• G. Mangiarotti

Scusate se esisto!

Il tema principale del film, la sottovalutazione della donna nella cultura e nel mercato italiani, anche se non proprio nuovissimo (ma ben venga fintanto che persiste) è affrontato con comica dignità da quest’ultima commedia di Riccardo Milani. I primi minuti del film che ci presentano in sintesi la storia della protagonista (una sempre bravissima Cortellesi), sono esilaranti (la bambina che preferisce i mattoncini al gioco delle bambole), ed anche il seguito sulla vicenda del Corviale, un obbrobrio urbanistico alla periferia di Roma che il Comune vuole riqualificare, riesce ad unire, con un certo stile, divertimento ed impegno sociale. Se la trama del film si fosse accontentata di questi temi, già assai vasti, il tutto avrebbe potuto funzionare. Purtroppo, la commedia non si accontenta di questo ed inserisce una trama (con sottotrama) gay che a nostro avviso rovina tutto. E se notiamo che tra gli sceneggiatori compare anche il nome del nostro, in quanto gay, Ivan Cotroneo, la cosa ci stupisce ancora di più. Diciamo questo perché la storia gay del film non è altro che una carellata dei peggiori stereotipi gay, che ci riporta assai indietro nel tempo quando gli omosessuali venivano presentati al cinema solo con lo scopo di far ridere (o piangere). Anche il protagonista, interpretato da Raoul Bova, un gay dal solito passato con “vizietto”, viene fatto entrare in scena come fosse una novella Wanda Osiris, o forse, meglio dire, una soubrette dello show del sabato sera. Naturalmente, essendo bello (ma in certe inquadrature in macchina sembra un vecchietto), pensa solo a farsi una scorpacciata di sesso gay (pesano forse anni di astinenza?), invitando nella sua bella casa personaggi gay che noi abbiamo visto solo nei fumetti. Pensate che uno di questi, un orsetto gentile, arriva col sedere scoperto, come se avesse attraversato Roma in quelle vesti. Quando poi il via vai sembra limitarsi ad un probabile fidanzato, questi (interpretato sopra le righe da Marco Bocci), è una checca sfrenata, da fare impallidire persino l’Albin del Vizietto. Anche la sottotrama ‘nobile’ del padre gay che ha paura a rivelarsi come tale al figlioletto, è incongrua oltre che già vista e rivista. In sala comunque il pubblico ride e si diverte e la critica non ha accolto male il film, puntando su alcune battute divertenti ed una buona interpretazione di tutti gli attori. Noi invece ci aspettavamo molto di più (o, come dicevamo sopra, di meno).

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