"PICCOLE BUGIE TRA AMICI" di Guillaume Canet

Ritratto impietoso, ma molto interessante e anche divertente, delle nostre debolezze e insicurezze che ci dimostra quanto sia difficile avere rapporti sinceri e onesti. Con una storia gay tra il comico e il drammatico. Nostra recensione


Benoit Magimel in una scena del film

Siamo andati a vedere questo film, “Piccole bugie tra amici”, in una multisala dove quattro film su cinque avevano riferimenti lgbt (Marigold Hotel, Magnifica presenza, Good As You) e nella pubblicità dei prossimamente c’era l’atteso “Ciliegine“, esordio alla regia di Laura Morante. Mai avuta una Pasqua cinematografica così gaya. Anche se questo non giustifica certo le rimostranze e gli inviti al boicottaggio di certe associazioni pseudo-cattoliche, che ringraziamo comunque per il surplus pubblicitario.

“Piccole bugie tra amici” (brutto titolo italiano dell’originale “Les Petits Mouchoirs”), secondo noi è tra i film più belli e accattivanti di questa stagione. Il film è uscito in Francia due anni fa, dove ha avuto un successo clamoroso sia di critica che di pubblico (più di sei milioni di spettatori), e non riusciamo a capire questo ritardo italiano per uno dei pochissimi film di questi ultimi anni che riesce a coniugare perfettamente esigenze commerciali e ricchezza di contenuti. Forse l’invidia mai sopita per le ottime qualità che i nostri cugini stanno dimostrando anche nel settore cinema, dove ormai non sono secondi nemmeno agli americani (anche nei generi più diversi)?

Terzo film dell’attore-regista Guillaume Canet, che cresce di film in film, è una specie di ‘Grande freddo‘ dei nostri tempi (ma prima dell’esplosione della crisi economica), un film corale su una specie di famiglia allargata (quelle che piacciono tanto al nostro Ozpetek), composta da coppie e single che si ritrovano insieme per festeggiare una lunga e apparentemente collaudata amicizia. Il regista e autore del film ha dichiarato che questo è il suo film più personale e sincero, fatto quasi in famiglia, stante che il principale interprete femminile, una Marion Cotillard, già premio Oscar, che quando appare ruba la scena a tutti, è anche la sua attuale compagna e il protagonista maschile del film, il sempre eccezionale François Cluzet (protagonista dell’ultimo grande successo francese ‘Quasi amici‘) è nel film sposato con la sua ex compagna Valérie Bonneton. Sarà anche per questo, ma sicuramente per le indiscutibili capacità attoriali di tutti gli interpreti, che il film ci trasmette momenti di assoluto realismo e credibilità attraverso un variegato intreccio di legami, amicizie, amori, invidie, aspettative, delusioni, ecc. che coinvolgono questa bella e agiata ‘famiglia’ di borghesi parigini.

La tematica gay non è affatto secondaria, anzi, direi che è la molla, comica e drammatica nello stesso tempo, di buona parte del film. E mette in primo piano uno dei temi cruciali che affliggono i gay di mezzo mondo. Cioè cosa succede quando ci capita di innamorarci di un eterosessuale. Dobbiamo dirglielo non sapendo quale sarà la sua reazione? Possiamo in ogni caso rimanergli solo amici? E poi perchè ci capita di arrivare a provare questo sentimento, magari per un amico che conosciamo già da tanti anni? E’ il destino o siamo noi che non sappiamo governarci e indirizzarci, e quindi immaturi? Il film cerca tutte queste risposte, ma affronta anche la situazione di chi, eterosessuale senza dubbi, viene a trovarsi inaspettatamente oggetto del desiderio del suo migliore amico. Ecco allora che affiora un’omofobia insospettata, la paura di essere coinvolti in qualcosa di sconosciuto, e soprattutto l’incertezza sul che fare. Questo è il momento in cui viene a galla la vostra vera essenza, la vostra padronanza, in una parola la vostra qualità. Nel film questa situazione risulta essere la cartina di tornasole di una complicità solo apparente, di amicizie utilizzate per esibire il nostro successo, la nostra superiorità, oppure per cercare di riempire una vita che in realtà non ci soddisfa, con una depressione sempre in agguato, segno dell’assenza di valori sicuri in cui credere. L’amicizia, che dovrebbe essere uno di questi valori, vuol dirci il regista, va anch’essa costruita, supportata, anche e soprattutto nei momenti più difficili. Mentre i nostri eroi sembrano darla per scontata, togliendole così ogni forza vitale, come succede già all’inizio del film, quando i nostri decidono di abbandonare l’amico all’ospedale, vittima di un terribile incidente stradale (scena che da sola vale il biglietto), per andare insieme in vacanza come ogni anno.

Ancora più struggente è la tematica dell’uomo sposato con figli che si scopre omosessuale. Lo vediamo che all’inizio cerca di rinnegare questa scoperta, di camuffarla, di cercarsi una giustificazione. Si trova innamorato perso di un uomo (con la scusa del suo lavoro, osteopata, arriva anche ad infilargli un dito nell’ano) ma ritiene di non essere gay, di non essere omosessuale, perchè ama solo lui (la diffusa idea che se sei gay devi scopare con tutti). Ma subito dopo confessa che il suo matrimonio è stato uno sbaglio, fatto perchè era troppo giovane. Intanto con la moglie non riesce più a fare nulla e questa soffre in silenzio, sfogandosi come può col porno su internet. Troppo commovente la scena, alla fine, della reazione di lei a quello che non è più un segreto.

In una breve scena all’inizio del film apprendiamo che la bella Marie (Marion Cotillard), che tutti vorrebbero farsi, ha avuto anche una storia d’amore lesbo (con una mulatta da sballo). La rivelazione viene fatta davanti a tutto il gruppo di amici, che restano perplessi, ma, da bravi democratici, comprendono e accettano senza problemi. Ma anche questa scopriremo poi essere una ‘piccola bugia’ nel momento in cui si trovano personalmente coinvolti.

Vi abbiamo accennato solo alle vicende del personaggio gay, interpretato da uno splendido Benoit Magimel, un attore che al ritmo di quattro film all’anno sta diventando uno dei più osannati oltralpe, ma naturalmente ognuno dei tanti protagonisti del film ha la sua storia da raccontare, storie di quasi quarantenni, con l’aggiunta di un cinquantenne (sicuramente il più maturo di tutti) che si trovano ad un punto cruciale della loro esistenza, tra un primo bilancio e scelte da fare, forse definitive. Anche se la storia gay contiene, secondo noi, la chiave del film e i momenti più originali, un’ottima regia e sceneggiatura, riescono a mescolare, con un interesse che ha pochissimi cedimenti, bellissimi e incisivi ritratti di personaggi e situazioni in cui tanti spettatori potrebbero riconoscersi. Cosa possiamo chiedere di più ad un film?

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