Felice chi è diverso

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Felice chi è diverso

Primo film a tematica gay del pluripremiato regista Gianni Amelio, che ha colto l’occasione per un coming out che aspettavamo da molto tempo. Il film è stato invitato alla Berlinale nella sezione Panoramica perchè rappresenta “uno studio antropologico che diventa una storia culturale del Paese, una storia d’Italia dai tempi del fascismo fino agli anni ’80. La sua analisi delle condizioni sociali è sia commovente che furiosa e non permette al pubblico di restare indifferente”. Amelio descrive così il suo film: “E’ un viaggio in un’Italia segreta, raramente svelata dalle cineprese, l’Italia del mondo omosessuale. Un viaggio fatto di storie raccolte dal sud al nord del Paese, di chi ha vissuto sulla propria pelle il peso di essere un ‘diverso’. Racconti di repressione, censura, dignità, coraggio, e felicità”. Conosciamo così una coppia di gay anziani che vivono in una città del nord che ci raccontano la storia del loro rapporto pluridecennale; un uomo parla di come sia stato abusato dal padre a causa della sua identità sessuale; un’altro, che è riuscito a fare una carriera di alto livello, spiega di aver avuto una sessuale soddisfacente e cita numerosi omosessuali politici italiani. Sentiamo diversi gay provenienti da diversi ceti sociali e regioni che raccontano come hanno vissuto la loro condizione, ricordando la solitudine, la discriminazione, la sofferenza e le violenze subite, ma rivelano anche i loro progetti per una vita felice. L’autore mette in rilievo la discrepanza sconcertante tra la realtà di queste vite vissute e la copertura mediatica offerta per decenni al grande pubblico. Manipolazione, ironia pungente, battute al vetriolo, rappresentazioni grottesche o maledette, vengono usate con la massima indifferenza, soprattutto quando i soggetti appartengono alla classe intellettuale. Il titolo del film è derivato da una poesia di Sandro Penna.

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La recensione del critico e scrittore Vincenzo Patanè

"Felice chi è diverso" di Gianni Amelio

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6 commenti

  1. Un documentario interessante, anche dal punto di vista culturale ed educativo (potrebbe essere proiettato nelle scuole), che però esplora soltanto l’universo maschile raccontando e ricostruendo le vicende di uomini gay che hanno vissuto in Italia in un determinato periodo storico.

  2. thediamondwink

    Un geniale e interessantissimo documentario riguardante la vita omosessuale in Italia nel passato, con riflessioni, a mio parere, con l’attuale situazioni sociale. Sulla falsa riga del libro “Quando eravamo froci”, penso sia una libera ispirazione, il docu/film naviga tra diverse situazioni sociali e caratteriali, con personaggi che hanno vissuto la loro omosessualità in un periodo sicuramente non facile. Certo che ne hanno passate tante in quegli anni e guardare l’omosessualità oggi mi fa pensare a quanto possiamo essere fortunati, ovviamente non per quanto riguarda le violenze, ma per tutto ciò che abbiamo oggi rispetto al passato. Da vedere

  3. Fra1977

    Mi piace usare il termine docu/film, che colpisce per le storie raccontate che sono spiazzanti, commoventi, tenere, e in alcuni casi divertenti! Un ritratto di un passato, ma ancora presente e immaturo! Se avete la possibilità andate a vederlo!

  4. Felice d’averlo visto. Dovrebbero trasmetterlo in tv, magari su rai 1. Si scoprono anche alcune verità storiche su chi ha governato il nostro Paese per più di mezzo secolo (vedi Andreotti). Lo consiglio

  5. Giuseppe81

    Documentario meraviglioso, commovente, divertente e splendidamente realizzato !!! pieno d spunti x capire cosa,rispetto alle generazioni passate,abbiamo guadagnato e cosa abbiamo perso! invito tutti acercarlo anke se so ke puo’essere difficile visto la scarsa distribuzione

  6. Mi dispiace che il regista abbia escluso la tematica lesbica. Secondo me poteva inserirla, così si rappresentava la storia del movimento glbt italiano in maniera più esaustiva.

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trailer: Felice chi è diverso

Varie

An older gay couple in a city in northern Italy talk about their decades-long relationship. A man describes how he was physically abused by his father because of his sexual identity. Another, who had a high-flying career, recounts a sexually fulfilled life and mentions numerous homosexual politicians. Gay men from across the social classes and regions of the country have their say and discuss the different conditions which determined gay life in Italy. Their stories recall isolation, discrimination, suffering and violence, but also reveal designs for a happy life. There is a discomfiting and controversial discrepancy between the reality of the individual accounts and the media coverage. The latter often portrays gay people with a discriminatory irony or is manipulating and vitriolic, especially where intellectuals are concerned. With Felice chi è diverso, Gianni Amelio relates a gay history of Italy since fascist times. His anthropological study becomes a cultural history of the country. His analysis of social conditions is both moving and enraging and refuses to allow the audience to remain indifferent. (Berlinale 2014)

Personaggi delle immagini a lato:

1- Pier Paolo Pasolini pasolini con F. Citti e N. Davoli
2- Agostino Raff
3- Alba Montori
4- Aldo Sebastiani
5- Ciro Cascina
6- Claudio Mori
7- Corrado Levi
8- Fernando Nigiro
9- Francesco Cocola
10- Giorgio Bongiovanni
11- John Francis Lane
12- Glauco Bettera
13- Lucy Salani
14- Nicola Calì
15- Mosè Bottazzi
16- Ninetto Davoli
17- Ninetto Davoli
18- P. Marchesini e R. Pagliero
19- Roberto David
20- PaoloPoli
21- Gianni Amelio con J.F.Lane e F. Nigiro
22- Gianni Amelio sul set

NOTE DI REGIA:

“Felice chi è diverso essendo egli diverso. Ma guai a chi è diverso essendo egli comune”! Questa poesia di Sandro Penna ci fa da guida in un’Italia segreta, mai svelata da una cinepresa che vuole indagare sulla realtà e non sulla finzione. È l’Italia del mondo omosessuale così com’è stato vissuto nel Novecento, dai primi del secolo agli anni ‘80, quando si sono diffusi sulla scia di certi movimenti americani, i primi tentativi di “liberazione”. Nel documentario ascoltiamo le testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle il peso di essere un “diverso”, quasi sempre ostacolato dalla sua stessa famiglia, deriso a scuola, escluso dalla società dei “normali”. Queste persone, che sono ormai in là con gli anni, ricordano com’era vissuta questa condizione sotto il fascismo e poi nel secondo dopoguerra, quando ancora si stendeva una coltre di silenzio sull’argomento, e si viveva nella paura e nella repressione. Storie raccolte in varie parti d’Italia, da nord a sud, per dare un’immagine il più possibile rappresentativa dei sentimenti e delle abitudini di una nazione antropologicamente e culturalmente assai differenziata. Storie drammatiche ma anche serene di persone che hanno saputo raggiungere, pur tra mille difficoltà, un equilibrio privato e sociale. C’è l’artista che ha fatto della propria “diversità” un’arma vincente, e della propria solitudine un punto di forza. C’è l’uomo della strada che è stato sconfitto dall’incomprensione spesso crudele di genitori e parenti. E c’è chi ha trovato una stabilità affettiva con un altro essere umano, formando una coppia che resiste nel tempo e attraversa gioie e tempeste né più né meno di una coppia eterosessuale. Il quadro che ne verrà fuori può essere sfaccettato e sorprendente di certo colpiscono la dignità ed il coraggio con cui ognuno è riuscito a realizzare se stesso, combattendo contro chi considera la condizione omosessuale una malattia e un pericolo. Le testimonianze originali contrastano in modo spesso violento con l’immagine stereotipata dell’omosessuale così com’è stata rappresentata dai mezzi di comunicazione: giornali, cinegiornali, televisione, film. Da questi traspare un’aggressività e spesso una violenza che ancora oggi fanno riflettere su quanto omofobica sia stata (e sia ancora) la nostra società. I materiali di repertorio, montati accanto ai racconti delle persone, danno un quadro inquietante su come siano state distorte e manipolate le cose per ridurre tutto in “fenomeno” da condannare. L’immagine finale è quella di un mondo – il nostro – che ha bisogno ancora di fare molti passi avanti nel rispetto e nella libertà di ciascuno.

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