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Il regista Ventura Pons
Il cinema contemporaneo spagnolo, nell’immaginario comune, porta il nome di Pedro Almodóvar; ma è possible aggirare la figura di questo imponente autore scoprendone un’altra altrettanto apprezzabile.
Un paio di anni prima di “Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio“, il trentatreenne Ventura Pons esordì al festival di Cannes con il meno roboante “Ocaña – Ocaña un ritratto intermittente” (1977), tassello iniziale di una lunga filmografia la cui coda è il recente “Mil cretins” (2010).
In comune con Almodòvar – oltre alla generazione – ha anche un’affinità al melodramma, che Pons trasporta a livelli più pessimisti del collega, riempiendo bulimicamente i suoi film di tematiche indigeste. Perdereste certamente una scommessa nel cercare un tema scabroso che manchi nei suoi film, in ordine sparso vi si trovano: incesto, omosessualità, adolescenza difficile, aggressione domestica, adulterio, incomunicabilità, travestitismo, prostituzione. Un insieme di temi che compongono l’impervia strada sulla quale viaggiamo, condotti nella totale sfiducia di Pons nei riguardi della società contemporanea. Pons critica il mondo in cui viviamo mostrandoci la Spagna degli ultimi vent’anni, chiusa nel suo mutismo e nell’incapacità di reagire all’atomizzazione urbana, composta, è il caso di notarlo, da personaggi piuttosto simili eppure tanto distanti. E’ possibile sintetizzare tutto questo nella scena “camp” di “Caricies – Carezze” (1998) in cui l’incontro casuale di due anziane, accomunate dalla solitudine nonché dall’amore per la danza, diverrà l’ennesimo esempio di incomunicabilità. Le due donne danzeranno seguendo una musica mentale, escludendo il mondo esterno. Ed è in quel ballo solitario che sta la simbolica assenza di umana comprensione, per tutto il film i protagonisti sembreranno fuori tempo, sfasati, incapaci di ascoltarsi. Può accadere di essere nella stessa stanza e tuttavia essere distanti, essere estranei per il proprio compagno di una vita.
Due immagini da “Caricies – Carezze”
Solitudine ed emarginazione sociale sono l’inevitabile conseguenza all’incapacità di stringere legami duraturi, come confessa al suo affittuario una delle protagoniste di “Barcelona, una mapa – Barcellona, una città” (2007). Il film, trasposizione teatrale, mantiene un’unità di luogo, l’appartamento in cui vivono una serie di inquilini, e un’unità tematica: il racconto come superamento del dolore. Sei storie, sei persone pronte a rivivere il passato confessandosi in una notte eccezionalmente autentica. Sono brevi monologhi di vite condensate in ricordi, basta poco per far tornare all’aria un segreto sepolto sotto un cumulo di bugie. Forse i detrattori di Ventura Pons non ameranno l’impianto melodrammatico, il cui testo narrativo è privilegiato sulle immagini, retaggio di un decennio di formazione teatrale, e si vede.
“Forasters – Stranieri” è il penultimo film realizzato da Pons nel 2008 (l’ultimo, Mil cretinos, è una produzione 2011) e mette in scena, ancora una volta l’evoluzione di una Barcellona in perenne equilibrio tra passato e presente, teatro di vicende che si incrociano e che lasciano aperte nuove e diverse traiettorie di confronto. Due eventi distanti nel tempo di quarant’anni ma uniti nel turbare l’armonia di una famiglia: l’uno è la perdita di un parente, l’altro la comparsa di un sconosciuto come vicino di casa. La precarietà dei legami affettivi; il tempo che scorre ponendo via via interrogativi sempre più pressanti; l’estraneo che diventa diverso e il diverso che fa paura: la sapienza narrativa di Ventura Pons si esplica nell’abilità di cogliere timori archetipici e tradurli in costruttive riflessioni.
Ci sono buoni motivi per riscoprire i suoi film: il grande impegno e militanza nelle già elencate tematiche queer, il circuito alternativo lontano dalle grosse produzioni, e uno sguardo diverso alla vicina spagna post-franchista. Queerframe.tv omaggia questo regista con una selezione dei suoi migliori film: oltre ai già citati “Caricies – Carezze“, “Barcelona, una mapa – Barcellona, una città” e “Forasters – Stranieri“, già disponibili sul sito, nelle prossime settimane sarà possibile vedere anche “Ocana – Ocana, un ritratto intermittente” (1977) e “Amic/Amat – Amico/Amato” (1999).
Manuel Peruzzo
Una immagine da “Forasters – Stranieri”