Pubblicata da QueerFrame di Atlantide la prima monografia italiana dell'artista canadese Bruce LaBruce

Un volume, ricco d’inedite immagini, che ripercorre la vita artistica e privata di uno degli autori queer contemporanei più audaci e discussi


La copertina del libro “Bruce(x)ploitation”

Disponibile da oggi sul sito /www.queerframe.tv il bel volume dal titolo “BRUCE(X)PLOITATION”, metà saggio sulla vita e le esperienze dell’artista canadese Bruce LaBruce e metà libro fotografico per le splendide immagini, molte inedite, che lo illustrano. Curato dagli indomiti Cosimo Santoro e Giuseppe Savoca, il libro è l’ennesimo segnale di quanto impegno (e denaro) stia profondendo la giovane società di produzione e distribuzione Atlantide nel promuovere il cinema e la cultura lgbt. Ricordiamo che Atlantide/Queerframe ha recentemente pubblicato un cofanetto dvd con gli ultimi e bellissimi film di Bruce, L.A.Zombie e Otto; or up with dead people.

Il libro, che sarà in vendita in tutte le librerie dal prossimo novembre a 39,90 euro (o a 49,90 in abbinamento al DVD di L.A.Zombie), è la prima monografia italiana su Bruce LaBruce e verrà presentato dagli autori e dallo stesso Bruce laBruce in tre incontri che hanno queste date:

Venerdì 4 Novembre, ore 18.00 – BOLOGNA in occasione del Gender Bender Festival
presso Cassero, via Don Minzoni, 18 – Bologna

Sabato 5 Novembre, ore 17.00 – FIRENZE pre-evento al Florence Queer Festival
presso Melbook Store, via de’ Cerretani 16r – Firenze

Domenica 6 Novembre, ore 18.00 – MILANO
presso Libreria Babele, viale Regina Giovanna 23 – Milano

Scopo del volume è quello di illustrare, a tutto tondo, l’arte e la vita di uno dei più seminali e controversi artisti queer dei nostri tempi, seguendo un percorso che parte dai primi lavori auto-prodotti, come la famosa fanzine J.D.s., passa attraverso la produzione cinematografica in Super8, pellicola e video, gli scritti per riviste di arte e di moda e giunge fino alle incursioni nel mondo dell’arte contemporanea, della performance, della fotografia e del teatro.
Parte importantissima in questa monografia sono le riproduzioni in alta definizione dei lavori fotografici: ad esempio i famosi ritratti ad Asia Argento, quelli derivanti dai suoi legami, professionali e privati, dall’ambiente dell’hardcore gay internazionale, come gli scatti alla sua ultima musa ispiratrice, François Sagat, e quelli che riproducono una nuova generazione di artisti, evoluzione a tutti gli effetti del movimento Queercore, da lui creato, come Gio Black Peter, Slava Mogutin & Brian Kenny e Christophe Chemin.
La visibilità e i successi ottenuti nel campo dell’arte contemporanea, anche grazie alla fama di regista underground che lo precedeva, hanno fatto si che oggi Bruce LaBruce sia uno dei più interessanti e produttivi personaggi in circolazione, tanto che la prestigiosa galleria Peres Projects l’ha arruolato nella sua scuderia, dandogli la possibilità di presentare i suoi lavori presso importanti spazi museali e fiere di tutto il mondo.
Ma Bruce LaBruce è stato ed è soprattutto regista: sin dai suoi primi lavori in Super8, realizzati a volte insieme a G.B. Jones, altra artista e videomaker canadese che ha visto nascere il movimento Queercore, è evidente la sua attrazione per il linguaggio visivo utilizzato come riflessione e dissacrazione della società che lo circonda. I suoi primi esperimenti con il cinema si sono poi evoluti nella produzione, scrittura e regia di lungometraggi veri e propri, apprezzati da un pubblico trasversale e presentati a festival di cinema importanti, come ad esempio è successo, tra gli altri, per Hustler White (1996) e The Raspberry Reich (2004) proiettati al Festival di Berlino e al Sundance e L.A. Zombie, in concorso al Festival di Locarno. La monografia offre una panoramica completa di tutta la produzione cinematogra!ca di Bruce LaBruce arricchita da schede tecniche sui lungometraggi e una galleria fotografica formata anche da diversi scatti inediti.

Riportiamo due brevi stralci dalle prime pagine del volume.

“… Dopo essere cresciuto in una fattoria, in Ontario, Bruce LaBruce si trasferisce a Toronto per frequentare la Scuola di Cinema alla York University. Inizia a studiare Produzione, ma si concentra in seguito sulla Teoria del Cinema. L’ambiente accademico non fa per lui: mentre lavora alla sua tesi su Vertigo-La donna che visse due volte (1958) di Hitchcock, inizia ad essere attratto dalla scena punk.
Ques’approccio deriva da un suo bisogno di sfida allo stato delle cose: siamo alla fine degli anni Settanta e il movimento punk rappresenta per lui l’unica forma di opposizione possibile, con la sua forte identità anarchica, alla crescita spropositata delle multinazionali e il loro controllo sulla società , e all’ideologia dominante e repressiva di uno Stato di polizia. Cerca anche un approccio con il movimento gay che, però , lo delude presto, a causa dei suoi comportamenti conformisti e dei suoi valori borghesi, nonostante i proclami sui diritti e la libertà degli individui.
Con gli anni, il punk inizia a subire le contaminazioni dell hardcore e dello speedcore, e una certa propensione al machismo, con conseguenti atteggiamenti sessisti ed omofobici, si insinua nel movimento. Per dimostrare che per essere politicamente rivoluzionari bisogna essere anche radicali dal punto di vista sessuale, ed in pieno spirito DIY (Do It Yourself), LaBruce inizia a produrre una fanzine a cui seguono presto corti sperimentali in Super 8.
Su entrambi i versanti i contenuti omosessuali sono espliciti, marcano il distacco dall’ambiente gay e tentano di sovvertire le nuove tendenze comportamentali della scena punk a lui vicina. Quasi contemporaneamente, inizia anche una ricerca sui movimenti degli anni Sessanta e Settanta che praticavano la lotta armata e che, in futuro, diventano un forte punto di riferimento per il suo cinema, nonchè continua fonte di ispirazione dell’insieme della sua produzione.
A metà degli anni Ottanta, insieme a G.B. Jones, LaBruce crea J.D.s, fanzine che di fatto segna la nascita del movimento culturale, musicale e sociale legato al punk, Queercore. LaBruce e Jones scelgono inizialmente il termine homocore per identificare il movimento; presto, però, sostituiscono homo con queer, a evidenziare l’orientamento sessuale dei suoi seguaci e per differenziarsi dalla comunità gaylesbica ortodossa…”

“… Il primo lungometraggio, No Skin Off My Ass (1991), girato in Super 8 e poi gonfiato in 16mm, diventa subito una hit per tutti festival di cinema appartenenti al circuito LGBT. Quelli successivi, Super 8 (1994), Hustler White (1996) e Skin Flick (1999), girati in 16mm i primi due, e in Super 8 e video il terzo, riscuotono lo stesso successo.
Tutti contengono scene di sesso e forti riferimenti alla cultura e ideologia del punk, una critica a volte anche abrasiva delle regole sociali nonchè un universo di richiami artistici che vengono assimilati in un linguaggio straordinariamente originale. Possiamo senza dubbio considerare LaBruce un regista che lavora con il porno e che segue le orme di altri artisti che si sono cimentati con il genere, come Peter Berlin, Jack Deveau, Wakefield Poole, Peter de Rome e Fred Halsted; ma anche un regista che porta avanti una tradizione di cineasti omosessuali che da sempre rappresentano il cinema di avanguardia: Andy Warhol, Paul Morrissey, Kenneth Anger, Jack Smith, George Kuchar e Curt McDowell.
Attraverso gli immaginari della pornografia e uno suo tutto personale, in ognuno di questi film LaBruce gioca a ribaltare le questioni di genere, riaffermando la libertà e l’arbitrarietà delle scelte sessuali come assolutamente individuali, e facendo esprimere ai suoi personaggi tutto il loro potenziale sessuale, al di là dei rigidi comportamenti basati sugli imperativi e i preconcetti della nostra cultura. No Skin Off My Ass, che forse rappresenta il punto di maggiore incontro tra i due ambienti di provenienza di LaBruce, la controcultura queer e il punk, mette in scena un parrucchiere effeminato che si innamora di uno skinhead, ritenuto eterosessuale, ma che si rivela gay, con il conseguente rovesciamento di tutto un certo tipo di clichè ; in Skin Flick, con una banda di neo-nazi, di cui alcuni gay anche se non dichiarati, che irrompe nell’appartamento di una classica coppia omosessuale per bene, borghese e di razza mista, terrorizzandola e violentandola, siamo di fronte ad un investigazione sull’omofobia da un lato, e sulla tendenza gay a feticizzare l’autorità o le figure fascistiche come il poliziotto o lo skin dall’altro. L’investigazione coinvolge anche gli hustler di Santa Monica Boulevard in Hustler White, uomini che in nessun modo si definirebbero gay ma che non si tirano indietro dall’avere rapporti omosessuali (i così chiamati gay for pay ).
In tutti questi film c’è anche una forte componente autobiografica spesso rafforzata dalla partecipazione come attore dello stesso LaBruce: il parrucchiere di No Skin Off My Ass, il giornalista tedesco Jurgen Anger in Hustler White, l’attore e regista porno decaduto di Super 8. LaBruce si mette sempre in scena in maniera autoironica come omosessuale decadente, macchietta da stereotipo ai margini della società che insegue amori o progetti impossibili. Ripercorre in immagini le sue vicende artistiche e personali e le riscatta, (auto)riabilitando il proprio pensiero e consolidando, così, la sua figura d artista…”

Titolo: BRUCE(X)PLOITATION
Autore: Cosimo Santoro, Giuseppe Savoca
Casa editrice: Atlantide Entertainment / Queer Frame
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo di listino: 39,90€
Numero di pagine: 152 pp.


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