LA GUIDA AL PROGRAMMA DEL 28° TORINO GLBT FILM FESTIVAL SCRITTA DA ALESSANDRO GOLINELLI

Le opere più significative presenti nelle varie sezioni del Festival, testimonianze di un cambiamento che avanza. Dal 19 all 24 aprile al Cinema Massimo di Torino.

Dal sito del Festival la guida scritta da Alessandro Golinelli


La home page del nuovo sito del Torino GLBT Film Festival

Il cinema prende corpo – Una guida al programma del Festival

Se si guardano i film nel programma del Torino GLBT 2013, si potrebbe pensare di essere tornati indietro di molti anni, quando il cinema GLBT si occupava prevalentemente di sesso e sessualità e della difficoltà di amarsi e di costruire relazioni gay, in definitiva di eros. Sono numerosissime le pellicole che affrontano di petto l’argomento.

Nel cinema degli esordi certi temi prevalevano perché servivano a costruire un’identità, pur complessa, che aveva nella sessualità il suo fulcro. Si cercava di colmare un vuoto di immagini e di storie, come mostra anche il cinema che Ottavio Mario Mai ha girato con Giovanni Minerba oltre trenta anni fa. Naturalmente il mostrare il proprio immaginario in pubblico, svelava anche un’identità, o meglio le identità GLBT, magari non definite ma comunque da sempre presenti se pur nascoste. E questo è, tra l’altro, uno dei motivi per cui Ottavio Mai e Giovanni Minerba hanno concepito il nostro festival.

Allora ci si potrebbe chiedere se non è cambiato nulla. Naturalmente non è così.
Certo il mondo va a diverse velocità anche sui diritti GLBT e in molti paesi i gay vengono ancora perseguiti, come mostrano Born This Way, sulla tragica situazione ugandese, e Chuppan Chupai, sulla condizione dei trans in Pakistan. Però, anche in luoghi e in culture inaspettate qualcosa si sta muovendo. Il Focus Mezzaluna Rosa, puntato sul mondo islamico, mostra come, pur nelle difficoltà di una religione e di una tradizione asfissianti, i giovani marocchini, per esempio, parlino di omosessualità e diritti, (I’m Gay and Muslim), si possa far ironia sui matrimoni combinati, (Mixed Kebab) o dissacrare e deridere il maschilismo arabo ed essere apertamente militanti in Libano (Out Loud). Oppure come si possa comunque anche solo raccontare in Iran (Aynehaye Rooberoo) la difficile strada che una donna deve percorrere per poter cambiare sesso e vivere libera in un paese dove anche recentemente sono stati impiccati tre adolescenti gay.

Infatti non ci si può nascondere che le persone GLBT siano in pericolo di vita in molti Stati, tra cui la Palestina, come ci raccontano i ragazzi di Gvarim Bilti Nir’Im, o ci mostra la tragica storia d’amore tra un palestinese e un israeliano, schiacciata dal conflitto, di Alata, uno dei film in concorso.  

In Italia le persone GLBT non vengono perseguitate e potrebbero vivere apertamente la loro condizione, però si ha una certa difficoltà a notare il cambiamento perché in tema di diritti – unioni civili, matrimonio e adozioni – siamo decisamente indietro. Il Focus: We Are Family, a partire dal documentario Vorrei ma non posso. Il filmvuol proprio mettere in luce come, pur tra difficoltà e contraddizioni, la distanza tra Italia e altri Stati occidentali, sia divenuta abissale. In molte parti del pianeta si discute e ci si interroga sulle nuove famiglie, sulle dinamiche interne, (il divertente e irriverente Mon arbre o il tenero I Do), e soprattutto di figli e di difficoltà a tenere unito un matrimonio, come tutti i matrimoni, in virtù di una nascita (A Matter of Sex, The Commitment, o Familias por igual).

Ma che le cose siano almeno culturalmente cambiate anche in Italia, lo prova Chilometro Zero, l’ampia sezione dedicata a documentari, numeri zero o intere serie web, come Re(l)azioni a catena, oppure G & T, di registi e registe indipendenti italiani, anche di Torino.

Il cambiamento più notevole nel mondo, riguarda proprio il fatto che quel vuoto di immagini e storie che molti registi gay militanti sentivano l’impellenza di colmare qualche decennio fa, è meno assoluto, anzi. Basti pensare alla massiccia presenza di personaggi GLBT nelle serie televisive, soprattutto americane.

È forse anche per tornare a disegnare un’identità che il “cinema GLBT” ha ripreso a parlare di eros: ma non è più solo quella omosessuale, è l’identità del cinema stesso al di là della militanza, o della visibilità, come mezzo alternativo alla tv, che questo tema lo affronta poco.

Lo suggerisce non solo la quantità di film che affrontano l’argomento, soprattutto cortometraggi, in concorso e non, ma anche che siano i giovani registi a occuparsene più spesso. L’Open Eyes Forever Young mostra quest’anno come il cinema giovane voglia essere meno mainstream, meno politically correct e televisivo, più eversivo in senso artistico, (il visionario Pojktanten), ma anche più pungente ed esplicitamente erotico, come nella serie di incontri di Sexual Tension  di Marco Berger (nelle due versioni gay e lesbica) o nello spregiudicato I Want Your love di Travis Mathews). Un ritorno alle origini, al corpo, oggetto e soggetto della cinepresa, per rafforzare le fondamenta della cinematografia a “tema”. Lo dice quasi esplicitamente un’altra pellicola di Mathews, diretta insieme a James Franco, Interior. Leather Bar. – un Evento Speciale del Festival – che parte dai dieci minuti di sceneggiatura non girati di Cruising (il film scandalo con Al Pacino che faceva vedere troppo e altrettanto nascondeva) per ridiscutere appunto del significato di mostrare e narrare nel cinema l’omo-sessualità

Anche i lungometraggi in concorso hanno il corpo come fulcro: corpi nudi, uccisi, che si scambiano (Alata); che si desiderano silenziosamente (Boven is het stil), che fanno sesso a tre (El sexo de los ángeles) o che fanno sentire le propria assenza (White Frog); che comunicano e si amano ballando (Five Dances) che sono innocenti e proibiti (il polacco W imie…, sulla sessualitànei convitti cattolici); che confrontano la propria età (Todo mundo tiene a alguien menos yo); che si indagano e si conoscono col sesso (Jack & Diane) o infine che sono lo specchio di un corpo che li racchiude tutti: quello bellissimo e insaziabile di un divo del cinema come James Dean (Joshua Tree, 1951: A Portrait of James Dean). 

Naturalmente ripartire dalla fisicità implica anche riflettere nuovamente sulla propria identità, e da paesi in cui i diritti sono acquisiti, liberi dalla militanza necessaria per ottenerli, si indaga nuovamente sulle motivazioni: per approfondirle, conoscere le proprie. Ci si libera anche del politically correct, come il protagonista di Chaser che preferisce le feste bareback al farsi una famiglia. O nei numerosi film che riprendono ad affrontare la coppia adulto ragazzo, (anche in chiave lesbica) che è stata la sola coppia gay socialmente riconoscibile e, in determinate culture o contesti, tollerata per molto tempo anche se vista come dominio del più vecchio sul più giovane, e poi messa da parte per paura della pedofilia. I rapporti intergenerazionali sono protagonisti di molte pellicole ed il soggetto più giovane, però, non è soggiogato dall’adulto (The  Eyes and the Ice), ma attivo e seduttore, (Boven is het stil, Atomes, Happy Birthday, The Men’s Room, Lengua Materna, Joshua Tree, 1951: A Portrait of James Dean).

Naturalmente gli adolescenti gay sono ancora oggi vittima di abusi, ma sovente da coetanei come avviene nel mondo della scuola o in ambienti dove nascono forme di bullismo. E nella Giornata del Bullismo il Festival presenta una sezione di intensi, violenti forse, cortometraggi che ne  illustrano il fenomeno in tutto il mondo.

È naturale che il legame tra i corpi protagonisti dei film del Festival sia come sempre il desiderio anche nascosto (Kiss Me, La maison vide), o proprio l’amore, che può raggiungere livelli di sublime altezza, (come tra le anziane compagne di Cloudburst o tra i protagonisti di Bunny), o giungere all’estremo sacrificio (Monster Pies), o non venir mai detto (Boven is het stil) o prender corpo nella danza (Five Dances).

In ogni caso, il passo indietro dei registi gay sembra fatto per prendere la rincorsa, per dare una nuova spinta al cinema e alla cultura GLBT. Rileggere, e reinterpretare il proprio passato lo fa sempre. E il festival propone proprio in apertura uno struggente e bellissimo film con Alan Cumming, Any Day Now, che raccontando una storia vera di molti anni fa, sottolinea i passi da fare ancora oggi a salvaguardia dei più deboli. Così come attraverso la biografia di grandi uomini come Paul Bowles (Paul Bowles: the Cage Door…) o Alan Turing (Codebreaker), o di figure come Divine, (I Am Divine) si ricostruisce una Storia che rafforza e ridefinisce la nostra identità. Uno sguardo al passato anche del cinema che il festival, nella sezione Vintage, ci propone anche quest’anno con titoli come il Satyricon di Fellini, in versione restaurata, e Il portiere di notte,sceneggiato da Barbara Alberti, o con pilastri come Belli e Dannati o Improvvisamente l’estate scorsa.

Di certo, il cinema GLBT riceve un impulso dai film presentati al Festival di quest’anno, e il Festival la spinta a continuare, per scoprire assieme al suo pubblico cosa ci potranno riservare i prossimi anni.
 
Alessandro Golinelli


I TITOLI DEL CONCORSO LUNGOMETRAGGI

2013/04/20 ore 20:30
   Sexo de los ángeles, El di Xavier Villaverde
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 105
nazione: Spagna / Brasile
anno: 2012
Bruno (Llorenç González) e Carla (Astrid Bergès-Frisbey) sono una coppia di ventenni che, nonostante qualche attrito, si amano e si considerano felici. Carla è una ragazza ribelle ed estroversa, senza pregiudizi sessuali, che crede nella libertà. Ama sinceramente Bruno e le piace la stabilità sentimentale. Lavora come fotografa di una rivista universitaria che ha creato insieme ad alcuni amici. Bruno invece è introverso, disciplinato e responsabile. Carla è stata la sua prima ragazza, sono fidanzati da quando erano giovanissimi. Bruno ama la musica hip hop e lo sport. A volte si sente insicuro e troppo prudente, ma è sempre tenero e sentimentale. Proviene da un’umile famiglia e studia educazione fisica grazie ad una borsa di studio. Un giorno entra nelle loro vite Rai (Álvaro Cervantes, premiato per questo film al Málaga Spanish Film Festival), un affascinante giovane, carismatico e avventuriero. Seduce quasi tutti coloro che lo conoscono, donne e uomini. Di lavoro fa il breaker e l’insegnante di karate. E’ un autodidatta, si è fatto da solo, è un tipo appassionato e calcolatore. Un giorno, senza badare alla presenza di Carla, Bruno e Rai si baciano. Bruno adesso è incerto, sente qualcosa di nuovo dentro di sè. Ha paura ma non vuole perdere l’amore di Carla. Carla vorrebbe abbandonare tutti, ma qualcosa la trattiene… Nel film è presente anche un personaggio gay dichiarato, Dani (Marc Pociello), orgoglioso di essere omosessuale e militante del movimento gay. E’ il redattore capo della rivista studentesca dove lavora Carla, studia giornalismo, è sfacciato, provocatore e promiscuo (sempre in cerca di avventure). Abita insieme ad Adrian, il direttore della rivista. La tematica del film, che ci mostra il passaggio da una storia dove una persona ama due persone per arrivare poi alla creazione di un triangolo poliamoroso, non è nuovissima al cinema, basti pensare a “Cold Showers” o a “Threesome”, ma questo film ha alcuni meriti che risiedono soprattutto nella freschezza e nella spontaneità delle situazioni raccontate, oltre che nella struttura narrativa, che si sviluppa in tre tempi, mostrandoci i punti di vista dei tre personaggi, attraverso un montaggio vivace e intrigante. Peccato che la parte omo sia un po’ sacrificata, almeno nelle immagini, lasciando intuire più che vedere, quali siano le reazioni del protagonista durante la sua prima storia gay. Dobbiamo accontentarci di languidi sguardi e di una vicinanza fisica che trasuda desiderio e sesso, mentre, come al solito, il rapporto etero, anche sessuale, deborda dallo schermo. Eppure il nocciolo del film è propria la storia gay, che entra, sconvolgendolo, in un tranquillo menage di coppia etero.

2013/04/20 ore 22:30
   Five Dances di Alan Brown
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 83
nazione: USA
anno: 2013
Dopo “Private Romeo” ecco un’altro piccolo capolavoro di Alan Brown, ancora più curato nell’estetica. Il regista Brown ha detto di non aver mai praticato la danza ma di esserne sempre stato affascinato, ammaliato dal gioco e dalla grazia dei corpi e dei muscoli, guardando i danzatori come se fossero una specie umana differente. Questo film ci restituisce perfettamente queste sue emozioni. Chip (Ryan Steele) è un ballerino 18enne alle prese con una famiglia, nel Midwest, che non ha accettato la sua omosessualità. Si trasferiece quindi dal Kansas a New York City, nella speranza di poter vivere liberamente la sua vita. Coglie subito l’occasione per unirsi ad una piccola compagnia di danza moderna. Durante le prime settimane di prove, Chip viene iniziato ai riti di passaggio della difficile vita di un ballerino di New York: la disciplina, il duro lavoro, il cameratismo e la competitività si mescolano a sentimenti come la paura di non essere all’altezza delle aspettative e la gioia per i risultati raggiunti, caratterizzando ogni minuto delle nuove giornate di Chip. Naturalmente non saranno sempre facili i rapporti interpersonali con gli altri ballerini. Innamoratosi di Theo (l’australiano Reed Luplau), possiamo godercelo in una delle scene di sesso gay più intense e focose di tutto il cinema gay. Gli interpreti sono tutti ballerini veri, per la prima volta di fronte ad un obiettivo.

2013/04/21 ore 18:00
   Jack and Diane di Bradley Rust Gray
  tendenza: LLL
tipologia: Drammatico – durata min.: 110
nazione: USA
anno: 2011
Jack e Diane, due ragazze adolescenti, s’incontrano a New York e trascorrono la notte baciandosi appassionatamente. L’innocente fascino di Diane inizia presto ad aprire il coriaceo cuore di Jack. Ma quando Jack scopre che Diane lascerà il paese tra una settimana, cerca in tutti i modi di allontanarsi da lei. Diane, disperata, cerca di tenere vivo il loro amore, nascondendo il segreto che questo suo nuovo desiderio sessuale le procura … Il regista Gray ha detto che il suo obiettivo è stato quello di “studiare attentamente cosa succede quando due giovani persone s’innamorano per la prima volta. Voglio mostrare quest’amore attraverso l’analisi dei caratteri delle protagoniste… Dice il regista: “Quando Diane scopre il suo amore è subito disperata dall’idea che non possa essere ricambiato e non riesce a trovare le parole per dire come si sente. La sua testa impazzisce, entra nel panico e si trasforma in una terrificante e violenta creatura. Questa creatura, sebbene grottesca, diventa per Diane l’unico modo per dire: Ti amo così tanto che vorrei mangiarti per averti dentro di me per sempre… In realtà questo non è un film horror, anche se è cruento. C’è un risveglio dei sensi, poi una perdita di controllo, proprio da parte del personaggio apparentemente più naif e fragile, Diane. Non c’è un ‘mostro’ che viene dall’esterno: la creatura è ciò che siamo, una rappresentazione dell’amore”. Film presentato in anteprima al Tribeca Film Festival e in concorso al Festival di Locarno 2012.

2013/04/21 ore 22:45
   Out in the Dark di Michael Mayer (2)
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 96
nazione: Israele / USA / Palestina
anno: 2012
Nimer è uno studente palestinese appena diplomato che sogna di continuare gli studi all’estero dove poter condurre una vita migliore. Una fatidica notte incontra, in un nightclub, lo studente di legge israeliano Roy, ed è subito un reciproco colpo di fulmine. Superata facilmente qualche esitazione, un paio di giorni dopo questo incontro, Nimr chiama Roy e da quel momento iniziano una serie di appuntamenti che testimoniano del loro grande amore e delle loro aspettative per il futuro. Obbligato a confrontarsi con la realtà della società palestinese che non accetta la sua sessualità e con la società israeliana che rifiuta la sua nazionalità, Nimr trova conforto solamente tra le braccia di Roy. Ma sogna sempre il giorno in cui potrà andare a studiare negli USA. Mentre continua a mantenere segreto il suo orientamento sessuale nei confronti della famiglia conservatrice, le cose si fanno ancora più difficili con l’aumentato attivismo politico e violento di suo fratello che milita in un gruppo estremista. La tensione personale e politica cresce e Nimr capisce che è giunto il momento di fare una scelta tra l’amore per Roy e il desiderio di fuggire all’estero… Storie di passioni proibite sono molto frequenti nel cinema gay, ma qui il regista Michael Mayer, al debutto nel lungometraggio, affronta la tematica in modo assai originale, con una immediatezza sorprendente, abilmente orchestrata sullo sfondo del conflitto israelo-palestinese. Una toccante storia d’amore, con due bravissimi interpreti, Nicholas Jacob e Michael Aloni nei panni di Nimr e Roy, che ci regala forti emozioni sia per l’avvincente trama che per la profondità dei sentimenti messi in campo.

2013/04/21 ore 22:45
   In the Name of di Malgorzata Szumowska
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 96
nazione: Polonia
anno: 2013
Presentato alla Berlinale con ottimo successo di critica, il film è stato sconsideratamente criticato in patria, la Polonia, prima ancora di essere visto. La giovane regista Malgoska Szumowska (Elles), che ha impiegato quasi sette anni per realizzarlo (quattro anni di gestazione più due di lavorazione e un anno di montaggio finale) ha detto: “Questo film è soprattutto una storia d’amore. Un film sul diritto d’amore. Anche per un prete”. Lo scandalo del film è quindi doppio, racconta di un prete che s’innamora e soprattutto di un prete omosessuale, in lotta con la propria solitudine e la propria vocazione. Niente a che vedere con la pedofilia. Il film è ricco di scene struggenti e poetiche, come quando lo vediamo lavare i piedi del ragazzo innamorato di lui, oppure disteso nudo sul letto in una posa che ricorda il Cristo di Mantegna, o quando gioca col suo innamorato nei campi di granoturco mimando gesti e versi di un orango, o quando si lascia trasportare dall’alcool e si mette a ballare con l’immagine del Papa stretta nelle mani. “Un prete gestisce in un piccolo villaggio polacco una piccola casa di recupero per ragazzi che hanno avuto problemi con la giustizia. Ci sa fare, è bravo, sa farsi rispettare. Ma il gruppo di ragazzi non è tra i più facili da seguire, percorso com’è da piccole grandi sopraffazioni, bullismi, machismi testorenici ancora selvaggi e senza indirizzo né controllo, e le accuse più cocenti e ingiuriose, le massime offese che ci si lanciano reciprocamente sono giudeo e frocio. Riti di giovani maschi, corpi spesso a nudo per il lavoro, per le attività sportive. Omsessualità sotterranea, tanto più pulsante quanto più stigmatizzata. Scopriremo solo più avanti che padre Adam è attratto dai ragazzi. Per fortuna ci viene risparmiata la stupida leggenda nera che si è radicata negli ultimi anni del prete che si fa il chierichetto in sacrestia, questo film va oltre le biechissime plemiche sulla pedofilia sotto l’altare che stanno avvelenando i rapporti tra chiesa e cosiddetta società civile d’occidente. Un ragazzo si innamora di padre Adam, e non capiamo se padre Adam ricambi. Perché lui non cede. Si ubriaca magari per disperazone, ma non cede. Gli si offre una giovane donna (come in ogni film o telefilm con giovane prete piacente), ma il suo desiderio sta e va altrove. Arriva nella casa un nuovo ospite, un ragazzo che capiremo subito essere corrotto e malvagio, e sarà lui a scatenare le dinamiche che porteranno alla distruzione della comunità. Schiavizza sessualemnte un ragazzo, intuisce l’omosessualità di padre Adam e oscuramente lo minaccia. Ci sarà un suicidio. Arriverà una denuncia dall’arcivescovo per il prete, del resto non dico. Dico solo che Malgoska Szumowska realizza un dramaticissimo film sull’omosessualità come se ne facevano negli anni Cinquanta e Sessanta, prima dell’esplosione dei movimenti gay e dell’orgoglio omosessuale, e prima del politically correct in materia. Qualcosa tra Tennesseee Williams e Pasolini. Omosessualità come tortura, fardello, anche dannazione. Gli sguardi sono obliqui, l’erotismo è latente dunque tanto più incendiario. La scena di seduzione tra Adam e il ragazzo che lo ama si svolge in un campo di granturco… il film ci riporta a un’omosessualità melodrammaticamente fassbinderiana come da noi non è più da un pezzo, un’omosessualità che ancora si deve guadagnare l’onore e il diritto, e anche il piacere, fremente di veri desideri..” (M. Locatelli, Nuovocinemalocatelli.com) Il film vince il Premio Teddy (miglior film a tematica gay) alla Berlinale 2013.

2013/04/22 ore 20:30
   Monster Pies di Lee Galea
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 85
nazione: Australia
anno: 2013
Anni Novanta: in un liceo della periferia di Melbourne, scatta subito una forte simpatia tra Mike, bravo ragazzo piuttosto solitario con i genitori separati, e Will proveniente da una famiglia dissestata, padre violento, madre psichicamente instabile e sorella con la sindrome di Down. Passano moltissimo tempo insieme e quando il loro professore di letteratura gli affida una ricerca su Romeo e Giulietta, decidono di girare una versione horror della tragedia shakespeariana con una piccola videocamera. Suggestionati forse dalla più grande storia d’amore mai raccontata, i due ragazzi diventano intimi, sempre più indispensabili l’uno all’altro nonostante i mille ostacoli in cui si imbattono a casa o con i propri compagni e nell’affrontare la confusione emotiva che li travolge. Ce la faranno ad amarsi, sconfessando il destino degli amanti di Verona? Delicato, pudico e romantico film sul coming of age di due adolescenti, a loro modo, ribelli. (ToGay)

2013/04/22 ore 22:40
   Everybody’s Got Somebody…But Me di Raúl Fuentes
  tendenza: LLL
tipologia: Drammatico – durata min.: 90
nazione: Messico
anno: 2012
Alejandra è una trentenne, professionista affermata, intellettuale e un po’ snob. Delusa dalle relazioni passate, posa sul mondo il suo sguardo cinico e nei suoi giudizi sembra non esserci via di mezzo, per lei tutto è bianco o nero. L’incontro con Maria, una liceale annoiata dai suoi coetanei, apre una nuova parentesi nella sua esistenza. Nasce una storia fatta di allegria, complicità e intimità. Con il tempo, però, i bisogni emotivi di Alejandra diventano sempre più pressanti e la distanza dovuta alla differenza di età porta le due donne a chiedersi se continuare la loro relazione. Con la sua opera prima, Raúl Fuentes si interroga sulla complessità e i limiti dei rapporti fra persone molto diverse fra loro. Un’estrema cura nella scelta delle location e l’uso di un morbido bianco e nero hanno valso al film il premio per la miglior fotografia al Festival Internacional de Cine en Guadalajara; ottima la colonna sonora e l’interpretazione delle due protagoniste. (Togay)

2013/04/23 ore 20:30
   Joshua Tree, 1951: A Portrait of James Dean di Matthew Mishory
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.:
nazione: USA
anno: 2011
Matthew Mishory, regista del bellissimo corto “Delphinium”, visto a Torino, sulle tribolazioni gay di Derek Jarman, ci propone ora un lungometraggio assai impegnativo sulla vita e sulle storie, prevalentemente gay, dell’icona James Dean. Un ritratto di James Dean come non l’avevamo mai visto. Interpretato dal bellissimo James Preston, star della serie “The Gates”, con una colonna sonora firmata da Arban e Steven Severin, cofondatori del gruppo Sioux and the Banshees, il film si presenta come un melodramma noir, con splendide immagini in bianco e nero che si possono ammirare nel trailer del film.

2013/04/23 ore 22:30
   White Frog di Quentin Lee
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 93
nazione: USA
anno: 2012
Nick è un’adolescente di origine asiatica afflitto dalla sindrome di Asperger, malattia che gli rende difficile integrarsi con il mondo circostante, che, del resto, sembra ignorarlo, litigiosi genitori compresi. A prendersi cura di lui il fratello maggiore Chaz, la cui personalità forte e generosa lo rende il ragazzo più popolare della scuola oltre che un punto di riferimento in famiglia. Quando, per un tragico incidente, Chaz muore, Nick rimane senza colui che fino a quel momento è stato per lui una guida. Ben presto scoprirà aspetti del fratello di cui nessuno era a conoscenza, come la sua omosessualità. Trovatosi solo, Nick dovrà fare i conti con le asprezze della vita, imparando a destreggiarsi tra la gioia e il dolore. Un toccante romanzo di formazione, un delicato dramma familiare pieno di speranza che vanta nel cast alcuni dei protagonisti di serie tv di successo come “Glee”, “Twilight” e “Law and Order” e Joan Chen, l’indicata interprete de L’ultimo imperatore. (ToGay)

2013/04/24 ore 20:30
   Will You Still Love Me Tomorrow? di Arvin Chen
  tendenza: GGG
tipologia: Commedia – durata min.: 94
nazione: Taiwan
anno: 2013
Nella Taiwan di oggi s’intrecciano le storie di due coppie sull’orlo di una crisi di nervi. Dopo nove anni di matrimonio e un figlio con Feng, Weichung, sobillato dall’amico gay Stephen, riscopre la sua vera sessualità e inizia un affaire clandestino. Sua sorella Mandy scarica il fidanzato San-San tra le corsie del supermercato, sentendosi soffocata da una vita ripetitiva e prevedibile. In realtà ha solo le idee poco chiare, come denota il desiderio di diventare una star delle soap opera. Nel frattempo Feng, all’oscuro dei tradimenti del marito, sente crescere il desiderio di diventare nuovamente madre. Ma le traversie che le due coppie si troveranno ad affrontare sono solo all’inizio… Frizzante commedia romantica che indaga sui turbamenti e le crisi della borghesia orientale, presentata alla Berlinale 2013, ispirata alle sophisticated comedies hollywoodiane e affidata ad una fotografia colorata e pop. Colonna sonora d’antan, con tanto d’immancabile karaoke. (Togay)

2013/04/24 ore 22:30
   It’s All so Quiet di Nanouk Leopold
  tendenza: GGG
tipologia: Drammatico – durata min.: 93
nazione: Olanda / Germania
anno: 2013
Helmer è uno scapolo di 55 anni. Conduce una fattoria remota e si occupa dell’anziano padre. Entrambi vivono un rapporto difficile e fragile. Quando il padre sembra avvicinarsi sempre più alla tomba, Helmer lo trsaloca al piano superiore. Getta via tutte le cinfrusaglie, comprese le piante della casa che finiscono sul mucchio di letame,, ordina unn nuovo letto e comincia avivere una vita propria. Di tanto in tanto, Ada viene a trovarlo dalla fattoria vicina coi suoi figli, e il camionista del latte cerca regolarmente la sua compagnia, ma Helmer si rifugia sempre più nel suo mondo. Pittura la stanza del fratello defunto e vi trasferisce Henk, un bracciante agricolo 18enne. Fa tutto questo in contrapposizione al padre. Ma le aspettative tradite di suo padre continuano a peseguitarlo, ostacolando il suo benessere emozionale. Henk, tuttavia, risponde con intensità ai sentimenti annebbiati di Helmer. Anche il camionista del latte non vuole dimenticarsi di Helmer… In questo suo ultimo film, Nanouk Leopold, ci guida con sobrie osservazioni e immagini impressionanti, dentro un mondo costantemente tranquillo che porta il protagonista verso una nuova fiducia in se stesso.

CONCORSO DOCUMENTARI:

2013/04/20 ore 18:15
   Codebreaker di Clare Beavan
  tendenza: GGG
tipologia: Docu-fiction – durata min.: 81
nazione: U.K.
anno: 2011
Alan Turing è stato il genio della matematica che ha decodificato i codici della marina tedesca, German Naval Enigma, durante la seconda guerra mondiale, salvando così milioni di vite umane. E’ stato anche lo scienziato che ha posto le basi all’era dei computer, della intelligenza artificiale, della matematica che fa muovere il mondo. E’ stato uno dei grandi originali pensatori del 20mo secolo che ha previsto il mondo digitale in cui oggi vivivamo. Per molti scienziati contemporanei, Turing siede a fianco di personalità come Isaac Newton, Albert Einstein e Charles Darwin. Le conquiste scientifiche di Turing non furono riconosciute durante la sua vita. La società del suo tempo lo tratto come un criminale per il semplice fatto che era omosessuale (a quei tempi l’omosessualità era un reato). Nel 1952 fu dichiarato colpevole di “grave indecenza” per essere stato sorpreso in rapporti sessuali con un altro uomo e condannato alla castrazione chimica. Due anni dopo, all’età di 41 anni, si uccise col cianuro. La società alla quale aveva dato moltissimo lo ricambiava costringendolo alla disperazione e alla morte. Questo docu-film ci racconta gli ultimi 18 mesi di vita di Alan Turing, durante i quali visitò assiduamente lo psichiatra Franz Greenbaum, che tentò di aiutarlo. I due personaggi sono interpretati rispettivamente da Ed Stoppard (Upstairs, Ritorno a Brideshead, Baciate chi vi pare ) e Henry Goodman (Il maledetto United, Motel Woodstock, Il mercante di Venezia). Ogni sessione di questi incontri viene riportata fedelmente, facendo emergere i momenti chiavi e le pressioni esterne e interne che lo portarono al suicidio. Nel film vengono presentate anche interviste a personaggi che hanno conosciuto Turing, oltre a tecnici e scienziati delle moderne tecnologie, come Steve Wozniak, il co-fondatore di Apple.

2013/04/20 ore 22:40
   Love Part of This, The di Lya Guerra
  tendenza: LLL
tipologia: Documentario – durata min.: 82
nazione: USA
anno: 2012
Nei primi anni Settanta, nel piccolo centro costiero di Gloucester, Massachusetts, Grace Moceri incontra Grace Schrafft: sebbene siano entrambe sposate e con figli, s’innamorano l’una dell’altra. Non potendo stare lontane, lasciano i rispettivi mariti per mettersi insieme, formando una sorta di ying/yang affettivo in cui l’una completa l’altra: se la prima rappresenta l’aspetto pratico e responsabile della coppia, la seconda è lo spirito libero e irrazionale. Insieme supereranno le difficoltà dei divorzi, cresceranno i loro due bambini e gireranno il mondo, seguendo una traiettoria imprevedibile che le porterà a lasciare la East Coast per la California. Dopo trentasette anni insieme è giunto il momento di un bilancio, tra ricordi vividi e fotografie dai colori sbiaditi, arricchiti dalle testimonianze di chi le ha conosciute ed è stato investito da quello che, iniziato come una tempesta, si è trasformato in lungo e bellissimo rapporto. (ToGay)

2013/04/21 ore 17:00
   Hide and Seek di Saad Khan
  tendenza: QQQ
tipologia: Documentario – durata min.: 68
nazione: Danimarca / Pakistan
anno: 2013
“Giocare a nascondino”: questo è il significato del titolo in pakistano. Una metafora della condizione complicata, pericolosa e dolorosa di molti omosessuali in Pakistan, spesso vittime di abusi da bambini. Le vicende, i conflitti interiori, le rivendicazioni, il disagio e, soprattutto, l’impossibilità di amare in un Paese in cui la religione islamica condiziona pesantemente ogni aspetto della vita privata. Jenny è una studentessa universitaria transgender da poco sottopostasi a castrazione. Kami è un ballerino che pratica il cross dressing, arte appannaggio di travestiti ma anche rifugio di quei gay alla ricerca di accettazione: sfidando tabù duri a morire, Kami ha scelto di convivere con Waseem, il suo fidanzato macho. E infine Neeli, che ha avuto un ruolo importante nel recente intervento della Corte Suprema, che ha legalizzato il “terzo sesso” (ma non l’omosessualità). Un documentario di denuncia ma ricco di musica e coreografie danzate. (ToGay)

2013/04/21 ore 20:45
   One Zero One di Tim Lienhard
  tendenza: GGG
tipologia: Documentario – durata min.: 90
nazione: Germania / Olanda / Spagna / USA
anno: 2013
Mourad, trentatré anni passati dentro e fuori gli ospedali, è alto un metro e quarantanove, ha un occhio solo, una gamba più corta dell’altra, mani e piedi malformati. Antoine, calvo e ben oltre i quaranta, un fisico ingombrante, ha problemi psicologici e, alle spalle, una famiglia disfunzionale. Insieme formano la coppia di drag queen più improbabili che abbiano mai calcato i palchi europei, le favolose BayBjane e Cybersissy, dive incontrastate delle serate più eccentriche di Ibiza. Un sodalizio umano e artistico in cui convivono performance in drag e freak show, kitsch e clownesco, cyber e s/m, provocazione e ironia, Lindsay Kemp e Leigh Bowery, Divine e Bette Davis . Tim Lienhard, dopo averli visti in azione in un club di Colonia, ci racconta ciò che si nasconde dietro il trucco pesante e i vistosi abiti di scena di due personaggi unici, la cui geniale follia creativa ha permesso loro di superare i mille problemi di due vite difficili. (ToGay)

2013/04/22 ore 20:40
   Paul Bowles: The Cage Door is Always Open di Daniel Young
  tendenza: QQQ
tipologia: Documentario – durata min.: 93
nazione: Svizzera / Marocco
anno: 2012
Documentario su Paul Bowles, compositore e autore americano. Sulla base di interviste esclusive fatte a Bowles, ad amici e collaboratori, il film ne ricostruisce la straordinaria esistenza, con gli anni a Tangeri, la mai troppo esibità omosessualità e il matrimonio con la scrittrice lesbica Jane Bowles. Ci sono voluti quattordici anni al regista Daniel Young per ultimare questo sentito omaggio allo scrittore e compositore americano Paul Bowles, autore, tra gli altri, del romanzo Il tè nel deserto, da cui Bernardo Bertolucci, qui tra gli intervistati, ha tratto l’omonima pellicola nel 1990. Una figura unica e carismatica, schivo erede di una ricca famiglia newyorkese, che si rifugiò prima a Parigi, dove strinse amicizia con Gertrude Stein e poi nel 1947, assieme alla moglie Jane, a Tangeri. La città marocchina divenne, grazie a lui, un luogo epico e anticonformista, meta di pellegrinaggio di amici quali Truman Capote, Tennessee Williams, Allen Ginsberg, William Burroughs, Jack Kerouac che lo considerarono un maestro, un pioniere. Nel film le immagini della sua ultima intervista sul letto di morte (avvenuta nel 1999) e le testimonianze di Mohammed Mrabet, il suo amante di sempre, il poeta beat John Giorno, Edmund White, John Waters, Gore Vidal e molti altri ancora. (ToGay)

2013/04/23 ore 22:40
   Born This Way di Shaun Kadlec
  tendenza: QQQ
tipologia: Documentario – durata min.: 85
nazione: USA / Cameroon
anno: 2013
Come canta Lady Gaga nella hit citata nel titolo, uomini e donne provano a (soprav)vivere in Camerun, dove l’omofobia, l’intolleranza (anche religiosa) e la discriminazione sono tra le più fameliche al mondo. I gay e le lesbiche di questo paese corrono quotidianamente seri rischi, fisici e morali: l’articolo 347 del codice penale punisce l’omosessualità con pene che vanno da uno a cinque anni. Nel clima di repressione generale, l’unica soluzione è spesso tenere segreta la propria condizione persino a familiari e amici. Un eroico, ammirabile aiuto giunge loro solo dall’associazione per la tutela dei diritti degli omosessuali creata dall’avvocato Alice Nkom, in grado di fornire supporto e speranza a chi, in realtà, chiede solo di poter vivere liberamente. Dopo Call Me Kuchu, vincitore del premio del pubblico all’ultima edizione del Torino GLBT, ambientato in Uganda, un altro coraggioso documentario che dà voce, con testimonianze toccanti, a chi è costretto al silenzio. (ToGay)


Condividi

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.