108 uomini imprigionati in un passato silenzioso

Al Sicilia Queer FilmFest, in questi giorni a Palermo, è stato presentato il documentario di Renate Costa “108 – Cuchillo de Palo” già vincitore al Festival dei Popoli.

Grande successo a Palermo della prima edizione del Sicilia Queer FilmFest, tanto che persino il principale quotidiano dell’isola, “La Sicilia” scrive oggi della ‘straordinaria risposta del pubblico palermitano per il Sicilia Queer Filmfest al suo terzo giorno di programmazione’. Oggi alle 20.30 è attesa la partecipazione di Luca Guadagnino che presenta «Io sono l’amore», unico film italiano ad avere ottenuto una nomination agli Oscar del 2010.

Ieri è stato proiettato il film “108 – Cuchillo de Palo” di Renate Costa, già vincitore al festival dei Popoli di Firenze e disponibile per la visione in streaming e download su Queerframe.tv

Il film è un documentario che ripercorre, attraverso testimonianze e ricordi, gli anni tristi e vili della dittatura paraguaiana. Infatti, se per i più di noi il nome Alfredo Stroessner non dice molto, in Sud America è conosciuto come il feroce dittatore in carica ininterrotta dal 1954 al 1989 in Paraguay.

A inizio anni ’90 la scoperta di un “archivio del terrore“, contenente documentazione di regime sulle procedure di stato anti-democratiche, ha smosso il terreno per chi, come Renate Costa, ha voluto fare luce su un periodo buio e mal raccontato. I documenti burocratici di regime ci dicono qualcosa, ma non tutto, di sicuro non ci possono raccontare le storie di quegli uomini che si sono ribellati e sono stati incarcerati e torturati. Se poi si volesse tentare un recupero di quelle procedure omofobe, machiste, anti-omosessuali, ci troveremmo di fronte a un muro di omertà e complicità con un vecchio e decaduto regime. Ed è proprio quello che accade a Renate che non è più una bambina a cui mentire, e non crede più alla versione dei parenti su come sia morto lo zio omosessuale: “di tristezza“. La tristezza c’entra poco, forse è il modo in cui un eterosessuale vede l’omosessualità, pensando che il mondo non sia fatto per i gay. Se poi lo stato stila “liste di proscrizione” contenenti nomi di uomini “colpevoli”, di un atteggiamento teatrale nei confronti della vita e, forse, di un’estetica eccentrica ed eccessiva, di certo non aiuta un atteggiamento di accettazione della omosessualità.


Renate Costa, la regista e protagonista del film “108 – Cuchillo de Palo”

È dal 1980 che in Paraguay la legge in materia di orientamento sessuale segue una linea più liberale; negli ultimi vent’anni ci sono state altre conquiste verso un’accettazione della diversità, al punto che oggi i gay possono entrare nell’esercito e vengono presentati in parlamento proposte di matrimonio tra persone dello stesso sesso. Passi da gigante per un piccolo stato in cui il numero 108 è tutt’oggi associato all’omosessualità a causa della lista di 108 uomini imprigionati il 1 dicembre del 1959 nella prigione di Asunciòn, la capitale. Un passato difficile da dimenticare per chi lo ha vissuto, ma ancor più difficile da raccontare per chi, come Renate, si è scontrata con la vecchia generazione. Il padre di Renate, il fratello dello zio trovato morto nel suo appartamento, crede tutt’oggi che i gay siano anormali da correggere nel loro comportamento deviato. Non capisce l’omosessualità e continua, com’è del tutto familiare a noi italiani, a disprezzare gli omosessuali. I nostri nonni non sono certo come noi, e così sembra in Paraguay. Renate a proposito del suo lavoro dice: “ho cercato tra le parole di chi parla, o di chi evita di parlare, la ricostruzione della figura del perseguitato, dell’occultato, dell’anormale e attraverso questo catturare l’immagine di una società che ha vissuto e vive rinchiusa in una certa intolleranza e passività”.

Oggi il riconoscimento di una società chiusa, è reso possibile da una forza oppositiva e conflittuale di chi sa e vuole vivere in modo diverso. Anche la Sicilia di oggi dimostra di essere molto diversa da quella di ieri. Un festival queer a Palermo negli anni ’50 sarebbe stato un caso nazionale di offesa alla pubblica morale. Oggi l’auspicio è che possa contribuire alla riconciliazione tra la sponda nord e sud del mediterraneo, due poli diversi, a volte conflittuali, come Renate e suo padre. A volte la frattura è insanabile e allora prevale una parte sull’altra, noi ci auguriamo che a prevalere siano le libertà individuali.

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