"ENGENDERING GAY CINEMA"

E’ appena uscito in libreria un interessante saggio di Stefano Grespan che analizza il successo internazionale del cinema gay testimoniato anche dalla sua affermazione come nuovo genere cinematografico.

Si può parlare di un genere “gay” nella produzione cinematografica? L’esistenza di un sito come il nostro (e di innumerevoli simili) sembrerebbe affermarlo. Anche se a tutt’oggi molti media, soprattutto italiani, sembrano riluttanti all’uso di questa categoria come genere cinematografico. Sfogliando le pagine dei quotidiani che riportano le programmazioni cittadine o televisive dei film, ma anche consultando le schede dei film sulle riviste specializzate (Cineforum, Segnocinema, Ciak, Duellanti, ecc.), raramente ci capita di leggere “gay” o di “interesse gay” nella descrizione generale del film, al posto, ad esempio, di western, poliziesco, horror, ecc., nemmeno per quei pochi film che, senza ombra di dubbio, presentano problematiche e personaggi gay. In effetti qualche problema sembra esserci.

Cosa significa esattamente genere gay? Quali canoni deve possedere un film perchè possa rientrare in questa categoria? Il genere gay affianca gli altri tradizionali generi o è una classificazione a monte? Quale è la sua utilità?

A queste e a molte altre domande risponde il pregevole volume “Engendering gay cinema” di Stefano Grespan pubblicato recentemente dalle Edizioni Libreria Croce (€ 16.00).
Il saggio inizia con un approfondito esame del concetto di genere, rilevando come esso non possa intendersi come qualcosa di stabile e fissato per sempre, ma sia invece espressione dei cambiamenti culturali, delle aspettative sociali di un determinato periodo, degli interessi economici-produttivi locali e internazionali.
Tutte queste variabili entrano dinamicamente in un sottile gioco di interdipendenza dando forma ad uno speciale “patto di comunicazione” che deve continuamente essere verificato.
“Lidentità generica di un film non è data una volta per tutte e non è chiusa nel testo del film. L’accordo preliminare che permette di riconoscere un genere e un film di genere è un equilibrio instabile, un crocevia in cui s’incrociano e si incontrano usi del cinema, prospettive ideologiche, tipi di letture differenti” (p.14)
“Considerati singolarmente i generi sono categorie dell’interpretazione, ovvero eventuali logiche attraverso le quali si realizza la mediazione tra il mondo dei film, dei produttori e quello degli spettatori” (p.23)

A questo punto l’autore, sostenuto da altri studiosi, azzarda una spiegazione ideologica sull’utilizzo dei generi che potrebbero essere “considerati uno strumento di asservimento culturale e politico agli interessi delle classi dominanti, di cui l’industria cinematografica è un agente, attraverso l’offerta coatta agli spettatori di racconti stereotipati e ricorrenti, che si rivelano soluzioni socialmente normizzate col fine di garantire lo status quo” (p.25). Idea che viene ribadita anche nelle conclusioni del libro dove si afferma che “I film di genere vengono alla luce e hanno successo commerciale perchè alleggeriscono temporaneamente le paure provocate dalla presa di coscienza dei conflitti sociali o politici; essi aiutano a scoraggiare qualsiasi tentativo di azione che susciterebbe altrimenti il fatto di vivere sotto la pressione di questi conflitti. I generi danno vita alla soddisfazione più che all’azione, alla pietà e alla paura più che alla rivolta. Essi servono gli interessi della classe dominante aiutando a mantenere lo status quo e rabboniscono gruppi oppressi che, disorganizzati e perciò spaventati dall’idea di agire, accettano con entusiasmo le soluzioni assurde che i film di genere danno ai conflitti sociali ed economici. Quando ritorniamo nella società complessa in cui viviamo e quando ci ritroviamo di fronte a questi stessi conflitti, ci rivolgiamo di nuovo ai film di genere per ritrovare conforto e consolazione. E’ quello che spiega la loro popolarità” (p.182)

In altre parti del volume si riconosce invece l’utilità pragmatica insita nella creazione di un genere, in quanto “tematizzare significa selezionare e porre qualcosa all’attenzione del pubblico, darvi rilievo adeguato, sottolinenadone la centralità e la significatività rispetto al normale flusso comunicativo” (p.27). E poco più avanti si specifica che “il cinema è un ricettore sensibilissimo dei mutamenti sociali, funge da catalizzatore anticipando svolte fondamentali, dà luogo a esiti spesso stimolanti, capaci di mettere a fuoco la condizione propria di chi è gay e perciò non può esprimersi appieno in una società in cui è discriminato” (p.34)

Gran parte del volume è dedicata al processo di nascita e sviluppo del “genere gay” (genereficazione), sia dal punto di vista semantico (intreccio, personaggi, ambientazione) che sintattico (regole entro le quali un film viene prodotto e recepito), che pragmatico (un genere esiste solo quando una comunità è pronta a riconoscerlo come tale). Questa analisi viene condotta dall’autore passando in rassegna un significativo elenco di titoli che partono dal 1895 (The Gay Brother) fino agli ultimi successi contemporanei, con un interessantissimo capitolo finale completamente dedicato a Brokeback Mountain, in quanto emblema del “rinnovamento presente nell’evoluzione cinematografica omosessuale”.

Concudiamo questa breve presentazione, che speriamo invogli alla lettura di questo utile studio, con una risposta che l’autore dà alla domanda se l’omosessualità possa essere considerata un genere:
“E’ in atto un processo di realizzazione di una nuova cultura, l’epoca della circolarità multietnica e della differenza sessuale. Il genere è una forma che identifica sia le regole con le quali il film è fatto, sia il contesto socioculturale in cui è fatto. Il film di interesse gay è quello che mette in scena personaggi gay, storie gay, ambienti gay, il rapporto tra il contesto eterocentrico e la cultura gay. L’omosessualità fa dunque genere, come fanno genere, appunto , l’horror, il noir, la fantascienza… Si realizza così un processo identitario, perché un certo numero d’individui si riconoscono e si definiscono anche attraverso il genere omosessuale: quadri di vita per il singolo e riferimenti per la comunità gay, nella misura in cui questa vi si ritrova e vi osserva le sue relazioni con le altre e con il mondo… Nell’inserimento nella gerarchia dei generi, in cui si combina la sua legittimità culturale e il beneficio commerciale, si legge il successo del genere omosessuale”.

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Dai risvolti di copertina:

Esiste un genere cinematografico omosessuale? Oppure quella gay è soltanto una tematica, capace però di contaminare la narrazione sul grande schermo?

Per definire o meno l’esìstenza di un genere gay, si propone una panoramica di tutte le caratteristiche che lo contraddistinguono, dall’analisi dei topoi e delle varie tipologie di personaggi, fino alle sìtuazioni tipiche e ai segni stilistici propri di una rappresentazione gay.

Oggi lo sdoganamento e la commercializzazione della cinematografia omosessuale legittimano e sedimentano la coscienza dell’identìtà generica, permettendo allo spettatore di riconoscere un patto di comunicazione stabile atto a organizzare il suo sistema di aspettative.

Passando quindi dalla semplice analisi scenica, attraverso uno studio dei costumi e della storia di genere, l’autore raggiunge il suo scopo citando il caso BrokeBack Mountain, esempio perfetto di contaminazione di genere nonché manifestazione reale di una nuova visione dell’argomento anche ìn rapporto alla massa. Vista l’attenzione sull’argomento e le manifestazioni evidenti in tal senso, non ultima l’istituzione di un premio “ad hoc al Festival di Venezia, questo libro sì propone allora come prodotto interessante e innovativo.

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Stefano Grespan nasce a Treviso nel 1979.

Laureato in Scienze della Comunicazione, appassionato e studioso di cinema e fotografia, ha esperienza nel campo dell’organizzazione di eventi culturali.

Attualmente lavora per un’agenzia di comunicazione di livello nazionale ed è alla sua prima pubblicazione.

Qui sotto la copertina del libro “Engendering gay cinema – analisi ed evoluzione del cinema omosessuale tra contaminazioni e sdoganamento del genere” di Stefano Grespan

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