Nelle scorse festività di Natale e capodanno non si trovava in nessun cinema italiano la programmazione di un film con personaggi o tematiche LGBT. Solo in questi giorni iniziano ad arrivare film che hanno qualche riferimento gay, come il divertente ma stereotipato “Parto col folle“, doppiato in stile vizietto, e l’italiano “Febbre da fieno” con un debolissimo personaggio lesbo. Nello scorso anno i film gay distribuiti nel nostro Paese sono stati assai pochi e, se escludiamo tre titoli, “Mine vaganti“, “A Single man“, e “Colpo di fulmine“, tutti gli altri hanno avuto una pessima distribuzione e, conseguentemente, un’accoglienza fantasma. Anche “Colpo di fulmine“, distribuito dalla Lucky Red del nostro Andrea Occhipinti, è uscito con ritardo e con una timorosissima e ambigua campagna pubblicitaria (basti considerare l’asettico titolo italiano). Un titolo importante come “Fratellanza-Brotherhood“, vincitore del Festival di Roma 2009, è stato distribuito, sempre dalla Lucky Red, nel mese di luglio, incassando la miseria di 139.000 euro (“Colpo di fulmine” ne aveva incassati più di due milioni). “Il compleanno” è andato ancora peggio e poco meglio, con 200 mila euro, l’eccezionale “Urlo“. Briciole, film che praticamente non ha visto nessuno e che sperano in un recupero da dvd.
Tutto il contrario sta succedendo sul piccolo schermo, dove quasi non c’è serie tv che non annoveri nel cast almeno un personaggio LGBT. Si tratta soprattutto di serie inglesi o americane (che sono le uniche ad arrivare, quasi in contemporanea, sui nostri schermi tv), ma anche la tv italiana sta facendo miracoli in questo senso. Basti pensare al successo di “Tutti pazzi per amore” che, grazie al nostro Ivan Cotroneo, ci aveva regalato una bella storia d’amore e paternità gay. O al grandissimo Lino Banfi che ci ha offerto un bel trittico, iniziato con “Un difetto di famiglia” che mostrava la riconciliazione tra due fratelli, uno dei quali era gay, proseguito col rivoluzionario “Il padre delle spose” con tanto di famiglia lesbo e terminato lo scorso anno con “Tutti i padri di Maria” che avanzava l’idea di una famiglia gay con possibile figlio. Da non dimenticare l’ottima prova della seconda stagione di “Io e mio figlio” con Lando Buzzanca padre di un giovane ed esemplare gay.
Rai Uno ci ha poi meravigliati mettendo addirittura come protagonista principale di una serie, “Le cose che restano“, un personaggio gay, l’omosessuale Andrea (Claudio Santamaria) gay dichiarato, sereno e convivente col compagno, col quale, insieme alla figlia di quest’ultimo, forma una invidiabile famiglia piena d’amore.
In questi giorni, sempre Rai Uno sta trasmettendo la nuova serie “Fuoriclasse“, ambientata nella scuola, che tra i tanti problemi affronterà anche quello dell’omosessualità. La serie purtroppo non alza il livello qualitativo dei prodotti Rai, mantenendosi nella tradizione di un prodotto popolare e macchiettistico, appena sollevato da una brava e pungente Luciana Littizzetto.
La parte del leone la fanno comunque le serie americane. Al primo posto delle quali è d’obbligo mettere la pluripremiata “Glee“, in onda ogni giovedì sul canale Fox di Sky in prima serata. Quasi tutta la prima parte della seconda stagione attualmente in onda è dedicata al bullismo omofobico nella scuola. Kurt Hummel (Chris Colfer) è il giovane gay dichiarato, rispettato dai colleghi del Glee, che dopo aver fatto un commovente coming out col padre (vedovo), deve ora vedersela con le persecuzioni del bullo omofobo di turno, che il nostro sceneggiatore Ryan Murphy ha perfettamente delineato nella figura di un omosessuale represso (si è manifestato nella struggente scena del bacio-stupro che ha lasciato sconvolto il nostro giovane eroe). Il creatore e regista Ryan Murphy ha dichiarato di essersi sentito in dovere di affrontare il tema del bullismo omofobico mentre tutta l’America assisteva sgomenta ad una catena ininterrotta di suicidi di giovanissimi gay.
Ricordiamo che la prima serie tv a presentare la storia di un minorenne omosessuale era stata l’orignale “Ugly Betty“, con il preadolescente Justin (Mark Indelicato).
Sempre ambientata nell’universo scolastico è la sottostimata serie spagnola “Fisica o chimica” che il canale free Rai 4 sta trasmettendo, quasi in sordina, ogni sabato in un infelicissmo orario, dalle 20.00 alle 21.20, costringendo i fedelissimi a perdere la programmazione tv delle 21.00. Questa serie è così ben fatta, realistica, intrigante, con un variegato ed esemplare numero di protagonisti, equamente divisi tra studenti e professori, tutti bravissimi, che meriterebbe senz’altro di essere trasmessa in prima serata. Tra i protagonisti abbiamo uno studente gay, Fer (Javier Calvo), che si dichiara omosessuale sopportandone con intelligenza e forza tutte le conseguenze, bullismo omofobico compreso. Attraverso Fer conosciamo anche l’ambiente gay madrileno, la militanza, le feste e i locali lgbt. Le storie e le tematiche sono varie ma sempre attualissime. Lo stile della serie è improntato alla leggerezza e all’ironia che permettono di seguire le vicende, anche quelle più difficili, in modo divertente e accattivante. Attualmente stiamo seguendo le difficoltà che un professore deve affrontare nella realizzazione di una recita scolastica su un testo che affronta l’amore omosessuale, con grande scandalo dei genitori e della stampa locale.
La parte del leone come serie con personaggi gay continua a farlo la familistica “Brothers and Sisters” che nella scorsa stagione ci aveva offerto il primo ‘matrimonio’ gay del piccolo schermo e ora (in programmazione ogni mercoledì alle 21.55 su Foxlife di Sky), dopo il fallimento nella ricerca di un utero in affitto per la coppia gay, ci ha messo davanti al primo traumatico tradimento (solo sessuale) che ha rischiato di rompere la coppia che finora era stata d’esempio per tutti. In verità la cosa ci sembrava un tantino esagerata, questo perché non siamo ancora abituati a considerare l’amore gay forte ed esigente come quello etero.
A pari merito dobbiamo inserire la nuova stagione di “True Blood“, in onda ogni giovedì sul canale Fox di Sky alle 22.45, che in ogni episodio ci regala sempre splendidi nudi maschili, e ultimamente anche baci saffici e accoppiamenti gay. Infatti il re dei vampiri del Mississippi, Russell Edgington, è gay e convive col giovane fidanzato che, purtroppo, ha pagato con la vita il suo primo tradimento. Esplode anche l’amore gay tra Lafayette Reynolds (Nelsan Ellis), sulla via di abbandonare la prostituzione, e Jesus (Kevin Alejandro): una inaspettata e romantica storia piena di appassionati baci che ci fanno amare ancora di più il simpaticissimo ed originale Lafayette. Se aggiungiamo all’idea originale del creatore della serie Alan Ball di mostrare il mondo dei vampiri come allegoria del mondo gay perseguitato e discriminato, queste nuove storie di sesso e amore gay, stanno trasformando True Blood nella serie gay più spinta attualmente in programmazione.
Assolutamente da non perdere per chi ama il genere, l’ultima stagione della serie “The Wire” appena iniziata sul canale FX di Sky ogni martedì. La serie è definita da molti il massimo capolavoro seriale realizzato fino ad oggi. Le storie che racconta vanno oltre il genere poliziesco, offrendoci un ampio e variegato affresco della società americana contemporanea. L’ultima stagione indaga senza pietà il mondo dei media e della stampa quotidiana. Sempre ambientata a Baltimora, microcosmo della società americana, ci mostra le miserie e lo squallore di istituzioni prigioniere della burocrazia, gestite da raccomandati e incompetenti tirapiedi, che senza i fondi necessari, sono costretti a mortificare e demoralizzare anche i più volonterosi subalterni. Le fasce meno abbienti della società, per sopravvivere, devono addentrarsi nella spirale del crimine e della violenza. Il realismo e la naturalezza, sia dei personaggi che delle situazioni, rendono questa serie diversa da tutte le altre. Gli sceneggiatori non cercano di meravigliarci con colpi di scena o situazioni adrenaliniche. Il loro obiettivo è quello di farci conoscere le reali motivazioni e gli stati d’animo dei vari personaggi davanti alle assurdità delle ingiustizie sociali, politiche e amministrative con cui devono fare i conti ogni giorno. Nella quinta stagione ora in programmazione assume un particolare rilievo la figura di Omar (Michael K. Williams, attualmente anche nella serie vincitrice dei Golden Globe, Boardwalk Empire), un personaggio della malavita, tutto d’un pezzo, che non devia mai dal suo codice morale. E’ omosessuale dichiarato e nel corso della serie ha avuto tre fidanzati (spesso assassinati per colpire lui). Il critico di “USA Today” ha detto che questo personaggio è stata una delle ragioni per cui ama ancora la tv. Il Presidente Barack Obama, parlando della serie sul “Las Vegas Sun”, ha detto che Omar è il suo personaggio preferito (“Questo non significa che approvi il suo comportamento. Dico solo che è un personaggio affascinante“) e che The Wire è la sua serie preferita in assoluto. Ricordiamo che nella serie è sempre presente anche la poliziotta lesbica Shakima Greggs (Sonja Sohn), che verso la fine della stagione (episodio 7) si ricongiunge col figlio della sua ex-compagna.
Una serie che debutta sui nostri teleschermi dal 17 febbraio 2011 (SkyUno ore 22 ogni giovedì) è la controversa “Spartacus: sangue e sabbia” (Spartacus: Blood and Sand). La serie, ricca di scene erotiche e nudità maschili, è incentrata sulle gesta di Spartaco, gladiatore trace interpretato dall’attore australiano Andy Whitfield, successivamente sostituito, causa malattia, da Liam McIntyre. Alla prima stagione di 13 episodi farà seguito una seconda già ordinata dal canale Starz, mentre, nell’attesa, è già stato prodotto un prequel dal titolo “Spartacus: Gods of the Arena”. Tra i protagonisti principali abbiamo anche un gladiatore gay, non vi diciamo il nome per lasciarvi il gusto della sorpresa, che ha una storia d’amore con uno schiavo. La loro relazione non provoca sdegno o giudizi negativi da parte degli altri personaggi, cosa quasi incredibile ma probabilmente vera per quei tempi. Steven DeKnight, il capo-sceneggiatore e produttore esecutivo di “Spartacus…”, intervistato da AfterElton, ha detto: “Vogliamo mostrare come in quel periodo storico l’orientamento sessuale non rappresentasse un problema. C’erano omosessuali eroi, omosessuali canaglie e un’ampia scelta di figure gay intermedie; i loro problemi erano il loro valore e la capacità di sopravvivenza, non la loro sessualità”.
Dulcis in fundos la ripresa dal 17 febbraio della serie più innovativa e divertente degli ultimi anni: “Modern Family” (la seconda stagione sul canale Fox di Sky alle ore 23.15). La serie, superpremiata, ruota attorno a tre distinti nuclei familiari, capeggiati dal patriarca Jay Pritchett, da poco sposato con la giovane moglie colombiana Gloria, e patrigno di Manny, figlio di Gloria avuto dal primo matrimonio. La seconda famiglia è quella composta da Claire, figlia di Jay, e Phil e dai loro tre figli. Infine abbiamo anche la famiglia gay composta da Mitchell, il figlio di Jay, e dal suo compagno Cameron e la bimba vietnamita che hanno adottato. Tutti sono sempre impegnati a raccontare le proprie vite davanti ad una troupe intenta a realizzare un documentario.
Accenniamo solamente alle altre serie attualmente in programmazione che contengono personaggi secondari lgbt. “Desperate Housewife” che ha visto la scorsa settimana la riappacificazione della coppia gay Lee McDermott (Kevin Rahm) e Bob Hunter (Tuc Watkins); “Greek” con il gay dichiarato Calvin che continua la sua vita amorosa al college, dopo Heath (Zach Lively) abbiamo Grant (Gregory Michael); “The Good Wife” con la bisessuale Kalinda Sharma (Archie Panjabi) e i gay Lana Delaney (Jill Flint) e il fratello gay di Alicia (Dallas Roberts); “Grey’s Anatomy” dove continua la bella storia d’amore lesbo tra la Dr. Callie Torres (Sarah Ramirez, left) e la Dr. Arizona Robbins (Jessica Capshaw); “90210” con il gay Teddy Montgomery (Trevor Donovan) che ha fatto coming out e si sta interessando al gay Ian (Kyle Riabko), più la bisessuale Adrianna Tate-Duncan (Jessica Lowndes); la bellissima serie “Mad Men” che in questa quarta stagione (dopo aver licenziato l’impiegato gay nella scorsa – Bryan Batt) presenta in alcuni episodi la figura di una lesbica, Joyce (Rona Benson), amica di Betty e forse un po’ troppo emancipata per quegli anni.
Tornando a bomba proviamo a rispondere al motivo per cui oggi saremmo più presenti nei programmi tv che al cinema. Forse perché il cinema è troppo condizionato dagli incassi, e i produttori pensano che le tematiche gay attirano senz’altro il 10% della popolazione interessata (quella gayfriendly, composta da gay, amici e parenti benevoli dei gay) ma potrebbero allontanare coloro che si sentono ancora disgustati o comunque non interessati da storie lgbt, valutati intorno al 30% dei possibili spettatori di oggi. Il saldo non è a nostro favore.
Forse perché la televisione ha più bisogno di rinnovarsi, di presentare storie nuove per un pubblico che ogni sera si ritrova davanti ad uno schermo tv nella speranza di non addormentarsi. Una storia gay o lesbo rappresenta ancora una novità nell’abusato panorama delle suggestioni televisive. Se poi solleva un po’ di scandalo, anziché allontanare il pubblico rischia di incrementarlo.
Forse perché i registi e gli sceneggiatori gay sono ancora troppo pochi per dettare legge nell’industria del cinema, e quei pochi trovano più facilmente lavoro presso i canali tv, in particolare quelli a pagamento che si sentono più liberi di osare sulle tematiche sessuali.
Forse perché i gay preferiscono frequentare altri locali che non quelli cinematografici, e i pochi che li frequentano hanno ancora timore a pubblicizzare l’ultimo film gay che hanno visto. E’ un po come il gatto che si morde la coda.
Il cinema è lo specchio della società. Aumentiamo la nostra visibilità nella società e senz’altro vedremo aumentare anche la nostra presenza al cinema.