Bambi

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Bambi

Ultimo splendido documentario di Sébastien Lifshitz, sulla vita della transgender Bambi. Bambi, nata Jean-Pierre Pruvot in un piccolo villaggio algerino nel 1935, già da bambino non rispondeva alle aspettative della sua famiglia allargata, scegliendo di trovare il modo per diventare la donna che da sempre si sentiva di essere. Il successo che ottenne al Cabaret Carrousel de Paris di Algeri nel 1950 le diede il coraggio necessario per emigrare nella capitale francese, dove assunse il nome di Bambi e potè condurre la vita che desiderava, esibendosi sui palcoscenici dei music-hall. Jean-Pierre, famoso da allora come Marie-Pierre, ha oggi 77 anni. La sua è una storia di dolore, coraggio e passione. Un impressionante collage di fotografie e canzoni, filmati di repertorio, spezzoni di diversi film ai quali ha partecipato in piccoli ruoli, clip super-8 e visite ai luoghi della sua infanzia, ci regalano l’affascinante avventura della sua liberatrice trasformazione in una radiosa donna transessuale. Fondamentali punti di passaggio sono il suo primo amore, la sua amicizia con la collega artista Coccinelle, i suoi esperimenti con gli ormoni, gli scandali e le sue rivalità, la storia di come è diventata una scrittrice, per finire con il sorprendente incontro con l’amore della sua vita.

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CRITICA

“Bisogna compiere uno sforzo e cercare di raccontare Bambi diversamente da come si potrebbe fare usando una sola parola proprio come ha fatto il regista francese Sébastien Lifshitz, nel documentario che racconta la vita avvincente e in qualche modo spericolata di questa donna straordinaria. A parte la difficoltà del dover affrontare, in un periodo storico non proprio progressista, la sensazione di essere nata in un corpo sbagliato e la presa di coscienza a soli sedici anni di voler essere sicuramente qualcos’altro, quello che spiazza osservando il film di Lifshitz è quel coraggio tinto di bianco con cui Bambi ha combattuto la sua battaglia. Il documentario è sostanzialmente il suo diario segreto e lei la regina assoluta della narrazione come un tempo lo era della scena.
Si perché il suo inizio, una volta deciso di lasciare l’Algeria, fu proprio come ballerina al Caroussel di Parigi, dove è rimasta per circa vent’anni per poi scegliere la via dell’insegnamento, dopo il conseguimento della laurea alla Sorbona, passando per la delicata operazione che ha concluso il processo di affermazione della propria femminilità.
Il film contiene diversi video girati da lei stessa in super8 in tutti questi anni, alcuni appartenenti alla sua dimensione personale altri a quella lavorativa. E tutti, proprio tutti, odorano di donna come neanche il famoso Chanel numero 5 di Marylin Monroe. Bambi ha seguito fino in fondo cio’ che sentiva di essere anche se evidentemente non lo era e questo film é il suo delicato e definitivo modo di raccontarsi. Cos’altro avrebbe dovuto essere?” (L. Sinceri, SentieriSelvaggi.it)

“… we’re actually talking about a French transsexual woman who performed under the stage name Bambi in a transgender showgirl revue at Le Carrousel de Paris for approximately 20 years!
Lifshitz’ documentary is all about the extraordinary life of the French music-hall star and a transsexual pioneer (just try to imagine her life during the 1950’s). I have a feeling that this film is not something like – “hey, let me shock you with this guy/girl”, simply because there’s so much more about this controversial woman than that transsexual part. She quietly acquired university degrees at the Sorbonne in Paris and then went into stealth-mode, becoming a professor of literature and a writer.” (filmofilia.com)

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