Quinta giornata al 25° togay

Anche nella bisessualità troviamo l’amour fou, ci dice il regista Ormoz col suo intenso e drammatico “J’ai rêvé sous l’eau”, struggenti storie trans, lesbo ed etero s’incrociano nel bel film brasilano “Quanto Dura o Amor”, più altri film e doc assai interessanti

Anzitutto una notizia che a molti farà piacere: l’ospite d’onore della serata conclusiva del Festival, condotta da Fabio Canino (al cinema Ideal di Torino, giovedì 22 aprile alle 21), sarà un’altra icona gay, Patty Pravo, che sul palco del cinema, prima delle premiazioni e del film di chiusura (la scintillante commedia “Oy vey! My Son is Gay!”) delizierà il pubblico con alcuni dei suoi più grandi successi. Accompagnata al piano dal Maestro Giovanni Boscariol, la Pravo canterà: “Se perdo te” del ’67, “Pazza idea”, secondo singolo più venduto del ’73 dopo “Crocodile Rock” di Elton John, “Col tempo”, brano di Léo Ferré incluso nell’album “Sì… incoerenza” del ’72. La Pravo è stata idealmente presente anche nella serata di apertura del Festival GLBT, con “La bambola” canzone protagonista di Le Fil di Mehdi Ben Attia, il film con Claudia Cardinale che ha inaugurato la manifestazione torinese. Interprete di alcune tra le più belle canzoni della musica italiana, “la ragazza del Piper” di recente è tornata al cinema come autrice e interprete di “Sogno”, candidato al David di Donatello 2010 come miglior brano originale e inserito nella colonna sonora di Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek.

Un’altra giornata, quella di oggi martedì 20 aprile, che ha richiamato un foltissimo pubblico (alla proiezione di “Infidèles” di Claude Pérès alle ore 22:30, molte persone, tra le quali il sottoscritto, non hanno potuto accedere per esaurimento posti) e offerto diverse cose interessanti, tra le quali anche il secondo film già acquistato dalla casa di distribuzione ATLANTIDE ENTERTAINMENT, il francese “J’ai rêvé sous l’eau” di Hormoz, che, avendo come protagonista un bel bisessuale che s’innamora follemente sia di uomini che di donne, ha ricevuto un’accoglienza contrasta (più per partito preso che per i meriti artistici del film, pensiamo noi).

“J’ai rêvé sous l’eau” di Hormoz

Come dicevamo è un film che racconta la storia di un “bisessuale di ferro”, inizialmente innamorato del suo migliore amico che incidentalmente muore di overdose nelle prime scene del film. Il dolore di questa perdita porta il giovane protagonista Antonin a perdersi ogni notte nei meandri del sesso gay promiscuo dove ne combina di tutto e di più (il regista non ci nasconde nulla). Poi, abbandonato dalla madre che si trasferisce in un’altra città, si dedica per necessità alla prostituzione dove tra i vari clienti, prevalentemente anziani, trova anche un bell’uomo che s’innamora di lui e gli offre un lavoro. Succede però che il nostro eroe incappa nel fascino di una misteriosa donna, Juliette, della quale s’innamora follemente. Anche qui il nostro caro regista gay non ci nasconde nulla: è amore vero, folle passione carnale anche per quell’oscuro oggetto del desiderio, che delizia il nostro eroe come si trattasse del primo gelato dell’estate. Lo spettatore si trova un po’ disorientato, anche perchè è raro vedere un bisessuale che si adatta con tanta intensità e passione sia al ruolo gay che a quello etero. Oltre questo però il film non ci dice molto di nuovo, anche il tema della droga, dominante nella storia, è già stato visto e rivisto e quella che poteva essere un’idea interessante, il confronto diretto e contemporaneo tra i due tipi d’amore, viene solo accennato nella scena finale del film.
Il regista, presente in sala, ha spiegato che il suo obiettivo principale era quello di “mostrare come possa essere difficile e dolorosa la ricerca dell’amore, passando attraverso esperienze di droga, dipendenza, prostituzione, che permetteranno al protagonista bisessuale (che ho scelto con un viso angelico proprio per rendere meno scioccanti e più accettabili certe scene) di realizzarsi compiutamente nella sua personalità e capacità d’amare”.

“Cure For Love” di Francine Pelletier e Christina Willings (voto 8)

Con qualche attinenza ai temi di questo film avevamo visto nel pomeriggio un interessantissimo documentario canadese dal titolo “Cure For Love” che ci racconta le esperienze di alcune persone omosessuali entrate in un movimento evangelico, Exodus Alliance, che promette loro una riconversione all’eterosessualità. Alcuni arrivano addirittura a sposarsi con una donna, ammettendo però di sentirsi sempre attratti dagli uomini, altri fuggono dopo poco tempo perchè non riescono a convivere con l’obbligatoria castità, altri vengono cacciati fuori dall’organizzazione perchè pretendono di conciliare religione e amore gay. Sono tutte testimonianze angoscianti, anche quelle che solo apparentemente dimostrano di avere raggiunto un certo nuovo equilibrio, pure la coppia sposata alla fine ammette che non è sicura del loro futuro. Il regista, anche sforzandosi di essere il più possibile obiettivo, ci presenta una realtà frustrante e distorta, frutto delle contraddizioni e dei paradossi di questi fondamentalismi religiosi.

“Truth or Dare” di Mikko Kuparinen (voto 8)

Cortometraggio finlandese di 30 minuti che meritava senz’altro di essere in concorso. Una coppia di mezz’età, sposati da anni, devono fronteggiare una crisi matrimoniale che una concitata serata li aiuterà a risolvere. Lui, gay velato, ha un amante uomo segreto, e pure lei, insoddisfatta dal marito, ha un amante uomo segreto. Per combinazione una sera si ritrovano nella stessa casa (divertente la scenetta nella sauna dove ai due amanti gay si aggiunge la moglie ignara) tutti e quattro. Un bacio scoperto porta al coming out del marito. Bellissime le parole della moglie che dice “credevo che fosse tutta colpa mia, non sapevo che invece eri tu a trovarti in una difficile situazione”. La conclusione resterà aperta, o quasi.

“The Game of Juan’s Life” di Joselito Altarejos (voto 6)

Ennesimo, ma gradevole, anche se un po’ già visto, film filippino sulle misere condizioni di vita delle campagne che inducono i giovani a cercare fortuna nella grande Manila, spesso come spogliarellisti in locali semiclandestini per omosessuali. La novità del film è che il protagonista questa volta, oltre ad abbandonare il paese natale, deve abbandonare anche il ragazzo di cui è innamorato e che vive sempre nella sua attesa. Ritornato in città decide questa volta di chiudere con gli spogliarelli e la prostituzione, riuscendo ad ottenere dal proprietario del locale un buon gruzzolo, ma l’imprevisto è in agguato… Film girato con pochi mezzi, che cerca di farsi allettante con qualche spettacolino di nudo, ma che con un buon grado di naturalezza e spontaneità ci offre un ritratto ambientale assai efficace.

“Quanto Dura o Amor” di Roberto Moreira (voto 7)

Un altro film interssante della giornata è stato il brasiliano “Quanto dura o Amor” del regista etero Roberto Moreira, che, dopo la proiezione, ci ha raccontato come è nata la tematica lgbt (sembra che abbia avuto un ruolo determinante il fatto che tra il cast ci fosse un’attrice transessuale, felicemente sposata con un uomo, i cui genitori non conoscono ancora la reale identità della nuora).
Il film ci racconta tre intriganti vicende che hanno per protagonisti una lesbica in cerca di un lavoro come attrice teatrale che s’innamora di una avvenente cantante; una transessuale avvocato che s’innamora di un collega ignaro della sua reale identità; uno scrittore etero che s’innamora di una prostituta. Quest’ultima, che vorrebbe emulare lo stile dei personaggi di Woody Allen, è senz’altro la più debole, e assai in contrasto con la drammaticità delle altre.
Tutte e tre le storie, che hanno solo qualche interconnessione, finiranno allo stesso modo (che non possiamo raccontarvi). Il pregio del film è una buona dinamica delle vicende che creano un certo pathos e nella comunicativa di alcuni interpreti.

DOCUMENTARI GAY FUORI CONCORSO (a cura di Gaia Borghesi)

PISA 1979-2009. LA PRIMA MARCIA GAY 30 ANNI DOPO del Comitato Pisa ’79

Breve documentario che ripercorre la storia della prima marcia gay, tenutasi a Pisa nel 1979, e di come questa abbia poi successivamente influenzato il movimento omosessuale. Attraverso vecchie foto e fotogrammi e le testimonianze di alcuni gay e alcune trans che parteciparono alla marcia, lo spettatore rivive il momento storico in cui la comunità GLBT è scesa in piazza per rivendicare con orgoglio il proprio orientamento sessuale.
Nell’estate dello stesso anno si era tenuto il primo campeggio gay e soltanto un mese prima della marcia, la Questura di Roma aveva negato il permesso per sfilare nelle vie della capitale. Quella che doveva essere una manifestazione locale si trasformò dunque in una sorta di Pride nazionale e fu un’occasione per stringere amicizie, cominciare storie o anche avventure, ma soprattutto mettere da parte la paura e tirare fuori l’orgoglio. (Voto 6)

TEN MORE GOOD YEARS di Michael Jacoby

Uno dei pochi documentari che si occupa degli anziani della comunità GLBT, in questo caso a San Francisco. Come sappiamo, negli Stati Uniti non è tutto oro quello che luccica e gli anziani in generale vivono con pochissime risorse e spesso gli viene portato via anche quel poco che hanno. Quando si tratta di omosessuali, le cose si complicano ulteriormente, dato che, in caso di morte del compagno/a, chi resta non ha alcun diritto e molte volte è costretto a trasferirsi in una casa di riposo. Qui sorge un altro problema, perché la componente più matura della comunità GLBT è costituita dalle persone che hanno lottato per affermare se stessi e rivendicare i diritti di cui oggi godono i gay e le lesbiche in America. Dunque all’interno delle case di riposo raramente troveranno persone come loro, ma piuttosto saranno costretti a lottare ancora, contro le stesse persone che già una volta hanno affrontato. Non è un caso che molti anziani omosessuali tornino nell’anonimato quando vengono trasferiti in una clinica o in una casa di riposo.
La comunità si sta comunque mobilitando per rivendicare ancora una volta diritti di cui forse non farà in tempo a godere e che lascerà ai posteri. In questo senso i giovani diventano una risorsa molto importante, e ce ne sono molti disposti a dare una mano, far compagnia o semplicemente ascoltare qualche buon consiglio, per fortuna.
Un documentario molto delicato, che tratta di un tema difficile da indagare, condotto dalle testimonianze dirette di alcuni anziani gay, che ci parlano del loro vissuto e del loro presente. Dunque, altri dieci di questi documentari! (Voto 7)

FILM A TEMATICA LESBICA FUORI CONCORSO (a cura di Gaia Borghesi)

WE HAVE TO STOP NOW di Robyn Dettman

Ritrovare Cathy DeBuono e Jill Bennett, rispettivamente Dyna e Kit, sedute su un divano a parlare con una psicoterapeuta ci dà un senso di déja vu, dato che la scena sembra un prolungamento del film And Then Came Lola. Ora invece le due sono una coppia così felice da pubblicare il libro “Come avere successo nel matrimonio senza neanche provarci”. Vi sono però nubi all’orizzonte, proprio quando il libro diventa un best seller e viene avviato il progetto di un documentario su di loro. Dyna e Kit allora ci ripensano e decidono di riprovarci, anche con goffi compromessi.
Film carente di una trama vera e propria, che piuttosto mostra quali sono i tipici problemi di una coppia di lunga data. Commedia comunque divertente, nonostante qualche problema tecnico abbia messo a dura prova la pazienza del pubblico. (Voto 6)

THE OWLS di Cheryl Dunye

Ritroviamo Cheryl Dunye (The Watermelon Woman), sia come regista che come interprete, e il suo modo di dirigere un film, con interventi diretti da parte degli attori, quasi fossero narratori onniscenti.
Le protagoniste di questo film sono quattro lesbiche di mezza età, che da giovani facevano parte di una rock band molto famosa e che ora sono maturate in modo molto diverso. Iris (ancora una volta l’eclettica Guinevere Turner) rivive i fasti del passato e passa le sue giornate a cercare lo sballo; MJ si è invece isolata sempre di più, ritirandosi nel suo guscio; Lily, ancora nel tunnel della droga, è occupata a dimostrare a se stessa che la sua vita è ancora degna di essere vissuta; Carol (Cheryl Dunye), compagna di Lily, si è trasformata nella perfetta casalinga che si preoccupa dei segni del tempo.
Una sera la giovane Cricket incrocia le loro vite, che verranno cambiate per sempre. Qualcuno infatti la uccide e sono tutte complici del delitto. Finché un giorno si presenta alla loro porta Skye, una misteriosa butch che resta a vivere a casa di Carol e Lily in attesa che le riparino la moto.
Finale al cardiopalma per un film che di emozioni ne ha regalate ben poche. (Voto 5)

———————–

Molto interessante l’incontro alla Feltrinelli con lo scrittore e critico cinematografico Vincezo Patanè, interrogato dallo scrittore e professore universitario Franceso Gnerre, sulla sua ultima fatica, da pochi giorni in libreria, che consiste in una corposa raccolta di saggi su importanti temi della cultura gay e su alcuni dei suoi massimi protagonisti, che spesso ci vengono taciuti nella loro vera identita. Qui sotto un video con alcuni momenti dell’incontro.

Alcune immagini della giornata.

Lo scrittore Vincenzo Patanè (Oasi Gay)
Massimo Fenati (autore di Gus & Waldo)
Il regista etero Roberto Moreira (Quanto Dura o Amor?)
Il regista Hormoz (J’ai rêvé sous l’eau)
Il deputato Franco Grillini e Danile N. Casagrande)

Effettua il login o registrati

Per poter completare l'azione devi essere un utente registrato.