1° DICEMBRE 2011 - GIORNATA DI CHIUSURA DEL FLORENCE QUEER FESTIVAL

Interamente dedicata alla Giornata Mondiale contro l’AIDS. Premiazione dei corti del concorso Videoqueer 2011.

Orgoglio del Florence Queer Festival è sempre stata la grande attenzione data al tema della lotta contro l’AIDS, complice anche la coincidenza di date tra la Giornata Mondiale contro l’AIDS (1 dicembre) con i giorni di chiusura del Festival.

Quest’anno, oltre al bellissimo documentario candidato all’Oscar 2011 “We Were Here” di David Weissman, vengono proposte ben quattro anteprime nazionali: “Un Aňo sin Amor” di Anahi Berneri (Argentina 2005), “Zai Yi Qi – Together” di Zhao Liang, “Let Yourself Go – The Lives of Jazz Pianist Fred Hersch” di Katja Duregger, e “Life, above All” di Oliver Schmitz (Sud Africa, Germania 2010).

Inizia la giornata ‘Un Año Sin Amor’ di Anahí Berneri (Argentina 2005, 95’). Pablo, malato di Aids, con l’aggravarsi della malattia inizia a scrivere un diario, intanto pubblica annunci sui giornali in cerca di un compagno, o almeno di sesso. Da un’avventura ad un’altra, si spinge sempre più verso pratiche sadomasochistiche e se la vede brutta quando in quell’ambiente prende una cotta per il ragazzo sbagliato. Quando poi riesce a far pubblicare il suo diario, si mette contro i suoi familiari e rimane anche senza casa. Ma finché ci sono locali gay c’è speranza. Film davvero sorprendente, che ha vinto anche un Teddy alla Berlinale 2005, che associa senza un giudizio morale AIDS e sadomasochismo. Ma la cosa che più sorprende è che a realizzare questo film sia stata una donna, l’argentina Anahì Berner (autrice anche di ‘Por tu culpa’), che così dimostra di conoscere bene anche i meccanismi meno confessabili della psiche maschile.

Il film successivo è stato presentato da Gianni Pini, Presidente di Eventi Music Pool, che l’anno scorso ha portato Fred Hersh a suonare a Firenze, come evento di chiusura del Florence Queer Festival.

Il documentario ‘Let Yourself Go: The Lives of Jazz Pianist Fred Hersch’ di Katja Duregger (Germania 2007, 30’ ) copre i principali aspetti della vita del famoso pianista jazz americano Fred Hersch, dalla sua attività artistica come musicista e compositore jazz, all’insegnamento, alla sua lunga lotta contro l’AIDS. Hersch nato nel 1955 a Cincinnati, Ohio si trasferisce nel 1977 a New York attratto sia dalle enormi opportunità che questa città offriva alla sua carriera di musicista, ma anche dall’incredibile vita gay di allora, piena di sesso, feste e droga. Ma per lui gli anni del divertimento gay non furono molti. Nell’1983/84 si cominciava a parlare di AIDS. Allora la maggior parte delle persone infettate dal ‘cancro gay’ moriva, compresi numerosi amici di Hersch. Nel 1986 gli venne diagnosticata l’HIV. Sebbene egli avesse fatto coming-out in privato, non lo aveva ancora fatto pubblicamente. Fu solo nel 1994, l’anno in cui ricevette la prima delle sue due nomination al Premio Grammy, che egli fece un doppio coming-out pubblico: per la sua omosessualità e per la sua sieropositività. La notizia ebbe allora un’enorme risonanza mediatica. Di colpo egli divenne uno dei principali rappresentanti delle persone sieropositive e dei militanti gay. Hersch a differenza di tanti suoi amici sopravvive, anche se da alcuni anni la sua sieropositività è progredita in Aids. Il genio musicale di Hersch, che ben può essere apprezzato nei suoi recenti album, è sorprendente se si considera che Hersch ha dovuto imparare di nuovo a camminare dopo che nel 2008 a causa dell’AIDS è stato colpito al cervello da un attacco di demenza e un attacco di polmonite gli ha provocato un coma durato due mesi. Ingoia 30 pillole al giorno per combattere la malattia e per contrastare gli effetti collaterali delle altre pillole, appare più vecchio dei suoi anni, emaciato, con la lipodistrofia causata dalla terapia, ben dipinta sul suo volto. Quando però vediamo Hersch far scivolare le sue mani sul pianoforte, tutto cambia, la sua musica sgorga vivace, animata da un impeto giovanile.

La programmazione è proseguita con ‘We Were Here’ di David Weissman (USA 2010, 90’). Questo bellissimo documentario, costituisce una pietra miliare nel tentativo di dare una coerenza storica a quasi trent’anni di coabitazione tra la comunità gay e il virus HIV. Attraverso le testimonianze di cinque “sopravvissuti” viene ricostruita la storia dell’avvento dell’Aids a San Francisco, città con una grossa comunità omosessuale, che per prima reagì al virus, e alle campagne di disinformazione dei politici e dei media, dimostrando grande coesione e capacità organizzative, fornendo esempi di solidarietà umana che hanno pochi precedenti nella storia.

La programmazione pomeridiana è chiusa dal documentario ‘Together’ di Zhao Liang (Cina 2011, 83’) – ‘Together’ è un documentario girato dietro le quinte del film “Life is a Miracle” di Gu Changwei, una storia d’amore ambientata al principio degli anni 90, in un villaggio sconvolto dall’arrivo dell’AIDS, malattia che tutti gli abitanti chiamano ‘la febbre’. Gu Changwei , voleva far interpretare dei ruoli secondari a dei veri malati di aids. Chiese quindi a Zhao Liang di prendere parte alla ricerca di questi altri interpreti e di documentare il tutto in un film, girato contemporaneamente al film principale. Poiché la maggioranza dei cinesi non conosce quasi niente di questa malattia e associa il virus alla promiscuità, con ‘Together’ Zhao Liang si è posto l’obiettivo di promuovere il processo di comprensione del problema AIDS, cosi da migliorare la situazione dei malati, mostrando al pubblico l’esistenza di una grossa comunità di malati di AIDS e le loro condizioni di vita. Nella ricerca di persone malate di HIV da coinvolgere nel film, Zhao Liang prende contatti con le associazioni per la ricerca contro l’AIDS e scopre che i malati hanno un loro gruppo in internet; Zhao utilizza quindi questa comunità on-line per comunicare con loro. Alcuni di loro accettano di apparire nel suo documentario, anche se la maggior parte chiede di avere il volto oscurato. Nel documentario vediamo anche il regista recarsi in visita ai bambini con aids in una scuola a loro dedicata. Questo documentario, a differenza dei precedenti lavori di Zhao, ha avuto l’appoggio delle autorità cinesi.

Evento clou della serata è stata la proiezione e premiazione dei video del concorso Videoqueer 2011, riservato a cortometraggi a tematica gay, lesbica e trans gender (in collaborazione con il Comune di Firenze). Con una sezione speciale del VideoQueer dedicata al tema “AIDS: percezione del rischio e prevenzione”. Intitolata “SE HAI TESTA FAI IL TEST”. Il premio consiste in 1000 euro, che si spera servano per la produzione di altri video, oltre alla proiezione per un mese in un cinema della Toscana. Tutti i corti saranno caricati a giorni sul sito del Festival. La giuria è composta da cinque studenti under 30.

I VideoQueer selezionati per l’edizione 2011 erano i seguenti:

The Hiv Test di Roberta Orlando
Scegli il packaging giusto di Giuliana Di Grusa
Senza Testa di Andrea Braghiroli
Il giocatore di Emanuele De Caro
Aids di Stefano Poggioni
The last calling di Thomas Alberti
Paracondom di Maria Grech
Peccato Originale di Serena Goracci
Jo Guitar di Camilla Bartolini
Alone di Russell Sheaffer
The new experience di Gino Vivabene
– E’ bella chi si ribella di Silvia Novelli

Silvia Minelli ha invito l’Assesssore per il diritto alla Salute della Regione Toscana Daniela Scaramuccia ad annunciare i vincitori del premio “SE HAI TESTA FAI IL TEST” :

"Per l’immediatezza del messaggio, per i personaggi lontani dagli stereotipi, che esprimono con simpatia e positività l’importanza dell’uso del preservativo il premio va a ‘Il peccato originale’ di Serena Goracci."

Serena Goracci ritira quindi il premio, un po’ intimidita. L’assessore ha quindi letto una menzione speciale: “Per aver sottolineato l’importanza che ognuno si impegni in prima persona a promuovere la pratica del test del’HIV. Interessante a questo fine è l’utilizzo intelligente degli status dei Social Network, che stanno velocemente superando ogni altro mezzo pubblicitario, grazie alla loro caratteristica di comunicazione tra pari . La menzione speciale va a ‘The HIV test’ di Roberta Orlando”. Roberta a causa del suo lavoro non ha potuto essere presente.

Quindi la simpaticissima signora Assessore Daniela Scaramuccia, prima di lasciare il palco, fa un breve saluto: ‘…Anche quest’anno il primo dicembre si è chiuso. Spero che in qualche modo si sia riusciti a fare un po’ il nostro mestiere nella giornata di oggi, che è quello di ricordare a tutti l’importanza dell’HIV. Una malattia che esiste anche se ce ne dimentichiamo. E quindi anche in un modo, magari allegro, come quello di questa sera, spero che ce l’abbiamo fatta …” .

Quindi Silvia ha presentato i padrini della serata, il gruppo di orsi Mr. Gaga Bear, che premieranno il vincitore del concorso Videoqueer 2011. In prima assoluta è stato quindi trasmesso il loro primo videoclip ‘Bad Romance” una loro rivisitazione, in chiave ursina, della nota canzone di Lady Gaga .

I quattro ragazzi sono poi saliti sul palco con una piccola performance dal vivo e quindi hanno preso la parola. “ Il video, che era quasi un viaggio allucinato, va a favore della creatività, contro le droghe e l’alcool, che oggi i giovani usano, e che forse qualcuno di noi ha usato in passato, droghe e alcol non portano al viaggio estremo che è quello di creare, qualunque cosa uno voglia fare, l’importante è essere creativi . Noi siamo quattro uomini cosi, presi per caso per la strada e ci piace creare”. Reduci dal Festival del cinema di Bruxelles, dove si sono esibiti in una stazione della metropolitana, appositamente chiusa per la manifestazione LGBT, in Italia si sentono sempre più stretti. (sarà che sono anche piuttosto formosetti?).

Vincitore del premio VIDEOQUEER 2011 è “E’ bella chi si ribella” di Silvia Novelli, che con il suo gruppo torinese le ‘BADhOLE’ ha già vinto in passato un VIDEOQUEER.

Infine Fabrizio Ungaro ha invitato sul palco un rappresentante della delegazione fiorentina dell’UNESCO, movimento non governativo delle Nazioni Unite, che oltre ad occuparsi di Patrimonio Mondiale, si occupa di educazione e porta avanti diversi progetti di sensibilizzazione contro l’HIV, che i dati dimostrano essere in crescita. Fabrizio ha anche ricordato che IREOS rimane oggi l’unica associazione LGBT in Italia presso la quale è possibile effettuare il test dell’HIV in forma anonima e gratuita.

Ultimo film della serata ‘Life, Above All’ di Oliver Schmitz (Sud Africa, Germania 2010, 100’). Film presentato l’anno scorso al Festival di Cannes, e al Giffoni Film Festival. Storia davvero straziante , ambientata in Sud Africa, della 12enne Chanda, che vive con la famiglia nei sobborghi di Johannesburg. Dopo la morte della sorella più piccola. Lillian la madre di Chanda cade in una profonda depressione e il patrigno Jonah sceglie di passare tutto il suo tempo tra bar e prostitute. Chanda si prende cura della madre e dei due fratellini. Quando la madre si ammala, i vicini pensano subito che la sua malattia sia causata dall’Aids e si scatenano in pregiudizi fantasiosi. Chanda vuole continuare a prendersi cura della madre e convince ad aiutarla un’amica che si era allontanata dalla scuola per prostituirsi ed ed era ritornata con l’Aids. Quando questa ha bisogno d’aiuto la invita a rifugiarsi in casa sua.

ALCUNE IMMAGINI DELLA SERATA

Assessore Daniela Scaramuccia
Fabrizio Ungaro e Silvia Minelli
Silvia Minelli
Direttori artistici e volontari della nona edizione del Festival
Collaboratori volontari del Festival
Al centro le vincitrici del concorso SE HAI TESTA FAI IL TEST
Mr. GAGA BEAR
Mr. GAGA BEAR
Rappresentante delegazione fiorentina UNESCO
Ramon e Bruno

Testo e foto di R. Mariella, video di A. Schiavone


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