A Venezia eravamo stati tra i pochi a rimanere profondamente colpiti dal film di Darren Aronofsky, “Il cigno nero” (Black Swan), che la maggioranza giudicava troppo artificioso, metaforico ed estetizzante, povero di contenuti peraltro assai abusati nel cinema (visioni oniriche, il doppio, la trasgressione lesbo, ecc.).
Col passare dei mesi, soprattutto dopo il successo e l’attenzione che il film ha ricevuto negli USA, leggiamo finalmente pareri assai più positivi anche da noi.
Il film si sta dimostrando un caso non solo per il fatto che da film indipendente, con un badget di soli 13 milioni di dollari (ad oggi ne ha incassati 123 milioni), sta diventando un film mainstream, cioè di successo, ma anche per il fatto che da film cult per una ristretta cerchia di ammiratori (come noi) si sta trasformando in film popolare, che piace a moltissimi e del quale tutti parlano volentieri. Eppure il film non è facile e la storia è tutta interiore, senza grandi effetti speciali.
La grande forza del film è la carica emotiva che trasmette in ogni scena, la capacità di rapire anche lo spettatore più disattento con minimi particolari, come un battere di ciglia più veloce, o il primo piano di un muscolo che si tende.
Ci sono anche, è vero, scene che sembrano fatte apposta per catturare l’attenzione del pubblico, come la tanto discussa (e cliccata sul web) scena di sesso orale tra la Portman e la Kunis, scena che invece ha un profondo significato liberatorio, essenziale per comprendere l’evoluzione della protagonista che finalmente riesce ad uscire dal suo egocentrismo. Anche la scena della masturbazione (su ordine del suo maestro di danza) è una conquista di libertà.
Il tema interiore di Black Swan non è molto diverso da quello del precedente film di Aronofsky, “The Wrestler”, vincitore del Leone d’Oro due anni fa a Venezia (e che ci aveva regalato uno splendido e delicato personaggio lesbo). Anche qui ci troviamo di fronte al corpo, martoriato e violato dalle esigenze di una professione che i due protagonisti identificano tout court con la vita stessa. Dalla lotta al balletto, sempre in cerca di se stessi, della propria realizzazione, della perfezione, a qualsiasi prezzo.
Il tema più appariscente del film è senz’altro quello del doppio, del cigno bianco e del cigno nero, dell’autocastrante castità e della liberante sessualità, dell’amica nemica e dell’amica salvatrice, di chi vuole piacere agli altri e di chi vuole piacere a se stesso, ecc.
Chissà se oggi anche la nostra amatissima Lietta Tornabuoni cambierebbe il suo parere sul film visto a Venezia, da dove scriveva: “il film che si vorrebbe colto e profondo è ricco di psicologismi superficiali, visioni oniriche d’accatto, ovvietà, errori vistosi (neppure la protagonista Portman ha un corpo da ballerina). Nella storia la danzatrice sarebbe tecnicamente perfetta ma fredda, incapace di lasciarsi andare e di esprimere passioni perché repressa da una madre distruttiva ex ballerina; la ragazza (sintomo decisivo) si graffia la pelle e perde sangue dalle dita; con grande sforzo e mettendosi alla prova (va a ballare in discoteca, capirai, e ha sognanti esperienze lesbiche) arriva a interpretare bene sia il mite cigno bianco che il malvagio cigno nero, eppure finisce male quanto il personaggio. Un pasticcio, ma niente affatto male.” In questa frase conclusiva di un giudizio per niente positivo c’è forse il dubbio che il film, alla fine, possa essere “niente affatto male”.
Natalie Portman, che ha dichiarato che in futuro potrebbe anche innamorarsi di una donna, intanto aspetta un figlio da Benjamin Millepied, bellissimo 33enne, ballerino del New York City Ballet, conosciuto proprio sul set del film.
Intanto, come dicevamo, il film sta diventando sempre più popolare, soprattutto negli USA dove è uscito ai primi di dicembre, tanto che in parecchi show televisivi se ne discute. Come è accaduto a metà gennaio al Saturday Night Live, nella settimana condotta da Jim Carrey, che ci ha regalato una divertentissima parodia del film, con lui stesso nel ruolo di Lily (Mila Kunis nel film), Bill Hader nei panni del maestro Thomas (Vincent Cassel nel film), Nasim Pedrad in quelli di Nina (Natalie Portman nel film). La versione di Jim Carry, che potete vedere sopra, è molto trans e molto gaya, godibilissima, ed ha avuto un record di ascolti per la trasmissione. Qui sotto il trailer italiano del film.