"ANDERSEN, UNA VITA SENZA AMORE"

e forse un film (di Eldar Ryazanov) senza tutta la verità sul grande poeta danese Hans Christian Andersen che amò sia donne che uomini senza riuscire mai a possederli.

Esce nelle nostre sale il prossimo 1 agosto l’atteso (in realtà, vista la data di uscita programmata da Medusa, forse ad attenderlo siamo solo noi) film russo “Andersen, una vita senza amore” di Eldar Ryazanov sulla vita del celebre scrittore danese Hans Christian Andersen. Avremmo voluto inserire subito il film nel nostro catalogo queer, ma le recensioni che siamo riusciti a leggere fino ad oggi, non ce lo permettono ancora. Nel senso che, nonostante sia ormai assodato da gran parte dei biografi (con grande reticenza di quelli danesi, per i quali Andersen è poeta nazionale e nume tutelare della patria) che lo scrittore era perlomeno bisessuale, nel film si parlerebbe esclusivamente di storie etero.
Sarebbe l’ennesima occasione perduta, una grave mancanza verso il grande scrittore (che risulta così mutilato) e verso il pubblico che non avrà le informazioni necessarie a comprenderne la complessa realtà interiore e le motivazioni che sottendono alle sue drammatiche scelte.
Il film si limiterebbe (il condizionale è d’obbligo non avendolo ancora visto personalmente) a raccontare la storia di due difficili relazioni, quella tra Andersen e la famosa cantante svedese Jenny Lind che non ricambiò mai i sentimenti d’amore dello scrittore, e quella, passionale ma mai consumata, con Henriette Wulf, figlia dell’ammiraglio Wulf.

In verità bisogna dire che Andersen durante la sua vita non ebbe mai il coraggio di affrontare l’omofobica società del suo tempo dichiarandosi ufficialmente omosessuale o bisessuale, anche se non arrivò mai alla scelta definitiva del matrimonio.

Nella sua ultima biografia, scritta da Jens Andersen (Hans Christian Andersen: A New Life; 630 pp.; Overlook Press, 2005), viene ammesso che Hans Christian Andersen ebbe storie d’amore sia con donne che con uomini ma che soprattutto, in accordo con le teorie freudiane, incanalò le sue energie sessuali nell’intenso lavoro di poeta e scrittore, regalando all’umanità una serie di indimenticabili fiabe che vivranno in eterno. A dire il vero nei suoi diari troviamo anche traccia di una intensa attività masturbatoria, che registrava meticolosamente ogni giorno con delle croci.

Andersen nasce a Odense il 2 aprile del 1805 da un povero calzolaio (che presto muore ) e da una illetterata lavandaia. Come nella fiaba “Il brutto anatroccolo” era un ragazzo bruttino e goffo che vestiva abiti dismessi e veniva spesso canzonato dai coetanei.
All’età di 14 anni si trasferisce a Copenhagen sperando di trovare altri giovani con le sue ambizioni. Riesce a fare breccia nel cuore di alcune famiglie borghesi che lo aiutano negli studi. Termina le scuole secondarie nel 1828 con la ferma volontà di fare lo scrittore. Appena un anno dopo riesce a pubblicare il suo primo romanzo, seguito a ritmo incalzante da altri racconti, romanzi, libri di viaggio, opere teatrali, opere di poesia, ecc. Dal 1937 si specializza nei racconti di fiabe, coi quali ottiene una fama internazionale, l’accesso alla casa reale e all’elite culturale d’Europa. Viaggia molto in Europa e in Inghilterra dove abita con Charles Dickens che lo definì un ospite effeminato, enfatico, egocentrico, ipocondriaco e scocciante.

Mentre i suoi romanzi hanno un’impronta tradizionale che celebra la religione, la natura e una profonda fede in Dio, le sue fiabe ci offrono un’immagine più complessa e articolata del suo mondo interiore e del suo subconscio. Molte fiabe si possono leggere come allegorie gay e alcune sono chiaramente autobiografiche. Hans Mayer nel libro “I diversi” fa una bella analisi sulle fiabe di Andersen come proiezione della sua omosessualità: si provi ad esempio a leggere “Il brutto anatroccolo” come storia di coming out, oppure “Il soldatino di piombo” impossibilitato ad amare per il suo “difetto”, o ancora “La Sirenetta” come mezzo donna e mezzo “mostro” innamorata di un giovane “normale”, fiaba che Andersen scrisse nel 1936 dopo la crisi per il matrimonio di Edvard Collin (figlio del direttore del Royal Theater), l’amore di tutta la sua vita (ma lui era etero), e che ritroviamo anche dietro l’intima amicizia maschile dei protagonisti del romazo “O.T.”

Sebbene Andersen fosse attratto prevalentemente da giovani uomini, i biografi parlano anche dell’intensa e reciproca relazione con il Gran Duca Ereditario di Weimar, Carl-Alexander von Saxe- Weimar-Eisenach, incontrato nel 1844. Negli ultimi anni risulta invece chiara l’infatuazione per il giovane ballerino Harald Scharff.

Andersen muore il 4 agosto del 1875 ma solo nel 1893 s’inizia a parlare pubblicamente della sua omosessualità. Nel 1901, un articolo di Magnus Hirschfeld lo presenta come omosessuale tout-curt.

Sembra però assodato, secondo gli ultimi biografi, che Andersen non ebbe mai rapporti sessuali completi nè con uomini nè con donne. La sua unica attività sessuale rimane la masturbazione, come testimoniano le croci segnate con assiduità sui suoi diari.

Vedi anche articolo di Pierluigi Panza sul Corriere della Sera del 24/6/2008

Qui sotto alcune immagini dal film “Andersen, una vita senza amore” di Eldar Ryazanov

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