Addio a Sidney Lumet

Muore a 86 anni uno dei registi più impegnati (e sottovalutati) che ha spesso difeso emarginati e minoranze, compreso omosessuali, in molti suoi film. Maestro dei legal thriller a sfondo morale, quasi sempre contro baluardi del cinema mainstream americano come la mascolinità forzata, il successo e …

Basterebbe un film come “Quel pomeriggio di un giorna da cani“, girato nel lontano 1975, per inserire il regista etero (sposato 4 volte) Sidney Lumet, tra quelli più amati dal pubblico gay. Il suo amore per la libertà, la democrazia, la giustizia e i diritti civili hanno impregnato gran parte delle sue opere, non tutti capolavori, ma sempre di grandissimo impatto etico e sociale. Uno stile che è ancora oggi alla base delle migliori serie televisive che analizzano la società, dai Soprano a The Wire. Probabilmente per questo suo impegno ‘politico’, Lumet viene ancora oggi sottovalutato da certa critica e certo pubblico. Solo nel 2005 gli è stato consegnato un Oscar alla carriera: sebbene fosse stato nominato per più di 50 volte, personalmente non aveva mai vinto un Oscar. Oscar che avevano invece vinto diversi attori sotto la sua prestigiosa direzione, come Al Pacino, Peter Finch, Jane Fonda, Paul Newman, Ingrid Bergman, Albert Finney, Katherine Hepburn, Richard Burton, Faye Dunaway, James Mason, e altri. Lumet non vinse personalmente nemmeno per “Quel pomeriggio di un giorna da cani” che fece però guadagnare un Oscar a Frank Pierson per la sceneggiatura.

Lumet è stato anche un coraggioso difensore della libertà d’espressione artistica, contro il famigerato codice Hayes. Nel film “L’uomo del banco dei pegni” del 1965 abbiamo la prima scena di nudo delle produzioni Hollywoodiane che non viene censurata perchè ritenuta essenziale “nell’economia narrativa dell’opera”, aprendo la strada a tanti film successivi.

Di seguito dei brevissimi accenni ai film di Lumet che contengono personaggi lgbt.

Nel 1966 dirige il film “Il gruppo” sulla storia di otto ragazze che cercano di rimanere unite anche dopo la laurea. Tra queste abbiamo la lesbica Lakey (Candice Bergen), che sceglie di andare a vivere con una baronessa tedesca, offrendoci uno sguardo inusuale per quegli anni su una coppia lesbica, che scandalizzò critica e pubblico.

Rivoluzionario, soprattutto per l’epoca, il film del 1975, “Quel pomeriggio di un giorna da cani“, con una indimenticabile telefonata tra il protagonista (Pacino) e il suo amico/amante omosessuale (Chris Sarandon). Un film di grande successo, ancora su storie di emarginati e perdenti in cerca di un riscatto sociale, che mette sullo stesso piano l’amore etero e quello gay.

Nel 1977 fece molto discutere la trasposizione cinematografica di “Equus” dove il rapporto tra l’analista (R.Burton) e il ragazzo (C.Firth) acquista forti tonalità di omoerotismo. Il film, accolto inizialmente male dalla critica, è diventato col tempo un cult del genere.

Nel 1982 gira “Trappola mortale” con uno dei baci gay più famosi della storia del cinema, tra Michael Caine e Christopher Reeve, in una storia affascinante sul rapporto maestro-allievo, dove un commediografo in crisi d’ispirazione vuole rubare un manoscritto al suo ex allievo. Il bacio gay, che nella piece teatrale non c’era, fu aggiunto per esplicita volontà di Lumet.

Un personaggio gay lo troviamo anche in “Cercando la Garbo” del 1984, interpretato da Harvey Fierstein nel ruolo di un un solitario e melanconico ammiratore della Garbo incontrato dal protagonista sul battello per Fire Island. Due anni dopo, quando la Garbo ebbe occasione di vedere il film in tv, espresse il proprio apprezzamente proprio per questo personaggio gay (Harvey Fierstein sarà poi protagonista con la Bancroft di “Amici, Complici e amanti”)

Anche in “Terzo grado” del 1990 troviamo un personaggio secondario gay che convive col proprio amante. Il film, sulla scia di “Serpico” e “Il principe della città” prosegue la dura indagine di Lumet sulla corruzione tra le forze dell’ordine, che esemplificano la pratica corruttiva del potere in grado di farla franca sempre e comunque. Il gay Roger Montalvo (Paul Calderon) è un informatore della polizia che viene strangolato insieme al suo amante dallo sbirro corrotto Brennan (Nick Nolte).

Un film tv del 2004 molto sottovalutato e pochissimo visto, “Streap Search“, è una dura condanna contro la perdita dei fondamentali diritti umani causata dai metodi usati dalle polizie internazionali dopo i fatti dell’11/9. Il film segue due casi, due giovani (una studentessa americana e un giovane arabo) arrestati perché sospettati di terrorismo, che avvengono in due paesi che sono agli antipodi, la Cina e gli USA. La prigioniera dei cinesi (la bravissima Maggie Gyllenhaal) è lesbica, innamoratissima di una ragazza che l’ha abbandonata e forse tradita. Il fatto strano (ma significativo) è che la polizia cinese non infierisce minimamente su questo aspetto, considerando l’amore omosessuale come cosa normale e acquisita. Probabilmente il regista ha voluto così dare ancora maggiore rilevanza alla problematica terroristica, che annulla qualsiasi atro problema.


Sidney Lumet riceve l’Oscar alla carriera nel 1985

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.