattutto tutti quelli della carta stampata. Quindi , per questa opinabile classifica, possiamo affermare di aver preso in considerazione solo gli articoli pubblicati sul Corriere della Sera, su La Repubblica e la grande maggioranza di quelli pubblicati sul web (sia di testate importanti che di quelle meno conosciute ma meritevoli di attenzione). Oltre che parziale è anche una classifica personale, basata cioè su gusti individuali, che vuole premiare quegli autori che ci hanno regalato le più grosse emozioni. E ogni emozione merita di essere condivisa.
Riportiamo, nome dell’autore, testata, titolo dell’articolo e incipit

Classifica

  1. Quel figlio diverso che sogno di avere

    di Massimo Andreis (Corriere della Sera)

    Trovo Michele davanti al teatro. Entriamo: ci sono la proprietaria dell’agenzia – dove il mio socio lavora – in compagnia del marito e della Karol, truccata e pettinata per il suo saggio di danza. Ballerà con il suo uomo. In fondo, la invidio: in un modo o nell’altro, giusto o sbagliato che sia, ha trovato il suo equilibrio. E, soprattutto, l’amore. Non è stato facile, dopo tanti ostacoli e non pochi compromessi, aspettare la morte della madre per intraprendere il percorso di transizione da un sesso all’altro con tutto ciò che comporta, convinta che, quantunque l’avesse visto fin da piccolo giocare con le bambole e piangere se costretto a dire il suo nome maschile a chi glielo chiedeva, la mamma non avrebbe accettato il suo desiderio di andare contro la Natura, in un certo senso contro di lei, che l’aveva partorito…

  2. L’epidemia della solitudine gay

    di Claudio Rossi Marcelli (Internazionale)

    Dopo aver passato gli ultimi anni a sbattere la testa contro il nodo dei diritti delle coppie formate da persone dello stesso sesso, l’opinione pubblica italiana ha recentemente riscoperto una sua vecchia passione: l’attenzione morbosa per il comportamento sessuale degli omosessuali.
    Il tema è tornato alla ribalta prima di tutto per via dell’omicidio di Luca Varani, il giovane massacrato un anno fa in un appartamento di Roma da due amici, Manuel Foffo e Marco Prato. Alcol, droga, sesso e morte: questo omicidio conteneva tutti gli ingredienti giusti per spingere i mezzi d’informazione a rispolverare i toni da “sordido ambiente omosex” di cui si erano sbarazzati solo qualche anno prima. E ci hanno offerto perfino un nostalgico spauracchio da aids, quando nei giorni scorsi si è diffusa la notizia che Marco Prato è sieropositivo, una rivelazione che secondo la stampa avrebbe gettato nel panico la movida romana. Come se una persona sieropositiva fosse un lebbroso tornato a ungerci dal medioevo…

  3. Gli omosessuali e le battaglie per l'uguaglianza

    di Michela Marzano (La Repubblica)

    AMORE o guerra? Amore, senz’altro. Quell’amore che è fatto di riconoscimento dell’altro di sé e di accettazione, di solidarietà e di inclusione, di uguaglianza e di carità. Quell’amore che non lascia nessuno solo. Indipendentemente dalle specificità di ognuno e dalle differenze di sesso, di genere, di orientamento sessuale, di colore della pelle, di credo religioso, di abilità o di disabilità. Una delle questioni più importanti che si pongono oggi quando si ha a cuore il vivere-insieme, è d’altronde quella del ruolo che si è disposti o meno a dare alle “diversità” in una società che dice di voler promuovere l’uguaglianza e la pienezza dei diritti. Come si può, infatti, parlare di uguaglianza (ma anche di solidarietà, e rispetto, e civiltà, e amore) se poi non si è capaci di riconoscere a tutti e a tutte esattamente gli stessi diritti?

  4. Quattro Giornate, la storia dimenticata dei femminielli che fecero la Resistenza

    di Luigi Mastrodonato (L’Espresso)

    “Quando scoppiarono le insurrezioni, i femminielli scesero in strada sparando al fianco di noialtri. Si trattava di maschi omosessuali travestiti da donna, presenti a decine nel quartiere dove erano soliti riunirsi in un terreno nella zona di Piazza Carlo III”.
    Antonio Amoretti è probabilmente l’ultimo partigiano ancora in vita ad aver combattuto durante le Quattro Giornate di Napoli. Quel lontano 27 settembre del 1943 scoppiò una delle insurrezioni più dure e gloriose della storia recente della città, che andò avanti per quattro lunghi giorni e portò alla liberazione di Napoli dai nazifascisti un giorno prima dell’arrivo degli Alleati. Il campo d’azione di Amoretti era proprio l’area di Piazza Carlo III, nel quartiere San Giovanniello, oggi un susseguirsi di maestosi ed eleganti palazzi dove spiccano bar, alberghi e negozietti…

  5. Qualcosa resterà. Su omosessualità e letteratura

    di Franco Buffoni (leparoleelecose.it)

    Parlare di autori omosessuali o di letteratura omosessuale mi fa una strana impressione. Da un lato sono convinto che in Italia ce ne sia bisogno: in Italia l’omosessualità non è ancora “normale”. L’omosessualità diventa normale quando è normata. In Italia è ben lungi dall’esserlo. Il mondo post-gay è un mondo dove le inclinazioni non implicano per forza il riconoscersi in un gruppo, in una presunta cultura o in uno stile di vita. Da noi invece c’è ancora molto bisogno di una rivendicazione militante della differenza. Prima di poterci concedere – anche noi – il superamento dei ruoli e delle categorie.
    Dall’altro lato, tuttavia, parlare di letteratura omosessuale mi riporta – per analogia – al disagio che provai qualche anno fa a Siena…

  6. Usa, dallo Stonewall Inn a oggi: la storia del Gay pride ad uso di chi invoca la normalizzazione

    di Tommaso Gazzarri (Il Fatto Quotidiano)

    Ogni anno, in occasione dei gay pride (che negli Stati Uniti si svolgono nel mese di giugno), si ripropongono le solite, stolide polemiche. Cosa c’entra il “pride” cioè l’ “orgoglio” con i diritti civili? Perché questa carnevalata di culi nudi e poppe all’aria che squalificano “le pur almeno-in-parte-condivisibili rivendicazioni” delle persone Lgbt? Esiste forse un etero-pride? Chi cerca “normalità” non dovrebbe tentare di promuovere un’immagine “normale”? Le risposte a queste non-domande oltre che nella ragionevolezza risiedono nella storia americana degli ultimi 50 anni…

  7. Rainbow Flag: perchè l’arcobaleno è il simbolo della comunità LGBTI in tutto il mondo

    di Francesco dell’acqua (Il Sole24ore)

    “Rainbow is the new black“. Con questa campagna (che si rifà al titolo di una famosissima serie tv) Netflix ha letteralmente colorato Madrid per celebrare il Word Pride 2017. Un claim che ha del vero, considerando che la bandiera arcobaleno è da otre trent’anni il simbolo più conosciuto e rappresentativo della comunità LGBTI mondiale. L’unico in grado di comunicare immediatamente i concetti di orgoglio e rivendicazione dei diritti delle persone omo-bi-trans-intersessuali.
    Qualche esempio? Ha colorato la Casa Bianca il giorno della storica sentenza con cui la Corte Suprema ha introdotto il matrimonio egualitario negli Stati Uniti; viene sventolata ed esposta in ogni forma durante i Pride, o per festeggiare la conquista di importanti diritti (come appena accaduto nel parlamento tedesco dopo l’approvazione dei matrimoni same sex)…

  8. L’ amore nato in una discoteca anni Settanta

    di Sandra Bonzi (La Repubblica)

    ARRIVANO felici sulla loro Vespa («È così che facciamo i nostri viaggi!») e che si amino non c’è alcun dubbio: si sono sposate già tre volte. «Nel 2009 davanti a un avvocato, nel 2012 ci siamo iscritte nel Registro delle unioni civili e poi nel 2016 abbiamo potuto fare una vera cerimonia». E sono pronte farlo una quarta volta, appena le unioni civili saranno parificate – a tutti gli effetti – al matrimonio. Dal loro incontro al Sound of ‘70s di Dergano nel 2006, Fedya Crespolini e Valentina Pozzi non si sono più lasciate, completandosi a vicenda, mixando concretezza e vitalità, tutela del loro privato e impegno sociale…

  9. Prima di Will & Grace non c’erano i gay in tv

    di Vincenzo Ligresti (vice.com)

    Mia sorella ed io su un divano, Italia Uno, un telecomando da tenere a turno e l’apprensione di usarlo prontamente per cambiare canale nel caso in cui fosse entrato qualcuno. In breve sono queste le prime cose che mi sono venute in mente quando la NBC ha comunicato che, dopo 11 anni, sarebbe stata mandata in onda la nuova e nona stagione della sitcom americana Will & Grace.
    Da allora l’emittente statunitense, presa bene dalla reazione dei fan, ha poi annunciato molte altre cose: l’aggiunta di nuovi episodi nella nona stagione, una decima stagione, un’altra aggiunta di episodi—per un totale di due nuove stagioni e 29 episodi complessivi. Ieri è andato in onda negli Stati Uniti il primo episodio della lista, che in Italia verrà trasmesso stasera su Joi. Nello stesso periodo, io ho rivisto tutte e otto le stagioni per recuperare tutti gli spezzoni—incluso lo speciale finale che fa molto piangere — che avevo perso cambiando canale anni fa…

  10. Omofobia, la legge dimenticata: è ferma in Senato da 4 anni

    di Flavia Amabile e Linda Laura Sabbadini (La Stampa)

    Fra le prime dieci del «Chi l’ha visto» delle grandi riforme italiane c’è di sicuro la legge contro l’omofobia, primo firmatario il sottosegretario Pd Ivan Scalfarotto, approvata dalla Camera il 19 settembre del 2013, trasmessa quattro giorni dopo al Senato e da quel momento sprofondata nel nulla, insabbiata da una valanga di emendamenti e dalla consapevolezza che gli equilibri di palazzo Madama non avrebbero mai permesso di approvarla… (Flavia Amabile)

    «Si può amare una persona dello stesso sesso, o dell’altro sesso, l’importante è amare».
    Me lo ricordo come fosse oggi. Ero ancora direttora dell’Istat e con grande passione mi impegnavo per dare visibilità agli invisibili, anche con la rilevazione sulla immagine sociale dell’omosessualità in Italia. Quel risultato era indice di qualcosa di importante che stava cambiando nel nostro Paese… (Linda Laura Sabbadini)

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