"J'ai rêvé sous l'eau" (Sognando sott'acqua) di Ormoz

Due nuovi dvd prodotti da Atlantide/Queer Frame, con l’intrigante e coinvolgente opera prima del premiato fotografo francese Ormoz che ci mostra con splendide immagini e una storia avvincente il meglio e il peggio della vita gay. Imperdibile.

Mantiene le sue promesse Atlantide Entertainment e anche questo mese presenta due nuovi dvd (disponibili sul sito), uno completamente gay (ma chissà perché non inserito nella collana Queer Frame), “J’ai rêvé sous l’eau”, opera prima del noto fotografo francese Hormoz, e l’altro,
“L’épine dans le coeur”, un originale documentario del regista Michel Gondry (già apprezzato per film come “L’arte del sogno” e “Se mi lasci ti cancello”) che ci racconta la vita della zia Suzette, maestra elementare in una Francia rurale negli anni che vanno dal 1952 al 1986.
Gondry ricostruisce i momenti più significativi di quegli anni facendoli rivivere con spezzoni di video super8 girati in famiglia e con le divertenti ‘ricostruzioni’ dei vari personaggi incontrati dalla zia nel corso degli anni (scolari ora adulti, colleghe di scuola, vicini di casa, ecc.). In un paio di brevi scene vediamo il figlio di Suzette che ci spiega perché non ha mai dichiarato la sua omosessualità ai genitori, e sentiamo Suzette che dice invece di avere sempre saputo che il figlio era gay ma di non avere mai avuto il coraggio di parlarne (sarebbe stato interessante che il regista approfondisse maggiormente l’origine di queste paure). Il titolo del film “La spina nel cuore” si riferisce a quanto afferma Suzette a proposito del figlio gay, che sarebbe stato la sua unica “spina nel cuore”, non in quanto gay ma in quanto troppo debole per affrontare la sua diversità.

Affronta invece ampiamente le nostre tematiche, “J’ai rêvé sous l’eau” (Ho sognato sott’acqua), un film indipendente francese, girato con estrema cura delle immagini (il regista, al suo primo lungometraggio, è un premiato fotografo). Ambientato nella periferia nord di Parigi, dotata di un frequentatissimo parco per il battuage, il film è la storia di un giovane ventenne, Antonin (Hubert Benhamdine), con famiglia disgregata (la madre è stata abbandonata dal marito e ha perso anche la casa) che preferisce la compagnia degli amici alle frequentazioni universitarie, forse anche perché follemente, ma segretamente, innamorato di un ragazzo del gruppo, Alex (Franck Victor), che però ha la brutta abitudine di drogarsi. Li vediamo dormire seminudi nello stesso letto, con l’amico che s’addormenta subito e Antonin, che, divorato dal desiderio, gli sfiora la pelle con le labbra. Mentre noi con lui aspettiamo che quest’amore fiorisca, succede invece che una dose letale si porti via per sempre Alex e al nostro non resta che stringersi disperatamente tra le braccia quel corpo tanto amato ma ormai esanime. Rimasto completamente solo e senza sussistenza (la madre è dovuta tornata a vivere con la famiglia originaria), a Antonin, memore dei successi che otteneva nei luoghi di battuage, non rimane che sfruttare il proprio corpo…

Inizia così l’avventura maudit che questo intrigante e spesso toccante film ci racconta, passando attraverso tre momenti (tematiche) principali: il distacco dall’amata madre e il viaggio verso la responsabilità individuale; il mondo della prostituzione e del battuage (che stranamente ma non troppo si sovrappongono); la ricerca dell’amore e la fatica e il dolore che può costare mantenerlo, mentre qualcuno o qualcosa vogliono portartelo via.

Il problema della droga, molto presente, viene assunto come emblema delle tante avversità che si possono incontrare nella vita. La droga gli porta via il suo primo amore e minaccerà pesantemente anche il secondo. Il problema è come reagire, cosa fare per tenersi stretto l’amore, magari imparando ad accogliere anche quello degli altri, come ci suggerisce il bellissimo finale del film.

Antonin s’innamora prima di un uomo, poi di una donna, Juliette (Caroline Ducey), ma rimane omosessuale, il suo mondo di riferimento è quello. La bisessualità non è un problema e non è nemmeno un tema del film. Il tema del film resta il bisogno d’amore, che per pura casualità verrà soddisfatto da una donna dopo un’estenuante frequentazione di uomini e clienti gay (che riempie più di metà film). E alla fine sarà di nuovo un amore gay a soccorrerlo.

Il tema della madre, affrontato in poche ma decisive scene, sottolinea ancora di più l’insopprimibile bisogno d’amore che ci portiamo dentro dalla nascita e che proprio la madre ha avuto il compito di soddisfare per prima. Madre e figlio devono separarsi e all’inizio sono entrambi disperati, si sentono entrambi orfani, privati dell’unico amore che era rimasto a sorreggerli (struggenti le scene del figlio che accarezza l’immagine della madre sul televisore). Molto significativa l’idea che entrambi, e quasi contemporaneamente, ritroveranno il gusto di vivere attraverso l’amore di una nuova persona.

Variegato e forse un po’ troppo insistito, il tema del battuage e della prostituzione, con ripetute orge nell’oscurità del parco che sembrano prese dai filmetti porno-gay, con membri eretti in bella vista e nel pieno delle loro varie esibizioni. Probabilmente l’autore vuole assicurarci che il suo protagonista è un gay doc al 100%. Anche le scene di sesso a pagamento coprono una bella varietà di situazioni e personaggi, dal più giovane al più anziano, dal più dolce al più violento e masochista. Solo il nostro eroe rimane sempre se stesso (nonostante alzi continuamente la sua tariffa) e quasi ci commuove quando lo vediamo fallire nel tentativo di rendere più umano il rapporto, chiedendo alla fine del sesso ospitalità per la notte o almeno di fare due chiacchiere insieme.

Alla fine dirà di essere esausto e un amico gli consiglierà un po’ di vacanza. Sarà per questo che accoglierà con piacere l’interesse di una ragazza? No, anche se potrebbe sembrare. Il fatto è che tutti gli approcci sentimentali sono stati respinti, nessuno era disponibile oltre il sesso. L’amore tanto desiderato e sognato, perfino sott’acqua, non si è presentato. Giocoforza che quando finalmente si presenterà non si sentirà il bisogno di chiedergli i dati anagrafici e quando si troverà con la faccia davanti al vuoto che la sua partner ha tra le gambe, dopo un attimo di perplessità e un po’ d’esitazione, ripiegherà la testa per tuffarsi deciso in quel misterioso abisso. L’amore non ha sesso!

Un film che merita assolutamente di essere visto, che si offre a diverse interpretazioni e che indaga le tematiche più scottanti del nostro mondo mentre segue il difficile viaggio verso la maturità di un giovane cresciuto nella banlieu parigina, tra case popolari che aspettano la demolizione e una vita che attende ancora di essere vissuta.

Qui sotto la locandina originale del film “J’ai rêvé sous l’eau”

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