"IL RICHIAMO": FINALMENTE IN USCITA L'IMPERDIBILE FILM DI STEFANO PASETTO

Una bellissima ed emblematica storia d’amore tra due donne diversissime, sullo sfondo di paesaggi inusuali ed altrettanto significativi – Intervista di Vanity Fair alle protagoniste.


Una scena del film con le bravissime Sandra Ceccarelli e Francesca Inaudi

Quando ci è arrivata la notizia che finalmente il bellissimo secondo lungometraggio di Stefano Pasetto, “Il Richiamo”, usciva nelle sale italiane dall’11 maggio 2012, quasi non ci credevamo. Il film ha avuto una lunga e difficile gestazione (la sceneggiatura era già pronta nel 2004) ma grazie alla produzione di Interfilm e Rai Cinema (e con l’aiuto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali) il film sarebbe potuto uscire nelle sale già nel 2010. Presentato in diversi Festival, anche al Togay, premiato dalla giuria dell’Amilcar a Villerupt (Francia) nel 2010 e dal pubblico all’Univercine Film Festival di Nantes del 2011, in Italia veniva ripetutamente spostato in avanti, tanto da farci credere che ormai sarebbe uscito solo in dvd. Perchè questo ritardo per un film qualitativamente superiore alla media delle nostre produzioni? Forse perchè racconta di un amore lesbico? Forse perchè è passato nei migliori Festival LGBT del mondo? Possibile che la RAI, che possiede la 01 Distribution, dopo averlo prodotto non riuscisse a farlo distribuire? O forse … Non volesse?.
Finalmente è arrivata la semisconosciuta ed encomiabile JP Entertainment che s’incarica, con grande impegno, di distribuirlo in 30 copie iniziali (che potrebbero arrivare a 50 se il pubblico risponderà); sono in ogni caso pochissime, se paragonate alle 600 di ‘To Rome with Love’, tanto per esemplificare con un titolo di qualità assai inferiore nonostante gli altisononanti nomi che porta in tabellone.

Comprensibile quindi l’urlo di gioia che Francesca Inaudi, una delle due protagoniste, ha lanciato dal suo sito web quando ha appreso la notizia della distribuzione. Lo riportiamo integrale:

“Hurrà!!!! Evviva!!!! Miracolo!!!! Pare che alla fine a forza di parlarne ce l’abbiamo fatta!!!!!! “Il Richiamo” film di Stefano Pasetto protagoniste me e Sandra Ceccarelli, USCIRÀ IN SALA in ITALIA l’ 11 MAGGIO!!!!!!
Uscirà in pochissime copie perciò la sua vita è affidata tutta al passaparola!!! Pubblicizzatelo ovunque potete per favore, sui social network, sui blog, OVUNQUE!!! Grazie. Con affetto e trepidazione. Fra”

Non sarà difficile fare pubblicità a questo film che racconta una storia originale (al di là di essere lesbica), e che ci presenta due dei personaggi femminili più riusciti del cinema contemporaneo.
Il film racconta la storia di due donne che si trovano improvvisamente davanti a scelte che possono rivoluzionare le loro vite. Una, la più giovane, Lea (Francesca Inaudi), è uno spirito indipendente e dinamico, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, allergica alla stabilità, amante della natura e dell’avventura, sempre pronta a rimettersi in gioco. Lavora come operaia in un allevamento/fabbrica di polli, che lei, amante degli animali, sopporta a mala pena. Molto significative le scene alla catena di montaggio che seguono l’agonia dei poveri polli, un destino prederminato, un’allegoria che Lea non può sopportare. Ma Lea ha sempre la forza di reagire a tutto, con impeto, quasi con gioia. Non la deprime nemmeno il fatto di abitare in una casa dove piove sul letto, all’opposto del suo fidanzato, innamorato pazzo di lei, tatuatore amante del suo lavoro, che sogna solo di sistemarsi. Lea, immigrata italiana, corre felice in bicicletta per le strade di Buenos Aires, che sono un caos ordinato, come il suo cuore ribollente. La vita per lei deve sempre essere una sorpresa, qualcosa di nuovo, qualcosa da sperimentare e poi magari, con altrettanta facilità, abbandonare. Vive nella condizione tipica delle persone che, con impegno, stanno cercando la loro strada, il loro percorso, la loro identità. E non possono fermarsi fino a quando non arriva un segnale preciso, sicuro, determinante.

Lucia (Sandra Ceccarelli), è invece una figura che sta quasi all’opposto. E’ un’immigrata integrata, ha passato la quarantina, è sposata, è benestante, potrebbe fare quello che vuole, eppure non è felice. Lea ha mille problemi e difficoltà, eppure è sempre piena di gioia, consapevole di stare vivendo impiegando tutte le sue energie. Lucia si trova invece quasi senza forze, senza sapere cosa fare, cosa volere, come reagire. Il suo futuro potrebbe essere dei più sereni, magari con un bimbo in arrivo, invece è tutto buio, e non c’è nessuno che possa aiutarla. Il marito è tutto preso dal suo lavoro, e forse anche da qualcun’altra (così vorrebbe credere lei). Lo psicologo non riesce a spiegarsi la sua depressione, capisce solo che le manca l’energia vitale, qualcosa o qualcuno a cui aggrapparsi, la capacità o la volontà di esprimersi, di reagire. In fondo questo personaggio, con tutto il dolore che si porta dentro, è più facile da comprendere. E da incontrare. Siamo davanti ad una persona che dalla vita ha avuto tutto, tranne quello di cui aveva veramente bisogno: l’amore. Forse lei stessa non sa darsene una spiegazione, e cerca di addossare agli altri responsabilità che non hanno. Quando Lucia vede di nascosto il marito che tiene sottobraccio un’altra donna, ci fa sopra un romanzo, solo per liberarsi inconsciamente dalle sue colpe. Lucia, in poche parole, è prigioniera di una vita che non è la sua. Questa situazione l’abbiamo vista in tanti film lesbici, ma mai con tanto realismo e sottigliezza, grazie anche ad una superba interpretazione, col viso della Ceccarelli che sembra la maschera stessa del dolore.

Quando queste due donne, così agli antipodi (anche generazionali), s’incontreranno, scopriranno che hanno lo stesso inconsapevole problema. A carte scoperte dovranno giocare la più terribile partita della loro vita. Quella della felicità. Ma non sempre si vince…
Eppure il finale del film è ancora più emblematico del suo inizio. E lascia aperte diverse interpretazioni. Quella più ottimistica vede entrambe le donne realizzate, quella più pessimistica può credere che il film stia ricominciando da capo.
Grande merito della regia e della sceneggiatura averci condotti dentro una storia che scava nelle profondità dell’animo umano, aiutata, anzichè distratta, da bellissimi ambienti naturali, partendo da una vitalissima Buenos Aires fino alle spiagge della Patagonia, al mare aperto dove l’uomo incontra le balene. E grande merito alle due protagoniste che in una bella intervista apparsa questa settimana su Vanity Fair (vedi sotto), confessano entrambe di aver avuto esperienze omosessuali.

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Da Vanity Fair

Sandra Ceccarelli e Francesca Inaudi nel Richiamo: «L’amore è amore (non importa con chi)»
Vivono, in un film, una relazione fatta di tenerezza e di passione. Che ha riportato a galla, in entrambe, un pezzo di passato. E una sensazione «dolce, morbida e liscia»

di L. Farnese

Firenze, la notte appena passata non ha smesso mai di piovere. Cadono ancora gocce dagli alberi, nel giardino comunale in cui ci siamo rifugiate, con Sandra Ceccarelli, a parlare di poesia, di quella che più la scuote. Ex voto, Eugenio Montale. «Un verso, l’ultimo, racchiude il mistero, l’abisso, che sta dentro a ogni amore». Profondo è quello che lei vive con Francesca Inaudi nel Richiamo, un film di Stefano Pasetto che ha ricevuto applausi in tutto il mondo (perfino in Brasile, a Florianópolis), ma faticato a uscire in Italia (alla fine sarà al cinema dall’11 maggio).
Racconta l’incontro a Buenos Aires di due donne: Lucia – hostess severa e triste, insegnante di pianoforte nel tempo libero, sempre in twin set di cachemire mentre si spegne lenta, al fianco di un marito medico distratto e anaffettivo – e Lea – più giovane, quasi una ragazza, che con una mascherina bianca a coprirle la bocca inforca polli in un allevamento, e dentro sciarpe colorate attraversa in bici i ponti della città per tornare a casa, dove l’aspetta il suo compagno tatuatore tutto piercing, disordine e perdite sul soffitto.
Si ritrovano a sfiorarsi le mani sui tasti, durante una lezione. A stringersi per tenersi caldo, in un parco. A fare «il gioco della ciglia caduta»: pollice, indice, desiderio. A rincorrersi per la strada e a baciarsi, su un marciapiede. E poi a spogliarsi ridendo di piacere, prima di finire a restaurare una barca a vela all’altro capo del pianeta, in Patagonia.
SESSO E CHAMPAGNE
«La scena d’amore è improvvisa, sorprendente, nessuna delle due se l’aspetta», racconta Francesca Inaudi. «Con Sandra c’era stata qualche rigidità, dovuta a piccole incomprensioni, a modi diversi di lavorare. Lei è più studiosa, io più impulsiva. Per scioglierla, ci abbiamo dato giù con una bottiglia di champagne». «Il sesso sul set è tornare compagni di classe», confessa la Ceccarelli. «Tornare a quando fino ai dieci, dodici anni, fai la lotta, ti stai addosso, non badi a chi tocca chi, non esistono ancora pulsioni e repulsioni. Ma se qualcosa invidio agli uomini è il baciare una donna: la sensazione più dolce, morbida, liscia che esista».
Non era la prima volta, per loro. A Sandra, che ha 44 anni, è capitato davvero, non era un copione. «Da giovane li ho fatti alcuni tentativi in quella direzione. Era naturale, per me, scoprire la vita in tutte le sue possibilità. Ho provato curiosità, attrazione, gelosia: le ho consumate, solo sono rimaste esperimenti, poi le storie vere le ho avute con uomini». «Io ho amato follemente la mia migliore amica del liceo, Fabiola. Certe scenate!», ricorda Francesca, che di anni ne ha 34.
«Fisicamente, no, ma non perché lo abbia escluso, nell’asfissia della moralità, ma perchè quanndo mi è successo, di essere sedotta dal mio stesso sesso, di provare tanto bene per una persona da volerla possedere, includere, questo flusso non ha mai avuto uno sbocco reale. Nella vita non lascio fuori niente a priori, non esistono limiti: da piccole vogliamo sposare tutte i biondi con gli occhi azzurri in nozze da favola, poi cresciamo e vale tutto».
IO MOGLIE, IO SINGLE
Lei, infatti, il suo sì l’ha detto ad Andrea (Gattinoni, ndr), morissimo, scuri gli occhi, collega, colpo di fulmine a teatro. Nel 2009, a Formello, vicino Roma, erano loro due, i testimoni, la fretta di scambiarsi quella promessa. Poi sono andati sul lago di Bracciano, tra le giostre di una festa di paese, a giocare a freccette.
Sandra invece no. Neanche ha mai convissuto. «Sono figlia di separati. E sono stata più spesso sola che fidanzata. Con i miei uomini le cose sono durate tre, quattro anni. Non siamo mai arrivati in chiesa, ma nemmeno a ritrovarci quasi parenti, a vivere quelle situazioni in cui ti guardi e dici: “Gli voglio bene come a un fratello”».
HO CHIESTO AIUTO
Nel film, oltre a un matrimonio, c’è tutto quello che le donne possono attraversare. La depressione. Il pensiero di un figlio, di un figlio in pancia, di un figlio perso. Il tradimento compiuto, quello subito. La malattia, un cancro – diagnosticato, tenuto segreto, da guarire -. Il bisogno, a un certo punto, di fermarsi, e chiedersi: «Ma tu, non ce l’hai un po’ di paura?».
«Anche io ho passato momenti bui, neri», dice la Ceccarelli. «Momenti in cui non mi sono avvolta una tenda bianca intorno, come fa Lucia, il mio personaggio. La mia scappatoia al dolore era stare a letto il più possibile. Preferivo dormire che vivere. L’ho fatto anche per una settimana di seguito, alzandomi solo per mangiare, il minimo. Tornata in mezzo alla gente, non riuscivo più a parlare, a muovermi. Ho vissuto ingessata per mesi, in coincidenza con delusioni e assenze». «Qualche volta mi sono sentita anche io alla deriva», racconta Francesca. «per difetto di compensazione tra quando il lavoro c’è e quando manca. Sei un’attrice, usi te stessa, e se ti rifiutano è un attimo che pensi “Non valgo”. Divento apatica, non ho voglia di fare niente. Però mi salvo: non riesco a tollerare uno stadio d’inerzia prolungato. Metto la faccia sotto l’acqua fredda e reagisco. È la fase Donna Summer, “No more tears, enough is enough”».

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