"L'ALTRA ALTRA META' DEL CIELO... CONTINUA" - INCONTRO CON MARIA LAURA ANNIBALI E LAURA VALLE

Autrici del documentario sul mondo lesbico, appena presentato con successo al Festival di Torino, che prosegue, diversificandolo, il discorso iniziato col precedente film.


video a cura di R.Mariella e A.Schiavone

Tre anni fa ci eravamo lasciate con un progetto appena sbocciato e tanti buoni auspici. Oggi Maria Laura Annibali torna a parlarci dell’altra altra metà del cielo in un nuovo documentario realizzato con la collaborazione di Laura Valle alla regia. L’idea di portare avanti una seconda parte del documentario è venuta praticamente da sé, data la vastità di cose da dire e, per fortuna, anche di donne che hanno la voglia e il coraggio di esporsi. In questo nuovo appuntamento con il mondo lesbico romano, soggetto delle interviste condotte dalla Annibali, si assiste comunque ad una forte maturazione rispetto alla prima parte de “L’altra altra metà del cielo“, sia da un punto di vista di soggetti che di tematiche, oltre alla crescita riscontrabile su un livello più tecnico.
Come nel primo documentario, a condurre le interviste è la stessa Maria Laura Annibali, che a sua volta si espone in prima persona ponendosi alcune domande e cercando di dare e darsi delle risposte. Il taglio tuttavia delle interviste è decisamente più adulto, in un certo senso: si passa da un primo momento in cui quasi si faceva fatica a pronunciare la stessa parola “lesbismo” a discorsi consistenti come l’omogenitorialità, sessualità e fascismo, carriera professionale e omosessualità.
Contemporaneamente, assistiamo ad un decurtamento dell’argomento politico, probabilmente già pienamente esplorato nel corso del primo documentario, grazie al contributo di Edda Billi. E’ palpabile il desiderio, più che ribadire certi concetti sicuramente importanti, di affrontare nuovi argomenti, anche scottanti e sicuramente di forte attualità. Per questo il ventaglio delle intervistate è quasi completamente rinnovato. Soltanto Imma Battaglia era già comparsa nel primo capitolo de “L’altra altra metà del cielo“, probabilmente in virtù del fatto che la stessa Maria Laura Annibali l’aveva definita un’icona lesbica, un modello di vita a cui poter aspirare. Per quanto riguarda le altre donne presenti nel documentario, si va da due giovanissime ragazze (Alessia Piccinini e Caterina Bellincampi), che con molta freschezza raccontano le loro esperienze, parlano delle loro aspettative e mettono a nudo i propri sentimenti, a donne più mature, come Lidia Borghi, che ci parla dell’amore omosessuale ai tempi del fascismo, Anna Chiara Marignoli, che ci racconta della sua vita di insegnante di scienze motorie di giorno e discotecara di notte, Cristina Santos, che ci dice la sua sulle differenze tra le donne orientali e quelle italiane, e Benedetta Emmer, che ci parla del suo desiderio di diventare mamma e della sua gravidanza. Così, dopo essere riuscita a portare “L’altra altra metà del cielo” nelle scuole, Maria Laura Annibali prosegue, avvalendosi della collaborazione di Laura Valle, nell’indagine sul mondo lesbico, che sicuramente di cose da dire ne ha. E, promettono, non si fermeranno qua.

G.BORGHESI: Siamo qui con Maria Laura Annibali e Laura Valle, rispettivamente autrice e regista de “L’altra altra metà del cielo… Continua”. Vorrei cominciare proprio da qui, da questo “continua”, per chiedervi dove eravamo rimaste e dove invece siamo arrivate con questo nuovo appuntamento del documentario.

M.L.ANNIBALI: Il precedente era, anche se all’epoca non lo sapevo, l’inizio di un percorso. Ho continuato quindi raccontando altre storie di donne lesbiche, per allargare ancora di più questa visione variegata del nostro mondo. Come ho detto, dopo vent’anni di silenzio, cinque interviste compresa la mia erano veramente pochine, quindi ho voluto pescare in altri ambiti, cercando anche personaggi che in qualche modo erano stati già molto intervistati, tipo Imma Battagia o Anna Chiara, persone che hanno avuto centinaia e centinaia di interviste. L’idea mia e di Laura era di un “continua” che fosse però comunque un po’ diverso
da quello che si vede correntemente, quindi, vuoi per un discorso intimista, vuoi per questa forma che abbiamo scelto di artigianato delle immagini e non solo, proprio per il tipo di lavoro che abbiamo voluto svolgere, stiamo andando avanti e credo che non finirà qui
, per dare sempre più conoscenza della nostra normalità nella diversità.

L.VALLE: Per me questo è un “continua” molto relativo, perché io in realtà non ho continuato, ho esordito con questo documentario, dato che quello precedente non l’avevo fatto io. Quando Maria Laura mi ha chiesto di collaborare a questa cosa, io ho aderito immediatamente volentieri, perché mi è sembrata una cosa importante, una cosa che è giusto fare e anche rifare, perché è giusto che queste tematiche, questi documenti, queste interviste, queste dichiarazioni, questa esplicitazione di questo modo di vivere sia il più possibile divulgata. Questa è stata la ragione per cui ho fatto questo secondo documentario. La traccia è più o meno quella del primo documentario: si tratta di interviste a donne che raccontano le loro storie, i loro amori, le loro difficoltà e le loro vittorie, come avete visto. A me sembra che sia un progetto che sia giusto fare e che, come Laura già fa, sia giusto portarlo nelle scuole, perché è lì che comincia l’educazione dei ragazzi ed è giusto quindi che all’interno di questa educazione ci sia anche questa tematicha importantissima.

G.BORGHESI: Ho notato che in questo documentario, rispetto al precedente, è stato messo un po’ da parte il taglio più politico, per esempio non si parla di separatismo, e che l’esperienza personale nel senso più intimo del termine, come l’intervista sul tradimento dell’altro documentario, lascia spazio ad esperienze personali di spessore maggiore, come una gravidanza oppure la carriera professionale, come nel caso della signora che ha fondato la prima discoteca lesbica. Volevo quindi sapere se c’è stata un’evoluzione voluta anche a livello di tematiche oltre che di protagoniste.

M.L.ANNIBALI: Hai toccato proprio una corda fondamentale con la tua acuta osservazione. Io riterrei che il primo film sia stato un film politico, molto politico, quindi era giusto anche diversificare, parlando di altre esperienze, anche perché io non avevo dato molto spazio alle giovani, perché non c’erano proprio, e adesso invece ho voluto trovarne e poi, soprattutto, anche questa esperienza, che noi delle associazioni seguiamo, di lesbiche che vogliono diventare madri. Necessariamente avrei dovuto parlare di questo e l’altra volta non l’ho potuto fare. E perché no poi l’altro aspetto, quello della carriera, di una donna che vive una doppia vita, anche perché io stessa ho vissuto una doppia vita, perché, chi non ha visto il primo documentario non lo sa, io per vent’anni ho avuto un importante lavoro pubblico, ma nessuno sapeva della mia doppia vita, in quanto avevo detto di essere la compagna di un uomo politico eccetera eccetera. Io mi sono nascosta, Anna Chiara invece ha un lavoro di giorno in cui tutti sanno che lei è anche una regina della notte. Quindi sì, è stata una scelta voluta, come confermerà anche Laura.

L.VALLE: Sì, perché bisogna esplorare un po’ tutto. Il primo film, essendo appunto il primo, ha in un certo senso gettato le basi del discorso, partendo quindi da tematiche ritenute fondanti, come il separatismo. Posti i pilastri dell’argomento poi si può evolvere, andando ad indagare anche aspetti più sottili, come per esempio nell’intervista a Benedetta che ci racconta della sua esperienza di maternità o l’intervista delle due ragazze, che hanno 17 e 18 anni, che si raccontano con freschezza e senza nessun problema. E’ quello che vorremmo vedere in un futuro il più possibile prossimo. Quindi andare anche più sul privato in un momento come questo si rivela molto importante, superando le tematiche, a loro volta importanti, che però si possono raccontare anche da un punto di vista più oggettivo, più esterno. Si parla di sé, di esperienze dirette, di cose vissute: nel secondo film abbiamo fatto proprio questo, abbiamo fatto parlare le donne di se stesse, solo di se stesse. Anche se secondo me, anche questo è un film politico, sebbene non tratti tematiche politiche, ma è politica l’operazione.

M.L.ANNIBALI: Sì, voglio sottolinearla questa cosa. L’altro era più una storia del femminismo, del lesbismo, una base estremamente necessaria, però sono d’accordo, anche questo è un film politico, assolutamente, anche senza aver toccato temi eminentemente politici, è assolutamente politica l’operazione.

G.BORGHESI: E’ politico in quanto presa di posizione sicuramente, per il tema in sé del documentario. Ne avete parlato prima e io volevo sapere com’è nata la collaborazione con le due ragazze, perché non è da tutti esporsi nonostante la giovane età, con il rischio di mettersi contro le famiglie, cosa che quando si è giovani diventa poi molto difficile da gestire.

M.L.ANNIBALI: E’ stato un po’ un colpo di fortuna. Io avevo conosciuto queste ragazze al liceo Aristofane, dov’ero andata con il mio primo film, e la più piccolina si è subito detta pronta a questa esperienza, anche se poi abbiamo dovuto aspettare un anno perché diventasse maggiorenne. E’ bello e interessante, sono d’accordo con Laura, perché loro hanno detto con molta semplicità, forse anche contraddicendosi ad un certo punto, che non pensano all’amore eterno e che non pensano di avere sempre un amore con donne. Ora, io posso essere più o meno d’accordo, ma è importante che i giovani si esprimano così liberamente, che parlino delle loro vere idee, di quello che sentono veramente.

L.VALLE: Sì certo, questo delle due ragazze è stato un colpo di fortuna, ma anche un colpo di bravura, perché poi Laura è sempre bravissima a trovare le storie giuste e le persone giuste, quindi questo è tutto merito suo, io centro poco.

G.BORGHESI: E’ bello vedere la contrapposizione per esempio tra una donna che si scopre lesbica a 42 anni e che diventa esclusivamente lesbica ed una ragazza di 18 anni che vive la propria sessualità e i rapporti con l’altra persona in modo probabilmente più fluido e senza auto porsi dei vincoli, senza auto vietarsi di vivere esperienze diverse.

M.L.ANNIBALI: Senza auto censurarsi.

G.BORGHESI: Esatto. A questo punto ti chiederei di parlarci della tua esperienza nelle scuole, visto anche che ci eravamo lasciate con questo grande auspicio, che mi sembra sia stato realizzato.

M.L.ANNIBALI: E’ sempre troppo poco, perché in tre anni essere entrata in quattro scuole è veramente troppo poco. Però io sono una donna che non demorde, sono una donna che ritiene che questo sia il cammino del resto della sua vita, sono una donna che contagia. Io non ho contagiato Laura Valle nella lesbicità, perché lei era già lesbica per conto suo, ma sicuramente l’ho contagiata in questo cammino, in questa lotta, perché di lotta si tratta, perché non state aiutate e dobbiamo sperare anzi nella lungimiranza dei presidi. Visto che mi chiedi della mia esperienza nelle scuole, ci tengo a parlare di un evento importantissimo, per me personale, che mi ha dato la misura della giustezza del mio cammino e quindi anche del mio voler contagiare gli altri. Quando sono stata nel primo liceo, a Zagarolo, un piccolo centro vicino Roma, aiutata in quel caso dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Roma, senza un soldo ovviamente, perché preciso che tutte le mie attività di questi anni sono state, oltre che non remunerate, anche auto finanziate. Devo sempre comunque ringraziare la mia amica Maria Grazia Canta che mi ha permesso di produrre i documentari, alla quale sarò riconoscente per sempre. Solo in quel caso le istituzioni hanno creato un evento, mettendomi a disposizione l’aula magna della scuola, dove, di fronte a più di cento ragazzi, all’assessore, al corpo docenti eccetera, un ragazzo che all’epoca non aveva ancora diciotto anni, dopo molto rumoreggiare, dopo le prime domande, si è alzato e ha detto: “Volete sapere se sono gay? Sì, sono gay”. In quel momento ho capito che era giusto tutto quello che stavo facendo e quindi continuo ad andare avanti, sperando però di poter entrare pesantemente nelle scuole. Tu Laura sei d’accordo?

L.VALLE: Assolutamente. Perché come dicevo prima, il passaggio di queste cose nelle scuole è fondamentale. Anzi, credo di poter dire che quasi lo facciamo solo per questo, che è la cosa assolutamente più importante.

G.BORGHESI: Brevemente, c’è stato qualche risvolto negativo, un piccolo rovescio della medaglia di questa esperienza nelle scuole, sia a livello di difficoltà che puramente di commenti?

M.L.ANNIBALI: Laura non c’era, perché quell’incontro riguardava il primo film. In un istituto, dove era mal tollerata persino la frase di Edda Billi sulla donnità, sul non voler più votare uomini ma votare donne, subito dopo il documentario mi sono state rivolte domande molto poco carine. Per non parlare del fatto che io mi professavo credente, come osavo dirmi credente se sono lesbica, e di un tema che io non avevo toccato, ma che i ragazzi quasi per sfida hanno voluto affrontare, che è quello dell’omogenitorialità. E’ stato un momento un po’ difficile, l’unico momento un po’ difficile. Però è giusto anche così. Anzi, la segretaria di quella scuola mi ha detto: “E poi perché tutte le persone un film solo di sinistra, perché non interpellate pure donne di destra?”, che non era neanche vero, perché non tutte le persone che avevo intervistato parlavano di politica e si dichiaravano di sinistra. Comunque lo farò, la prossima volta lo farò.

G.BORGHESI: Siamo passate da un primo passo fatto alcuni anni fa, in cui si faceva quasi fatica a dire la stessa parola “lesbica”…

M.L.ANNIBALI: Ti ricordi?

G.BORGHESI: Certo che mi ricordo! Adesso invece siamo arrivate ad un punto in cui si parla liberamente di sé, come nel caso della signora portoghese, che ci ha raccontato non solo della sua esperienza in Italia, ma anche della realtà che ha vissuto in Oriente. Volevo sapere dove vorreste arrivare, perché immagino che abbiate in mente già qualcosa per il futuro.

M.L.ANNIBALI: Per lo meno una trilogia, ma io a questo punto mi auguro, e auguro a tutte noi e anche ai diversi da noi, a quelli che non sono l’altra altra metà di nessun cielo, che non finisca neanche con la trilogia. E credo che questa mia passione di voler continuare abbia contagiato anche la mia amica Laura Valle.

L.VALLE: Non si sa mai dove si arriva. Si sa da dove si parte, ma dove si arriva non si sa. Abbiamo certamente in mente un terzo episodio, il secondo per me, che vedrà un piccolo spostamento rispetto ai primi due. E poi chi lo sa dove si arriva. Certo, la tematica è ampia, il terreno di indagine è gigantesco, il bisogno di fare queste cose mi sembra sia molto sentito, quindi non lo so. Certo dovrò sopportare Laura ancora per molto!

G.BORGHESI: Io vi ringrazio, mi ha fatto piacere parlare con voi. Restiamo quindi in attesa del prossimo episodio!

M.L.ANNIBALI: Non mancheremo. Anzi, speriamo di arrivare anche nelle scuole di Milano, magari grazie anche al vostro aiuto. Alla prossima!

(a cura di Gaia Borghesi)


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