La serie "Deutschland 83", in onda su Sky, affronta anche tematiche gay

presenti nella Germania dei primi anni ’80, come il coming out, la militanza pacifista, l’insorgere dell’Aids, ecc.

Siamo arrivati a metà della serie “Deutschland 83”, serie composta da otto episodi, nata da un’idea di Jörg Winger (che ha tratto ispirazione dalla sua esperienza di 15 mesi come segnalatore radio durante la leva militare obbligatoria), prodotta dalla rete tedesca Rtl e dalla statunitense Sundance TV, e tutti i protagonisti sono ormai venuti allo scoperto, compreso quelli omosessuali, tutti di primo piano nelle vicende raccontate. La serie è ambientata nelle due Germanie ai tempi della guerra fredda, nel fatidico 1983 quando i missili americani Pershing II stanno per essere collocati nella Germania Ovest con puntamento verso Est, lasciando intravedere scenari catastrofici di una terza guerra mondiale. Si tratta di un genere di spionaggio che ci ricorda la serie “The Americans”, assai più cupa (ma forse più realistica), capovolgendone però il punto di vista, che questa volta fa fulcro sulla Germania dell’Est. La serie , attualmente in onda sul canale Sky Atlantic ogni mercoledì in prima erata, era stata presentata in anteprima alla Berlinale 2015, ma solo i primi due episodi, che non chiarivano tutto sui protagonisti. Presentata poi al Roma Fiction Fest 2015 dove ha vinto il Premio della Critica, successivo alle buone recesioni ottenute dai principali media come Entertainment Weekly che la considera “intrisa di atmosfere retrò e, come Mad Men, guarda al passato ammiccando e gode nel mescolare un passato complesso ad un acuto senso del pop”, mentre The Time la definisce “seria e austera, ma anche divertente e pungente, un romanzo di formazione con un senso di avventura”. A noi non pare eccelsa ma senz’altro superiore alle precedenti serie targate Germania, tipo, “Il Commissario Rex”, con il pregio di unire dramma e leggerezza, anche se a scapito del realismo che vicende di questo tipo richiederebbero. Ad esempio ci risulta difficile credere che un ingenuo giovane soldato della Germania Est, addestrato allo spionaggio in poche settimane, riesca in imprese degne del più scaltro James Bond, e che poi, a differenza di quest’ultimo, non sia assolutamente in grado di commettre efferatazze come gli omicidi necessari al buon esito dell’impresa, portati quindi a termine dall’invisibile organizzazione che gli protegge le spalle. Siamo quindi a metà tra una spy story e una soap opera non priva di intelligenza.


Alex (Ludwig Trpte) e Tobias (Alexander Beyer) i due protagonisti gay della storia

Il protagonista è Martin Rauch (Jonas Nay), 24enne soldato della Germania Est, addestrato come spia e inviato a Bonn, capitale dell’allora Germania Ovest, come aiutante di campo del generale Wolfgang Edel, per riuscire a scoprire i piani degli americani, alleati con la Germania Ovest, contro il blocco sovietico. Ad arruolarlo è la zia Lenora (Maria Schrader), sorella della madre di Martin e spietata agente della Stasi (la polizia segreta della DDR), che promette di assicurare le giuste cure alla donna gravemente malata in cambio del lavoro di spionaggio del nipote. Martin si ritrova catapultato in un mondo fino ad allora a lui sconosciuto fatto di modernità, magliette Puma, supermercati pieni e… hamburger. Qui viene addestrato dal professore universitario Tobias Tischbier (Alexander Beyer), spia che è anche infiltrata nel movimento pacifista, omosessuale discreto con giovane amante (lo scopriamo nel quarto episodio). Quando Martin cerca di fuggire per ritornare all’Est dove ha lasciato la fidanzata (ignara della sua nuova missione), Tobias lo intercetta e lo convince di quanto sia importante il suo compito al fine di evitare una probabile guerra. Gli assegna l’identità di Moritz Stamm (un innocuo soldato assassinato per l’occasione e fatto sparire) incaricato di diventare l’aiutante del Generale Wolfgang Edel (Ulrich Noethen). Quest’ultimo ha un figlio ribelle, Alex (Ludwig Trpte), motivato da un’omosessualità segreta che lo indurrà ad entrare nel gruppo dei pacifisti, dove incontra la spia gay Tobias che lo invita al cinema. Alex accetta con entusismo l’invito ma quando nel buio della sala Tobias gli accarezza la coscia, spaventato dall’idea di manifestarsi come omosessuale (anzitutto a se stesso), fugge precipitoso dalla sala. Sarà dopo un duro scontro col padre, accusato dal figlio di essere nazista come il nonno, che, cacciato da casa, si reca nella bella dimora di Tobias che saluta con un fantastico bacio sulle labbra…


Tobia e Alex in una riunione del movimento pacifista

Abbiamo quindi storie d’amore etero con tradimenti, storie gay nel mezzo del movimento pacisfista, genitori ammalati che vengono salvati da figli amorevoli e genitori reazionari incapaci di accettare le diversità dei figli (la sorella di Alex figge da casa per unirsi ad una setta a Colonia), intorno ad una vicenda di spionaggio che possiede tutti i canoni del genere, con trafugamenti, delitti, suicidi forzati, ecc. Per quanto abbiamo visto finora possiamo dire che il tentativo di presentare anche gli aspetti sociologici di una vicenda storica, quella della guerra fredda, è in buona parte riuscito, grazie ad una buona sceneggiatura ed a interpreti efficaci. Ottima la colonna sonora con tutte le hit tedesche dell’epoca, da ’99 Luftballons’ della cantante Nena a ‘Sweet Dreams’ degli Eurythmics

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