JEAN-DANIEL CADINOT IL TRUFFAUT DEL CINEMA PORNO GAY

Riportiamo, per gentile concessione dell’autore, l’articolo di Saverio Aversa apparso su Liberazione del 7 maggio 2008 – Morto a Parigi il regista e produttore notissimo nelle comunità omosessuali

Jean-Daniel Cadinot. Il nome è noto nelle comunità omosessuali di tutto il mondo ed è sinonimo di cinema erotico e pornografico gay. Di più, il nome del famoso regista e produttore è stato per anni garanzia di un genere di pellicole di buon livello che si distinguono per fotografia, ambientazione, trama, scelta dei protagonisti, commento musicale.

L’artista Cadinot è più interessato al piacere che alla ginnastica sessuale, non ha l’ansia di prestazione e non la trasmette nemmeno ai suoi attori, non subisce l’effimero inganno delle dimensioni o dei muscoli da palestra a tutti i costi a scapito della bellezza o della particolarità dei suoi interpreti. Per il suo pubblico affezionato è il momento del lutto: il “Truffaut del cinema porno gay” è morto d’infarto a Parigi lo scorso 23 aprile. Restano i suoi film dallo stile unico e riconoscibile, molto diversi dai film porno americani. Amava spesso dire: «Gli americani mostrano delle splendide macchine da sesso che fingono di eseguire un catalogo di posizioni sessuali, io invece riprendo magnifici esseri umani che fanno l’amore».

Era nato a Parigi nel 1944 da una famiglia di origine italiana, i suoi genitori erano sarti e il loro mestiere gli forniva il pretesto per ironizzare: «I miei si guadagnavano da vivere vestendo gli uomini, io invece sono diventato famoso spogliandoli». Dopo aver studiato all’Ecole des Arts et Métiers e all’École Nationale de Photographie, a diciassette anni lascia la famiglia per vivere liberamente la sua omosessualità.

Il suo primo approccio all’arte delle immagini è proprio attraverso la fotografia e comincia a ritrarre attori per un periodico statunitense con uno stile che ricorda quello di un suo mito, Richard Avedon. Negli anni ’70 si dedica esclusivamente a fotografare nudi maschili anche di personaggi noti dello spettacolo e della cultura: pubblica ben 17 album fotografici e ognuno è dedicato a un tema preciso, la sequenza delle foto spesso racconta una storia e la messa in scena è curata attentamente. Queste serie narrative costituiranno poi lo spunto per le sue più celebri pellicole.

«La fotografia era troppo limitante, avevo desiderio di movimento, di azione, era giunto il tempo di andare oltre, volevo raccontare le storie comuni a molti uomini gay. Da fotografo decisi di diventare regista cinematografico e questo grande passo è il mio contributo all’attivismo omosessuale», con queste parole spiega il suo passaggio al cinema. Nel 1978 fonda la French Art, la sua casa di produzione e gira il primo film Tendres adolescent , un cortometraggio ispirato ad una serie di foto del 1975. Subito dopo produce altri sei corti prima di passare al mediometraggio con Aime…Comme Minet mentre il primo lungometraggio è del 1984, Le minets sauvages .

Molti dei racconti audaci di Cadinot fanno riferimento ai suoi ricordi, alle sue pulsioni adolescenziali, a quando fa i conti per la prima volta con l’attrazione per gli altri ragazzi: è stato boyscout e la sua esperienza personale gli ha ispirato Scouts e Le Jeu des Pistes , è stato in un collegio religioso e questo gli permette di fare Sacrè Collège .

Attraverso il sesso Cadinot fa la sua personale “rivoluzione” contro il sistema borghese e perbenista, contro il cattolicesimo sessuofobo, contro tutte le gerarchie e i totalitarismi. E’ multietnico, ama i ragazzi del Maghreb e in questo subisce il fascino di due grandi scrittori francesi come Jean Genet e André Gide. E’ consuetudine che nei suoi film si incontrino personaggi di etnie diverse: francesi con nordafricani o arabi, ma anche con tedeschi o giovani dell’est Europa, generazioni diverse e contrastanti concezioni dell’amore e del sesso. Ma il sesso, alla fine, unisce tutti e anziché luogo della diversità, della separazione e della discriminazione, nel mondo “pornoutopico” di Cadinot è l’elemento che accomuna e avvicina, e consente di superare ogni barriera e spesso ci fa vedere, come in Le désir en ballade , giovani uomini delle classi proletarie che dimostrano una maggiore esuberanza sessuale dei loro coetanei borghesi e altolocati.

Ambienti prescelti da Cadinot sono spesso e volentieri quelli bucolici, all’aria aperta, in campagna, nei fienili e lungo le rive dei ruscelli, posti del viaggio e dell’avventura, non gli asettici ambienti tanto amati dai pornografi gay americani che, senza tanta fantasia, rimangono confinati negli androcei come spogliatoi, palestre, saune, piscine. Il sesso non si fa nel letto ma dovunque scatta la fascinazione carnale della quale si va alla ricerca anche in luoghi inusuali, sognati e finalmente raggiunti come in Harem e in Chaleurs , in Pension complète ovvero la decadenza dei castelli di Ludwig di Baviera, in Le voyage a Venise ovvero il lusso barocco di un carnevale sulla laguna italiana, in L’expérience inédite con il suo stile astratto ma anche in Les minets sauvages” e in Service actif , cioè i più comuni luoghi dell’immaginario erotico gay come il carcere e l’esercito.

Nel 1997 Cadinot è stato insignito con un premio Venus come miglior regista all’International Erotic Film Award di Berlino, era la prima volta che questa organizzazione premiava film erotici gay. Più recentemente ha vinto un premio Avn (Adult Video News) l’Oscar dei film per adulti, a Los Angeles per l’insieme di tutta la sua opera.

Proprio un anno fa Venezia gli ha dedicato una rassegna: “Jean-Daniel Cadinot, l’ultimo romantico del porno”, un evento collaterale al Festival dei cinebloggers che ha richiamato un pubblico attento e appassionato che riconosce alla pornografia gay l’autorevolezza di un genere ben preciso e spesso anche di qualità.

da Liberazione del 7 maggio 2008

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