La Nave delle donne maledette

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La Nave delle donne maledette

Un gruppo di deportate naviga su un galeone spagnolo del ’700 verso le colonie americane. Film maledetto della cinefilia più fiammeggiante. Nella sarabanda delle deportate in rivolta sotto l’uragano, accenni di scene lesbiche per l’epoca piuttosto espliciti. (QueerLion.it)

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Un commento

  1. proudtodare

    probabilmente un film molto interessante per gli appassionati del genere, che però si sviluppa secondo il solito schema. scene sessuali piuttosto esplicite che stupiscono molto, considerando che il film è datato 1954. inevitabile comunque la loro stigmatizzazione.

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Spagna, XVIII secolo: per salvare il matrimonio della cugina Isabella, Consuelo si accusa di un infanticidio e viene condannata a dieci anni di lavori forzati; ma l’avvocato che non ha potuto salvarla al processo s’imbarca sulla nave che la sta portando con altre detenute alla colonia penale, senza sapere che su quello stesso vascello viaggia anche la neosposa Isabella. Melodramma barocco e sensuale, ispirato al romanzo di Léon Gozlan (Histoire de cent-trente femmes), il film affronta il tema dell’ingiustizia con una carica erotica inusitata per i tempi: le scene in cui le prigioniere si ribellano e convincono la ciurma ad unirsi a loro con argomenti tutti femminili ha fatto sognare molti spettatori (anche se queste sono state le sequenze più censurate in tutte le edizioni, italiane o estere che fossero). Eccessivo e claustrofobico, questo film incrina la visione “consolatoria” dell’opera di Matarazzo, mettendo in scena l’erotismo come forza eversiva e libertaria e filmandolo con uno stile insolitamente ridondante e compiaciuto (i primi piani delle scollature) “cui dà corpo una fotografia dai colori cupi, netti e forti, anche questi decisamente di un tono sopra il reale” (Aprà) (ma in televisione passa solo una versione in b/n) L’eccentricità del soggetto – dichiaratamente ‘antiborghese’ – e l’originalità della regia hanno giustificato negli anni successivi letture altrettanto eccentriche. Soprattutto l’incendio finale della nave, con il combusiere ex sacerdote che invita le donne ‘maledette’ a chiedere perdono, è stato visto come “metafora della ‘giusta’ sconfitta della sinistra (pirati e donne di malaffare) per mano del supremo ordine divino” (Buttafava) (dal Mereghetti che gli assegna 4 stelle)

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Su un galeone spagnolo del ‘700 in navigazione verso le colonie americane con un gruppo di deportate tra cui la nobile Consuelo (Britt) che si è autoaccusata di infanticidio per salvare il matrimonio della cugina Isabella (Weber), viaggiano la stessa Isabella, suo marito (Costa) e, come clandestino, l’avvocato da Silva (Manni). Scoppia una sommossa tra le detenute che, concedendosi agli uomini dell’equipaggio, s’impadroniscono della nave. Una burrasca interrompe orge e banchetti. La nave affonda. Si salvano su una scialuppa soltanto da Silva e Consuelo che sarà riabilitata. Tratto dal romanzo Histoire de 130 femmes di Léon Gozlan, sceneggiato dal regista con Ennio De Concini e Aldo De Benedetti, prodotto da Ponti-De Laurentiis e girato su una nave all’ancora già usata per altri 2 film, è il 1 film a colori di Matarazzo e fa macchia nel suo itinerario di specialista in melodrammi popolari per il gusto dell’eccesso: erotismo, sadismo, personaggi, situazioni-limite, claustrofobia, cupo barocchismo figurativo (fotografia in Gevacolor di Aldo Tonti), tutto è esasperato. Sono caratteri che l’hanno reso 20 anni dopo film di culto presso una cappella di critici parigini e, di rimbalzo, presso la giovane critica italiana che l’ha letto in chiave libertaria ed eversiva. Raccontato come merce di scambio, il sesso diventa in quest’ottica un veicolo di rivolta e di liberazione. Fu vietato ai minori di 16 anni con un successo inferiore ai melodrammi “normali” e caserecci di Matarazzo (Il Morandini)

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