Breakfast with Scot

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Breakfast with Scot

Ed e Sam sono impegnati in una relazione da quattro anni. Ed è un ex giocatore di hockey (della Toronto Maple Leafs) diventato ora un cronista sportivo e Sam è un avvocato che lavora per la sua ex squadra di hockey. Quando l’avventuroso fratello di Sam, Billy, si trasferisce per lavoro in Sud Africa, la sua ex ragazza, Julie, viene trovata morta per overdose e suo figlio Scot (non figlio di Billy) viene affidato a Billy. Ma Billy risulta disperso così Sam deve prendersi cura del piccolo. Il problema a questo punto è Ed, che non ha mai voluto sentire parlare di bambini. Quando l’11enne Scot arriva nella loro casa e aprono la sua sacca, dentro vi trovano … una rosa e musicale spazzola per capelli, due scatolette di plastica contenenti collanine, una cintura rosa, e quattro paia di calzini merlettati … realizzando così che il bambino sia più dichiarato di loro, nonostante che ancora non sappia niente della loro vita. Un ragazzo unico in una ancora più insolita situazione, Scot porta lo scompiglio nella vita di Ed e Sam. Ma quando Billy ricompare e decide di portare Scot con sè in Sud Africa, Ed e Sam non sopportano il pensiero di perderlo… Il film indaga sul significato reale di famiglia, contrapponendo in modo divertente gli stereotipi familiari ai sentimenti che formano una vera unione famigliare e mostrando come può sentirsi un bimbo che non riesce ad adattarsi al ruolo che la società gli ha preparato.

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5 commenti

  1. Sarà perchè in questo paeriodo pasquale al cine i film sono depressivi, questo film mi ha proprio tirato su di morale.Ben confezionato e ben recitato, in questa commedia mi è piaciuto il ruolo di eric,uno dei due padri “adottivi”,particolarmente apprensivo nei confronti di scott perchè fà riemergere in lui un passato fatto di ricordi spiacevoli di umiliazioni e non vuole che scott patisca altrettanto..Il film comunque è positivo !!!Se ne esce con tanta volgia di crescere ed andare avanti!Lo trovate sottotitolato su teoninja.blogspot.it

  2. Fantastico questo film che racconta in modo delicato e commovente l’evolversi del rapporto tra un bambino effeminato che ha appena perso la madre e una coppia gay (Eric e Sam) alla quale viene affidato. La storia si muove attorno ai due personaggi di Eric (non Ed, come erroneamente riportato nella scehda) e il piccolo Scot, e lascia – forse volutamente – un ruolo marginale a Sam, che a differenza del compagno non ha alcuna difficoltà ad accettarlo. Da vedere.

  3. Film piacevole. La trama e la costruzione psicologica dei personaggi funziona bene. Il tema dell’omosessualità viene affrontato in diverse sfaccettature con profondità non esattamente banale, in una sorta di Bildung-romanzo che porta i tre protagonisti verso la consapevolezza di essere una famiglia.

  4. Un film che cerca di dipingere altri tipi di famiglia e ci riesce con le loro ansie e difficolta’, pur essendo una coppia gay e’ palpabile la difficolta’ che trovano nel gestire questo bambino che e’ sicuramente molto piu’ gayo e che lo vive con molta piu’ naturalezza di ED e Sam.

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Grossa polemica in America per il permesso di usare logo e nome che la Toronto Maple Leafs, squadra di Hockey, ha concesso ai produttori di questo film. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Michael Downing, racconta della coppia gay formata da un ex giocatore di hockey e dall’avvocato della sua squadra che adottano un bambino di 11 anni (nel libro erano invece un editore e un chiroterapeuta).
Il Los Angeles Times riporta le dichiarazioni di Brian Rushfeldt, direttore della Canadian Family Action Coalition, che dice “Questo è l’ennesimo tentativo di normalizzare il comportamento omosessuale. Si vuole promuovere l’omosessualizzazione dei giovani e dei bambini”. Risponde Bernadette Masur, vicepresidente dell’ufficio stampa della squadra, affermando che l’esecutivo della Leafs pensa che questa sia un’ottima opportunità “certe persone non riescono a comprendere il significato di questa storia, la vicenda di una famiglia americana contemporanea, come ce ne sono molte, che cerca di allevare un figlio nel miglior modo possibile” (12/2/2007)

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