PETER YATES E SUSANNA YORK CI HANNO LASCIATI

Un grande regista e una grande attrice che ci avevano regalato ognuno almeno un film a tematica di indiscusso valore, muoino a Londra dopo lunga malattia.


Il regista Peter Yates

Sollecitati dalla nostra fedele lettrice ‘Lallaviola’ non possiamo non ricordare due importanti figure che ci hanno recentemente lasciato. Il primo è il regista 82enne Peter Yates, morto il 9 gennaio 2011 a Londra, dopo una lunga malattia. Regista di film d’azione e nello stesso tempo intimisti, tra i quali capolavori come “Bullit“, “Rapina al treno postale“, “All American Boys” e “Il servo di scena“, uno struggente e intenso dramma che racconta il rapporto tra un anziano attore teatrale e il suo ‘dresser’, un personaggio chiaramente omosessuale, probabilmente da sempre innamorato dell’attore. Sia per “All American Boys” che per “Servo di scena” il regsita Yates venne candidato agli Oscar, rispettivamente nel 1980 e nel 1984.

Dalla scheda di “Il servo di scena”:

Ambientato nell’Inghilterra del 1940 – nel periodo, quindi, che vedeva gli Inglesi, non ancora affiancati dagli Stati Uniti, prodigarsi al massimo nella lotta contro il nazismo – il film narra la storia di un troupe di anziani attori di teatro che contribuisce, nel suo campo, a tenere alto il morale degli inglesi, portando nei teatri di provincia il repertorio scespiriano e recitando coraggiosamente anche sotto gli allarmi aerei. Ne è capo comico un vecchio attore, un Sir despota e capriccioso, vanitoso ed egoista ma anche stanco, ormai al tramonto della sua carriera e che ogni sera trova la forza di entrare in palcoscenico perché recitare è la sua vera ed unica forma di vita. Gli è accanto “the dresser”, che, in realtà, riveste il ruolo di segretario, di amico, di suggeritore; che è capace di aiutarlo nei momenti di smarrimento, di rammentargli le parti dimenticate, di spronarlo quando il Sir sta crollando, di lavarlo, persino, di vegliarne il sonno, di proteggerlo dalle invadenze degli altri. Norman, il servo di scena, dai gesti e movenze che rivelano tendenze omosessuali, non ha più una vita propria ma ha trasferito sé stesso, i suoi sogni, le sue aspirazioni nel grande attore e vive di luce riflessa e protegge e difende gelosamente il padrone perché così facendo difende e protegge sé stesso. Alla vigilia di un debutto in provincia, tutta la troupe è impegnata per la messa in scena di re Lear e, nella tensione dei preparativi, si rivelano i difetti, le debolezze, i rancori esistenti nel gruppo teatrale fino a raggiungere il diapason nello stralunato Sir che, ormai al di fuori di ogni realtà, vaneggia confondendo le parti, e in un Norman che lotta disperatamente perchè la resa del suo padrone segnerebbe la fine di lui stesso. E quando, finalmente, il re Lear andrà in scena in uno spettacolo che muove il pubblico al pianto, questo sarà l’ultimo sforzo del vecchio attore stremato. Il Sir, provato dalla fatica di tutta una vita dedicata al teatro, muore nel suo camerino con un sorriso sulle labbra. Norman scopre che nella dedica della sua autobiografia, l’attore ha ricordato tutta la compagnia teatrale, dimenticando proprio lui, il servo fedele. Esplode allora, amarissimo, il grido d’amore e di rabbia di Norman: il grido di chi è rimasto solo, senza ormai più identità, nè affetti, nè scopo di esistere.


L’attrice Susanna York

L’altro personaggio che ci ha recentemente lasciati è l’attrice 72enne Susannah York, morta a Londra il 15 gennaio 2011 dopo avere combattuto invano contro un tumore al seno.
Diventò amatissima nel mondo gay internazionale dopo la sua interpretazione del film “L’assassinio di Sister George” del 1968, anche se alcuni sollevarono critiche per una rappresentazione poco corretta del lesbismo. Nel nostro database è presente anche col film “X, Y & ‘ZI'” dove interpreta la vedova bisessuale Stella. Susannah York è sempre stata un’attrice coraggiosa e all’avanguardia, politicamente orientata a sinistra, fece discutere quando nel 1969 snobbò la sua candidatura agli Oscar (per “Non si uccidono così anche i cavalli?”) dichiarandosi offesa per essere stata candidata senza il suo permesso e per protesta non partecipò alla cerimonia.

Riportiamo dalla nostra scheda la presentazione di “L’assassinio di Sister George”

Un’attrice lesbica (Reid) sul viale del tramonto viene scaricata da una soap-opera (nella quale interpreta il ruolo di “sorella George”) perché il suo comportamento pubblico dà scandalo: perderà la sua amante (York) e dovrà adattarsi a dare la voce a una mucca in un nuovo feuilleton. Tipico melodramma aldrichiano, crudo, eccessivo, ben recitato, con al centro lo scontro tra due donne mature, nel quale si ritrovano i temi cari allo sceneggiatore Lukas Heller: crudeltà e umiliazione, rapporti sadomaso, faccia a faccia in un luogo chiuso che non nasconde la derivazione teatrale (dalla pièce di Frank Marcus). La scena nel bar lesbico (dove la Reid fa le imitazioni di Sidney Greenstreet e Oliver hardy) fu girata al Gateways Club di Londra usando clienti regolari come comparse. E la segretaria di un medico fu licenziata perché riconosciuta in un servizio fotografico sulle riprese. (P. Mereghetti)
Questo film è uno dei maggiori contributi al primo cinema queer anche se molti vi hanno visto uno spirito omofobico nel rappresentare George come una lesbica mostruosa e Childy come una lesbica sciocca e infantile. Aldrich stesso disse: “il comportamento di Sister george e la sua individualità … sono racchiusi nella sua personalità e non sono il prodotto del suo essere lesbica … Essa non dà alcuna importanza al fatto di essere accettata dalla società o dalla BBC”. Durante la lavorazione del film il regista fu abbandonato da alcuni collaboratori, come Frank DeVol, che non accettavano le scene di tenerezza lesbica. Il film alla sua uscita fu classificato come X proprio per il soggetto lesbico ed ebbe conseguentemente una scarsissima distribuzione. Il regista spese inutilmente circa 75.000 dollari per una causa contro questa restrizione.


Condividi

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.