A LONDRA UN GRANDE OMAGGIO A PIER PAOLO PASOLINI

Due mesi di proiezioni, dibattiti, e anteprime per uno dei più completi tributi all’opera cinematografica di Pasolini, definito un ‘gigante europeo’

Dal sito dell’evento


La home page del sito BFI dedicato all’evento

Il British Film Institute, la maggiore istituzione cinematografica britannica, ha organizzato, attraverso la BFI Southbank (sezione che s’interessa della storia cinematografica) e il London Lesbian and Gay Film Festival, una delle più grandi ed esaustive retrospettive su Pier Paolo Pasolini, della durata di due mesi, marzo e aprile 2013. Hanno collaborato all’evento l’istituto Luce Cinecittà, il Fondo Pier Paolo Pasolini, Graziella Chiarcossi (unica erede di Pasolini), l’Italian Cultural Institute di Londra e la Cineteca di Bologna.
L’evento si articola in diverse manifestazioni che comprendono dibattiti, l’anteprima di un documentario su Pasolini, una completa retrospettiva di tutte le sue opere cinematografiche proiettate a BFI Southbank, più una distribuzione su tutto il territorio nazionale di due opere restaurate, Il vangelo secondo Matteo e Teorema, di quest’ultimo è stato prodotto anche un nuovissimo dvd e blu-ray.

UN NUOVO DOCUMENTARIO SU PASOLINI

Per l’occasione è stato presentato, all’interno del programma del festival gay (LLGFF), il documentario, coprodotto da Italia e USA nel 2012, ‘Pasolini’s Last Words‘ di Cathy Lee Crane, una biografia concettuale di Pasolini, focalizzata sugli ultimi anni fino al brutale assassinio del 1975. Mescolando estratti dei suoi ultimi scritti con materiale d’archivio e scene ricostruite, Crane ci offre il ritratto innovativo ed enigmatico di un artista sempre affascinante. Strutturato in dieci parti che prendono il nome dagli articoli in prima pagina che Pasolini ha pubblicato nei mesi precedenti la sua morte, questo film, della durata di un’ora, è un lavoro di notevole invenzione formale, che celebra Pasolini non solo come regista, ma anche come poeta, polemista e militante.

IL DIBATTITO “QUEER PASOLINI”

Queer Pasolini” è stato un approfondito e partecipato dibattito che ha esplorato le connessioni e le tensioni tra gli atteggiamenti politici di Pasolini e la sua omosessualità, tematica spesso messa in secondo piano nelle presentazioni dell’artista che si svolgono in tutto il mondo. Allo stesso modo anche gli studi gay e lesbici non hanno detto molto su Pasolini. Questo dibattito ha cercato di fare risaltare il contributo diretto e indiretto che le opere e la vita stessa di Pasolini hanno dato alla cultura e al pensiero queer. Hanno partecipato al dibattito Neil Bartlett, Cathy Crane (regista di Pasolini’s Last Words), Manuele Gragnolati (University of Oxford), Christoph Holzhey (ICI Berlin), Karl Schoonover (University of Warwick), e l’organizzatore John David Rhodes (University of Sussex).

LA PRESENTAZIONE DI PASOLINI

Sul sito dedicato all’evento, possiamo leggere questa presentazione di Pasolini, scritta da Tony Rayns:

Pasolini resta uno dei più famosi e formidabili registi del cinema europeo e la sua eredità ha ispirato registi in ogni parte del mondo. In questa occasione proiettiamo tutti i 13 lungometraggi di Pasolini, tutti i suoi corti, documentari e le opere in collaborazione con altri.

Pasolini (1922-1975) è stato regista, romanziere, poeta, linguista, pittore e giornalista con idee politiche assai precise. Ognuno di questi aspetti ha influenzato il suo lavoro di regista e di intellettuale controverso, spesso coinvolto in vicende legali. Fu espulso giovanissimo dal Partito Comunista Italiano. Le sue idee di sinistra non allineata, insieme alla sua esibita omosessualità, traspaiono in molti suoi lavori. I suoi studi sulla filosofia, la psicanalisi e l’antropologia lo condussero a ripensare alcuni miti fondanti dell’identità europea – sia cristiana che pagana – mentre le sue radici nel movimento del neorealismo spiegano bene la sua rinuncia alle regole della grammatica cinematografica convenzionale. La sua stagione inizia con “Accattone” (1961), la storia di un perdigiorno ruffiano nei sobborghi di Roma, e “Mamma Roma” (1962), con Anna Magnani. In “Comizi d’amore” (1964) Pasolini attraversa l’Italia per investigare sugli atteggiamenti degli italiani nei confronti della sessualità, e il documentario “Alla ricerca dei luoghi per Il vangelo secondo Matteo” (1964) è il suo prolungamento ideale, girato attraversando Israele e la Palestina alla ricerca delle location per il film.

Il cinema di Pasolini cambiò dopo il Vangelo secondo Matteo, e non solo perché ha iniziato a girare a colori. Il tentativo di una visione lucida e agnostica su uno dei libri del Nuovo Testamento indusse Pasolini ad affrontare nello stesso modo ‘materialista’ le letture di altri miti fondatori della civiltà europea – le storie di Edipo e Medea – e diede il via al progetto di creare suoi ‘miti’ moderni per analizzare i mali della società contemporanea. Entro la fine del 1960, mentre si alzavano le barricate a Parigi e il movimento studentesco cercava di fomentare la rivoluzione in tutto il mondo, Pasolini inizia a perdere la fiducia nelle soluzioni ideologiche. Quando gli studenti italiani si scontrano con la polizia nelle strade di Roma, egli si schiera inaspettatamente dalla parte dei poliziotti (buoni proletari con radici contadine) contro gli studenti (viziati e delusi rampolli della borghesia). Pasolini non è mai stato un marxista ortodosso, dopo ‘Medea‘ è una mina vagante nel mondo antifascista.

Il rifiuto della purezza ideologica ha portato Pasolini in un’area strana e meravigliosa. I suoi interessi in psicoanalisi e nell’etnografia hanno alimentato le sue versioni idiosincratiche dei giochi antichi, ma hanno anche contribuito ai suoi attacchi ai ‘valori borghesi’ in opere come Teorema e Porcile. Tornò da viaggi in India e Africa con film tematici che cercavano di colmare il divario tra i miti del Terzo Mondo e la modernità. Si rivolse ai grandi cicli del medioevo – Decameron di Boccaccio, Racconti di Canterbury di Chaucer e le Mille e una notte di diversi autori – nella romantica ricerca di una visione della società ‘pre-ideologica’, delle relazioni umane e della narrazione stessa. Per ultimo ha affrontato le crudeli fantasie di De Sade, negazione ultima dell’umanità, trasponendole nel sogno mussoliniano della repubblica fascista.

Attraverso tutti questi cambiamenti, la fede che Pasolini non ha mai perso era la sua convinzione che il cinema può essere poesia. Il suo senso della poesia filmica includeva stars del calibro di Terence Stamp, Maria Callas, Pierre Clémenti e Jean-Pierre Léaud, così come amatissimi non-professionisti, ma è sempre rimasto convinto delle sue originali composizioni e dei suoi montaggi – nella sostanza, al modo in cui lui ha voluto capire e raccontare le storie. Forse è per questo che i suoi film rimangono così emozionanti e gratificanti … E quindi attualissimi.


Immagine dal film “Salò, le 120 giornate di Sodoma


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