PASOLINI: UN FILM LUNGO UN GIORNO, L’ULTIMO
Sul set romano del lungometraggio diretto da Federico Bruno dedicato esclusivamente al 1° novembre 1975. La tesi del regista sulla morte del poeta:«Dalle carte emerge chiaramente che è stato ucciso da più persone»
Un film sugli ultimi mesi di Pier Paolo Pasolini: sono iniziate in questi giorni a Roma le riprese, per la regia di Federico Bruno, di un lungometraggio dal titolo Pasolini, la verità nascosta.
Al ristorante Biondo Tevere di via Ostiense 178 – dove lo scrittore cenò con Pino Pelosi poche ore prima dell’omicidio (avvenuto all’idroscalo di Ostia nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975) – la troupe rimetterà in scena la stessa situazione di quella tragica serata. È tardi, il ristorante sta per chiudere, ma per Pasolini non si può non fare un’eccezione. «Era la sera del 1° novembre, la festa di Ognissanti», ricorda oggi la signora Giuseppina Panzironi, che per una vita ha mandato avanti il ristorante con suo marito, scomparso da qualche anno. «Stavamo per chiudere,ma mio marito non ebbe dubbi ad accogliere Pasolini, che era un nostro cliente abituale». Lo scrittore prende per sé un semplice spuntino: una banana accompagna da una birra. Mentre per il ragazzo che è con lui ordina una cena vera e propria. I ristoratori chiudono la serranda del locale.
C’è poca gente in giro e Pasolini negli ultimi tempi è un personaggio sempre più a rischio. Non si sa mai che qualcuno l’abbia seguito e stia in agguato dietro l’angolo. Quando Pasolini e Pelosi, poco dopo, lasciano il locale, la signora Panzironi e suo marito li accompagnano alla macchina. Saranno gli ultimi a vedere lo scrittore vivo. Quando l’indomani si diffonde la notizia dell’efferato assassinio, la titolare del Biondo Tevere trasale: «Quando abbiamo sentito che Pasolini era stato ucciso da quel ragazzino, sia io che mio marito abbiamo pensato che non era possibile ».
A impersonare l’oste e la moglie saranno il figlio e la figlia della coppia, che oggi gestiscono l’attività di famiglia. Il film di Federico Bruno si propone come un’opera-verità. Con scrupolo documentario e filologico verranno ricostruiti gli ambienti di allora, quando non è possibile girare le scene in loco, come al Biondo Tevere. Un film con una tesi precisa, come spiega il regista: «Studiando le carte processuali, parlando con i testimoni di allora, provando a mettere insieme le diverse tessere del puzzle, emerge chiaramente che Pasolini è stato fatto fuori da altre persone, non da Pelosi, e su mandante di un livello alto. Coloro a cui i suoi scritti, le sue ricerche, le sue analisi sulla politica e sulla società italiana davano fastidio hanno deciso di farlo tacere per sempre. Basta parlare con chi gli è stato vicino negli ultimi anni o anche con lo stesso Pelosi per rendersene conto». Federico Bruno punta l’indice contro Eugenio Cefis. Per il suo ruolo nella loggia massonica P2 e i forti sospetti avanzati dal giornalista Mauro de Mauro e dallo stesso Pasolini su un suo coinvolgimento nell’attentato aereo a Enrico Mattei, cui succedette come Presidente dell’Eni nel 1967 (dopo la parentesi di Lorenzo Boldrini), quella di Cefis è una delle figure più controverse dell’ambiente imprenditoriale italiano della Prima Repubblica.
Nel romanzo Petrolio, al quale Pasolini stava lavorando prima di morire, c’è un personaggio di nome Aldo Troya che sarebbe un alias proprio di Cefis. Pasolini ipotizza che questo personaggio avesse avuto un ruolo nello stragismo italiano legato al petrolio e alle trame internazionali. Sappiamo che lo scrittore si stava documentando proprio su Cefis e forse proprio per questa indagine fu ucciso.
Scritto, diretto e prodotto da Federico Bruno, il cast si avvale di attori quali Alberto Testone (nel ruolo di Pasolini, che inizialmente doveva essere interpretato da Massimo Ranieri), Cosimo Cinieri (Alberto Moravia), Fiorenza Tessari (Dacia Maraini) e la soprano Lucia Aliberti (Maria Callas). «Abbiamo voluto fare una scommessa», spiega il regista, «quella di riuscire con un budget contenuto a realizzare un prodotto artistico di qualità. Ci tengo a sottolineare che non abbiamo alcun contributo pubblico».
Le riprese di una prima parte sono iniziate in questi giorni, mentre un’altra parte sarà girata in agosto fra Barcellona, Baden-Baden e Casarsa della Delizia, in Friuli, dove è la tomba dello scrittore. Altre scene saranno girate negli Studios International di via Tiburtina (ex De Paolis) e presso la Torre di Chia, nel Viterbese, dove Pasolini allestì una casa di campagna che lo ospitò sempre più spesso negli ultimi mesi di vita. Per la colonna sonora c’è la consulenza del musicista Guido Mazzon, cugino di Pasolini. Il film preannuncia di riaccendere il dibattito e le polemiche intorno alle misteriose circostanze della morte dello scrittore, mai chiarite fino in fondo.
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L’evento
«P.P.P»: il festival di Roma lo ricorda con una mostra
«Accattone» compie cinquant’anni. E per festeggiare il suo autore, Pasolini, il Festival di Roma (dal 27 ottobre al 5 novembre) si mobilita: nel garage dell’Auditorium sarà allestita la mostra«P.P.P.», firmata dal premio Oscar Dante Ferretti. Ideata da Camilla Morabito e curata da Gianluca Farinelli della Cineteca di Bologna, l’esposizione riporterà in vita tutto il mondo e l’arte del poeta corsaro, ucciso il 2 novembre del ‘75, all’Idroscalo di Ostia. Ci saranno foto, documenti, reperti dalle scenografie dei film di Pasolini, materiale didattico, suoni e voci. Tutto per rievocare la memoria del grande autore attraverso l’allestimento di Dante Ferretti che, proprio con Pasolini, ha cominciato il mestiere del cinema, quando aveva appena diciannove anni. Otto i film girati con lui, tra cui : «Il vangelo secondo Matteo», «Uccellacci e uccellini », «Epido re», «Medea», «Decameron », «Salò e le 120 giornate di Sodoma ».
Tra le suggestioni dell’esposizione, oltre alle immagini e ai reperti, si potrà persino riascoltare la voce di Pasolini, attraverso preziosi documenti sonori. La voce di un autore scomodo di cui, mai come oggi, si sente la mancanza.
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DA LEGGERE
«Pier Paolo Pasolini. Una morte violenta» di Lucia Visca (pp. 140, euro15, Castelvecchi, 2010): dalla scena del delitto, le verità nascoste su uno degli episodi più oscuri nella storia d’Italia.
(Articolo di Roberto Carnero su L’Unità del 2 agosto 2011)