TRE IMPORTANTI FILM A TEMATICA AL 68° FESTIVAL DEL FILM DI LOCARNO

In un dramma messicano la storia di due giovani amanti gay, una storia d’amore lesbo nella Parigi post ’68 e una divertente commedia nera gay con Carmen Maura

Parte oggi il 68mo Festival del Film di Locarno, uno dei più longevi festival cinematografici, fiore all’occhiello della Svizzera italiana, e quarto festival per importanza dopo Cannes, Berlino e Venezia. Si distingue per la felice convivenza tra cinema impegnato e commerciale, quest’ultimo presentato soprattutto nella sezione Piazza Grande che si avvale delle proiezioni nello splendido scenario di una bellissima piazza, capace di contenere fino 8000 posti. Dal 2012 ha come direttore artistico Carlo Chatrian, una figura che ha dedicato la vita alla cultura cinematografica, scivendo monografie di registi, collaborando a diverse riviste di cinema, festival e istituti come il Museo del Cinema di Torino.
Quest’anno Locarno presenta ben 179 lungometraggi e 89 corti provenienti da 51 paesi. Un ampio e variegato programma che potrebbe benissimo fregiarsi di un Pardo Queer (il Pardo d’Oro è il massimo riconoscimento assegnato) in linea coi festival sopra ricordati.
Nella sezione ‘Histoire(s) du cinéma’ viene presentato il film di Caterina Taricano e Claudio De Pasqualis, su uno dei nostri beniamini, Elio Pandolfi, dal titolo “A qualcuno piacerà – Storia e storie di Elio Pandolfi”.
Sono tre i titoli più rilevanti su tematiche LGBT, uno, completamente gay, nel Concorso Internazionale, “Te prometo anarquía” di Julio Hernández Cordón, un’altro, completamente lesbo, nella sezione Piazza Grande, “La Belle Saison” di Catherine Corsini, e, sempre in Piazza Grande, il curioso “La Vanité” di Lionel Baier, già autore dei bellissimi “Garçon stupide” e “Comme des voleurs (à l’est)“, entrambi presenti nel nostro catalogo.

TE PROMETO ANARQUIA di Julio Hernández Cordón

Lunedi 10 | 8 | 2015 · 09.00 · Cinema Ex*Rex · Sub. English
Martedi 11 | 8 | 2015 · 11.00 · Cinema Rialto 1 · Sub. English
Domenica 9 | 8 | 2015 · 18.30 · Auditorium FEVI · Sub. English, French

Johnny e Miguel percorrono sui pattini la città piena di traffico. Si muovono come se fossero gli unici abitanti di Città del Messico. Entrambi non hanno ancora vent’anni. Sono amanti gay clandestini. Durante la notte Miguel scappa dalla sua casa per dormire con Johnny in un piccolo magazzino che usano come appartamento. Al mattino Miguel ritorna nella sua stanza. Si conoscono da quando erano bambini perché Johnny viveva nella casa di Miguel dove la madre, lavorava come domestica. Johnny lavora in una pelota basca che viene usata dal proprietario, dedito al traffico di droga, come facciata. Johnny sfrutta la disattenzione del capo per rubare la droga che passa a Miguel che la vende sulla strada ai giovani pattinatori. Fanno tutto questo con ingenuità, felici dei guadagni che raccolgono. Quando il capo di Johnny sparisce per alcuni giorni, ne approfittano per rubare una ingente quantità di droga, senza pensare alle conseguenze che il fatto potrebbe avere. Scoperta la cosa il padre di Miguel decide di mandarlo in un’altra città dove gli trova un lavoro presso un museo di arte moderna. Non deve fare altro che stare per ore in piedi davanti ad un quadro di Francis Bacon. Per consolarlo gli promettono di aiutare Johnny ad uscire dai guai, cosa che però non fanno. In realtà hanno preso questa decisione proprio per allontanare il figlio da Johnny. Miguel e Johnny si trovano separati dalle circostanze ma in realtà sempre più uniti … Il regista Hernández Cordón, nato in Nord Carolina da padre messicano e madre guatemalteca, già vincitore di premi in diversi festival (San Sebastian, Miami e Buenos Aires), qui al suo sesto lungometraggio, ha dichiarato a Variety: “La mia idea è stata quella di raccontare una storia d’amore omosessuale, dove le emozioni siano contenute mentre i silenzi e le azioni abbiano più impatto. Ho voluto raccontare di persone che vengono ingaggiate dalla criminalità senza essere assolutamente dei criminali. Sono persone comuni, semplici, appassionate allo sport che praticano e desiderose solo di vivere il loro presente… Non credo che il mio film venga definito un ‘film gay’, ma nel caso lo fosse, sarà una testimonianza di come ogni società vive ed assimila la diversità sessuale… I due protagonisti non sono attori professionisti ma veri appassionati di skateboard…”

LA BELLE SAISON di Catherine Corsini

Giovedi 6 | 8 | 2015 · 21.30 · Piazza Grande · Sub. German, English

Siamo nel 1971. Delphine, figlia di una famiglia contadini, ha sempre saputo di essere omosessuale, ed ha avuto qualche storia segreta. Adesso che il femminismo e la ‘rivoluzione’ avanzano, almeno a Parigi, decide di trasferirsi nella grande città, alla ricerca dell’indipendenza, sia famigliare che economica (magari organizzandosi per mettere in piedi una sua azienda, cosa difficile a quei tempi per una donna), e soprattutto della libertà sessuale. Qui incontra Carole, un’attivista dell’FML, movimento in lotta contro la supremazia del patriarcato, fidanzata con Manuel, che rimane però subito colpita e turbata da Delphine. Carole si ritiene infatti etero e non ha mai pensato di poter amare le donne. Ma l’attrazione tra le due donne è irresistibile ed esplode in breve tempo… Una storia d’amore che dovrà fare i conti con la realtà, un film definito il Brokeback Mountain lesbico, che si presenta diviso in due parti, nella prima ci viene mostrato l’ambiente dei movimenti di liberazione femminili (che alcuni danno come promotori della liberazione omosessuale) dove nasce e si sviluppa l’amore tra le due donne, solare e forte dello spirito di lotta e di solidarietà che le circonda, dove ognuno crede che tutto sia possibile. La regista, qui al suo quarot film su tematiche LGBT (Les Amoureux ,1994; La Nouvelle Eve, 1999; e La Répétition, 2001), utilizza dialoghi edificanti con situazioni a volte picaresche (come la liberazione di un amico gay internato in un manicomio), per restituirci l’eccitazione di quegli anni. Nella seconda parte abbiamo il ritorno alla terra dove Delphine dovrà decidere tra una vita predestina o l’ignoto incarnato dalla sua passione d’amore. Partecipiamo alla sua sofferenza, che ricade pesantemente su Carole, e genera intense emozioni. Il film viene presentato in Piazza Grande al festival di Locarno 2015.

LA VANITE di Lionel Baier

Giovedi 13 | 8 | 2015 · 21.30 · Piazza Grande · Sub. English, German

David Miller è malato. Talmente malato che ha deciso di finirla. Ha scelto il luogo, la data, il metodo, ma niente va come previsto. Tutti coloro che dovevano accompagnarlo rivelano un falso legame. David Miller è quindi costretto ad iniziare il suo ultimo viaggio con dei perfetti sconosciuti. Tra Espe, la sostituita associazione d’aiuto al suicidio, e Treplev, il giovane prostituto della camera vicina, le vite s’incrociano, si scontrano e si rivelano. Alla fine di quella notte che dovrebbe essere l’ultima, ci sarà la Morte a tirare le conclusioni?… Il regista Christophe Cognet commenta così il film: “Un vecchio architetto altezzoso e orgoglioso prende una stanza in un motel quasi deserto. Una donna lo raggiunge. Un giovane uomo si prostituisce nella camera adiacente. Su un muro vediamo la riproduzione degli Amabasciatori del giovane Holbein, un doppio ritratto di due amici che contiene una strana forma: un cranio anamorfico visibile solo guardando l’immagine di lato. Questa è una vanità – una pittura che esprime la vacuità della vita. Un film con una messa in scena precisa, virtuosa ed ispirata. Colpi di scena e inversioni, dove ciascuno si rivelerà a lui stesso e agli altri, dove si apriranno tende su un altrove utopico. Il film ci presenta un trio improbabile ma unito, che ci offre una meditazione ironica sull’esistenza. Gli elementi visivi e i temi degli Ambasciatori si riversano nell’universo del film che prende in prestito anche riferimenti a Hitchcock e Lynch: nessuna citazione per addetti ai lavori, ma un materiale filmico che Lionel Baier sviluppa con sapienza, riuscendo a comporre una ‘Vanità nel cinema’, dove l’amicizia ridiviene possibile. La fede nella creazione e nella potenza del cinema sono un’affermazione sovrana contro il vuoto dell’esistenza”.

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