Fabio Canino ha aperto la serata inaugurale del 31° Torino Gay&Lesbian Film Festival con un intervento comico tutto incentrato sul suo ultimo libro ‘Rainbow Republic‘ (Ed. Mondadori) in cui egli immagina che la Grecia, fatta fallire dalla disastrosa politica economica dell’Unione Europea, risorga grazie alla comunità internazionale gay e lesbica, che piano piano ne prende il potere. La sua moneta diventa la Dragma e sulle sue banconote ci sono effigiate tutte le drag queen del mondo. Invece della polizia della buon costume c’è la polizia del buon gusto: se si è vestiti male o in acrilico si viene arrestati. L’aeroporto è dedicato a Maria Callas ed è fatto proprio con la forma della Callas. Tutte le vie sono dedicate a celebri personaggi gay e lesbiche. Ovviamente la bandiera è la rainbow. L’intervento di Canino si conclude con la proiezione di un breve tributo a Paolo Poli, recentemente scomparso, a cura di Enrico Salvatori.
Sono quindi saliti sul palco Angelo Acerbi e il Presidente del TGLFF Giovanni Minerba, che dopo i consueti ringraziamenti istituzionali invita sul palco l’Assessore alla cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi e il Sindaco di Torino Piero Fassino. Fassino è praticamente l’unico sindaco di una grande città italiana ad essere sempre presente all’apertura di un festival di cinema a tematica LGBT. Riportiamo qui di seguito l’intervento del sindaco:
“Grazie a tutti voi per questo 31° festival, anch’io ringrazio tutti coloro che ci si sono dedicati, perché sappiamo bene come questi eventi riescano grazie alla passione, dedizione e generosità di quelli che si dedicano per mesi a prepararlo, confermando così quanto questo festival sia un’istituzione culturale ormai consolidata e radicata nella nostra città e con un rilievo nazionale e internazionale sempre più riconosciuto. E lo dimostra un cartellone che anche quest’anno ha una proiezione e un profilo internazionale molto alto. Io proprio per questo desidero rivolgere, credo che tutti in questo momento lo dobbiamo fare, un pensiero grato a Gianni Rondolino, che è stato uno degli uomini che hanno voluto questo festival, quando fare un festival lesbian-gay non era così scontato e anzi suscitava scandalo, trasgressione e eresia, diciamo cosi. E quindi diciamo grazie davvero a quest’uomo che ha dedicato la sua vita al cinema e alla cultura del nostro Paese. L’altra considerazione che voglio fare è.. Si, Torino, è una città, come sappiamo tutti, che su questa frontiera ha marcato sempre un impegno di avanguardia, qui si sono realizzate esperienze di riconoscimento del diritto all’orientamento sessuale e a vivere liberamente la propria affettività che hanno fatto strada e costituito un punto di riferimento per la tutela dei diritti. E tuttavia anche nelle città di avanguardia su questo tema, ci possono essere episodi dolorosi. Io credo che quello che ci hanno raccontato questa mattina le cronache e cioè la storia di Mattia e Massimiliano, che sono stati oggetto di una continua azione persecutoria, per essere gay, sia una storia dolorosa che ci dice come le battaglie non siano mai vinte una volta per tutte, come c’è la necessità di continuare a battersi ogni giorno per garantire che ognuno possa vivere liberamente la propria vita, il proprio orientamento sessuale, la propria affettività. Io domani incontrerò Massimiliano e Mattia, per esprimere loro la solidarietà della città e dirgli che questa è una città che non accetta l’omofobia, non la tollera, e siccome c’è chi vuole esprimerla, questa è una città che la contrasta e la contrasterà con grande determinazione, sempre. E questo festival è importante proprio per questo, perchè è un grande evento culturale che ci aiuta a coltivare la piena consapevolezza di doverci battere ogni giorno perché i diritti delle persone siano riconosciuti e in particolare che appunto il diritto a vivere senza paura, senza discriminazione, senza false vergogne, il proprio orientamento sessuale sia riconosciuto a tutti, e tutti in questa città siano uomini e donne liberi di vivere la propria vita. E quindi io penso che proprio per questo il festival sia tanto più importante, ed è tanto più importante che ogni anno questo festival ci aiuti a far crescere una consapevolezza, che per altro nella società italiana, ha fatto passi da gigante, se pensiamo a quanto dieci anni fa, non un secolo fa, ancora i temi che oggi sono riconosciuti e accettati, erano invece oggetto di discriminazione e di atteggiamenti retrivi e conservatori. Grazie, grazie a tutti quelli che anche quest’anno hanno realizzato il festival, e lavoriamo tutti insieme perché a partire da qui, anche visti gli appuntamenti importanti che in sede legislativa ci saranno nelle prossime settimane, ci si batta perché finalmente tutti si sia liberi di vivere la propria vita. Grazie e buon lavoro a tutti.”
Giovanni Minerba ha poi ricordato che questo festival ha dedicato alcuni eventi a dei personaggi recentemente scomparsi. A David Bowie è dedicata una compilation di suoi videoclip commentata vocalmente e musicalmente da Andy dei Bluvertigo. Verrà poi commemorato Ettore Scola, di cui sarà proiettata ‘Una giornata particolare‘ alla presenza della figlia Silvia, e ci sarà anche un contributo video di Maurizio Costanzo che collaborò alla sceneggiatura. Verrà poi ricordato Gianni Rondolino, con la proiezione di ‘Un chant d’amour‘ di Jean Genet. Ci sarà anche un ricordo ad Alfredo Cohen, un personaggio molto importante per Torino, cantante, attore e uno dei fondatori del Fuori. Minerba ha infine ricordato due giornalisti scomparsi molto vicini al festival, Vera Schiavazzi e Stefano Campagna.
Angelo Acerbi ha quindi citato le giurie del festival e sono saliti sul palco i componenti della Giuria del Premio Ottavio Mai: Wieland Speck, la nota cantante Paola Turci e l’attore, tanto bello quanto bravo, Alessandro Borghi. Wieland Speck è responsabile della sezione Panorama della Berlinale, è stato il fondatore del Teddy Award e come regista girò nel 1985 ‘Wesler’, che partecipò e fu premiato al primo TGLFF.
Paola Turci ha poi cantato quattro brani del suo repertorio, tra cui una strepitosa sua interpretazione di ‘Cucurrcucu paloma‘ , che Paola ha cantato in omaggio ad una scena del film ‘Parla con lei’ di Almodovar , in cui questa canzone è cantata da Caetano Veloso .
A chiusura della cerimonia Fabio Canino ha ricordato che venerdì prossimo alle 18 ci sarà un importante focus dedicato al peggioramento delle condizioni di vita di gay e lesbiche in Tunisia.
E’ quindi iniziata la programmazione del festival con la proiezione del film di Roland Emmerich ‘Stonewall‘ presentato da Federica Ferracuti distributrice italiana del film.
STONEWALL (2015)
Il film racconta di come un ragazzo qualunque della provincia americana, sia portato dalla soffocante omofobia che lo circonda, prima alla disperazione e poi a diventare uno degli eroi di quella piccola rivoluzione scoppiata davanti al locale “Stonewall Inn” nel Greenwich Village di New York, il 28 giugno 1969 all’una di notte, evento considerato dalla comunità omosessuale americana come lo spartiacque tra medioevo e età moderna dei diritti LGBT.
Danny è un adolescente gay, che ama, ricambiato, il suo amico di sempre Joe, quarterback della squadra di football della scuola, squadra capitanata dal severo padre di Danny. Quando Danny e Joe vengono scoperti dagli amici a fare sesso, scoppia lo scandalo e Joe tradisce l’amico affermando di essere stato ubriacato e sedotto. Il padre di Danny pretende che il figlio ammetta di avere bisogno di essere curato da quella brutta malattia (a quei tempi curata con l’elettroshoc). Danny, con uno scatto di orgoglio, rifiuta e quindi viene cacciato di casa. Parte così per New York dove spera di proseguire gli studi e scopre che in quella città vivono moltissimi gay, ma scopre anche che anche lì è difficile per un gay sopravvivere: capitato per caso in un luogo di incontri gay viene massacrato di botte durante un raid della violenta e corrotta polizia locale, poi viene derubato, deve dormire per strada e deve anche prostituirsi per sopravvivere. Per sua fortuna viene in suo aiuto una comunità di travestiti di colore e sudamericani , gente che vive per lo più in strada, prostituendosi e facendo piccoli furti. Il capo della banda è Ray, di origini portoricane, che si innamora di Danny, ma deve poi accontentarsi della sola amicizia. Danny non lo sa ancora, ma ha già trovato la sua nuova famiglia di adozione.
Danny è molto carino e attira su di sè l’interesse di tutti. La prima volta che entra allo Stonewall Inn, viene adocchiato dal proprietario del locale, un cattivissimo mafioso in cerca di giovani prostituti da arruolare. A quei tempi era vietato servire alcolici agli omosessuali, quindi era normale che fossero pregiudicati e mafiosi a gestire questi luoghi . Nel locale c’è anche Trevor, un uomo di bell’aspetto che riesce a conquistare Danny anche grazie ad una pasticca di droga che Danny ha ingerito incautamente e alla bellissima musica dei Procol Harum. Trevor è un rappresentante della Mattachine Society, una delle prime associazioni omosessuali, composta soprattutto da bianchi moderati, poco incline ad includere anche travestiti e transessuali, i più esposi ai soprusi delle autorità, che puntava all’abolizione della legge che vietava di assumere omosessuali nei posti pubblici, puntando sull’integrazione degli omossessuali nella società attraverso manifestazioni pacifiche e trattative con le autorità. Trevor rappresenta il classico personaggio molto impegnato nel movimento, che predica bene, ma razzola male, portandosi a letto ogni ragazzo carino che capita per la prima volta nel suo raggio d’azione, circuendolo con tante belle chiacchere, per poi piantarlo senza tanti complimenti all’apparire della preda successiva. Non si tratta di un personaggio molto difficile da trovare… Dopo altre disavventure, Danny con i suoi amici, arriva finalmente allo Stonewall in quella fatidica sera.
“Stonewall” è un atto di amore del regista Roland Emmerich verso tutta la comunità omosessuale. Il film ha avuto una vita piuttosto travagliata: considerato un prodotto di nicchia ‘a tematica gay’, e per giunta privo di nomi di attori famosi, ha avuto problemi sia al momento della ricerca dei fondi, che nella distribuzione, nonostante che Roland Emmerich sia un regista di talento riconosciuto e capace di grossi blockbuster, caratteristiche visibili anche in questo film. Come se non bastasse il film è stato anche contestato da alcune associazioni per i diritti LGBT, anche in Italia, perché racconta i fatti dello Stonewall dal punto di vista di un personaggio immaginario, per giunta bianco, invece di attenersi fedelmente a quanto ci ha tramandato la tradizione, per la quale la rivolta ebbe inizio quando Sylvia Rivera, una transessuale di origine portoricana, lanciò contro i poliziotti una bottiglia, o in altre versioni, la sua scarpa col tacco. Qui invece vediamo Danny, che giunto al suo limite di sopportazione umana, lancia un mattone verso una finestra dello Stonewall, mentre i personaggi che rimandano alle persone realmente esistite gli ruotano intorno. Verità o finzione che sia, questo è un momento magico in cui lo spettatore gay fatica a trattenere le lacrime, prima di rabbia e poi di gioia. Magia del buon cinema.