Il coming out di Tiziano Ferro

Mio padre mi disse: «Ascoltami, la tua vita è particolare perché tu sei speciale. Impara a rispettarti. Il tuo sollievo è anche il mio sollievo»

Oggi è d’obbligo trasferire gli articoli della rassegna stampa sul coming out del cantante Tiziano Ferro nello spazio news. Non succede spesso che una rinomata personalità del mondo dello spettacolo italiano possa permettersi questa sincerità. Alcuni preferiscono (o sono obbligati, sic!) proseguire per decenni nell’ambiguità o in una malvissuta e segreta doppia vita. Alcuni dicono che le grandi star (non solo in Italia) si decidono al coming out pubblico solo quando sentono che s’avvicina il viale del tramonto o quando hanno comunque bisogno di un rilancio pubblicitario. Ben vengano entrambe le decisioni. L’importante è che prima o poi si faccia. Alla fine la verità (si dice) vince sempre.
Tiziano Ferro però solo lo scorso anno era in testa alle classifiche col disco più venduto (“Alla mia età”). Cosa curiosa è che il secondo arrivato era Renato Zero (con “Presente”) e terzo arrivato Eros Ramazzotti (con “Ali e radici”).
Di Tiziano si sussurrava da tempo. Ricordiamo che a febbraio Cecchi Paone, ospite di Barbara D’Urso, aveva detto: “si dice che io sia il suo fidanzato segreto, cosa che mi piacerebbe tantissimo“, poi rivolto direttamente a Tiziano gli diceva: “Vieni qua e dicci qual è la verità“, ma i tempi non erano ancora maturi.
Oggi abbiamo la copertina di Vanity Fair col suo bel faccino e il titolo: “Tiziano Ferro: Mi voglio innamorare di un uomo” e pagine intere dei più grandi quotidiani nazionali dedicate al suo coming out. Ne riportiamo di seguito alcune.

=====================================
da Corriere della Sera

Pasquale Elia

Tiziano Ferro: credevo che l’omosessualità fosse una condanna «Pensai di lasciare la musica»

MILANO — Più che una confessione è una liberazione. Dalle ipocrisie, dalle convenzioni, dalle maschere indossate per forza, dal male che si è autoinflitto. E definirlo un coming out sarebbe perfino riduttivo.
Perché è come se Tiziano Ferro si fosse sottratto all’accecante bagliore della notorietà rintanandosi nell’angolo più buio della sua vita per scorgere finalmente la sua personale stella polare nel cielo sopra di lui. L’ha trovata, e in questo suo tormentato cercare lo ha aiutato un diario (ma anche due anni di analisi) che ha incominciato a scrivere quand’era un quindicenne. Quel quaderno adesso è diventato un libro ( Tiziano Ferro – Trent’anni e una chiacchierata con papà, Kowalski editore, che uscirà il 20 ottobre) che racconta di un ragazzo sempre in bilico tra la determinazione nel percorrere la strada delle proprie passioni e la fragilità di un’anima in affanno per delle crepe da sanare. A cominciare dalla sua identità sessuale. Tiziano è tormentato, ma allo stesso tempo infastidito per le continue domande circa i suoi «gusti». L’autore di «Sere nere» affida alle pagine del diario le sue amare considerazioni. È convinto che in Italia, se si odia qualcuno, gli si chiede se è gay, così, tanto per etichettarlo, visto che dalle nostre parti il tema è ancora controverso. E in più, ragiona il cantautore, la Chiesa di certo non aiuta. «È una cosa, questa, che mi terrorizza e mi fa sentire come in un lager. Allora chiudo tutto e lascio il mondo fuori».
Ed è quello che ha fatto per anni, pensando addirittura di mollare la musica, fino a che una giornata come tante non si è trasformata in una finestra aperta su una nuova vita. È bastata una «chiacchierata con papà» per guardarsi dall’esterno e vedersi «per quello che sono: un uomo solo in perenne conflitto con se stesso, che si condanna per una colpa della quale si è sempre fatto carico soffocando il dubbio che non fosse sua. Perché non c’era verso, io la vedevo proprio come una colpa».

Ma non è solo l’orientamento sessuale a gettare nella disperazione il cantante di successo, che vende milioni di dischi ma che non riesce ad essere felice. Perché Tiziano deve difendersi anche da un’altra brutta bestia: la bulimia, «una delle innumerevoli, tristi conseguenze di quest o “mondo dell’immagine”, uno dei prodotti, dei tanti tristi regali portati da questo XXI secolo». Ferro ha anche scritto una canzone, «Mai nata», su questo cosiddetto disturbo alimentare. E dopo qualche anno ha realizzato persino un album, «111», il cui titolo non è altro che il numero (di chili) che appariva sulla bilancia quando da adolescente si pesava.

Per il cantautore di Latina, però, ora dovrebbero essere solo brutti ricordi, frammenti di giornate passate a fare i conti con una vita che non voleva vivere così. E i suoi obiettivi ora sono due: «dire a chi sta male di non aver paura, di cercare con calma le risposte nel passato», ma soprattutto amare chi gli pare. «Sono un grande falso mentre fingo l’allegria», cantava Tiziano Ferro. Da qui in poi potrebbe non fingere più.

————

«È stato papà a convincermi che potevo farcela»

di TIZIANO FERRO

Dopo tanti anni all’ombra di tentativi, rinunce, attese strazianti, sforzi e privazioni, sarei stato disposto a smettere di cantare.

Mi sono anche rivolto all’avvocato Giulia Bongiorno per avere un parere, forse solo una parolaPopstar Tiziano Ferro: il suo ultimo album, «Alla mia età», è uscito due anni fa e solo in Italia ha venduto 550.000 copie

Ero pronto a buttare al vento i sacrifici, non contavano più le lacrime di speranza, e nemmeno quelle di gioia. Persino le soddisfazioni e i sogni erano passati in secondo piano. Nella mia testa era così: «Se sono omosessuale non posso stare al mondo». Mi sentivo come un bambino caduto a terra abbandonato dalla madre che sconfitto attende il suo destino piangendo, disperandosi.

La musica per me è sempre stata la speranza più grande, eppure, di fronte alla mia incapacità di trovare una via d’uscita, ero deciso a separarmi da lei. Consciamente e disgraziatamente.

A quel punto ne ho parlato con mio padre che mi disse: «Ascoltami, la tua vita è particolare perché tu sei speciale. Impara a rispettarti. Il tuo sollievo è anche il mio sollievo». Fu la spinta definitiva a tentare il tutto per tutto: ho iniziato un percorso e imparato con pazienza ad affrontare gli ostacoli, a non aggirare i pericoli. Di questo gli sono grato. Sono grato a lui e a tutti quelli che mi sono stati accanto fino a ora.

Poi mi sono rivolto all’avvocato Giulia Bongiorno per chiederle un parere, una mano, un consiglio, forse solo una parola.

L’ho fatto senza rendermene conto: mi sono rivolto a un penalista!

Come se le mie azioni e i miei pensieri fossero incriminanti. Come se la mia condizione costituisse un reato.
E un reato così grave da dover essere punito con la pena più severa: smettere di cantare.

Arrivo dall’avvocato Bongiorno nervosissimo, dopo una notte insonne.

Lei, che ammiro incondizionatamente da anni, improvvisamente mi apre un mondo quando mi rassicura con tono fermo ed espressione schietta: «Non c’è cosa migliore dell’andare da un penalista quando non se ne ha bisogno!».

E io ho sorriso. Ma non con il viso, perlomeno non solo. Ho sorriso dentro: dopo tanto tempo mi sono sentito col cuore finalmente più leggero.

E poi mi sono sentito capito, e ancora sostenuto. Forse anche un po’ protetto.

Protetto dopo tanti anni passati da solo dietro le barricate a tentare di capire dove si nascondesse il nemico, per poi giungere alla conclusione che l’unico nemico era rappresentato soltanto da me e dalla crudele inconsapevolezza con la quale mi ostinavo ad affrontare la vita.

C’è un tempo per tutto: un tempo per parlare e un tempo per stare zitti.

Il silenzio vale tanto, e ora preferisco che sia questo libro a parlare per me.

————————-

Pierfrancesco Favino: provai un’esperienza con un uomo

ROMA — Pierfrancesco Favino, 41 anni, ha confessato di aver provato ad avere una relazione con un altro uomo: «Una volta ci ho provato, ero un ragazzino. Anzi, è stato lui a provarci con me. Ma non è stata un’esperienza esaltante». L’attore, considerato tra i più virili del nostro cinema, ha dichiarato questa esperienza del suo passato sulle pagine di Riders Italian Magazine, specificando anche: «Stavo in quella fase in cui volevo capire che cosa desideravo dalla vita. Avevo paura di essere qualcosa di diverso rispetto a quello che ero e non volevo portarmi il dubbio per tutta la vita. Essere felice dovrebbe essere consentito a tutti». L’attore nell’intervista ha parlato anche di politica: «Ho sempre votato a sinistra. In questo momento non avrei difficoltà a votare Fini, se si candidasse. Dipende dagli alleati. Alle primarie potrei votare Vendola».

————————-

Radcliffe, messaggio contro omofobia e bullismo

LONDRA — Certi messaggi hanno ancora più valore se arrivano da chi è considerato una specie di mito. E Daniel Radcliffe, l’attore che ha dato il volto a Harry Potter al cinema, lo è per milioni di ragazzi. A loro si è rivolto con un messaggio in cui esorta a offrire aiuto ai coetanei gay vittime di bullismo. Questo dopo che negli Stati Uniti si sono verificati diversi suicidi. Radcliffe sostiene da tempo il Trevor Project, ente non-profit dedicato alla prevenzione del suicidio presso le minoranze sessuali discriminate. «Apprendere del suicidio di Tyler Clementi, Seth Walsh, Asher Walker, Billy Lucas e Justin Aaberg per me è stato terribile», ha dichiarato Radcliffe. «Questi giovani sono state vittime di bullismo da persone che avrebbero dovuto essere loro amiche. Abbiamo la responsabilità di accettare le differenze dell’altro senza tenere conto di orientamenti sessuali, religione e gruppi etnici: dobbiamo opporci a chi compie atti di bullismo».

=========================================
da La Repubblica

La verità di Tiziano Ferro “Io, felice di essere gay”

Mentre esce l´autobiografia “Trent´anni e una chiacchierata con papà”, il cantante si apre con una coraggiosa confessione sulla propria vita privata

“Ora mi sento libero di essere omosessuale”

GINO CASTALDO

ROMA – «La liberazione più grande è stata poter parlare con le persone che mi sono più vicine, con mio padre, la mia famiglia, gli amici, il resto è venuto naturale». E il resto è la più sincera confessione mai fatta da una popstar, almeno nel nostro paese.
Ci vuole coraggio, certo, ma anche una spericolata e assoluta radicalità per compiere un gesto come quello fatto da Tiziano Ferro. Dalla negazione, dal silenzio, dal riserbo quasi paranoico su tutto ciò che era la sua vita privata, alla pubblicazione dei diari personali: tanti e fitti di storie. Riuniti in un libro intitolato Trent´anni e una chiacchierata con papà (ed. Kowalski in libreria dal 20 ottobre), in cui rivela tutti i suoi problemi: dalla bulimia dell´adolescenza alla non accettazione dell´omosessualità, dalla depressione all´incapacità di amare. «E sì, sono prolifico anche in questo» racconta ridendo. Sembra sollevato, più leggero come se si fosse tolto un macigno di dosso, e in effetti se qualcuno lo immaginava ragazzo felice, ricco, di successo, leggendo questi diari dovrà ricredersi.
Sono pagine scelte nell´arco di quindici anni, dagli inizi della carriera fino ai nostri giorni, e ne viene fuori un ritratto inedito e appassionato: la fragilità, la depressione, la mancanza di amore, le fughe all´estero, l´università in Messico, la scelta di vivere a Londra, lontano dalla pazza folla del mondo pop italiano. Sì, certo, il successo, gratificazioni di ogni tipo, premi e riconoscimenti, una vita sempre al massimo ma dentro, il ragazzo Tiziano, soffriva le pene dell´inferno.
Sembra che abbia passato anni orribili. Com´è possibile?
«È possibile e come. Certi percorsi vanno fatti fino in fondo, detto adesso sembra quasi ovvio, ma quando ho riletto i miei diari, e non l´avevo mai fatto in tutti questi anni, sono rimasto sconvolto. Ho capito che se mi fosse mancata la musica sarebbe stato un disastro: la musica mi ha dato un ancoraggio, la forza di svegliarmi per un lavoro, di non rovinare quello che facevo. Il problema è che mi ero totalmente isolato per non far vedere un tormento che era evidente. Questo è stato il mio macigno. Da solo è tutto peggio. Il vero passo avanti, anche grazie alla decisione di andare in analisi, è stato quello di eliminare questa forma di auto controllo, pensavo che agli altri non interessassero i miei problemi. Quindi l´autoisolamento, forzatissimo».
Perché ha voluto mettere suo padre fin nel titolo?
«Un giorno ero andato a dirgli che volevo smettere di fare questo mestiere, che pure amavo. La decisione era frutto di questa paranoia elaborata in anni di meditazioni solitarie. Ero andato da lui perché mi sembrava onesto farlo, e papà mi ha spiegato che era una stupidaggine: se i motivi erano quelli, tipo l´omosessualità, facevo un grande errore. Il problema era mio, ero io che lo vivevo come tale, non certo chi mi amava. Lì per lì ho pensato: ok, dice così perché è mio padre, e invece anche gli altri, gli amici, mi hanno detto le stesse cose. In fondo devo dare la colpa solo a me stesso».
Le reazioni l´hanno incoraggiata?
«Ma sì, la reazione di tutti è stata di sollievo, finalmente uno spiraglio di dialogo, anche perché io non andavo mai oltre un certo punto. Nelle relazioni tra me e gli altri mettevo sempre distanze, anche fisiche. La prima cosa che mi hanno detto tutti è stata: grazie per la fiducia. Il mio manager, Fabrizio Giannini mi ha confessato: mi stai facendo un regalo, io non ne avrei mai parlato con te per non urtare la tua sensibilità, ma ero stufo di vederti triste dopo i concerti e di capire che non ti godevi quello che avevi, ti aiuto, troviamo insieme un percorso. La cosa più assurda è che non posso incolpare nessuno: non ho vissuto in un ambiente che nega l´omosessualità, ho fatto tutto da solo, il problema sono sempre stato io».
Però dal diario si percepisce un forte fastidio di fronte alle insinuazioni giornalistiche sulla sua presunta omosessualità…
«Se fossi stato in pace con una persona che amavo, avrei capito, ma io stavo da solo a rimuginare su qualcosa con cui non avevo fatto pace, di cui non parlavo mai neanche con gli amici più intimi. Non era il gossip in sé, mi dava fastidio essere esposto su una cosa che mi creava problemi. Era surreale, se avessi avuto una doppia vita avrei capito, e invece così c´era il danno e la beffa. Ma il problema era tanto radicato che non riuscivo neanche ad averla una doppia vita. A me non piace l´idea di accettazione, mi fa tristezza, io amo la condivisione, è come se avessi messo da parte questa verità non potendo viverla pienamente alla luce del sole. Sapevo di non potermi rilassare al punto da permettermi una relazione piena».
E adesso, come si sente?
«Come in una bolla in cui tutto mi sembra surreale. Due anni fa ho iniziato una terapia, mi dicevano: lei è depresso, si deve curare, se mi avessero detto che sarei arrivato a questo punto non ci avrei creduto, ma sono contento per la mia salute. Perché alla fine sono un estremista, avevo paura di prendere i farmaci, poi ho visto che è stato utile iniziare, così come smettere a un certo punto. Mi sono fidato della strada intrapresa, anche se all´inizio l´acceleratore l´ho schiacciato alla cieca, poi si sono aggiunti mio padre, gli amici. Sono ancora confuso, ma le mezze vie non mi sono mai piaciute. O sto a dieta o mi abbuffo, o siamo amici o niente. Sono in un fase di curiosità. Il mondo cambierà, lo sto guardando in maniera diversa, e spero che questo blocco sia sparito anche se devo ancora lavorarci su. Ora sento che davanti a me c´è una vita piena di opportunità».

=========================================
da Il Giornale

TIZIANO FERRO – L’idolo delle ragazzine fa outing: «Voglio innamorarmi di un uomo»

Il grande cantante si confessa in un libro e in un’intervista «Ho affrontato il rapporto contrastato con l’omosessualità»

Valeria Braghieri

Prima di essere un’intervista è stata un libro e prima di essere un libro è stata un diario ( il miglior mezzo auto-terapeutico di tutti i tempi). E prima di essere un diario, la verità di Tiziano Ferro, è stata a lungo un pettegolezzo. Siccome è nato a Latina, qualcuno lo aveva perfino ribattezzato «Latina Turner». Un po’ per sfottere, un po’ perché quando la gente vede un trentenne che lavora da dieci anni, che vende milioni di dischi, che canta in tutte le lingue, che duetta con chiunque e che, soprattutto, guadagna miliardi, pensa erroneamenteche non ci sia alcun ordine di problema in grado di scalfirlo.
Perché la gente fatica ad att- ribuire un’anima a chi ha assicurata la pagnotta. Ingiusto, ma inesorabile. Davanti a un giovane di successo, ricco, che manda (inutilmente) in delirio intere generazioni di fan urlanti, tutti faticano a comprendere che la vita possa comunque star addosso scomoda, per certi versi. Invece trent’anni sono tanti, se si decide di viverli «sul bordo». Trent’anni senza mai lasciarsi in pace… Oggi, sulla copertina di Vanity Fair , Ferro annuncia l’uscita (prevista per il 20 ottobre) della sua autobiografia dal titolo Trent’anni e una chiacchierata con papà
(Kowalski, 400 pagine, 16 euro) e si toglie dal bordo: «Ho voglia di innamorami di un uomo». Che è poi semplicemente voglia di innamorarsi, nel suo caso. Il 20 novembre del 1995, Tiziano ha iniziato a scrivere un diario e una delle poche cose che si è concesso di promettere a se stesso, un giorno, è stata quella di voler pubblicare quelle pagine prima o poi, anzi: il 20 ottobre del 2010. Come in effetti farà. «Volevo vivere quella parte di me, smettere di considerarla un mostro, qualcosa di negativo, addirittura invalidante ». I primi dubbi, spiega, risalgono alla sua adolescenza, quando aveva una fidanzata. A lei li confidò: «Le dissi che pensavo di essere attratto anche dai ragazzi. Mi rise teneramente in faccia, mi disse che non po– teva essere vero ». Oggi, di quelle voci strafottenti sulla sua omosessualità, confessa che «mi facevano una tale rabbia. Non perché non volessi passare per gay, ma perché la verità è che un fidanzato avrei voluto avercelo».
Nato a Latina il 21 febbraio del 1980, mamma Giuliana casalinga, papà Sergio geometra, un fratello, Flavio, di undici anni più giovane di lui. E poi tutti gli altri. Che lo hanno visto piccolo con quella tastiera Bontempi tra le mani, che i genitori gli regalarono il giorno di Natale, quando aveva cinque anni. Vai a spiegare tutto a tutti. Un giorno, trent’anni dopo.Quando te ne sei andato da Latina «da Tiziano Ferro ». Quando ha iniziat- o a capire cosa poteva diventare, ha scelto di diventarne solo un pezzo. Una voce impastata di talento, di coscienza e di troppo dover essere Ferro. Che ci accarezza e ci sballottola, a noi che l’ascoltiamo, incuranti di quello che per anni le ha lavorato sotto. Ieri, la notizia del suo outing, è apparsa come una liberazione non solo per lui. Ma per tutti quelli che si massaggiano con la sua voce. Bisogna essere generosi, con chi ci rende felici. E con chi ha aspettato troppo per essere felice. Nel 2007, a un altro giornale ( Men’s Health ), Ferro aveva raccontat- o di un disagio che lo aveva accompagnato a lungo. Soffriva di bulimia ed era arrivato a pesare 111 chili (come il titolo di un album del 2003), poi, nel corso di dodici mesi era riuscito a perderne 38. Tutta una punizione, tutto un ingabbiarsi, tutto un tenersi in piedi a regimi cattivi, senza darsi retta. Silenziando di qua, dimenticando di là, il ragazzo del Disco di Diamante (che è quello che ti arriva con quattrocentomila copie vendute, per intendersi). Chissà chi temeva che lo abbandonasse, Tiziano, se avesse deciso di riappacificarsi prima con se stesso. «Niente sarà più come prima» dice oggi, e chissà se lo dice preoccupato o sollevato. «Che cosa succederà dopo? » si domanda a proposito dell’uscita dell’intervista di Vanity Fair e di tutto quanto il suo libro, quello che nel titolo ha «il papà»… «Un paio di anni fa – racconta – ho iniziato un percorso di analisi. Da tempo non stavo bene, e avevo capito di dover riprendere in mano una serie di cose: dal forzato esilio lontano da amici e famiglia alla relazione col mio lavoro, al rapporto contrastato con l’omosessualità. Così, dopo due anni di duro lavoro su me stesso, sono arrivato a una conclusione: volevo vivere meglio ». «Volevo vivere meglio» era il pezzo migliore che avrebbe potuto scrivere.

DOLORE
«Consideravo quella parte di me qualcosa di negativo, addirittura invalidante»

RIVELAZIONI
Sopra la copertina del libro di Tiziano Ferro dal titolo «Trent’anni e una chiacchierata con papà» (Kowalski, 400 pagine, 16 euro), in uscita il 20 ottobre .

=========================================
da La Gazzetta del Sud

Tiziano Ferro fa outing: adesso mi voglio innamorare d’un uomo
«Non desidero vivere una doppia vita, sogno la piena condivisione con famiglia e amici»

Silvia Bracigni

«Mi voglio innamorare di un uomo»: Tiziano Ferro in copertina di Vanity Fair di oggi fa outing e racconta la conclusione di un percorso: dichiararsi per vivere meglio. «Un paio di anni fa ho iniziato un percorso di analisi. Da tempo non stavo bene, e avevo capito di dover riprendere in mano una serie di cose: dal forzato esilio lontano da amici e famiglia alla relazione col mio lavoro, al rapporto contrastato con l’omosessualità. Così, dopo due anni di duro lavoro su me stesso, sono arrivato a una conclusione: volevo vivere meglio», dice nella lunga intervista.
Il 20 ottobre arriveranno in libreria i suoi diari, diventati un libro che racconta la sua vita dai quindici ai trent’anni: “Tiziano Ferro, trent’anni e una chiacchierata con papà” (Kowalski, pp 400, euro 16). Nel suo diario riflette anche sul successo: «Nessuno lo capirebbe mai, ma credo che se mi svegliassi e non avessi più il successo, la prima cosa che farei sarebbe approfittarne. Andare in centro, fare danni, guardare le persone in faccia nell’ora di punta, non evitare i posti affollati, preoccuparmi sempre e solo di quello che succede dentro, mai di quello che succede fuori» racconta Ferro, che pubblica i suoi dischi in contemporanea in quarantaquattro Paesi e canta in quattro lingue.
Nato a Latina il 21 febbraio 1980, Ferro a cinque anni riceve come regalo di Natale una tastiera sulla quale comincia a scrivere e comporre le sue prime canzoni, due delle quali saranno inserite nell’album “Nessuno è solo”. Durante l’adolescenza prende lezioni di chitarra, canto, pianoforte, batteria, entra nel Coro Gospel di Latina. A ottobre 2001 esce per la Emi il suo primo album “Rosso relativo”, lanciato dal singolo “Xdono”, che ottiene un successo pressoché immediato anche a livello internazionale. La corsa è inarrestabile: vince l’MTv Europe Music Awards come Miglior artista italiano nel 2004 e nel 2008 il quarto album “Alla mia età” è Disco di Diamante con 550.000 copie vendute solo in Italia. Con i suoi quattro album ha venduto complessivamente oltre 7 milioni di copie in tutto il mondo. «Volevo vivere quella parte di me, smettere di considerarla un mostro, qualcosa di negativo, addirittura invalidante», racconta Tiziano Ferro a Vanity. I primi dubbi, spiega, risalgono all’adolescenza, quando aveva una fidanzata. Proprio a lei li confidò: «Le dissi che pensavo di essere attratto anche dai ragazzi. Mi rise teneramente in faccia, mi disse che non poteva essere vero». Poi arrivò il successo travolgente e Tiziano, incapace di “chiarire con se stesso” sui suoi sentimenti, scelse di non viverli.
«Non posso puntare il dito contro nessuno, solo contro me stesso – spiega – Tuttora non so spiegarmi perché considerassi l’omosessualità una specie di “malattia”… Non ho la presunzione di salvare nessuno, ma se il mio libro potesse aiutare qualcuno a evitare di perdere tutti gli anni che ho buttato via io, sarei felice».
Le voci ricorrenti sulla sua omosessualità, spiega, «mi facevano una tale rabbia. Non perché non volessi passare per gay, ma perché la verità è che un fidanzato avrei voluto avercelo. E, invece, non avevo nessuno. Perché? Perché avrei dovuto vivere una doppia vita e io non ne sono capace. Mi dà fastidio quando si parla di accettazione dell’omosessualità. Io, semmai, sogno la condivisione. Una famiglia – dice – che accetti le mie scelte non mi basta, voglio che le viva insieme a me. E lo stesso vale per i miei amici. Ora che quella condivisione è diventata realtà, è pronto a vivere pienamente. Cerco l’amore, la parte della vita che mi è mancata finora… Per il momento sono solo, ma spero presto di non esserlo più».

==========================================
da La Voce

I dolori del giovane Tiziano

Tiziano Ferro : sono gay e…’non me lo so spiegare’

In uscita i diari del cantante : dalla bulimia all’omosessualita’ rifiutata

Milano – Anche le vestali nel tempio del chissenefrega, gli snob e i blogger il cui raggio d’azione oscilla tra Amnesty International e il Lodo Mondadori questa volta devono ammetterlo: è l’outing del mese.

Tiziano Ferro si smarca e va in porta, lo fa con una doppia intervista a La Repubblica e Vanity Fair in cui per la prima volta ammette la sua omosessualità e parla dei due dolorosi anni di analisi che lo hanno portato a questa presa di coscienza.

“La mia omosessualità l’ho sempre vissuta in modo tormentato, mi sono interrogato per anni, esiliandomi dalla famiglia e dagli amici. Ora ho deciso di provare ad essere felice. Dopo quest’intervista nulla sarà più come prima”.

Pagina voltata dunque. A noi da voltare resteranno invece le pagine dei diari di Tiziano, che saranno pubblicati il 20 Ottobre,con il titolo “trent’anni e una chiacchierata con papà”. Un modo per metterci una pietra sopra e ripartire dai 31, perché come scrisse Sylvia Plath “quanto ciarpame dobbiamo annullare ogni decennio”.

Tanti auguri dunque. E una puntualizzazione: gli indizi di gaiezza di Tiziano erano numerosi, e i gessati Dolce&Gabbana che indossa non erano di certo i più schiaccianti: le prove regine vanno cercate nelle canzoni.

“E voglio indifferenza se mai mi vorrai ferire”, quale uomo etero lo direbbe? Nemmeno se fosse Mogol a scriverglielo. La variante etero sarebbe piuttosto “voglio che tu sia indifferente se mai ti vorrò ferire, così non romperai le palle”

O ancora : “sono un grande falso quando fingo simpatia”, diventerebbe “sono un grande dritto quando fingo simpatia, e nessuno se ne accorge perché sono un carismatico”

E poi la prova provata. Al tributo per il decennale della morte di Fabrizio De André Tiziano canta Le Passanti, gli scendono le lacrime al passaggio che dice “a quella conosciuta appena, aveva fretta, ma valeva la pena di perderci un attimo in più”. Un uomo conosce il dolore del conosciuto appena solo se è gay, per tutti gli altri sarebbe una goliardata, una sudata, un’opportunità da cogliere al volo.
Solo le donne e i gay riescono a prendere il conosciuto appena e a trasformarlo in Casablanca.

Agnese Bazzoni

=========================================
da L’Unità

“Coming out” di Tiziano Ferro Il cantante si dichiara gay

Tiziano Ferro ha mietuto successi nella musica leggera italiana. E’ molto amato dal pubblico femminile, soprattutto tra le adolescenti. E ora, a Vanity Fair, in edicola da domani, si dichiara omosessuale: “Ho iniziato un percorso di analisi, da tempo non stavo bene, e avevo capito di dover riprendere in mano una sserie di cose: dal forzato esilio lontano da amici e famiglia alla relazione col mio lavoro, al rapporto contrastato con l’omosessualità. Così, dopo due anni di duro lavoro su me stesso, sono arrivato a una conclusione: volevo vivere meglio”.

L’artista ha cantato sempre d’amore, ma nel solco della tradizione. Ora alla rivista dice che vuole “innamorarsi di un uomo”. Il cantante puntualizza: d’ora in poi “niente sarà più come prima”. E il 20 ottobre esce la sua autobiografia “Trent’anni e una chiacchierata con papà”. Dove parla del problema della bulimia, dei rapporti difficili. Ma ora, afferma sicuro e tranquillo, si sente molto meglio.

========================================
da Quotidiano

Tiziano Ferro fa outing sulla sua omosessualità

Il cantante spiega a ‘Vanity Fair come è riuscito a combattere in suoi demoni e perché ha scelto di raccontare tutto in un libro in uscita a breve. “Volevo stare bene”, dice

“Che cosa succederà dopo?”, chiede Tiziano Ferro. Poi, si risponde da solo: “Niente sarà più come prima”. “Dopo” è dopo l’intervista, che Vanity Fair pubblica come storia di copertina con un titolo che spiega tutto “Tiziano Ferro: mi voglio innamorare di un uomo”.

Un’intervista rilasciata a pochi giorni dall’uscita del libro autobiografico “Trent’anni e una chiacchierata con papà” (in libreria dal 20 ottobre), dove l’artista ha raccolto i suoi diari dal 1995 al 2010 per fare un regalo a chi gli vuole bene, ma soprattutto a se stesso: vivere felice. E concedersi la pace e l’amore a lungo negati. “Un paio di anni fa”, racconta, “ho iniziato un percorso di analisi. Da tempo non stavo bene, e avevo capito di dover riprendere in mano una serie di cose: dal forzato esilio lontano da amici e famiglia alla relazione col mio lavoro, al rapporto contrastato con l’omosessualità. Così, dopo due anni di duro lavoro su me stesso, sono arrivato a una conclusione: volevo vivere meglio”.

Nell’intervista a Vanity Fair spiega come ci è riuscito, perché ha scelto di rendere pubblico questo percorso attraverso un libro, e che cosa sogna per il suo futuro.

================================================
Comunicato stampa Arcigay

Grande coming out di Tiziano Ferro, sia di esempio per i personaggi pubblici

Il coming out di Tiziano Ferro è molto importante perché rappresenta una ventata di novità nell’ipocrisia che porta moltissimi omosessuali a nascondersi e a praticare la doppia vita.
Il percorso sofferto di accettazione, che il cantante ha anticipato con alcune dichiarazioni, è testimonianza di quando omofobia e pregiudizio possano generare inutili e assurde sofferenze.
Si vociferava molto dell’omosessualità del cantante, eppure, il suo coming out di uomo dello spettacolo, sorprende perché viene da un mondo nel quale in tanti si mimetizzano per paura di avere la carriera rovinata. L’uscita pubblica di Tiziano Ferro insieme a quella di decine di cantanti stranieri e ai coming out di illustri italiani, in tempi molto più difficili, come quello di Ivan Cattaneo, Umberto Bindi, Dario Gay e altri sono la prova che non è più così.
Ora Tiziano sente di avere di fronte “una vita piena di opportunità” e siamo convinti che grazie alla visibilità conquistata potrà realizzarle pienamente. E’ quello che accade a migliaia di omosessuali che, vincendo la paura, escono allo scoperto e intraprendono un percorso di vita fatto di sentimenti, affetti e relazioni reali.
Speriamo vivamente che il suo esempio sia seguito da altri personaggi pubblici che possono essere realmente d’aiuto nel liberare decine di persone lgbt dalla sofferenza di vite non vissute.

Paolo Patanè, Presidente nazionale di Arcigay

================================================
da La Provincia

Ferro: «Mi voglio innamorare di un uomo»

la star fa outing su «Vanity fair» e in un libro

«Mi voglio innamorare di un uomo»: Tiziano Ferro in copertina di «Vanity Fair» di oggi fa outing e racconta la conclusione di un percorso, dichiararsi per vivere meglio. «Un paio di anni fa ho iniziato un percorso di analisi. Da tempo non stavo bene, e avevo capito di dover riprendere in mano una serie di cose: dal forzato esilio lontano da amici e famiglia alla relazione col mio lavoro, al rapporto contrastato con l’omosessualità. Così, dopo due anni di duro lavoro su me stesso, sono arrivato a una conclusione: volevo vivere meglio», dice nella lunga intervista. Il 20 ottobre arrivano in libreria i suoi diari, diventati un libro che racconta la sua vita dai quindici ai trent’anni. «Il 20 novembre 1995 ho iniziato a scrivere un diario. Ho deciso che lo pubblicherò il 20 ottobre 2010» dice del suo primo libro, «Tiziano Ferro trent’anni e una chiacchierata con papà» (400 pag., 16 euro). «Nessuno lo capirebbe mai, ma credo che se mi svegliassi e non avessi più il successo, la prima cosa che farei sarebbe approfittarne» conclude Ferro, star da 7 milioni di dischi in tutto il mondo.

================================================
da Vanity Fair

Dieci anni e nemmeno un amore

Il mondo adorava TIZIANO FERRO, e lui toccava il fondo: “Non ce la facevo più a negare la verità a me stesso”. Unizia così un percorso di analisi per riprendere in mano la vita, ” a partire dall’OMOSESSUALITA”. Primo frutto: questa intervista, dove per la prima volta spiega perché non vuole più rinunciare a “vivere quella parte di me” che troppo a lungo ho considerato “un mostro”. Secondo frutto: ul libro-diario che può “aiutare qualcuno a non perdere tutti gli anni che ho buttato via io”. Terzo frutto: “Spero di sapervelo raccontare molto presto”.

testo di Enrica Brocardo
foto: Julian Broad
servizio: Barbara Bartolini

“Che cosa succederà dopo?”, mi chiede Tiziano Ferro. Poi, si risponde da solo: “Niente sarà più come prima”.
Non capita spesso che ad avere più aspettative rispetto a un’intervista sia un cantante piuttosto che un giornalista. Tanto più se a rispondere alle domande è un musicista come Tiziano Ferro, uno che ha passato gran parte degli ultimi dieci anni in cima alle classifiche dei dischi più venduti di mezzo mondo, Uno che dal 2001, l’anno di “I”Xdono”/I”, non ha sbagliato una canzone, uno che ha venduto milioni di dischi e vinto più premi di quanti ce ne stiano in una schermata di computer. E che ora, in attesa del nuovo album il prossimo anno, se ne esce con un libro autobiografico; una raccolta dei suoi diari dal 1995 al 2010 che si intitola “I”Trent’anni e una chiacchierata con papà”/I”, e che parte da una rivelazione. Anzi, da un regalo che Ferro ha deciso di fare a se stesso e a tutti quelli che gli vogliono bene: vivere felice e contento.
Questa favola inizia da dove tutte le favole dovrebbero cominciare: dalla fine, dalla promessa di un amore. E da lì comincia anche lui, per rispondere alla mia domanda sul perché abbia scritto questo libro. “Un paio di anni fa”, racconta, “ho iniziato un percorso di analisi, fatto di psicoterapia e di farmaci. Da tempo non stavo bene, psicologicamente e fisicamente, e avevo capito di dover riprendere in mano una serie di cose, a partire dal mio rapporto con l’omosessualità. Così, al termine dello scorso anno, sono arrivato a una conclusione: volevo vivere quella parte di me, smettere di considerarla un mostro, qualcosa di negativo, addirittura invalidante. Ma ero anche certo che, per riuscirci, dovevo chiudere con il mio lavoro. Ero convinto che le due cose fossero incompatibili. Ne ho parlato con mio padre. Mi ero illuso di trovare una persona con cui sfogarmi, invece lui mi ha rimproverato: “È giusto che tu possa essere te stesso, e se qualcuno ha qualcosa da ridire mandalo a fanculo. Ma se per farlo accantoni la musica, fai un errore ancora più grande di quello che hai fatto finora tacendo la tua parte omosessuale”. Io però ho pensato: “Cuore di papà, che cosa vuoi che mi dica?”. E sono andato a parlare con il mio manager (Fabrizio Giannini, al fianco di Ferro fin dal suo es ordio, ndr). Mi dicevo: “Lui sarà più razionale, perché ha un punto di vista neutro”. E invece Fabrizio mi ha spiazzato ancora di più: “Ti meriti di avere la vita che vuoi, perché così non sei felice. Da otto anni vivi all’estero (prima in Messico, poi a Londra, ndr), lontano dalle persone che ti vogliono bene, e non è giusto. Io sono al tuo fianco, ma se pensi di chiudere con la musica stai sbagliando di nuovo”. Mio padre e il mio manager avevano preso le mie difese con una forza che non mi sarei mai aspettato, entrambi mi avevano detto la stessa cosa: tu sei più importante di tutto, hai sbagliato a non rendertene conto e ora stai commettendo un altro errore. In due anni di analisi avevo capito tante cose, ma non il modo di affrontarle. Oggi sembra assurdo anche a me, eppure in quel momento ero davvero convinto che, per vivere la mia vita, avrei dovuto privarmi del mio mestiere . Per forfuna, non solo mi hanno fatto capire che avevo torto: la loro reazione è stata così netta da “costringermi” a rendere pubblica la mia scelta. L’ho fatto attraverso i diari: mi sembrava l’unico modo per spiegare le cose alla mia maniera. Quindi, per rispondere alla sua domanda, la ragione vera per cui ho voluto scrivere questo libro, beh, evidentemente è perché cerco l’amore, la parte della vita che mi è mancata flnora”

O, più correttamente, che si è negato finora. Perché?
“Non lo so. Forse quando stai male vedi la realtà in modo distorto. Nessuno mi ha mai messo nella condizione di credere che fosse un problema, ho fatto tutto da solo. Ci si chiede sempre che impatto abbia l’omosessualità a livello sociale e mai rispetto all’indivlduo, ai problemi, alle fragilità di ciascuno. A volte le punizioni ce le infliggiamo da soli”.

Un problema di insicurezze, quindi. Le sue
quali erano?

“Credo che tutto nasc a dalla mancata accettazione del mio corpo, dal fatto di essere stato un adolescente sovrappeso (da ragazzo pesava 111 chili, da cui il titolo del suo album, 111 appunto, uscito nel 2003, ndr). E’ difficile avere una relazione con un’altra persona se non ti piaci e non ti vuoi bene. A questo, poi, si sono aggiunte le mie difficoltà nell’affrontare il successo, Io sono workaholic. La verità è che per dieci anni tutto cio che non c’entrava con la musica l’ho parcheggiato”.

Prima non poteva essere felice perché pesava troppo, poi perché lavorava troppo?
“Per molto tempo ho fatto di tutto per posticipare la possibilità di vivere serenamente. Forse perché sono cresciuto con l’idea che chi soffre ha più dignità, che essere felici significhi essere meno buoni. In famiglia chi sta male, chi si sacrifica, è la persona che va rispettata di più.”

E così che funzionava a casa sua?
“Credo lo pensino molti: se sei felice, sei superfciale. Un’idea falsa, eppure sradicarla è stato difficile. A lungo mi sono sentito in dovere di alimentare i tormenti invece di superarli. Finché un giorno mi sono detto: “Ho un lavoro che mi piace, l’indipendenza economica, persone che mi vogliono bene, la salute. Perché non potrei semplicemente godermi la mia vita?””.

Appunto: perché?
“Vivere in modo aperto la tua dimensione sentimentale significa consentire alla gente di conoscerti a un livello più profondo. E questo una persona schermata come me fa fatica ad accettarlo. Ho sempre pensato che la consapevolezza da parte degli altri mi avrebbe reso più debole, attaccabile. E, probabilmente, dover fare i conti con l’omosessualità ha “aggravato” le cose. Ma di nuovo: non posso puntare il dito contro nessuno, solo contro me stesso. Tuttora non so spiegarmi perché considerassi l’omosessualità una specie di “malattia”. E il peggio è che avrei potuto capirlo cinque anni fa. Ci sta che un ragazzo di provincia come me, abituato a vedere i genitori farsi il mazzo per portare a casa lo stipendio, di fronte a un’opportunità come quella che ho avuto io si annulli per il lavoro. Ma se i primi anni ero travolto, per quello che è successo dopo non ho scuse. Non ho la presunzione di salvare nessuno, ma se il mio libro potesse aiutare qualcuno a evitare di perdere tutti gli anni che ho buttato via io, sarei felice”.

Quando ha cominciato ad avere i primi dubbi sul suo orientamento sessuale?
“C’è un elemento che, si fa per dire, non ha giocato a mio favore: a me le donne piacevano. Forse il fatto di avere avuto fidanzate, di aver fatto esperienze con le ragazze, non mi ha aiutato a capire che il sentimento, il cuore, andava da un’altra parte. Come tutti, ho cominciato a pormi le prime domande nell’adolescenza. Ma in quegli anni ero fidanzato”.

Con la Sara di cui parla nel libro?
“Nella vita ha un altro nome: a ogni persona che ho citato ho chiesto di scegliersi uno pseudonimo. Siamo stati insieme quattro anni, da quando ne avevo sedici fino ai venti. Proprio con lei parlai per la prima volta dei miei dubbi. Le dissi che pensavo di essere attratto anche dai ragazzi””.

E lei che cosa le rispose?
“Mi rise teneramente in faccia, mi disse che non poteva essere vero. Se a quella età hai una storia con un ragazzo, ci stai bene insieme e sei innamorata, che cos’altro puoi rispondere?”.

Poi, che cosa è successo?
“Dopo la rottura con Sara, arrivo il contratto discografico: in due mesi ero primo in classifica. Non avevo tempo per pensare ad altro. Inoltre, considerato che mi capitava di avere qualche storia etero, mi davo la possibilità di credere che mi stessi sbagliando. Misi da parte le mie incertezze”.

Salvo ogni tantoo incontrare un uomo che le piaceva.
“Io sono un sentimentale-mentale. Non mi importa l’involucro della persona. Lo so che suona come la solita stronzata, ma è vero: conta il modo in cui parli, se riesci a raccontarmi qualcosa che non so, se hai fatto scelte che mi colpiscono”.

E quando conosceva un uomo capace di colpirla?
“Andavo in crisi. Da un lato non potevo più far finta di niente, dall’altro cercavo lo stesso di sfuggire a una realtà ormai evidente”.

Non mi dica che è stato casto per dieci anni perché non ci credo.
“Quasi. La mia è stata una vita assurda. Non sa quante serate ho passato chiuso nelle camere d’albergo. Parigi, Madrid, tutte quelle grandi città mi sembravano bellissime, ma mi davano anche un senso terribile di spaesamento. Di quel periodo ricordo soprattutto la sensazione di fame continua perché di andare a cena con le persone della casa discografica non mi andava, e il room service non lo chiamavo. Un po’ perché non sapevo come fare, un po’ perché non volevo far spendere troppi soldi. Se ci ripenso, mi faccio tenerezza da solo”.

Resta il fatto che da anni si mormora che lei sia gay. Lo hanno persino detto in Tv, scritto sulle riviste.
“Dicevano che vivevo una doppia vita e che stavo felicemente con un uomo. Mi facevano una tale rabbia. Non perché non volessi passare per gay, ma perché la verità è che un fidanzato avrei voluto avercelo. E, invece, non avevo nessuno. In più stavo male perche non riuscivo a chiarirmi con me stesso”.

Ha mai avuto paura di essere scoperto?
“No. E c’è un’altra cosa che vorrei dire: non ho mai negato pubblicamente di essere gay. Sarebbe stato semplice depistare le voci uscendo con una modella. Ma io non ho mai mentito. Piuttosto, ho omesso”.

Nel libro racconta che, a un certo puntoo per mettere a tacere le voci, volevano organizzarle una finta paparazzata.
“Purtroppo è vero. Ma a me non fregava nulla. Anzi, disseminavo indizi”.

Tipo?
“A parte il video con la Carrà?” (Ride per mezzo minuto. Il riferimento è al brano del 2007 E Raffaella è mia, dedicato alla showgirl icona gay, ndr)”.

Quello, in effetti, era un indizio bello grosso.
“Con gli amici, per esempio, facevo battute. Era come se avessi voluto dirlo senza compromettermi. Ma, al tempo stesso, negavo la verità a me stesso. Era diventata una sfida: “Non mi scoprirete mai”. Un gioco al massacro inutile, perché a massacrarmi ero io. Fino al punto in cui, nonostante avessi un disco in uscita, cominciai ad alzarrni la mattina con la sensazione di non avere una ragione per andare avanti”.

La fase della depressione di cui ha sofferto e di cui parla nel libro.
“Avevo finito il mio album (Alla mia età, ndr). Per me, era il più bello che avessi rnai fatto e non volevo che pagasse le conseguenze di qualcosa che non riuscivo più a tenere sotto controllo. È stato allora che ho toccato il fondo, e che ho cominciato a fare analisi. Due anni fa l’idea di stare seduto qui a parlare con lei di queste cose sarebbe stata inconcepibile”.

Il libro, però, più che un punto di arrivo sembra un punto di partenza. Ora che cosa si aspetta che accada?
“Rìleggendo i miei dìari mi sono reso conto di quanto i miei amici siano sempre stati importanti, e di come li abbia fatti soffrire con la mia distanza. D’ora in avanti voglio essere più presente. Voglio tornare a vivere in Italia. Sto cercando casa a Milano. E, intanto, ho già parlato con tutti. Li ho chiamati uno per uno: “Andiamo a prendere un caffettino”, ho detto a ciascuno. Mi ero preparato una sorta di scaletta”.

Come hanno reagito?
“Erano sollevati e felici. Non ce la facevano piu a vedermi schiaccialo sotto quel peso, senza poter dire niente. Perché lo sapevano già, mica sono scerni, ma per delicatezza nei miei confronti non avrebbero mai affrontato il discorso per primi”.

Nuova casa, più tempo per gli amici. E l’amore?
“Per il momento sono solo, ma spero presto di non esserlo più. Perché all’amore credo in maniera sconcertante. È assurdo che proprio io non ce l’abbia. Un po’ come se un goloso di dolci si obbligasse a non mangiare neppure un pasticcino”.

Vede che lo ammette anche lei: se non ha una vita sentimentale è perché se l’è negata da solo. Glielo richiedo: perché?
“Avrei dowto vivere una doppia vita e io non ne sono capace. Mi dà fastidio quando si parla di accettazione dell’omosessualità. Io, semmai, sogno la condivisione. Una famiglia che accetti le mie scelte non mi basta, voglio che le viva insieme a me. E lo stesso vale per i miei amici”.

Come se lo immagina l’amore vero?
“Sei così felice da superare col sorriso tutte le difficoltà. Ma spero di saperglielo dire meglio molto presto”.

Le dispiace aver buttato via dieci anni?
(Tanto. Che altro vuole che le dica? Tanto, tanto, tanto, tanto).

Immagini dal servizio di Vanity Fair

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.