"I LOVE YOU, MAN"

Una bella commedia romantica, che nella sua semplicità e scorrevolezza, solleva diversi interessanti interrogativi sui diversi significati che possiamo dare all’amicizia tra uomini.

Avevamo una particolare curiosità verso questo film, “I Love You, Man” di John Hamburg, che, coraggiosamente, affronta il tema dell’amicizia maschile senza nascondere le implicazioni omoaffettive che un tema del genere facilmente richiama.

Il regista mette subito le mani avanti presentandoci insieme al protagonista del film, l’etero Peter Klaven (interpretato da un comunque ambiguo Paul Rudd), il fratello gay di quest’ultimo, Robbie (interpretato dal machissimo Andy Samberg), gay realizzato e richiestissimo sulla piazza (è istruttore in una palestra) che, per confodere ancora di più le acque, dice subito che le sue conquiste più ambite sono gli uomini eterosessuali (cioè, aggiungiamo noi, gay velati e sposati). Robbie è quindi un gay perfettamento integrato, sia sul lavoro che in famiglia dove risulta essere addirittura uno dei due migliori amici del papa’ Oswald (l’irresistibile J.K. Simmons), premiato sponsorizzatore dei gay.

Dato ai gay quanto di meglio non si poteva, la regia si concentra ora sull’argomento centrale del film: il bisogno di amicizia del nostro protagonista, sicuramente etero, che in procinto di sposarsi non ha nemmeno un amico a cui poter assegnare il ruolo del testimone. Spalleggiato dalla futura moglie, che è invece sommersa da petulanti amiche che l’hanno messa in guardia sulla necessità che i mariti abbiano degli amici, così da poter essere un po’ più libere, il nostro eroe chiede aiuto al fratello gay che, naturalmente, conosce molti uomini. Inizia così ad incontrare alcuni più o meno ridicoli personaggi, con degli “appuntamenti” che contengono per loro natura (cene, discorsi intimi, ecc.) una certa dose di ambiguità (uno di questi infatti s’innamora subito di lui arrivando fino a “spazzolargli le tonsille con la lingua”).

Sembra proprio che sia difficile separare l’amicizia maschile da complicanze gay, ma fortunatamente arriva l’incontro occasionale risolutore, rappresentato dallo scapolo donnaiolo (?) Sydney (Jason Segel) che, scopriremo in seguito, soffre anch’esso della mancanza di “amici a tempo pieno”. I due hanno caratteri opposti e complementari tanto quanto basta a stuzzicare un interesse reciproco che si trasformerà presto in una vera e sentita amicizia. Non possiamo raccontare oltre la trama del film per non togliervi il gusto della sorpresa, ma ci permettiamo di darvi una nostra opinabile interpretazione della vicenda, sicuri di accendere il vostro interesse anche a costo di venire brutalmente contraddetti dalle vostre opinioni dopo che avrete visto il film.

A noi è apparso che, nonostante tutti i tentativi degli autori di separare i campi, il tema dell’amicizia maschile, soprattutto di quella vera e duratura, non possa fare a meno di una componente omoaffettiva, che spesso, solo per rispetto delle convenzioni e dei pregiudizi sociali, evita con fatica implicazioni intime e sessuali.

Volendo dare un’interpretazione personale del film ci è sembrato di capire che una profonda amicizia maschile può durare nel tempo solo se almeno uno dei due amici è un po’ innamorato dell’altro. Nel film vediamo che non sono solo gli interessi comuni (musica e sport) dei due protagonisti maschili a cementare la loro unione, ma soprattutto il bisogno di confidarsi e di aiutarsi. Sydney poi, nonostante dica di divertirsi con donne sposate (ma ne vediamo solo una uscire veloce dalla sua casa) è tutto impegnato a portare a spasso la sua cagnolina e a coltivare diversi hobby (tra i quali la masturbazione con tanto di creme e oggetti dedicati) per riempire le sue giornate.
Durante le sue chiacchierate con Peter cerca spesso di entrare in argomenti intimi e sessuali, arrivando quasi a chiedergli di confrontare le dimensioni dei propri membri sessuali. La sua dedizione a Peter arriverà fino a fargli un inaspettato e risolutore regalo del valore di migliaia di dollari.

Sydney potrebbe quindi essere inteso come un omosessuale represso, che trova nell’amicizia con Peter un surrogato dell’amore che inconsciamente cerca.
Il finale del film sembrerebbe darci ragione mettendo quasi sullo stesso piano l’intensità dell’amore etero e quello dell’amicizia (le parole che si dicono gli sposi e quelle del titolo del film sono assai simili).

Insomma, per concludere, dobbiamo dirvi che noi abbiamo gustato tutto il film come se fosse una bellissima storia d’amore gay, anche se i due protagonisti non lo sanno o non vogliono saperlo.

Con questo non vogliamo dire di non credere alle amicizie virili, ma, come subdolamente ci suggeriscono gli autori del film, anche queste possono essere sentimentali, coinvolgenti e … quasi gay.

Il trailer italiano del film:

Qui sotto una immagine dei protagonisti maschili del film

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