IL CINEMA GAY AL TORINO FILM FESTIVAL

Visto e commentato per noi dal critico Sandro Avanzo. Sidse Babett Knudsen, la protagonista di “The duke of Burgundy” (foto a lato) vince come miglior attrice

Vedi il sito della 32ma edizione del Torino Film Festival. Presidente della Giuria è Ferzan Ozpetek.

A Torino grande cinema gay non solo DA SODOMA A HOLLYWOOD. Possiamo dirlo a ragion veduta ora che il TFF va a concludersi con il consueto ottimo risultato di tanto bel cinema, di una folla di spettatori a riempire le sale e di un generale plauso della critica presente (la palma alla direttrice Emanuela Martini!).

Se si deve trovare una differenza tra i due festival si può dire che ora non ci si trova in comunità a condividere sullo schermo storie e vicende LGBT, ma si assiste ad un uso del soggetto omosessuale trascendente lo specifico, ad un uso del soggetto in funzione di una complessità più generale, non necessariamente relativa alle questioni di genere.

Non tantissimi titoli presentati, ma tutti importanti e di notevole incisività. Unico film a tema nel concorso principale è stato THE DUKE OF BURGUNDY del britannico Peter Strickland, lungometraggio lesbico dalle atmosfere cupe al limite del thriller, che si è guadagnato il premio come miglior attrice protagonista. Con precisi riferimenti per costumi, trucco e fotografia ai B-movie italiani di inizio anni ’70, la vicenda è ambientata in una villa nel bosco dove vivono la ricca Cintya che colleziona farfalle e la cameriera Evelyn, entrambe non giovanissime e fisicamente quasi simili. Tra loro intercorre un rapporto saffico di Master & Slave. Ma chi è Master e chi Slave? Se è la seconda a dettare le regole dei giochi di sottomissione, la vera vittima è lei o lei è il carnefice primo? E come varia la dinamica se è l’Amore con la maiuscola a circostanziare gli eventi? Come si inserisce nella dinamica il terzo elemento della gelosia? E’ una fase della vita, una dimensione stabile o una stagione di giochi che si rinnova anno dopo anno? Sono domande che in primo luogo sottostanno al fatto di trovarsi nel buio di una sala cinematografica dove bisogna decidere chi è davvero a ‘fare il film’: lo spettatore o il regista con gli attori? Chi e cosa determina quel che deve essere visto/mostrato sullo schermo: il desiderio di assistere allo svolgimento di una storia o il bisogno di raccontare fatti e sentimenti? Il bisogno di riconoscersi e confrontarsi con elementi esterni o l’intento di comunicare intuizioni e sogni personali? Giustamente si è fatto il nome di Bunuel per le atmosfere che si respirano nel corso della proiezione, ma personalmente preferisco citare Roland Barthes e la sua ricerca del senso dietro e dentro ciò che si mostra e ciò che appare. Oltre alle belle riprese in stile vintage (contorni sfocati del quadro, raddoppi dell’immagine…) dell’erotismo tra donne, il film si segnala per la scelta di un cast tutto al femminile, un po’ sfottò e un po’ omaggio alla seconda metà del cielo.
VOTO:

Allo stesso modo non si potrebbe accettare la pornografia gay del mediometraggio brasiliano NOVA DUBAI se questa non rimandasse a qualcosa di più importante e interessante di semplici fellatio, coiti anali e quant’altro. E’ il lavoro diretto e interpretato da Gustavo Vinagre che ama definirsi porno-terrorista e aspirante poeta. Tornato alla città natale dopo una decina d’anni l’ha trovata totalmente irriconoscibile a causa delle devastazioni a macchia d’olio di un’urbanizzazione selvaggia, così ha deciso di richiamare a sé i trombamici della sua adolescenza e della sua iniziazione alla vita e al sesso e con loro di riempire di scopate e amplessi edipici e basso-proletari le vuote geometrie delle architetture in costruzione. Tra questi amici di un tempo c’è anche un intellettuale, uno spirito illuminato e triste , aspirante suicida che nel finale verrà assistito nella realizzazione del suo intento a impiccarsi. Un’ora scarsa la durata, ma dove tutto risulta essenziale, le atmosfere pasoliniane alla Petrolio come le erezioni e gli amplessi espliciti a due, a tre tra maschi arrapati e arrapanti. Una lotta tra eros e thanatos dove la morte può non essere una sconfitta.
VOTO:


Una immagine da “Nova Dubai”

E sempre per stare nel campo delle opere anomale (non si può che definire così!) ecco anche STELLA CADENTE che qualcuno ha avuto l’intuizione di etichettare col perfetto aggettivo di barocco-queer. Film storico spagnolo di Lluis Minarro che rilegge la vicenda, poco nota (da noi), del breve regno di Amedeo di Savoia (1871-1873), il primogenito di Vittorio Emanuele II, che occupò il trono che era stato di Isabella e Ferdinando. Quasi recluso in un castello lontano dalla corte non riuscì mai a mettere in atto i suoi intenti di monarchia illuminata, e il film ne ricostruisce il dramma di prigioniero di lusso dai gusti raffinati e dalla sessualità polivalente. Attratto dallo sfarzo e dalla magia della natura, ma altrettanto interessato alle idee di rinnovamento sociale e al progresso delle classi inferiori. A fianco del re vediamo agire costantemente un assistente italiano in un rapporto di dipendenza per le cose pratiche e per la soddisfazione dei sensi (non solo di tipo metaforico). Costui, anima nera e bianca, insieme confidente e amico compagno di giochi (interpretato dall’attore gay Lorenzo Balducci), non solo ne realizza i capricci e ne raccoglie i lai, ma si occupa di fecondare a c***o duro la frutta destinata alla mensa reale, anche come bilanciamento di un desiderio di paternità che la regina, pur presente, non riesce a porre in atto. Al loro fianco agiscono e intrigano tanto nobili e porporati dell’alta corte quanto servitori e cuoche di lignaggio basso ma di accesi desideri carnali. Fino all’abdicazione finale, alla sconfitta umana ed esistenziale. In un delirio visivo assolutamente fiammeggiante che è stato paragonato a Greenaway per i folgoranti accostamenti dei colori e a Jarman per l’essenzialità e la potenza dei dettagli in primo piano, ma anche con precisi riferimenti al LUDWIG di Visconti e a LE SERVE di Genet. E’ stata una vera sorpresa del festival, da recuperare quando uscirà in dvd (almeno sul mercato spagnolo), non essendo ancora prevista una distribuzione italiana.
VOTO:

Ci permettiamo anche un altro consiglio: cercate di vedere al più presto, l’ottimo documentario UNA NOBILE RIVOLUZIONE, lavoro passato nella sezione TFFDOC. Il regista Simone Cangelosi ricostruisce il ritratto di Marcella Di Folco, attivista e storica figura del MIT attraverso le testimonianza della sorella e di altri amici intimi, potendo far ricorso in parallelo a una rara ricchezza di repertori visivi. Per chi non ha conosciuto ‘la Marcellona’ sarà una vera scoperta apprendere della sua attività al mitico Piper di Roma dove dominava l’ingresso, poi la sua partecipazione come attore ai capolavori di Fellini SATYRICON e AMARCORD (era il Principe a cui Magali Noel indirizzava la celebre battuta ‘Gradisca!’), e quindi il suo impegno nel primo movimento dei trans italiani e nel consiglio comunale di Bologna dove fu eletta nel 1990 fino ad ottenere nel 2000 la l’istituzione della Commissione “Diritti per l’identità di genere” da parte del ministero per le pari opportunità. Una vita/bandiera che questo documentario omaggia senza urli o proclami e pone come esempio a tanti ‘trans distratti’ di oggi… E non solo a loro.
VOTO:

Sandro Avanzo

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