"El casamiento" di Aldo Garay vince il premio del miglior film al 26mo Festival del Cinema Latino Americano di Trieste

Il Festival ha inoltre consegnato il Premio alla Carriera al regista gay Jaime Humberto Hermosillo, presentando una retrospettiva di sette opere

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Vedi scheda del film “El casamiento”
Vedi sito ufficiale del film (con trailer) “El casamiento”

Si è appena conclusa a Trieste la 26ma edizione del Festival del Cinema Latino Americano, promosso dall’APCLAI (Associazione per la Promozione della Cultura Latino Americana in Italia), un festival che vanta una lunga tradizione e una grande partecipazione. Nella presentazione del suo direttore Rodrigo Diaz si legge: “… Storicamente l’Italia è sempre stata vista con rispetto e ammirazione [dai Paesi dell’America Latina], come risultato di un dettaglio storico d’importanza non secondaria: a differenza del resto degli europei che partirono alla conquista del “nuovo mondo” spinti dal desiderio di portare – attraverso saccheggi di materie prime e annessa schiavitù – nuove ricchezze alla potenza colonialista alla quale appartenevano, gli italiani, di tutte le regioni, arrivarono a quella che oggi chiamiamo America Latina con, quale unico desiderio, quello di cominciare una vita nuova, sperando di risolvere i propri problemi economici, o, in altri casi, politici. Il Festival di Trieste nasce con la modesta pretesa di recuperare parte di quella storia di relazioni, creando un “ponte”, aprendo una “finestra” per le nuove generazioni di modo che sia più facile per loro ampliare i propri orizzonti, affinché “scoprano” quella parte di storia italiana ancora poco conosciuta e affinché la prospettiva dalla quale oggi si osserva il nuovo mondo sia meno soggetta a stereotipi, a volte insopportabili…


Il regista messicano Jaime Humberto Hermosillo con il Direttore del Festival Rodrigo Diaz

Nell’ampio programma di questa 26ma edizione troviamo anche una retrospettiva dedicata al regista Jaime Humberto Hermosillo (onorato dal Festival col Premio alla Carriera) con sette lungometraggi, spazianti dagli anni ’70 ad oggi. Opere, divenute un punto di riferimento obbligato per l’analisi del comportamento sociale del messicano: “La pasión según Berenice” (del 1976), “Las apariencias engañan” (1978), “Doña Herlinda y su hijo” (1984), “La tarea” (1990); “De noche vienes Esmeralda” (1997), “Exxxorcismos” (2002), e il recentissimo “Juventud, desengaños y anhelos de Hernán Cortés Delgado” (2010).
Ricordiamo che Hermosillo è l’unico regista messicano ad avere dichiarato apertamente la sua omosessualità. Molti dei suoi film affrontano tematiche omosessuali, come “Matinee“, “El Cumpleanos del Perro“, “Las Apariencias engañan“, “eXXXorcismos” e “Donna Herlinda e suo figlio“, il film che lo fecere conoscere ed apprezzare a livello internazionale. E’ uno dei maggiori registi messicani degli ultimi vent’anni. Nato in una piccola città del Messico centrale si è dedicato subito alla regia cinematografica, affrontando nei suoi film le ipocrisie della classe media messicana, mettendone a nudo le perversità e le ambiguità. Ha perfezionato il suo stile cinematografico esplorande nuove strade e linguaggi con risultati alterni. Attualmente Hermosillo, oltre a proseguire l’attività registica, è docente alla Scuola di arti audiovisive dell’Università di Guadalajara, ed ha collaborato con i suoi alunni nella realizzazione di vari film.

IL FILM VINCITORE

Il film vincitore del Premio per il Miglior Film del 26° Festival del Cinema Latino Americano di Trieste, in gara con altre 14 opere, è risultato il documentario uruguayano-argentino “El casamiento”, di Aldo Garay, sulla storia d’amore e d’amicizia fra una transessuale uruguayana e un ex operaio.
Il regista ritorna ad affrontare con questo film una delle sue tematiche preferite, quella transgender. Aldo Garay, nato a Montevideo (Uruguay) nel 1969, ha studiato produzione e regia televisiva a Madrid e, dal 1998, ha realizzato numerose serie e documentari, vincendo anche diversi premi. E’ considerato uno dei massimi autori latino-americani esperto delle tematiche sulla diversità e l’identità sessuale, come dimostrano le sue opere realizzate per TevéCiudad (La Gloria de Hércules y Señorita Candidata, la più recente), fino all’ultima El Casamiento.

Il documentario, che si segue come un film, racconta la storia particolare d’amore e d’amicizia fra Julia Brian – transessuale uruguayana – e Ignacio González, un ex operaio edilizio. Julia e Ignacio si conobbero la sera della vigilia di Natale, 21 anni fa, in una piazza. Entrambi soli, i due decisero, quindi, di passare insieme le feste. Da quel momento diventarono inseparabili. Julia ha 65 anni. Fino all’adolescenza si chiamò Oscar Alberto. Poco tempo dopo, iniziò a travestirsi e prese il nome di Julia. Nel 1993, nella Clinica dell’Ospedale dell’Università Statale della Repubblica, dopo rigorosi accertamenti fisici e psicologici, si è sottoposto ad un’operazione per cambiare sesso che ha fatto diventare Oscar Alberto-Julia il secondo uruguayano biologicamente trasformatosi in donna. Paradossalmente, ha dovuto attendere fino al 2005 perché lo stesso Stato che aveva permesso il suo cambio di sesso, in un ospedale pubblico, riconoscesse legalmente la sua nuova identità femminile. Ignacio ha 75 anni e si nota quanto sia stata dura la sua vita. Sopravvisse per anni grazie a lavori precari e mal pagati, assunse molto alcol e visse per strada fino a quando conobbe Julia che gli ha dato sostegno e stabilità familiare. Questa la storia de El casamiento, una vicenda semplice e tenera di gente comune che ha avuto la fortuna di incontrarsi in una piazza…

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