• G. Mangiarotti

Né Giulietta né Romeo

Grande Veronica Pivetti, beniamina del pubblico gay fin da quando nel 1998 era tra le protagoniste di “Commesse”, una delle prime serie italiane a presentare personaggi gay, fino al successo dell’ancora in onda “Provaci ancora prof!”, senza dimenticare la voce data a “Improvvisamente l’inverno scorso”, primo film della coppia gay Gustav Hofer e Luca Ragazzi. Con questo film, dove è attrice, sceneggiatrice e regista per la prima volta, si guadagna sicuramente uno dei primissimi posti nella classifica VIP 2015 della nosta redazione. Perchè “Né Giulietta, né Romeo” è anzitutto un manifesto LGBT, cioè una storia che affronta praticamente tutte le tematiche gay d’attualità nel nostro Paese. Temi drammatici, ma trasposti in commedia con un tocco di leggerezza che ne smussa le asperità senza staccarli dalla difficile e contradditoria realtà quotidiana. A iniziare dalla difficile e lunga gestazione della propria indesiderata omosessualità da parte del protagonista Rocco, un bravissimo Andrea Amato (che ci ricorda nell’aspetto il giovane Anthony Perkins). Rocco è uno studente 16enne che da un anno sta cercando di scopare la sua migliore e paziente e comprensiva amica Maria (Carolina Pavone) senza riuscirci, perchè il ‘meccanismo’ non si attiva. Scoprirà la causa di questi ripetuti insuccessi quando a scuola viene picchiato dal bullo di turno, in questo caso assai affascinante, tanto da procurargli nel mentre la tanto attesa erezione (cosa che gli impedirà di denunciarlo). Molto eloquente la scena di quando viene aggredito dal tipo sotto la doccia, che diventa quasi un amplesso (a ricordarci che spesso gli omofobi sono solo dei gay repressi). Così Rocco inizia a prendere consapevolezza della sua identità, sostenuto dall’amica Maria ma non altrettanto dai genitori (separati), coi quali fa uno speranzoso coming out, confidando sulla mentalità aperta e progressista da loro dimostrata in passato. Ma dal dire al fare c’è di mezzo il mare. La madre giornalista, una espansiva Pivetti, cerca rifugio nell’idea che si tratti del solito momento di passaggio, mentre il padre (uno psichiatra pieno di sè che si gode il suo successo come scrittore) vorrebbe metterlo in analisi. Rocco nel frattempo si è chiarito le idee, è sicuro di sè e vorrebbe solo fare esperienza e magari incontrare l’amore. Esilarante la scenetta di quando la madre lo trova che sta facendo sesso con uno sconosciuto e lui avrà la determinatezza di spiegarle che nel mondo gay funziona così, cioè prima si scopa poi ci si conosce. La prima parte del film, quella famigliare e scolastica è sicuramente la più riuscita, attenta a presentarci tutti i protagonisti con pochi ma efficaci tratti. La mamma amorevolissima e sempre preoccupata, il padre staccato e fondamentalmente egoista, la nonna fascista ma vigile, l’amica Maria (Carolina Pavone) sempre disponibile e sagace (per far soldi pensa di vendere gli ovuli), l’amico Mauri (Francesco De Miranda) goffo e ingenuo (rimarrà sconvolto quando vede Rocco baciare un ragazzo) e soprattutto Rocco che deve vedersela anzitutto con se stesso e le sue paure. La seconda parte, quella del viaggio a Milano per seguire il concerto del cantante gay più in voga del momento, con Rocco ormai consapevole di quello che è e vuole, è forse un po’ dispersiva e troppo rocambolesca, con qualche caduta nello stereotipo (vedi la nonna che si droga) ma il film vuole essere una commedia, nonostante i temi forti ed inusuali, e per questo bisogna addolcire la pillola. Tra le commedie italiane che in questi ultimi anni hanno scoperto il mondo LGBT, e non sono state poche, questa è sicuramente una delle più riuscite, delle più fresche ed originali, capace di parlare ad un vasto pubblico, riuscendo a divertire mentre fa chiarezza su tanti aspetti e contraddizioni della nostra società.
Come spiega l’autrice Pivetti: “Può una famiglia evoluta, progressista, alternativa al punto giusto, saltare per aria di fronte alla scoperta di un figlio omosessuale? Purtroppo sì, anche se siamo nel 2015. Anche se pensavamo che il dato fosse acquisito e metabolizzato. ‘Né Giulietta, né Romeo’ è la cronaca e commedia di un nucleo familiare che va in crisi di fronte all’ineluttabile ‘Mamma, io amo lui’ dell’adorato figlio maschio. Per raccontare questa storia mi sono smaccatamente alleata con il mio giovane protagonista, Rocco, e siamo andati a braccetto alla scoperta dei pregiudizi familiari, tanto imprevedibili quanto radicati. Ne abbiamo riso e pianto insieme, ci siamo arrabbiati e abbiamo meditato, mentre un mondo adulto e impreparato dava fuori di matto senza riuscire a capire quello che stavamo dicendo, facendo, pensando.
La nostra corsa semiseria alla ricerca di un’identità sessuale troppo a lungo inascoltata, ha tessuto la trama di Né Giulietta, né Romeo secondo una logica istintiva e adolescenziale, come il protagonista voleva che fosse, guardando il mondo con i suoi occhi. E, tra un sorriso e l’altro, ho cercato di raccontare, con la macchina da presa saldamente in spalla, lo sgomento e l’incapacità di chi siede pericolosamente in bilico sulle proprie miopi certezze. Durante questo viaggio ho avuto l’immenso piacere d’incontrare Amnesty International che ha visto e condiviso Né Giulietta, né Romeo e l’ha sostenuto dandogli il patrocinio, cosa mai avvenuta prima d’ora per una commedia
“.

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